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Autore: Polyjuice Potion    23/11/2014    1 recensioni
Si poteva dire che Frank amasse Gerard con tutto se stesso, più di ogni altra cosa. La sua intera vita girava intorno a lui. Dal primo momento in cui entrava in casa la mattina fino a quando doveva uscire la sera, Gerard era il suo piccolo, ma allo stesso tempo immenso, mondo.
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Si poteva dire che Frank amasse Gerard con tutto se stesso, più di ogni altra cosa. La sua intera vita girava intorno a lui. Dal primo momento in cui entrava in casa la mattina fino a quando doveva uscire la sera, Gerard era il suo piccolo, ma allo stesso tempo immenso, mondo. Non ricordava giorno in cui non lo avesse chiamato amore, in cui non lo avesse abbracciato, rassicurato, o addirittura venerato. Perché Gerard era una persona forte. La loro era stata, forse, una delle storie più difficili e complicate di sempre. Frank non faceva altro che ripetersi che, dopotutto, era una persona fortunata, che a molti andava peggio, che doveva ringraziare il cielo che Gerard fosse vivo. Ma sapeva che non era così. Il suo piccolo mondo era vivo per miracolo, per un soffio, e Frank non sapeva come proteggerlo, come impedire che la malattia lo uccidesse. Era tutto cosi indecifrabile. Così indecifrabile che Frank, ogni tanto, doveva fermarsi e rimettere insieme i pezzi, le certezze, che la vita stava portando loro via, per evitare che scomparissero per sempre. Gerard era un grande punto interrogativo per Frank. Nonostante l’amore che li legava, Frank sapeva che Gerard non gli avrebbe mai permesso di aiutarlo più di quanto stava facendo già allora. Gerard si rifiutava di dirgli se non si sentiva bene, se aveva mal di testa, fame o sete. Qualsiasi cosa che Frank avrebbe probabilmente potuto risolvere. Gerard credeva di potersela cavare da solo, ma entrambi sapevano, nel profondo, che non era possibile.
Quella mattina, Frank entrò in casa cercando di fare meno rumore possibile, per non svegliare il suo piccolo mondo. Si chiuse velocemente in bagno per farsi una doccia e sentirsi un po’ meno sporco, sia dentro che fuori. Indossò una maglietta bianca un paio di boxer, veloce, impaziente di vedere Gerard. Entrò in camera da letto e si intrufolò sotto le lenzuola, accoccolandosi vicino al petto del suo Gee. Gli zigomi del più grande, sporgenti ma non troppo, risaltavano nella luce fioca che filtrava dalla finestra. Frank pensò a quanto doveva essere bello. Troppo per chiunque, anche per lui. Respirò a pieni polmoni il suo profumo, come se fosse la sua fonte vitale, cercando di non pensare a ciò che aveva vissuto e che viveva da un po’ di notti a quella parte. Il sesso a comando non gli era mai piaciuto, ma era l’unico modo per tenere in vita Gerard. Si sentiva sporco, sporco dentro, ma allo stesso tempo non trovava altre soluzioni. Stava cercando un posto di lavoro in ogni bar o negozio della città, ma improvvisamente sembrava che a nessuno servisse un commesso o un barista. E Gerard veniva prima di tutto, addirittura prima delle sua propria dignità. L’aveva saputo, che era speciale, fin dal primo momento. Anche se nulla avrebbe lasciato intendere che c’era qualcosa tra loro.
 
