XII) Perfezione? No, umanità
Jun: Cosa stà
succedendo? Non ci capisco più niente.
Laplace: Non
c’è nulla da capire. Quello che doveva essere si è compiuto. Alice è nata, come
voleva Rozen.
Tomoe: Come è
possibile? Loro non hanno combattuto!
Giuseppe:
Però… io ho dato loro la possibilità di diventare Alice… ho detto loro che
qualora avessero voluto lo sarebbero diventate.
Jun: Ma… cosa
ne sarà ora di loro?
?: Non
temere, non accadrà nulla di male.
Giuseppe:
Questa voce… Sei tu…
?: Lo sapevo
che mi avresti riconosciuto, anche se quando ti vidi l’ultima volta eri ancora
un’anima senza corpo.
Laplace: Alla
fine tutto si è risolto grazie a Bahamut, ho perso la
scommessa.
Jun: Con chi
state parlando?
Giuseppe: Con
l’uomo che mi ha fatto esistere, il mio primo padre…
Rozen.
Jun: I-il
costruttore di bambole?
Rozen: Si,
sono io. E ti ringrazio per tutto quello che hai fatto per le mie prime sei
creazioni. Stando a contatto con te hanno imparato cose che secoli fa non hanno
avuto modo di conoscere. Sono queste esperienze a rendere ogni vita unica, e tu
hai reso la loro importante.
La Luce si
affievolì, mostrando l’uomo che Jun vide mesi prima, dopo il combattimento
contro Barasuishou.
Nonostante
fossero passati secoli dalla sua nascita l’artigiano era sempre giovanissimo,
probabilmente grazie alle sue ricerche alchemiche.
All’uomo si
avvicinò subito Kirakishou.
Non era più
una bambola, ma una bellissima donna.
I suoi
capelli erano di un biondo tenue, mentre la rosa che aveva dell’occhio destro si
era spostata sui capelli ed indossava un sontuoso abito
nuziale.
Rozen: Ecco,
alla fine Alice è nata, e senza inutili lotte. E con lei sono nate altre sei
persone pronte a vivere a pieno la loro vita.
Tomoe: Cosa
significa questo?
Rozen: Voi
non lo sapete, ma Kira in realtà è sempre stata Alice. Quando nacque non feci
errori nel costruirle un corpo, cosa che feci invece con le altre bambole. Lei
nacque già perfetta. Questa perfezione però non poteva essere ancora resa
totale, in quanto Bahamut non era ancora in grado di usare i propri poteri. Kira
divenne perciò solo uno spirito e visse fin dall’inizio nell’N-Field. Nonostante
Alice fosse praticamente già nata mi dispiaceva che le altre mie bambole non
potessero diventare perfette, perciò chiesi aiuto a Laplace, assieme al quale
conducevo i miei esperimenti alchemici. L’unico errore è stato lasciargli campo
libero riguardo il metodo da usare.
Laplace: Mi
dispiace che non la pensiamo allo stesso modo, ma se una cosa la si desidera
bisogna combattere e guadagnarsela per averla, per questo ho inventato il Gioco
come tutti lo conoscono.
Rozen: Ora
però non pensiamo più a questo. Le sei Fanciulle stanno per mostrarsi a noi in
tutto il loro splendore.
La Luce che
era scaturita dalle Rose Mystiche e dagli spiriti artificiali si
attenuò.
Al posto dei
frammenti di cristallo apparvero sei umane, quattro ragazze e due
bambine.
Rozen: In
realtà nessuna di loro è stata creata per essere perfetta. La perfezione è cosa
relativa. La perfezione non è umana, ma l’umanità è una cosa perfetta in
se.
Le sei ex
bambole si guardarono, stupite di quel cambiamento così
improvviso.
Suigintou,
Suiseiseki e Souseiseki sembravano delle liceali, in quanto il loro corpo era
già più maturo rispetto a quello delle loro sorelle. Shinku appariva come una
ragazzina più o meno dell’età di Tomoe, mentre Hina e Kanaria erano in tutto e
per tutto delle bambine delle elementari.
