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Autore: alicetta    30/10/2008    0 recensioni
Qualcuno diceva che la Giovine Italia era pazzia; pazzia le sette, pazzia il cospirare, pazzia le rivoluzioncine fatte sino a quel giorno, senza capo né coda....
Lungo le strade risuonava incessante il rumore degli spari provenienti dalle bocche dei fucili dei giovani rivoluzionari, la gente urlava, lottava ,combatteva fino all'estremo....non c'era tempo per amare...o forse sì...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: L'Ottocento
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AMORE, GIOIA E RIVOLUZIONE

 

 

 

Qualcuno diceva che la Giovine Italia era pazzia; pazzia le sette, pazzia il cospirare, pazzia le rivoluzioncine fatte sino a quel giorno, senza capo né coda....

Lungo le strade risuonava incessante il rumore degli spari provenienti dalle bocche dei fucili dei giovani rivoluzionari, la gente urlava, lottava ,combatteva fino all'estremo, gli uomini più coraggiosi ergevano barricate e rispondevano al fuoco dell'esercito nemico.....a quel tempo solo uno era l'obbiettivo, solo uno il desidero : l'unità d'Italia e proprio la Giovine Italia sembrava la giusta strada per raggiungerla.....

 

*

 

 

 

Piemonte 1848

Un giovane sulla ventina d'anni, alto e ben vestito, entrava in un Caffè del centro di Milano, a quel tempo fraquentato da uomini colti, nobili e non, ragazzi e vecchi. Si diceva si riunisse lì quella nuova organizzazione segreta rivoluzionaria che tentava qualcosa di impossibile, ma evidentemente ciò non era così impossibile per loro.

In particolare si poteva notare in quel caffè un uomo parlare ad un piccolo gruppo di persone a cui poco prima quel ragazzo si era unito, parlava in tono grave, fermo e deciso, gli altri sembravano ascoltare attentamente, come se non volessero perdere neanche una virgola di ciò che gli veniva detto, come se fosse una questione di vita o di morte, la voce di quell'uomo non era nè troppo alta, affinchè non tutti capissero, e nè troppo bassa, in modo tale da farsi sentire solo dai suoi pochi eletti.

Nessuno di loro si conosceva realmente fino infondo, ignoravano i loro nomi e le loro condizioni sociali, meno si sapeva e minore era il rischio di rilasciare informazioni alla polizia se catturati e interrogati.

L'uomo pronunciava così la sua arringa.

< Indipendenza, unità, libertà!. E' questo che vogliamo! Tutti indistintamente, ragazzi, anziani, giovinetti . Occorre una grande mobilitazione popolare, poiché la liberazione italiana non si può conseguire attraverso l'azione di pochi settari ma con l'intera partecipazione delle masse. Da oggi non esiste più il contadino o il cittadino, da oggi esiste un nuovo popolo che vuole e deve al suo Paese la libertà! Dovremmo utilizzare gli stessi modi con il patrizio ed il popolano: nell’individuo non cercheremo se non l’uomo e l’onesto.

Senza una patria libera l'uomo non può realizzarsi e nè compiere la missione che Dio gli ha affidato! >

I grandi baffi di quell'uomo accompagnavano i mivimenti della sua bocca e i suoi occhi piccoli e arguti sembravano brillare di luce propria mentre parlava. Gli altro lo ascoltavano annuendo e mostrando segni di approvazione.

< Voi giovani italiani, promettete solennemente di voler cooperare attraverso l'insurrezione ad una patria libera ed unita? Tu ragazzo > aveva detto indicando il giovane che per ultimo si era unito a quella "setta" < Desideri ardentemente una patria libera e unita? >

< Sì abate Ruffini , lo desidero! Come desidero che il Re soccomba e possa finalmente avverarsi il nostro sogno di una nuova Italia libera ! > gli rispose.

< E tu ragazzo? > l'abate continuò accenando al ragazzino biondo che sedeva al fianco del giovane che poco prima aveva parlato

< Sì abate Ruffini , lo desidero! Noi tutti lo desideriamo. >.

< Dovrete procurarvi nuove armi per combattere il nemico...senza armi non siamo niente, e sopratutto non possiamo fare niente..diffondete ai vostri compagni e amici questo messaggio..cercate di fare il possibile..ora andate...io vi precederò..uscite senza farvi troppo notare , uno alla volta, vi contatterò io per il prossimo incontro attraverso il giornale.. > Continuò.

Non era difficile di quei tempi trovare preti, vescovi, ecclesiastici immischiati in faccende del tutto politiche, si sa il potere Temporale e Papale andavano a braccetto, e per di più era ancora più facile che il clero partecipasse attivamente alla lotta, era il caso dell'abate Ruffini, acceso sostenitore delle idee Mazziniane e capo di una piccola organizzazione inerente alla Giovine Italia, un uomo colto, eclettico, forse neanche troppo portato per la vita monacale, attirava a se i giovani di Milano e li educava alla rivoluzione.

