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Autore: ShadowFeanor    29/10/2008    2 recensioni
Shinku: Dobbiamo trovare l’ultima creazione di nostro padre.
Jun: L’ultima? Intendi la settima Rozen, quella per cui si è spacciata Barasuishou?
Shinku scosse leggermente il capo. Non era di lei che c’era bisogno.
Shinku: No, non è stata lei l’ultima creazione di nostro padre.
Jun: Allora di che si tratta?
Shinku: Hai mai sentito parlare di una creatura chiamata Bahamut?
Genere: Avventura, Sovrannaturale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Jun Sakurada, Shinku, Suigintou
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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XII)      Perfezione? No, umanità

 

Jun: Cosa stà succedendo? Non ci capisco più niente.

 

Laplace: Non c’è nulla da capire. Quello che doveva essere si è compiuto. Alice è nata, come voleva Rozen.

 

Tomoe: Come è possibile? Loro non hanno combattuto!

 

Giuseppe: Però… io ho dato loro la possibilità di diventare Alice… ho detto loro che qualora avessero voluto lo sarebbero diventate.

 

Jun: Ma… cosa ne sarà ora di loro?

 

?: Non temere, non accadrà nulla di male.

 

Giuseppe: Questa voce… Sei tu…

 

?: Lo sapevo che mi avresti riconosciuto, anche se quando ti vidi l’ultima volta eri ancora un’anima senza corpo.

 

Laplace: Alla fine tutto si è risolto grazie a Bahamut, ho perso la scommessa.

 

Jun: Con chi state parlando?

 

Giuseppe: Con l’uomo che mi ha fatto esistere, il mio primo padre… Rozen.

 

Jun: I-il costruttore di bambole?

 

Rozen: Si, sono io. E ti ringrazio per tutto quello che hai fatto per le mie prime sei creazioni. Stando a contatto con te hanno imparato cose che secoli fa non hanno avuto modo di conoscere. Sono queste esperienze a rendere ogni vita unica, e tu hai reso la loro importante.

 

La Luce si affievolì, mostrando l’uomo che Jun vide mesi prima, dopo il combattimento contro Barasuishou.

 

Nonostante fossero passati secoli dalla sua nascita l’artigiano era sempre giovanissimo, probabilmente grazie alle sue ricerche alchemiche.

 

All’uomo si avvicinò subito Kirakishou.

 

Non era più una bambola, ma una bellissima donna.

 

I suoi capelli erano di un biondo tenue, mentre la rosa che aveva dell’occhio destro si era spostata sui capelli ed indossava un sontuoso abito nuziale.

 

Rozen: Ecco, alla fine Alice è nata, e senza inutili lotte. E con lei sono nate altre sei persone pronte a vivere a pieno la loro vita.

 

Tomoe: Cosa significa questo?

 

Rozen: Voi non lo sapete, ma Kira in realtà è sempre stata Alice. Quando nacque non feci errori nel costruirle un corpo, cosa che feci invece con le altre bambole. Lei nacque già perfetta. Questa perfezione però non poteva essere ancora resa totale, in quanto Bahamut non era ancora in grado di usare i propri poteri. Kira divenne perciò solo uno spirito e visse fin dall’inizio nell’N-Field. Nonostante Alice fosse praticamente già nata mi dispiaceva che le altre mie bambole non potessero diventare perfette, perciò chiesi aiuto a Laplace, assieme al quale conducevo i miei esperimenti alchemici. L’unico errore è stato lasciargli campo libero riguardo il metodo da usare.

 

Laplace: Mi dispiace che non la pensiamo allo stesso modo, ma se una cosa la si desidera bisogna combattere e guadagnarsela per averla, per questo ho inventato il Gioco come tutti lo conoscono.

 

Rozen: Ora però non pensiamo più a questo. Le sei Fanciulle stanno per mostrarsi a noi in tutto il loro splendore.

 

La Luce che era scaturita dalle Rose Mystiche e dagli spiriti artificiali si attenuò.

 

Al posto dei frammenti di cristallo apparvero sei umane, quattro ragazze e due bambine.

 

Rozen: In realtà nessuna di loro è stata creata per essere perfetta. La perfezione è cosa relativa. La perfezione non è umana, ma l’umanità è una cosa perfetta in se.