Suigintou
indossava degli stivali neri con
tacco, guanti a mezze dita bianchi, un fermaglio nero con una rosa viola a
sinistra, una gonna nera lunga fino al ginocchio dal lato destro che andava
scalando più in basso verso sinistra, una cintura con una fibbia a forma d’ali,
una camicetta bianca a mezze maniche che le lasciava scoperto l’ombelico, la
quale aveva sopra una maglia nera scollata con una manica lunga a sinistra,
mentre a destra era assente.
Suiseiseki
indossava delle scarpette nere con tacco, la sua solita bandana, un lungo
vestito verde a mezze maniche con merletti ai bordi della gonna e delle maniche,
sotto al quale indossava una maglietta bianca, mentre il busto era coperto da un
corpetto nero allacciato sul davanti.
Souseiseki
indossava un paio di scarpe da ginnastica nere, guanti blu di jeans, un basco
alla francese, un jeans a vita bassa, una maglietta bianca a mezze maniche
annodata a destra che lasciava scoperto l’ombelico ed un gilet di
jeans.
Shinku
indossava delle ballerine rosse con delle calze a strisce rosse e bianche, un
guanto bianco lungo al braccio destro, un cono di stoffa rosso che le copriva il
sinistro, i capelli raccolti come sempre in due codini con nastri verdi ed un
abito tradizionale giapponese stretto in vita da una cintura di
stoffa.
Hina
indossava un paio di scarpette rosse e calzette con le fragole, il suo
immancabile fiocco rosa, una gonna rosa corta con merletti ai bordi, una
maglietta bianca smanicata ed una camicetta rosa con merletti alle
maniche.
Kanaria
infine indossava un paio di stivali di gomma giallo canarino, il suo fermaglio a
forma di cuore, una maglietta a maniche corte gialla ed una salopette
arancione.
Shinku: Ma
cosa…
Rozen: Alla
fine avete raggiunto anche voi il vostro traguardo, mie care. Non la perfezione,
ma l’umanità, ciò a cui siete state a contatto finora ora è totalmente parte di
voi. Siate felici con le persone che amate.
Le Rozen
alzarono lo sguardo verso l’uomo, riconoscendolo.
Suigintou:
Padre…
Souseiseki:
Sei… sei davvero tu?
Rozen: Si,
sono io. Perdonatemi per avervi ingannate per tutto questo tempo, ma era
necessario affinché ognuna di voi diventasse ciò che desiderava. Nel profondo
voi non avete mai desiderato la perfezione. Voi volevate essere umane, e ciò che
è successo ne è la prova. Vi auguro ogni bene possibile.
Suiseiseki:
Aspetta, cosa significa tutto questo desu? Perché parli come se non sarai più
con noi desu?
Rozen: Voi
siete nate per essere libere e seguire i vostri cuori. Tornerò a trovarvi, ma
non interferirò con le vostre vite. Io resterò qui con la mia Alice, e quando
sarà il momento torneremo tutti assieme.
L’artigiano
alzò una mano, creando un varco di Luce dietro di loro.
Rozen: Ora
per noi è giunto il momento dei saluti. Arrivederci, figlie mie. Il passaggio vi
porterà a quella che per voi è la vostra casa.
Le ragazze e
Jun furono avvolte dalla Luce e sparirono assieme ad i loro precedenti corpi,
mentre Giuseppe rimase dov’era.
Giuseppe: Il
mondo è cambiato in questi secoli, non basta essere fatti di carne e sangue per
essere considerati persone ormai…
Rozen: Ho
previsto anche questo. Nei loro scrigni troveranno i documenti di cui hanno
bisogno per essere accettate nella nuova società. In ogni caso devo farti i miei
complimenti figliolo, hai dimostrato a tutti quanto vali.
Giuseppe:
Grazie, ma… posso chiederti una cosa?
Rozen:
Certamente.
Giuseppe: Ora
che ho adempiuto al mio compito… diventerò anch’io un umano comune come
loro?
Laplace:
Faresti prima a chiedere se puoi morire definitivamente come qualsiasi
umano.