Pronunciato il suo discorso l'abate si alzò e raggiunse la porta.

Dopo un pò anche gli altri fecero lo stesso.

Il giovane alto e ben vestito si era mosso per ultimo, probabilmente era una sua prerogativa quella di essere sempre l'ultimo . Andrea era il suo nome, Andrea Ghezzi, membro dell'organizzazione della Giovine Italia, aveva vent'anni da poco compiuti , tenace e testardo ne aveva segretamente preso parte, nessuno dei famigliari era al corrente, d'altronde la famiglia Ghezzi era una della più importanti della Milano ottocentesca, nobile e rispettosa del Re e della sua corte. Non si poteva di certo far sapere in giro che un suo membro faceva parte di un'associazione rivoluzionaria e repubblicana. Era intelligente , bello nobile e fiero, non era difficile che le giovani donne si innamorassero di lui .

Tutti si ritrovarono all'uscita del Caffè.

< Ora come faremo per le armi? Come ce le procureremo? Come faremo a combattere? > si chiedeva uno di loro

< Dovremo rubarle..è l'unico modo > diceva l'altro.

< Tacete! > esclamò Andrea < Non sono discorsi adatti da fare in mezzo ad una strada... >

Ma ormai era troppo tardi qualcuno dei passanti aveva sentito e temendo che si trattasse di una nuova cospirazione contro il Re e temendo di essere punito qualora qualcuno avesse scoperto la sua omertà, si mise a chiamare a gran voce la polizia austriaca. Allora le ronde erano molto frequenti, e le truppe austriache tappezzavano ogni parte della città.

Si accorsero presto dei giovani avvisati da quell'uomo e partirono all'inseguimento di quest'ultimi.

< Correte! Disperdetevi.. > aveva gridato un membro a gran voce. I ragazzi presto fuggirono inseguiti dalle truppe austriache, correvano a più non posso , grande era il rischio, la fucilazione era la pena se non correvi abbastanza veloce...

Andrea sembrava aver seminato la polizia austriaca, stremato si riposò un attimo accasciato ad un muro di una casa, aveva corso parecchio, non sapeva dove si trovasse in quel momento, pensava a cosa fare, dove andare , ma il suo riposo durò ben poco.

< Eccolo là! > sentì da lontano, le truppe lo avevano raggiunto, si rimise a correre, le gambe gli stavano cededendo, non riusciva a sentire più i piedi, aveva corso troppo e troppo infretta, non voleva essere catturato, di certo non ora, non voleva morire.

Ormai era provato, affaticato stava mollando, i nemici gli stavano dietro, non ce l'avrebbe fatta....

Si infilò in un vicolo, si accorse che era chiuso, ora era davvero finita, sentiva le voci dei soldati farsi sempre più vicine, rassegnato stava per tornare indietro a consegnarsi, forse un concorso di colpa avrebbe lenito la sua pena, ma qualcuno lo strattonò dal braccio da un vicoletto strettissimo perpendicolare a quella via, non l'aveva notato.

< Sta zitto. > gli disse un giovane biondo, portando l'indice sulle sue labbra in segno di silenzio, indossava un cappello, che gli copriva quasi interamente il volto, ma lo riconobbe ugualmente, era il ragazzo che insieme a lui aveva parlato al Caffè.

Le truppe Austriache entrarono nel vicolo certe che il ragazzo si fosse infilato lì, ma sorpese non trovarono nessuno e in tutta fretta tornarono indietro.

I due ragazzi potevano scrutarle da quella via troppo stretta e troppo buia per essere notata, guardarono la scena in sordina, attenti a non fare nessun piccolissimo rumore, ogni minuto che passava poteva significare un nuovo rischio. Finalmente ora erano al sicuro.

< Ti ringrazio > aveva detto Andrea a quel suo compagno che d'altronde non conosceva neanche da molto tempo.

< Posso sapere il nome di colui che mi ha salvato la vita ? > aveva continuato

< Roberto, Roberto Camerini > gli aveva risposto

< Sono in debito con voi >. pronunciò in tono solenne.

< Nessun debito. Fra compagni ci si aiuta >. Gli disse prima di voltargli le spalle per andarsene. Aveva una strana fretta, gli aveva salvato la vita meritava più attenzione, non poteva andarsene così senza neanche aver provato a ricambiare quella sua gentilezza.

