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Autore: Lyra Lancaster    23/11/2014    0 recensioni
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Hanbyul ha avuto il coraggio di abbandonare il suo mondo e di affrontarne uno completamente diverso per inseguire il suo sogno. Tuttavia sul suo cammino c’è chi lo sostiene, e chi lo biasima. Ed entrambe sono due persone fondamentali nella vita del cantante.
Ps: Non è una yaoi.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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- Capitolo 13 -



"Ci voleva anche questa! Sospettavo che non gli piacesse molto la mia vacanza... ma fino a questo punto..." Jason si portò le mano al viso e si stropicciò gli occhi.
Una volta partito da casa sua era andato a farsi quattro passi sulla battigia per scaricare la frustrazione e la rabbia, poi era tornato in albergo per pranzo e aveva acceso una videochiamata con i suoi bandmate. Gli avevano risposto Kyumin e Kwangyeon con una pessima notizia: le tempistiche per il nuovo album si erano ridotte e Jason doveva tornare a Seoul il giorno seguente. Pena la sospensione del contratto.
"Ha detto esattamente così, sì... Se entro domani non vedo il suo culo davanti a me può anche restarsene lì finchè non crepa." Annuì Kyumin con aria stanca. Evidentemente si erano presi tutti una bella lavata di capo.
"Scusatemi ragazzi... aspetto che Beth torni a casa e poi mi fiondo all'aeroporto... se riesco a trovare un volo per 'sta sera... domani mattina sono da voi."
"Va bene... lei come sta?" Chiese Kwangyeon, anche lui con tono sommesso.
"Lei? Bene, spero... anche se 'sta sera ho come l'impressione che tornerà a pezzi... è partita alle sette e mezza e starà in ospedale fino alle otto... e io la disintegrerò del tutto." Jason, con gli occhi bassi sulla tastiera, si stava chiedendo che ne sarebbe stato del loro rapporto dopo la propria partenza.
"Usa il metodo cerotto: diglielo subito e velocemente... così non maceri nell'angoscia." Gli suggerì il bassista.
"Sì. E' l'unica... Dio che giornata di merda! Perchè le cose quando vogliono andare storte si accumulano tutte insieme?" Battè un pugno sulla scrivania, scuotendo la testa.
"Che altro è successo?" Kyumin lo guardò preoccupato, e Jason raccontò tutto d'un fiato il ricongiungimento disastroso con sua madre.
"Ma che gliene frega? Sei ricco e famoso!" Fu il suo commento.
"Ma non sono un dottore. E' questo che non le va giù. Secondo lei sto sprecando il mio potenziale inutilmente."
"Anche mia madre voleva che diventassi medico... e non gli è mai andata giù quando mia zia mi ha regalato il primo basso degno di questo nome.
Ti capisco, hyung." Kwangyeon gli sorrise tristemente, e Kyumin lo guardò stupito: "Tu un medico?! Per fortuna non hai mai nemmeno cominciato... li avresti uccisi di proposito, i pazienti, invece di salvarli."
"Ahahah. Esatto. Ecco perchè invece sono il vostro bassista. Ho fatto un favore al mondo." Allargò le braccia con un sorriso soddisfatto ed orgoglioso sulle labbra.
"... Sì ma io ho paura di svegliarmi nel cuore della notte e non avere più la testa."
"Babo, se non hai più la testa non puoi svegliarti. Jas, tu che hai le nozioni primarie di medicina, confermacelo."
"... Voi due avete qualche problema... comunque certamente no. Non ti risveglierai mai più, Kyumin."
"Ecco perchè ho paura." E spostò la sedia.
"Dai. Se ti ammazzo prometto di farlo nel sonno." Lo rassicurò, beccandosi invece un'occhiata truce.
"Vai via." Ed il cantante si spostò ancora di più, uscendo dallo schermo.
"Detto ciò... credo che sia ora di andare a cena. Tu hai già finito?" Kwangyeon prese il monopolio del computer ridendo.
"No... magari mangio un boccone qui, prima di andare da quella povera disgraziata a darle la buona novella."
"Okay. Passo e chiudo. Buon appetito." Il ragazzo salutò con la mano, e da sopra la sua spalla apparve anche Kyumin a salutarlo. Jason li salutò a sua volta e spense il collegamento.
Sospirò e si mise a cercare su internet un volo last minute da prenotare. Per fortuna o purtroppo non ne trovò uno per la sera stessa, bensì per il mattino dopo alle sei. Fissando il laptop come se volesse incenerirlo, lo prenotò ed inserì gli estremi della Mastercard per il pagamento, dopodichè chiese il voucher poi convertibile in biglietto via mail e spense tutto, rimanendo poi a guardare fuori dalla finestra, perso in un turbine di pensieri, per cinque minuti buoni.
Poi gli venne un'idea: avrebbe ordinato un paio di pizze da mangiare con Beth
Erano le otto e un quarto... quindi c'erano buone probabilità che la ragazza fosse già fuori dall'ospedale.
Prese il cellulare e compose il suo numero. Lei rispose dopo qualche secondo: "Ehi Jas! Tutto apposto?" Dalla voce si intuiva che fosse stanca, ma sembrava felice di sentirlo. Chi invece aveva avuto un tuffo al cuore era stato proprio il cantante che, per attenersi alla realtà, avrebbe dovuto rispondere no, Beth, sta andando tutto a rotoli, ma non voleva affrontare il problema al telefono, e non voleva neppure metterle ansia, per questo rispose: "Tutto apposto, sì. Tu? Sei già a casa?"