“Oggi assisterete ad un vero e proprio trapianto di fegato. Non voglio spaventarvi, ma badate di non avvicinarvi troppo e state dietro le vetrate, attenti ai movimenti e a tutte le procedure che io e i miei colleghi effettueremo. Bene, ora andate.”
I tirocinanti si spostano dietro i lavandini chiacchierando animatamente, in gruppetti da due o tre. Frank è l’unico che fa silenzio, per rispetto. Anche perché non si è ancora fatto un amico, ma quello non è il problema maggiore. Si appoggia a un vetro con fare pensieroso cercando di ignorare i suoi compagni. Osserva rapito i movimenti che compiono le mani del dottor Way, che trafficano tra bisturi e pinze, forbici e fili. Ogni tanto dei ciuffi di capelli corvini spuntano dalla cuffietta verde e subito un’infermiera è pronta a sistemarli. Qualcuno gli asciuga il sudore dalla fronte con fare affrettato e Frank pensa che se fosse stato al posto di quell’infermiere, avrebbe passato il fazzoletto molto più delicatamente sulla fronte del chirurgo. Se si concentra, riesce a sentire la voce del dottor Way oltre la vetrata. Se solo i suoi compagni stessero zitti… Si gira di scatto per dire loro di smetterla e nel movimento veloce butta per terra il flacone di sapone aperto, che ora si riversa sul pavimento.
-Fanculo!- urla.
-Ma che ti prende?- gli chiede qualcuno di cui non conosce neanche il nome.
-Siamo qui per lavorare, ok? Quindi per favore cercate di stare zitti e mantenere un comportamento maturo!-
-Ci stai dando dei bambocci?- continua il ragazzo di prima. Frank gli mostra le spalle, perché non vuole avere a che fare con quello.
-Bambocci a chi, eh, Iero?- il tipo si avvicina e Frank lo vede nel riflesso. Si gira giusto in tempo per sferrargli un pugno in pieno viso. Ora voglio vedere se parla ancora, pensa. Sa di aver esagerato, ma non gliene importa. Con il tempismo che solo lui può avere, il Dottor Way entra dalla porticina, togliendosi i guanti insanguinati.
-Oh- è tutto quello che sa dire. Posa lo sguardo sul ragazzo, poi su Frank e infine sul sapone liquido rovesciato per terra.
-Okay. Venite di sotto che vi faccio vedere come ho messo i punti- fa una pausa –Tu no, Iero. Pulisci quel macello- gli ordina alludendo al pavimento. Frank non dice una parola e si china alla ricerca di un secchio. Fuma di rabbia. Ma come si può contraddire Way? Impossibile. E dopo una decina di minuti eccolo che ritorna, questa volta senza nessun telo verde.
-Frank, non sei più al liceo-
Il ragazzo si alza da terra cercando di non perdere l’equilibro e rimette a posto secchio, spugna e sapone.
-Non la rispettano! Non la prendono per nulla sul serio… Sono degli idioti-
-E tu mi prendi sul serio?- chiede il chirurgo. Frank arrossisce ad una domanda tanto personale, senza però togliere gli occhi da quelle labbra che ha sempre desiderato baciare.
-Io… beh, certo-
Il dottore si avvicina con un piccolo sorriso e Frank sente il cuore esplodere sotto i vestiti, la pelle.
Porta una mano alla nuca del tirocinante senza pudore, come se fosse una cosa normale. Frank ora è spaventato. Il dottor Way no.
-Allora devi cercare di…- bacia il collo del più piccolo con fare per niente innocente –di lasciarli perdere. Conta solo su di me, ok?- sussurra sulla pelle sensibile di Frank, che viene attraversato da mille brividi. Lo spinge piano contro la porta, continuando a baciarlo, e pian piano scivolano giù, fino a toccare il pavimento.
-Va bene, dottore- biascica Frank sulle labbra del più grande.
-Gerard- lo corregge l’altro.
 