Rozen: Mi
dispiace, ma non puoi. Il potere di Bahamut è superiore al mio, e nonostante sia
riuscito a creare qualcosa di concreto da una sua scaglia non ho alcun potere su
di te. Al contrario di te invece le mie precedenti creazioni sono diventate
umane in tutto e per tutto, pur conservando i loro poteri.
Giuseppe:
Capisco…
Rozen: Tu sei
molto più potente di me. Probabilmente la risposta non è in me, ma in
te.
Improvvisamente
nella mente del ragazzo ebbe un’illuminazione e tra i suoi pensieri si fece
strada una frase.
Lo saprai al
momento opportuno. Dopo questa battaglia saprai quale strada dovrai percorrere.
Non sarà semplice, ma puoi farcela.
Bahamut.
Ora sapeva
cosa fare.
Giuseppe:
Grazie. Spero di rivederti, prima o poi.
Il ragazzo
allungò il braccio sinistro, creando una fiamma nera, il suo passaggio personale
per il mondo reale.
Rozen: Non
usi il passaggio che ho creato io?
Giuseppe:
Sono pur sempre una creatura Oscura, passare per varchi di Luce non mi si
addice.
Il ragazzo
scomparve nelle Tenebre, lasciando il padre in compagnia della sua Alice e del
Demone.
Nel frattempo
Jun, Tomoe e le ex bambole erano tornate a casa del
ragazzo.
Davanti allo
specchio Nori era in fibrillazione, preoccupatissima per
loro.
Nori: Jun!
Finalmente siete tornati! Cosa è successo? Ce l’avete
fatta?
Shinku: Non
preoccuparti Nori, è tutto a posto ora.
La ragazza
guardò la bionda, senza capire chi fosse.
Nori: Chi è
questa ragazza, una vostra amica?
Jun: Nori,
lei è Shinku. Sono diventate umane.
Tomoe: Un
momento, dove sono Kanaria e Suigintou? E Giuseppe?
Shinku: Per
loro questa non è la loro casa. Probabilmente Kanaria è a casa sua, Suigintou
all’ospedale assieme a Megu, mentre Giuseppe… non so dove possa
essere.
Improvvisamente
la porta si spalancò.
Suiseiseki
era appena uscita di corsa, senza dare spiegazioni.
Shinku le
corse dietro, tentando di raggiungerla.
Anche Nori
tentò di seguire la giardiniera, ma Souseiseki la fermò, mettendole una mano
sulla spalla.
Souseiseki:
Lasciale andare.
Nori:
Ma…
Souseiseki:
Non c’è motivo di preoccuparsi. Credo che Suiseiseki abbia qualcosa di
importante da fare, così come Shinku. Torneranno presto, e visto che ormai è ora
di pranzo… facciamo trovare loro un bel piatto caldo.
La ragazza
non sembrò molto convinta, ma rimase lo stesso in casa e si adoperò ai
fornelli.
Intanto
Suiseiseki continuava a correre, fino a che Shinku non la obbligò a fermarsi,
prendendola per un braccio.
Shinku: Che
ti è preso? Perché sei scappata così, senza dire niente.
Suiseiseki:
Lasciami, devo trovarlo desu!
Shinku:
Trovare cosa?
Suiseiseki:
Devo assolutamente parlare con Giuseppe desu!
La dama delle
rose lasciò il braccio della giardiniera con un sorriso.
Aveva capito
il perché di quella fuga improvvisa.
Shinku: Vengo
con te allora.
Suigintou:
Shinku!
Le due
ragazze furono raggiunte dalla prima Rozen.
Sembrava
molto affaticata, probabilmente a causa del volo.
Shinku: Cosa
succede?
Suigintou:
Giuseppe non è con voi?
Suiseiseki:
Lo stiamo cercando desu. Perché lo cerchi anche tu desu?
Suigintou:
Devo dirgli una cosa… Megu… Megu è…
Shinku: No,
non sarà…
Suigintou:
Non pensare subito in tragico! Megu è guarita! Quando sono arrivata all’ospedale
l’avevano dimessa da un paio d’ore!