< Aspettate! > Andrea richiamò l'attenzione del giovane che ormai se ne stava andando per la sua strada lo fermò dalle spalle in un gesto improvviso, tanto che il cappello che portava volò via svelando qualcosa che doveva rimanere segreto....dal cappello spuntarono dei meravigliosi capelli lunghi...femminili...parte di essi si appoggiarono sulla mano di Andrea che ancora gli teneva la spalla.

< Ma voi....voi siete una donna! > capì Andrea.

< Santo cielo...non gridate! Vi prego non lo dite a nessuno! > lo supplicò.

Sì era un ragazza, il giovane la guardò attentamente non era vestita elegantemente portava dei semplici calzoni neri e una camicia bianca, si domandava il motivo per cui una donna dovesse vestirsi da uomo e soprattutto partecipare ad un'organizzazione segreta....era inammissibile, le donne a quel tempo facevano ben altro...

< Allora " Roberto " è una vostra usanza andare in giro vestita da uomo e di impicciarsi in faccende che non possono riguardare una donna? > le parlava in tono sarcastico.

< Vi ricordo che vi ho salvato la vita!.....Anzi avete un debito nei miei confronti e sarà quello di farvi gli affaracci vostri! > sapeva gestire bene le situazioni quella ragazza, i suoi comportamenti di sicuro non erano quelli di una donna normale.

< D'accordo, d'accordo, non era mia intenzione farvi arrabbiare... > aveva capito che era più in gamba del previsto, per l'Italia servivano giovani in gamba uomini o donne non era importante....

< Ma ho ancora un favore da chiedervi > aveva continuato la giovane ragazza < mi servirebbe un posto in cui passare la notte, aiutatemi vi prego. > aveva abbassato il capo in segno di supplica

< State fuggendo da qualcuno? Non avete una vostra casa? >.

< Vi ho chiesto un aiuto, se non potete aiutarmi io vi saluto >. Era determinata e sicura di sè, sapeva bene ciò che stava facndo e stava cercando.

< No aspettate conosco qualcuno che può aiutarvi! >. Andrea si era deciso a darle una mano, era in forte debito con lei, aiutarla era il minimo che potesse fare, la avrebbe portata dalla sua amica Maria, anche se lui sperava che fosse qualcosa di più per lei che un semplice amico.

Maria l'aveva conosciuta qualche anno prima, era una ragazza onesta e sempre disponibile, sapeva della situazione di Andrea, della sua partecipazione a quella "setta " segreta che molte volte aveva definito troppo pericolosa, temeva per la sua incolumità, perchè teneva a lui. Ma lo aveva sempre appoggiato ed aiutato, gli avrebbe dato una mano sicuramente anche questa volta.

< E così mi portate da questa Maria. Chi è la vostra compagna, la vostra amante? > chiedeva " Roberto " al nuovo amico mentre insieme si incamminavano verso la casa di Maria .

Aveva la lingua lunga, anche fin troppo, d'altronde si sa, le ragazze sono pettegole....

< E' un'amica... > le rispose semplicemente.

< Solo un'amica? > gli domandò nuovamente lei con un sorriso a trentadue denti, lo stava facendo apposta a farlo innervosire, gli aveva salvato la vita e ora lo doveva tormentare con le sue domande da sciocca ragazzina.

< Dannazione potreste anche farvi gli affari vostri! Come io ho fatto con voi! Non vi ho mica chiesto per quale motivo andate girando travestita da uomo, e pretendo un pò di riservatezza anche da parte vostra! > concluse in tono stizzito Andrea, camminando a passo svelto, quasi a voler raggiungere quella casa in più infretta possibile.

< Mi chiamo Isabella, e vesto come un uomo perchè da donna non mi è stata data la possibilità di pensare come un uomo, quindi ho pensato bene che se mi fossi travestita da uomo finalmente mi sarebbe stato concesso di pensare come voi uomini....trovo assolutamente ingiusto e riprovevole che una donna non possa partecipare alla lotta e non possa dire la sua sulle idee politiche...abbiamo un cervello anche noi sai! Ora posso sapere se è solo una vostra amica? Vi ho raccontato di me... > disse raggiungendo il nuovo amico che continuava a camminare sempre più veloce, dato che era rimasta un pò indietro. Irritante, davvero irritante questo suo comportamento, pensava Andrea.

Sapeva che non si sarebbe liberato facilmente di quella ragazza, e forse infondo non voleva neanche , i due camminavano al fianco ora parlando ora litigando, erano due ragazzi testardi, ovvio era lo scontro.

Dal grande vicolo della città illuminato dagli ultimi raggi di un sole che ormai stava quasi per tramontare, latente in mezzo ai tetti delle vecchie case della vecchia Milano, le due figure si muovevano calme, non vi era fretta ora, nessuno li inseguiva, nessuno si curava di loro,e presto avrebbero raggiunto la loro destinazione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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