Sì, all’inizio era stato tutto solo sesso. Gli anni che li separavano non era neanche troppi, ma Frank sapeva di essere solo un giocattolino per il suo dottore. Gli serviva solo per rilassarsi e sfogare lo stress delle lunghe giornate in ospedale. Tutto qui. A volte capitava che passassero le nottate l’uno a casa dell’altro, ma quando avevano finito se ne andavano così come erano entrati. Gerard era dannatamente malizioso e faceva impazzire Frank, che però era a sua volta dannatamente innamorato di lui. Delle sue labbra che si storcevano mentre parlava, dei suoi occhi a volte così verdi da far male, delle sue mani sempre fredde. Sì, credevano che fosse solo sesso fino a quando, una sera, Frank non commise un errore. Almeno, lui pensava che fosse un errore. Prima che il dottore gli venisse dentro, aveva sussurrato un “ti amo” talmente impercettibile che all’inizio non se ne preoccupò neanche. Se non che, quando entrambi ebbero finito, Gerard mormorò un “anch’io” di ricambio. Frank era smarrito, confuso. Quindi erano più che sole e semplici scopate? Ne ebbe la conferma mentre si alzò dal letto per rivestirsi, ma Gerard lo prese per i fianchi, ridacchiando, e se lo strinse vicino. Come uno di quei pupazzi che a cui i bambini si avvinghiano mentre si addormentano.
-Perché non stai qui, per una notte intera?- Frank si stupì del fatto che non fosse per niente malizioso.
-Okay- rispose solo.
-Non hai mai dormito con me- riprese, soffiando sul suo collo.
-Credevo che ti desse fastidio…- il piccoletto era del tutto in tilt. Riusciva perfino a sentire tutte quelle famose farfalle che la gente dice vivano nello stomaco e di cui lui aveva sempre ignorato l’esistenza.
-Come puoi darmi fastidio?-
In realtà, non dormirono affatto. Parlarono e parlarono, conoscendo parti migliori dei corpi nudi dell’uno e dell’altro. Come se fossero sempre stati libri aperti e non avessero mai avuto l’occasione di leggersi prima. Frank scoprì che la famiglia di Gerard non c’era più. Suo padre era da qualche parte a disintossicarsi e sua madre si era trovata un altro e vivevano insieme a miglia e miglia da lì. Frank si sentiva in debito con Gerard e così, anche se era molto imbarazzato, gli raccontò del fatto che la sua famiglia era omofoba e lo aveva lasciato per strada. Da quel discorso partirono fiumi di lacrime dagli occhi di Frank e subito fiumi di baci dalle labbra di Gerard.
Da quella notte, il rapporto tra i due era totalmente cambiato. Addirittura si tenevano per mano in ospedale, davanti a tutti. Pranzavano insieme, Gerard accompagnava a casa Frank e aveva iniziato a dargli una mano con lo studio. Stavano bene, erano insieme.
 
Gerard non immaginava che prima o poi sarebbe toccato a lui essere sotto i ferri. Frank cammina avanti indietro per la sala d’attesa che ormai conosce come le sue tasche, cerca di restare calmo, di respirare tranquillamente. Gerard è in buone mani, si ripete. Col senno di poi, avrebbe capito che sarebbe stato meglio un altro ospedale per effettuare l’operazione. Un ospedale in cui il suo fidanzato non aveva mai lavorato. Quella dannata ciste che gli avevano trovato era il pensiero fisso di Gerard. Da settimane non avevano un rapporto completo perché gli faceva male o perché era preoccupato. Non riusciva a lavorare bene. Era tutto più complicato. Ma ora gliela stanno togliendo, pensa Frank, andrà bene. E così, quando il chirurgo esce dalla sala operatoria, Frank non crede alle sue orecchie.
-Come sarebbe che c’è qualcosa che non va?- sussurra.
-Siamo riusciti a togliere la ciste, ma… uhm, durante l’esportazione abbiamo toccato un nervo che… beh… centra con la vista-
-Che cosa?- ora Frank sta urlando –Mi sta dicendo che ora Gerard è cieco?-
-Questo lo sapremo solo quando si sveglierà-
-Posso vederlo almeno?-
-No-
Frank si mette a correre e supera il medico, entrando nella sala e cercando il lettino di Gerard. Un’infermiera lo manda fuori con fare sbrigativo.
-Non è il momento, scusi-
-Il mio ragazzo forse è cieco non posso neanche vederlo!- le lacrime stanno per uscire.
-Fra poco- lo rassicura il medico, che nel frattempo aveva raggiunto Frank.
 
Ovviamente Gerard si era svegliato cieco e inconsapevole di quello che gli era successo. Inconsapevole del fatto che non avrebbe più potuto lavorare, mai più vedere Frank. Si erano ritrovati a consolarsi a vicenda.
-Mi abituerò anche a questo- ripeteva Gerard, tutte le mattine.
E Frank non poteva fare altro che credergli. Gerard lo accarezzava spesso, gli diceva che doveva farsi la barba, che era ora di tagliarsi i capelli e cose così. Lo sentiva con il tatto e la cosa stupiva sempre di più Frank, che nel frattempo continuava il suo tirocinio e i suoi studi, sempre con l’aiuto di Gerard, che lo ascoltava e o correggeva. Gerard pensava che Frank fosse il ragazzo più dotato del mondo. Nonostante la famiglia lo sostenesse ben poco, anzi, per niente, era riuscito a prendere borse e borse di studio, era sempre il migliore. Forse si potevano davvero abituare. Avevano persino ripreso a fare l’amore. Certo, con un po’ di difficoltà, ma era okay. Sì, era okay. Fino a pochi mesi più tardi, quando ad un controllo di Gerard gli comunicarono che la ciste era ritornata, ed era più grande. Gerard volle sottoporsi ad un’altra PET, una settimana dopo, per sentirsi più sicuro e grazie a dio lo fece. Un fottuto tumore al cervello, ecco cos’era. Ed ecco la vita di Frank e Gerard che cominciava a rubare loro tutte le certezze. Frank passava le notti a piangere e non studiava. Vedere Gerard dimagrire e impallidire ogni giorno di più, divorato dalla malattia, lo faceva sentire inutile. Non poteva impedirlo, non poteva salvare il suo piccolo mondo. Piano piano i soldi di Gerard stavano finendo, tutti spesi in cure, e Frank doveva trovarsi un lavoro. Vivevano nello stesso appartamento, per risparmiare.
 