 

Le sei ex bambole si guardarono, stupite di quel cambiamento così improvviso.

 

Suigintou, Suiseiseki e Souseiseki sembravano delle liceali, in quanto il loro corpo era già più maturo rispetto a quello delle loro sorelle. Shinku appariva come una ragazzina più o meno dell’età di Tomoe, mentre Hina e Kanaria erano in tutto e per tutto delle bambine delle elementari.

 

Suigintou  indossava degli stivali neri con tacco, guanti a mezze dita bianchi, un fermaglio nero con una rosa viola a sinistra, una gonna nera lunga fino al ginocchio dal lato destro che andava scalando più in basso verso sinistra, una cintura con una fibbia a forma d’ali, una camicetta bianca a mezze maniche che le lasciava scoperto l’ombelico, la quale aveva sopra una maglia nera scollata con una manica lunga a sinistra, mentre a destra era assente.

 

Suiseiseki indossava delle scarpette nere con tacco, la sua solita bandana, un lungo vestito verde a mezze maniche con merletti ai bordi della gonna e delle maniche, sotto al quale indossava una maglietta bianca, mentre il busto era coperto da un corpetto nero allacciato sul davanti.

 

Souseiseki indossava un paio di scarpe da ginnastica nere, guanti blu di jeans, un basco alla francese, un jeans a vita bassa, una maglietta bianca a mezze maniche annodata a destra che lasciava scoperto l’ombelico ed un gilet di jeans.

 

Shinku indossava delle ballerine rosse con delle calze a strisce rosse e bianche, un guanto bianco lungo al braccio destro, un cono di stoffa rosso che le copriva il sinistro, i capelli raccolti come sempre in due codini con nastri verdi ed un abito tradizionale giapponese stretto in vita da una cintura di stoffa.

 

Hina indossava un paio di scarpette rosse e calzette con le fragole, il suo immancabile fiocco rosa, una gonna rosa corta con merletti ai bordi, una maglietta bianca smanicata ed una camicetta rosa con merletti alle maniche.

 

Kanaria infine indossava un paio di stivali di gomma giallo canarino, il suo fermaglio a forma di cuore, una maglietta a maniche corte gialla ed una salopette arancione.

 

Shinku: Ma cosa…

 

Rozen: Alla fine avete raggiunto anche voi il vostro traguardo, mie care. Non la perfezione, ma l’umanità, ciò a cui siete state a contatto finora ora è totalmente parte di voi. Siate felici con le persone che amate.

 

Le Rozen alzarono lo sguardo verso l’uomo, riconoscendolo.

 

Suigintou: Padre…

 

Souseiseki: Sei… sei davvero tu?

 

Rozen: Si, sono io. Perdonatemi per avervi ingannate per tutto questo tempo, ma era necessario affinché ognuna di voi diventasse ciò che desiderava. Nel profondo voi non avete mai desiderato la perfezione. Voi volevate essere umane, e ciò che è successo ne è la prova. Vi auguro ogni bene possibile.

 

Suiseiseki: Aspetta, cosa significa tutto questo desu? Perché parli come se non sarai più con noi desu?

 

Rozen: Voi siete nate per essere libere e seguire i vostri cuori. Tornerò a trovarvi, ma non interferirò con le vostre vite. Io resterò qui con la mia Alice, e quando sarà il momento torneremo tutti assieme.

 

L’artigiano alzò una mano, creando un varco di Luce dietro di loro.

 

Rozen: Ora per noi è giunto il momento dei saluti. Arrivederci, figlie mie. Il passaggio vi porterà a quella che per voi è la vostra casa.

 

Le ragazze e Jun furono avvolte dalla Luce e sparirono assieme ad i loro precedenti corpi, mentre Giuseppe rimase dov’era.

 

Giuseppe: Il mondo è cambiato in questi secoli, non basta essere fatti di carne e sangue per essere considerati persone ormai…

 

Rozen: Ho previsto anche questo. Nei loro scrigni troveranno i documenti di cui hanno bisogno per essere accettate nella nuova società. In ogni caso devo farti i miei complimenti figliolo, hai dimostrato a tutti quanto vali.