Shinku e
Suiseiseki si guardarono in volto.
Non c’era
bisogno di altre parole.
Anche lì
c’era la mano del loro fratellino.
Decisero di
cercarlo assieme, anche se Shinku aveva già qualche idea di dove
cercarlo.
Nel frattempo
Giuseppe era tornato nel mondo reale, più precisamente nello stesso vicoletto
dove si era nascosto per entrare nell’N-Field.
Chiuse gli
occhi e tornò normale, per poi cadere in ginocchio.
Era davvero
arrivato al limite.
Fino a quel
momento non aveva mai sfruttato la trasformazione parziale in un frangente del
genere. Le uniche volte in cui l’aveva usata era per imparare a controllarla,
cosa che però non provava spesso perché temeva di non riuscire a controllare il
dragone.
Dopo un paio
di minuti si rialzò ed uscì dal vicolo, ansimante, ma almeno il suo corpo
riusciva ancora a sorreggerlo.
Shinku:
Eccolo! Finalmente ti abbiamo trovato!
Il ragazzo si
voltò verso le sorelle, senza capire che ci facessero lì.
Giuseppe: E
voi che diavolo…
Suigintou: Mi
avevi promesso delle spiegazioni, non pensare che ti lascerò scappare
così.
Giuseppe non
disse niente.
Alzò la mano
sinistra, fece apparire tre ombrelli e li lanciò alle
ragazze.
Senza che
avessero il tempo di chiedere spiegazioni iniziò a
piovere.
Shinku: Ma
cosa sei, un veggente?
Giuseppe: No,
vado a sensazioni.
Suigintou:
Ma… dov’è il tuo ombrello? Ti verrà un colpo sotto questa
piaggia!
Giuseppe: Non
preoccuparti, stare sotto la pioggia è una cosa normale per me, più di quanto
sia camminare sotto il sole. Comunque, cosa volete? Ho fatto quello che dovevo
fare, quindi non avete più motivo di cercarmi.
Suiseiseki:
Ce l’abbiamo eccome desu!
La terza
Rozen iniziò a singhiozzare, mentre delle lacrime già le rigavano il
viso.
Suiseiseki:
Tu… tu mi hai ridato mia sorella desu! Ci hai aiutate senza chiedere niente in
cambio, ma non puoi sparire come se niente fosse accaduto desu! Io… io non posso
fare chissà cosa, ma vorrei restituirti il favore o non mi sentirò in pace con
me stessa desu!
Suigintou: E
non solo lei! Non so come, ma sono certa che sei stato tu a guarire Megu! Tu non
sei uno scarto, come dici di essere, ma sei l’unica creatura capace di fare
davvero del bene in questo mondo!
Giuseppe:
Grazie per l’interessamento, ma non potete far niente. L’unica cosa di cui ho
bisogno non è una cosa che potete darmi voi, ma solo una
creatura…
Shinku: La
stessa creatura dalla quale sei stato generato…
Giuseppe
cercò di andarsene, ma Suigintou gli si parò davanti, bloccandogli la
strada.
Suigintou:
Aspetta, ho un’ultima cosa da chiederti.
Giuseppe:
Cosa?
Suigintou:
Perché hai chiamato fratellino quella spada, Fenice? È qualcos’altro che non
sappiamo di te?
Giuseppe:
Faresti meglio a dire qualcosa che non dovreste sapere…
Shinku:
Riguarda una delle tue vite, vero?
Giuseppe: No,
riguarda questa vita…
Suiseiseki:
Cosa è successo desu?
Giuseppe:
Sarei dovuto essere come te.
Shinku:
Come?
Suigintou:
Allora Fenice è…
Giuseppe: In
questa vita avrei dovuto avere un gemello. Io sarei stato la parte Oscura,
mentre lui la Luce. Purtroppo però non è mai nato, la Luce che ho non è
abbastanza per creare vita, ma solo per stabilizzare le mie Tenebre. Morì prima
del parto, ma la sua anima rimase con me.
