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Autore: Bloody Clarice    22/11/2014    5 recensioni
Quegli schifosi insetti ti faranno impazzire, un giorno o l'altro.
Genere: Horror, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sarcophaga Carnaria


Erano le sei del pomeriggio quando Mike Morris era entrato in camera sua sbattendo la porta.
Per l’urto la sua teca di vetro appesa al muro aveva tremato, e il ragazzo aveva temuto per un attimo che il lavoro di una vita andasse perduto; ma poi il vetro si era stabilizzato e Mike aveva tirato un sospiro di sollievo.
Si era avvicinato cautamente alla teca, che racchiudeva all’incirca un centinaio di farfalle di ogni forma e colore. Mike amava le sue farfalle, dalla più piccola e brutta a quella con le ali più grandi e variopinte, anche se sosteneva spesso che ogni farfalla fosse bella a suo modo.
Tutto di loro lo affascinava. In particolare invidiava loro le ali, quelle meravigliose ali che le portavano ovunque volessero andare. Certe volte avrebbe desiderato possedere anche lui un paio d’ali, e volare via dalla finestra di camera sua o da quella dello psicologo.
Proprio quel giorno era tornato dal consueto appuntamento con lo psicologo, e come tutte le altre volte si era innervosito più che tranquillizzarsi. Sua madre lo portava avanti e indietro dallo studio ogni martedì. Quella storia andava avanti da qualche anno, senza interruzioni; il martedì era il giorno dello psicologo ed era un obbligo andarci.
Mike non aveva mai capito perché la madre lo costringesse a prendere parte a quelle sedute invasive e improduttive, e perché continuasse a sborsare quattrini per mandarlo da quell’uomo che non aveva mai cavato un ragno dal buco. Lo aveva chiesto più volte alla madre, e ogni volta lei rispondeva che “quegli schifosi insetti ti faranno impazzire, un giorno o l’altro”.
Il ragazzo non avrebbe certo smesso di pensare agli insetti per le follie di sua madre. Ci aveva messo pazienza e dedizione a catturare tutte le sue farfalle, a lasciarle seccare e a collocarle nella teca con la targhetta e il nome in latino. Tuttavia sua madre si ostinava a dire che fosse pazzo, che un giorno o l’altro avrebbe smesso di mandarlo dallo psicologo e avrebbe chiamato un dottore bravo anche a costo di spendere l’intero suo stipendio.
Lo psicologo, invece, gli aveva detto che si dedicava così tanto agli insetti per colmare un vuoto. Vuoto che si era creato dalla scomparsa del padre, ma che Mike si ostinava a non riconoscere.
Aveva molte volte pensato di opporsi alla madre, di fuggire di casa, e alle sei e dieci del pomeriggio, mentre ammirava le sue farfalle, gli venne un’idea.
Essere una farfalla era certamente troppo pretenzioso: erano troppo belle. Si sarebbe accontentato anche di diventare un insetto brutto pur di volare via di lì. E da quel pensiero era nata l’idea. Amava le sue farfalle, amava tutto di loro, ma aveva iniziato a stancarsi di attendere ore e ore chino nei campi per catturarne una che, magari, avrebbe poi scoperto di avere già. Decise che da quel momento si sarebbe dedicato ad altri insetti, insetti facili da trovare, come le mosche.
Quelle erano ovunque, bastava solo riuscire a prenderle.
E da quel momento aveva iniziato a pensare a come catturare una mosca, una mosca interessante che aveva visto un giorno in un documentario. Sarcophaga Carnaria, si chiamava, e in televisione avevano detto che era molto attratta dai cadaveri. Avevano anche detto che aveva una particolarità rispetto ad altre mosche, ma non aveva potuto capire cosa perché sua madre gli aveva spento il televisore dicendo che gli proibiva di guardare schifezze sugli insetti.
Mike era rimasto ossessionato per molto tempo da quella mosca, ma poi se n’era dimenticato; ora la curiosità era ritornata più forte di prima. Molto più forte.
Il giorno che Mike catturò la Sarcophaga Carnaria e scoprì che deponeva larve già formate e non uova, fu per lui il giorno più felice dell’anno.
E il suo giorno più felice dell’anno era un martedì, e il cadavere di sua madre giaceva in cantina da due giorni
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Angolo autrice:

Grazie a chi ha avuto la pazienza di leggere questa storia, che certamente non è niente di entusiasmante. Ci tenevo solo a condividerla con voi che, magari, potreste o meno apprezzarla. L'incipit al trapassato remoto (un tempo che non mi capita spesso di trovare) è voluto, anche se può risultare strano.
Detto questo, vi ringrazio per aver perso qualche minuto leggendo questa storia, e ringrazio in anticipo chi vorrà perderne qualche altro dandomi il proprio parere.

Spero di avervi donato qualche minuto di evasione.

Un bacio,
Clarice
   
 
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