 

Giuseppe: Grazie, ma… posso chiederti una cosa?

 

Rozen: Certamente.

 

Giuseppe: Ora che ho adempiuto al mio compito… diventerò anch’io un umano comune come loro?

 

Laplace: Faresti prima a chiedere se puoi morire definitivamente come qualsiasi umano.

 

Rozen: Mi dispiace, ma non puoi. Il potere di Bahamut è superiore al mio, e nonostante sia riuscito a creare qualcosa di concreto da una sua scaglia non ho alcun potere su di te. Al contrario di te invece le mie precedenti creazioni sono diventate umane in tutto e per tutto, pur conservando i loro poteri.

 

Giuseppe: Capisco…

 

Rozen: Tu sei molto più potente di me. Probabilmente la risposta non è in me, ma in te.

 

Improvvisamente nella mente del ragazzo ebbe un’illuminazione e tra i suoi pensieri si fece strada una frase.

 

Lo saprai al momento opportuno. Dopo questa battaglia saprai quale strada dovrai percorrere. Non sarà semplice, ma puoi farcela.

 

Bahamut.

 

Ora sapeva cosa fare.

 

Giuseppe: Grazie. Spero di rivederti, prima o poi.

 

Il ragazzo allungò il braccio sinistro, creando una fiamma nera, il suo passaggio personale per il mondo reale.

 

Rozen: Non usi il passaggio che ho creato io?

 

Giuseppe: Sono pur sempre una creatura Oscura, passare per varchi di Luce non mi si addice.

 

Il ragazzo scomparve nelle Tenebre, lasciando il padre in compagnia della sua Alice e del Demone.

 

Nel frattempo Jun, Tomoe e le ex bambole erano tornate a casa del ragazzo.

 

Davanti allo specchio Nori era in fibrillazione, preoccupatissima per loro.

 

Nori: Jun! Finalmente siete tornati! Cosa è successo? Ce l’avete fatta?

 

Shinku: Non preoccuparti Nori, è tutto a posto ora.

 

La ragazza guardò la bionda, senza capire chi fosse.

 

Nori: Chi è questa ragazza, una vostra amica?

 

Jun: Nori, lei è Shinku. Sono diventate umane.

 

Tomoe: Un momento, dove sono Kanaria e Suigintou? E Giuseppe?

 

Shinku: Per loro questa non è la loro casa. Probabilmente Kanaria è a casa sua, Suigintou all’ospedale assieme a Megu, mentre Giuseppe… non so dove possa essere.

 

Improvvisamente la porta si spalancò.

 

Suiseiseki era appena uscita di corsa, senza dare spiegazioni.

 

Shinku le corse dietro, tentando di raggiungerla.

 

Anche Nori tentò di seguire la giardiniera, ma Souseiseki la fermò, mettendole una mano sulla spalla.

 

Souseiseki: Lasciale andare.

 

Nori: Ma…

 

Souseiseki: Non c’è motivo di preoccuparsi. Credo che Suiseiseki abbia qualcosa di importante da fare, così come Shinku. Torneranno presto, e visto che ormai è ora di pranzo… facciamo trovare loro un bel piatto caldo.

 

La ragazza non sembrò molto convinta, ma rimase lo stesso in casa e si adoperò ai fornelli.

 

Intanto Suiseiseki continuava a correre, fino a che Shinku non la obbligò a fermarsi, prendendola per un braccio.

 

Shinku: Che ti è preso? Perché sei scappata così, senza dire niente.

 

Suiseiseki: Lasciami, devo trovarlo desu!

 

Shinku: Trovare cosa?

 

Suiseiseki: Devo assolutamente parlare con Giuseppe desu!

 

La dama delle rose lasciò il braccio della giardiniera con un sorriso.

 

Aveva capito il perché di quella fuga improvvisa.

 

Shinku: Vengo con te allora.

 

Suigintou: Shinku!

 

Le due ragazze furono raggiunte dalla prima Rozen.

 

Sembrava molto affaticata, probabilmente a causa del volo.

 

Shinku: Cosa succede?

 

Suigintou: Giuseppe non è con voi?

 

Suiseiseki: Lo stiamo cercando desu. Perché lo cerchi anche tu desu?