In mano del
ragazzo apparve la spada della Fenice.
Giuseppe: Mi
sentivo terribilmente in colpa. Per via mia lui non era potuto nascere. Quando
poi però rimasi da solo richiamai per caso questa spada. Allora capii che, visto
che Bahamut non poteva dividersi in due, la parte che era stata costretta a
soccombere sarebbe tornata in vita, così come una Fenice brucia e rinasce dalle
proprie ceneri. In questa spada è sigillata l’anima di mio fratello, e finché io
sarò qui lui mi accompagnerà nel mio viaggio.
Suigintou: La
Fenice… forse è diventato Fenice grazie al tuo potere di rinascere, proprio come
l’uccello sacro…
Giuseppe:
Comunque sia dovrei dirvi anch’io una cosa. Nostro padre vi ha lasciato un
regalo nei vostri scrigni, qualcosa che attesti che siete davvero umane
ora.
Il ragazzo
riprese a camminare, ma poco dopo si fermò.
Giuseppe: Ah,
comunque… io domani mattina parto. Torno in Italia. Visto che non potete
occupare casa di Jun o qualsiasi altra… potete andare a vivere a casa mia. Per
le bollette non preoccupatevi, la casa è intestata a me, quindi pagherò tutto
io. Non sono ricchissimo, ma visto che non ho nessuno a carico credo di
potermelo permettere. L’unica cosa di cui dovreste preoccuparvi è di riempire la
dispensa, per il resto c’è già tutto, letti, divani, televisori e tutto quello
che vi serve.
Shinku:
Perché vuoi fare tutto questo?
Giuseppe:
Deve esserci per forza un motivo?
Megu: Sai, a
questo mondo ormai nessuno fa nulla per nulla, è una cosa unica ormai trovare
qualcuno che aiuti disinteressatamente gli altri.
Suigintou:
Megu! Cosa ci fai qui?
Megu: Volevo
fare una passeggiata. Tu però cosa hai fatto? Sei cambiata non
poco…
Suigintou:
Sono successe un paio di cose, poi ti racconterò…
Megu sorrise
e spostò lo sguardo su Giuseppe.
Megu: Tu chi
sei?
Giuseppe:
Beh, come dire… sono il fratellino di Suigintou e delle altre Rozen
Maiden.
Megu:
Davvero? Pensavo fossi il suo ragazzo…
Suigintou:
M-Megu! Ma come ti saltano in mente certe cose?!
Megu: Dai,
scherzavo. Per caso sei tu quello che ha dato a Suigintou quella piccola Luce
che mi ha guarita?
Giuseppe: Mi
fa piacere sapere che ti è stata utile.
Megu: Ti
ringrazio per avermi guarita. C’è il tuo zampino anche in quello che è successo
alle tue sorelle?
Suiseiseki:
Sveglia la ragazza desu…
Megu: Vorrei
chiederti… ma tu cosa sei? Sei un angelo come tua sorella?
Giuseppe: Un
angelo dici?
Megu: Si, un
angelo nero, come Suigintou.
Giuseppe: Mi
dispiace deluderti, ma non è così. Io sono proprio ciò che più si allontana
dall’essere un angelo. Mi dispiace, ma è giunto il tempo dei saluti. Tornerò a
trovarvi, prima o poi, ma per ora… questo è il nostro
addio.
Giuseppe
sparì lentamente dalla vista delle quattro ragazze, mentre Megu
ridacchiò.
Megu: Sai
Suigintou, tuo fratello è davvero un tipo simpatico.
Suigintou:
Simpatico? Io direi che è un ragazzo un po’ particolare…
Shinku: Mi
sembra normale che lo sia. Dopo ciò che ha vissuto non può essere una persona
normale.
Suigintou
decise di accompagnare Megu a casa sua, mentre Shinku e Suiseiseki tornarono a
casa di Jun, dove tutti le stavano aspettando.
La storia
stava avendo un lieto fine, almeno per loro.
Ma non
potevano lasciare le cose a metà.
Avevano
ancora una cosa da fare, l’indomani…