-Frank, vieni qui- nonostante tutto, la voce di Gerard è sempre la solita. Lo chiama vicino a lui, a letto, e lo abbraccia delicatamente, ricoprendolo di baci sulla testa.
-Non distruggerti tanto per me, Frank. Me la caverò-
-Devo trovarmi un lavoro. Non abbiamo più niente-
-Non abbandonare gli studi, per favore. Fallo per me-
Frank annuisce, pur sapendo che non è possibile. Odia mentirgli.
-Grazie per tutto quello che fai per me,- questa volta lo bacia sulle labbra –grazie- scende fino al collo ed ogni bacio è un grazie sussurrato sulla pelle di Frank.
 
Gerard, finalmente, si svegliò. Aprì appena gli occhi velati e li richiuse subito.
-Ehi- Frank gli sorrise, pur sapendo che non lo avrebbe mai visto.
-Da quanto eri sveglio?- gli chiese.
-Più o meno da quando sei arrivato, dieci minuti fa-
-Come fai a sapere che sono passati dieci minuti?-
-Ho contato i secondi- rispose, come se nulla fosse. Frank non smetteva mai di stupirsi di quanto fosse intelligente il suo dottore. Ridacchiò.
-Come stai oggi?- gli chiese dolcemente, passandogli una mano  tra i capelli, ormai abbastanza lunghi, e portandoglieli dietro l’orecchio.
-Come ieri, l’altro ieri e bla, bla, bla…-
-Oggi dobbiamo andare in ospedale, lo sai vero?- le chemio non contavano più e costavano troppo. I medici stavano cercando da settimane qualcos’altro, che magari avrebbe rallentato l’espansione della massa tumorale. Frank sapeva che era impossibile, era rassegnato.
-Seh. Ma guarda che non durerò per sempre. Il tumore al cervello porta a cambiamenti di personalità e altre cose che sicuramente conosci. Non impegnarti troppo-
-Mi impegnerò sempre per te, lo sai-
Frank lo baciò piano sulle labbra, cercando di coglierlo di sorpresa. Salì a cavalcioni sul bacino di Gerard, continuando a baciarlo, cercando di godersi quel momento.
-Ti faccio male?- gli chiese.
-Come puoi farmi male?- domandò il più grande di rimando. E subito entrambi ripensarono alla prima notte che avevano passato insieme davvero.
Frank prese a mordicchiargli il lobo dell’orecchio, senza malizia. Gli tolse delicatamente la maglietta cercando di non fargli male e appoggiò la testa sul suo petto. Gerard la cercò con la mano e gli accarezzò i capelli.
-Lo senti?- chiese.
-Mhm-
Continuò ad ascoltare il cuore di Gerard che si contraeva e poi si rilassava, ancora e ancora, chiedendosi per quanto tempo sarebbe riuscito a battere.
 
 
Lo so, lo so. Sono pessima. Vi avevo promesso una long (e giuro che arriverà anche quella) ma il mio cervello continua a partorire one shot su one shot e questa qui è soltanto una di quelle. Diciamo che non è nulla di speciale, solo qualcosa di un pochino più drammatico rispetto a tutte le fanfiction incentrate solo su scene lemon. Cooomunque, grazie a tutti quelli che hanno letto e recensito l’altra mia one shot e che sono arrivati in fondo a questa. Fatemi sapere cosa ne pensate. Cerco di farmi risentire presto, un bacio. <3
  
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