 

Suigintou: Devo dirgli una cosa… Megu… Megu è…  

 

Shinku: No, non sarà…

 

Suigintou: Non pensare subito in tragico! Megu è guarita! Quando sono arrivata all’ospedale l’avevano dimessa da un paio d’ore!

 

Shinku e Suiseiseki si guardarono in volto.

 

Non c’era bisogno di altre parole.

 

Anche lì c’era la mano del loro fratellino.

 

Decisero di cercarlo assieme, anche se Shinku aveva già qualche idea di dove cercarlo.

 

Nel frattempo Giuseppe era tornato nel mondo reale, più precisamente nello stesso vicoletto dove si era nascosto per entrare nell’N-Field.

 

Chiuse gli occhi e tornò normale, per poi cadere in ginocchio.

 

Era davvero arrivato al limite.

 

Fino a quel momento non aveva mai sfruttato la trasformazione parziale in un frangente del genere. Le uniche volte in cui l’aveva usata era per imparare a controllarla, cosa che però non provava spesso perché temeva di non riuscire a controllare il dragone.

 

Dopo un paio di minuti si rialzò ed uscì dal vicolo, ansimante, ma almeno il suo corpo riusciva ancora a sorreggerlo.

 

Shinku: Eccolo! Finalmente ti abbiamo trovato!

 

Il ragazzo si voltò verso le sorelle, senza capire che ci facessero lì.

 

Giuseppe: E voi che diavolo…

 

Suigintou: Mi avevi promesso delle spiegazioni, non pensare che ti lascerò scappare così.

 

Giuseppe non disse niente.

 

Alzò la mano sinistra, fece apparire tre ombrelli e li lanciò alle ragazze.

 

Senza che avessero il tempo di chiedere spiegazioni iniziò a piovere.

 

Shinku: Ma cosa sei, un veggente?

 

Giuseppe: No, vado a sensazioni.

 

Suigintou: Ma… dov’è il tuo ombrello? Ti verrà un colpo sotto questa piaggia!

 

Giuseppe: Non preoccuparti, stare sotto la pioggia è una cosa normale per me, più di quanto sia camminare sotto il sole. Comunque, cosa volete? Ho fatto quello che dovevo fare, quindi non avete più motivo di cercarmi.

 

Suiseiseki: Ce l’abbiamo eccome desu!

 

La terza Rozen iniziò a singhiozzare, mentre delle lacrime già le rigavano il viso.

 

Suiseiseki: Tu… tu mi hai ridato mia sorella desu! Ci hai aiutate senza chiedere niente in cambio, ma non puoi sparire come se niente fosse accaduto desu! Io… io non posso fare chissà cosa, ma vorrei restituirti il favore o non mi sentirò in pace con me stessa desu!

 

Suigintou: E non solo lei! Non so come, ma sono certa che sei stato tu a guarire Megu! Tu non sei uno scarto, come dici di essere, ma sei l’unica creatura capace di fare davvero del bene in questo mondo!

 

Giuseppe: Grazie per l’interessamento, ma non potete far niente. L’unica cosa di cui ho bisogno non è una cosa che potete darmi voi, ma solo una creatura…

 

Shinku: La stessa creatura dalla quale sei stato generato…

 

Giuseppe cercò di andarsene, ma Suigintou gli si parò davanti, bloccandogli la strada.

 

Suigintou: Aspetta, ho un’ultima cosa da chiederti.

 

Giuseppe: Cosa?

 

Suigintou: Perché hai chiamato fratellino quella spada, Fenice? È qualcos’altro che non sappiamo di te?

 

Giuseppe: Faresti meglio a dire qualcosa che non dovreste sapere…

 

Shinku: Riguarda una delle tue vite, vero?

 

Giuseppe: No, riguarda questa vita…

 

Suiseiseki: Cosa è successo desu?

 

Giuseppe: Sarei dovuto essere come te.

 

Shinku: Come?

 

Suigintou: Allora Fenice è…

 

Giuseppe: In questa vita avrei dovuto avere un gemello. Io sarei stato la parte Oscura, mentre lui la Luce. Purtroppo però non è mai nato, la Luce che ho non è abbastanza per creare vita, ma solo per stabilizzare le mie Tenebre. Morì prima del parto, ma la sua anima rimase con me.

