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Autore: _Black_Rainbow_    22/11/2014    1 recensioni
"Quando arrivò nel piccolo salotto antistante la cucina non poté proprio esimersi dallo sgranare teatralmente gli occhi alla vista dell'uomo con dei piccoli occhiali da lettura sul naso ed un libro enorme tra le mani."
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clint Barton/Occhio di Falco, Natasha Romanoff/Vedova Nera
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi hanno detto che avrei dovuto scrivere una Clintasha senza morti, dove tutti sono felici e allegri e magari ci sono dei bambini che giocano felici nel prato. Io ci ho provato ;)

Buona lettura!






Era atterrata appena mezz'ora prima e subito era andata a casa, troppo stanca per andare allo Shield a compilare verbaliL'avrebbe fatto con calma quando ne avesse avuto voglia.

Distrattamente pensò che avrebbe dovuto anche togliere la tinta nera dai suoi bellissimi capelli fulvi. Non le dispiaceva quel colore, ma preferiva di gran lunga i capelli rossi. La facevano sentire più... letale.

Si sentiva più potente, sicura di sé, bella e pericolosa. Era una vedova Nera.

Sul lavoro.

A casa la storia cambiava completamente.

Con Clint non aveva bisogno di nascondersi, di mantenere le sue maschere. Smetteva I panni della Vedova, le stavano stretti.

-Sono a casa. Clint, spero per te che ci sia qualcosa da mangiare, sono affamata!

Quando arrivò nel piccolo salotto antistante la cucina non poté proprio esimersi dallo sgranare teatralmente gli occhi alla vista dell'uomo con dei piccoli occhiali da lettura sul naso ed un libro enorme tra le mani. L'unica cosa che gli avesse mai visto leggere erano fumetti.

-Il mondo si è capovolto mentre ero in missione?

-Molto simpatica Natasha.- Alzò lo sguardo, occhi negli occhi. -C'è del Pollo da scaldare in frigo.

Lei si avvicinò baciandogli dolcemente la punta del naso, indirizzandogli uno sguardo malizioso.

-Sei sexy con gli occhiali.

-Sei sexy con i capelli neri.

Lei rise divertita. Mentre il pollo si scaldava in microonde Clint la raggiunse, l'abbracció da dietro posando leggeri baci sul suo collo, sulle sue guance ed i suoi capelli.

-Mi sei mancata.- Si allontana sedendosi davanti a lei.-Com'è andata?

Lei lo guarda da sotto le lunghe ciglia.

-Ho sedotto il bersaglio, l'ho fatto cadere ai miei piedi, ho avuto le mie informazioni e sono tornata. Solite cose.- Punta lo sguardo in quello dell'uomo, si è incupito e la guarda con cipiglio severo. -Sei geloso, tesoro?

-Ti aspetto a letto.

Lei sorrise, con una mano lo trattenne per il polso, tirandolo poi verso di sé per baciarlo intensamente.

Le sue labbra le erano mancate, il suo sapore, il suo profumo, le sue braccia attorno al corpo ed il suo calore.

Anche questa cosa della gelosia, all'inizio era fastidiosa, pensavo che mi avrebbe voluta controllare, limitare, poi avevo imparato ed era diventata piacevole. Era bello essere desiderata da qualcuno che non ti vede come un oggetto. Ed essere unica. L'unica a cui Clint riservava quello sguardo adorante ogni volta che rimanevano soli anche solo per un secondo.

Si lasciò cullare nella pace di quell'abbraccio che sapeva di casa. Perché non sarebbe durato, perché uno dei due avrebbe avuto una nuova missione e di nuovo si sarebbero separati.

Poteva essere tanto egoista da voler cambiare vita? Sì, ma non aveva il coraggio di parlarne con lui. Se lui non avesse voluto lasciare quella vita?

Si sarebbero lasciati per questo? Lei sarebbe rimasta ad aspettarlo a casa con l'angoscia di non vederlo tornare, avrebbe potuto vivere con il rimorso di non essere stata con lui a coprirgli le spalle?

-Clint.- Parlò con il viso nascosto nella sua T-shirt, perché per una volta non le importava di sembrare fragile.-Non voglio più lavorare allo Shield, non voglio più rischiare la vita, non voglio più vivere con la paura che un giorno non tornerai.

Lui la ascoltava in silenzio, perché non c'era niente da dire e lui provava le sue stesse cose. Quante volte si era svegliato nel cuore della notte per controllare che lei stesse bene?

Se le avesse detto che aveva dormito solo un paio di ore nella settimana in cui lei era stata via e che aveva aperto quel libro solo per vedere le piccole note che lei aveva scritto a bordo pagina.Non gli importava che fossero in russo, aveva bisogno, disperatamente, di qualcosa che gli facesse sentire la sua presenza.

-Potremmo chiedere a Fury di farci lavorare in ufficio.

Sorrise quando lui la baciò dolcemente, continuò a farlo quando la fece stendere sul letto per poi abbracciarla più forte di prima, il suo respiro caldo tra i capelli.

Stava per addormentarsi, il pensiero che il giorno successivo, con più calma e lucidità, avrebbero affrontato il discorso le aleggiava per la testa quando lui finalmente decise di rompere il silenzio.

-Come la famiglia nella Casa della Prateria.

Il suo petto si alzò ed abbassò convulsamente per le risate, ma l'idea non gli sembrava davvero così divertente.

-Non la vorresti?

-Cosa?- I loro occhi si incontrarono, si studiarono, si fusero.

-Una casa, una famiglia.- E la sua voce era insicura, troppo spaventata da un rifiuto. Sarebbe finito tutto.

-No.

Gli occhi le si riempiono di lacrime, si era lasciata andare, aveva aperto il suo cuore e subito lui l'aveva colpito lasciandola debole e ferita.

-Tu sei già la mia casa e la mia famiglia.- Lei lo guardò stupita. Gli occhi sgranati, le guance arrossate. -Sei tutto quello di cui ho sempre avuto bisogno, il resto non importa. Solo tu sei importante.

La baciò, solo dopo qualche secondo lei rispose, troppo occupata ad elaborare le sue parole per fare altro.

-Sei poi vorrai allargare la famiglia per me andrà bene.

-Non ti sembra di correre un po', Barton?

Lei era tornata ad essere sicura di sé, lui era di nuovo uno buffone insopportabile. Niente era cambiato, e tutto sarebbe andato bene finché fossero rimasti una tra le braccia dell'altro.






  
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