"No Jas... sono per strada... sto rientrando adesso, sono sul pullman... fra un paio di fermate scendo e poi sono praticamente arrivata. Fra una decina di minuti mi trovi a casa... ceniamo insieme? Vuoi che ti prepari qualcosa?" La voce di Elizabeth era morbida e lieve come neve, nonostante la stanchezza; Jason l'avrebbe ascoltata mormorare al ricevitore per ore.
"Sì... e no... Nel senso: ti stavo giusto chiamando per chiederti se potevo ordinare un paio di pizze da mangiare lì da te... così tu non cucini." Si alzò dalla scrivania e andò alla finestra. Non riusciva a stare fermo mentre parlava con qualcuno al telefono.
"Questa sì che è un'ottima idea, babe! Prendimi una prosciutto e funghi... io preparo la tavola." Chiese, allegra.
"Agli ordini, Ma'am... ma lascia stare la tavola... riposati. Apparecchio io." Nel frattempo sistemava la stanza e si infilava le scarpe per uscire.
"Grazie Jason... ma quando arriverai troverai tutto pronto. Lo sai che non sono capace di stare ferma." La sua risata cristallina chiocciò piano all'orecchio del ragazzo, che sorrise.
"Bebe, fosse per me mangerei anche dai cartoni sul divano... anzi. Facciamo così. Non preparare nulla. Mangiamo dai cartoni sul divano." Propose con entusiasmo, mentre chiudeva la porta della stanza a chiave e si avviava verso l'ascensore.
"E' un compromesso. Va bene... Ti aspetto." E in un soffio delicato chiuse la chiamata.
Jason consegnò le chiavi e avvisò la reception della sua partenza imminente, chiedendo loro di preparare il conto per de tre e mezza, poi salì in auto e ordinò una capricciosa ed una prosciutto e funghi per le nove.
E' inutile dire che durante tutto il viaggio il ragazzo avesse cercato le parole esatte con cui annunciare ad Elizabeth la propria partenza. Due anni fa era stato molto più semplice. Due anni fa pansava a Beth come la sua migliore amica e... no. Non è vero.
Si fermò al semaforo rosso e rimase ad ascoltare il ticchettio della freccia direzionale. Non è vero che aveva sempre pensato a lei come la sua migliore amica. All'inizio, i primi giorni dopo che si erano conosciuti, aveva macchinato per portarsela a letto, poi si era accorto ben presto che Elizabeth Steinhaus valeva molto di più di un semplice incontro mordi e fuggi, ed era arrivato a mancargli l'aria se non riusciva a sentirla o a vederla almeno una volta al giorno, durante le settimane prima della propria partenza. Solo in quel momento poteva affermare che già allora fosse innamorato di lei.
Parcheggiò sotto casa sua e diede un'occhiata al queenslander. Era come lei: grazioso, elegante senza essere opulento e ben curato.
Diede una testata al volante e scese dall'auto. L'ora era arrivata. Suonò il campanello.
Beth gli aprì con un sorriso radioso sul viso di porcellana e lo tirò dentro, baciandolo dolcemente senza dire una parola.
Jason non si aspettava un'accoglienza simile, ma le accarezzò i capelli, inspirando il suo profumo, e si lasciò trascinare da lei in camera.
Poteva quasi sentire il suo cuore che correva veloce, mentre scivolava sul letto accarezzando dolcemente la sua nuca.
Jason baciò il suo collo, accarezzò la curva morbida dei suoi fianchi, delineò la coppa del suo ventre. Lei lo strinse forte e reclinò il capo indietro, cercando l'aria con le labbra socchiuse, che il ragazzo cercò per sfiorarle dolcemente.
Beth rispose al suo bacio, mentre lui accarezzava lentamente le sue cosce, sollevando la gonna del suo abito bianco punteggiato da piccole rose rosse. Lei se lo sfilò del tutto, lasciandolo cadere ai piedi del letto, mentre Jason faceva scorrere lo sguardo e le sulle linee marmoree del suo corpo, e si abbandonò alle sue carezze, che fluirono lievi ed avvolgenti come seta sulle sue guance, sui seni nudi, sulle coste.
Poi Jason la sentì indugiare sulla fibbia della cintura e cercò il suo sguardo: non era mai stata così bella, con le guance accaldate e i laghi limpidi degli occhi umidi di desiderio. Lei piano gli tolse gli indumenti, ed il ragazzo la sentì fremere sotto di sè, mentre inarcava le reni per far aderire il proprio ventre con quello di lui.
Quindi le sfilò l'intimo, lei si aggrappò alla sua schiena; le accarezzò i fianchi, lei intrecciò le caviglie attorno alla sua vita e, mentre dalla finestra aperta entrava la brezza calda dell'Alice Springs, Jason la fece sua.



@@@@@@@@@@

Ho riscritto questo capitolo almeno una trentina di volte, ma alla fine sembra che sia uscito abbastanza bene/?
Il prossimo sarà il capitolo conclusivo, ve lo annuncio ora...
Anche per quello ci sto impiegando millenni... spero di riuscire a tirar fuori qualcosa di leggibile :"""D
Catch ya later!









 
  
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