 

In mano del ragazzo apparve la spada della Fenice.

 

Giuseppe: Mi sentivo terribilmente in colpa. Per via mia lui non era potuto nascere. Quando poi però rimasi da solo richiamai per caso questa spada. Allora capii che, visto che Bahamut non poteva dividersi in due, la parte che era stata costretta a soccombere sarebbe tornata in vita, così come una Fenice brucia e rinasce dalle proprie ceneri. In questa spada è sigillata l’anima di mio fratello, e finché io sarò qui lui mi accompagnerà nel mio viaggio.

 

Suigintou: La Fenice… forse è diventato Fenice grazie al tuo potere di rinascere, proprio come l’uccello sacro…

 

Giuseppe: Comunque sia dovrei dirvi anch’io una cosa. Nostro padre vi ha lasciato un regalo nei vostri scrigni, qualcosa che attesti che siete davvero umane ora.

 

Il ragazzo riprese a camminare, ma poco dopo si fermò.

 

Giuseppe: Ah, comunque… io domani mattina parto. Torno in Italia. Visto che non potete occupare casa di Jun o qualsiasi altra… potete andare a vivere a casa mia. Per le bollette non preoccupatevi, la casa è intestata a me, quindi pagherò tutto io. Non sono ricchissimo, ma visto che non ho nessuno a carico credo di potermelo permettere. L’unica cosa di cui dovreste preoccuparvi è di riempire la dispensa, per il resto c’è già tutto, letti, divani, televisori e tutto quello che vi serve.

 

Shinku: Perché vuoi fare tutto questo?

 

Giuseppe: Deve esserci per forza un motivo?

 

Megu: Sai, a questo mondo ormai nessuno fa nulla per nulla, è una cosa unica ormai trovare qualcuno che aiuti disinteressatamente gli altri.

 

Suigintou: Megu! Cosa ci fai qui?

 

Megu: Volevo fare una passeggiata. Tu però cosa hai fatto? Sei cambiata non poco…

 

Suigintou: Sono successe un paio di cose, poi ti racconterò…

 

 

Megu sorrise e spostò lo sguardo su Giuseppe.

 

Megu: Tu chi sei?

 

Giuseppe: Beh, come dire… sono il fratellino di Suigintou e delle altre Rozen Maiden.

 

Megu: Davvero? Pensavo fossi il suo ragazzo…

 

Suigintou: M-Megu! Ma come ti saltano in mente certe cose?!

 

Megu: Dai, scherzavo. Per caso sei tu quello che ha dato a Suigintou quella piccola Luce che mi ha guarita?

 

Giuseppe: Mi fa piacere sapere che ti è stata utile.

 

Megu: Ti ringrazio per avermi guarita. C’è il tuo zampino anche in quello che è successo alle tue sorelle?

 

Suiseiseki: Sveglia la ragazza desu…

 

Megu: Vorrei chiederti… ma tu cosa sei? Sei un angelo come tua sorella?

 

Giuseppe: Un angelo dici?

 

Megu: Si, un angelo nero, come Suigintou.

 

Giuseppe: Mi dispiace deluderti, ma non è così. Io sono proprio ciò che più si allontana dall’essere un angelo. Mi dispiace, ma è giunto il tempo dei saluti. Tornerò a trovarvi, prima o poi, ma per ora… questo è il nostro addio.

 

Giuseppe sparì lentamente dalla vista delle quattro ragazze, mentre Megu ridacchiò.

 

Megu: Sai Suigintou, tuo fratello è davvero un tipo simpatico.

 

Suigintou: Simpatico? Io direi che è un ragazzo un po’ particolare…

 

Shinku: Mi sembra normale che lo sia. Dopo ciò che ha vissuto non può essere una persona normale.

 

Suigintou decise di accompagnare Megu a casa sua, mentre Shinku e Suiseiseki tornarono a casa di Jun, dove tutti le stavano aspettando.

 

La storia stava avendo un lieto fine, almeno per loro.

 

Ma non potevano lasciare le cose a metà.

 

Avevano ancora una cosa da fare, l’indomani…

 

   
 
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