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Autore: locarstairsx    23/11/2014    0 recensioni
[Boyfriend]
[Boyfriend]Londra, il Tamigi, una nuova vita. Possono due persone così distanti e così diverse essere allo stesso tempo così vicine e così simili?
Genere: Drammatico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Londra 1874
 
Cara Teresa,
ti scrivo come ogni giorno per chiederti come stai. Mi manchi molto. Londra è grigia come dice sempre nostro padre, ma è anche una bella città, bisogna avere pazienza per apprezzarla fino in fondo. Le persone sono tutte molto cordiali e la signora Wilkinson mi ha offerto un lavoro in cambio della mia sistemazione nel suo orfanotrofio. Ovviamente starò qui per poco tempo, non appena avrò guadagnato abbastanza denaro comprerò una casa tutta mia e tu potrai venire a stare da me, è la soluzione migliore di questi tempi.
Attendo risposta, tua
         Elisabetta
 
Ormai sono quasi due mesi che mi trovo in Inghilterra, sono partita spinta da mio padre per cercare una vita migliore. Quando sono partita non ho portato molto con me, dei vestiti, due paia di scarpe e dei soldi che mi sarebbero serviti per il viaggio e per i primi giorni nella nuova città.

Al mio arrivo non c’era nessuno ad attendermi, non avendo parenti qui e me la sono dovuta cavare da sola. Mio padre ha insistito per partire con me, ma sono riuscita a fargli cambiare idea qualche settimana prima della partenza. Se fosse venuto ora le mie sorelle sarebbero da sole o con nostra zia, una donna subdola, sgradevole oserei dire, pronta a tutto per conquistare mio padre rimasto vedovo da pochi anni.
Mia madre è morta poco dopo aver dato alla luce la mia seconda sorella, Anna. Mia madre… una donna così giovane e così gentile. Mio padre era sempre stato innamorato della mamma e dopo tanti corteggiamenti era riuscito ad averla in sposa, a mia zia questo non era di certo andato bene. Si era invaghita di mio padre e contestava le scelte di mia madre e tutto quello che faceva per lui da quando ne ho ricordo. Quando ero piccola mi guardava con disprezzo, mi maltrattava in assenza dei miei genitori. Il motivo era perché non ero figlia sua. Ero la figlia di sua sorella con quello che sarebbe dovuto essere suo marito, secondo lei.
Quando è nata la mia prima sorella, Teresa, le cose iniziarono ad andare male. Il lavoro di mio padre non dava più i suoi frutti e noi eravamo a corto di soldi. Mia zia non volle darci nemmeno un centesimo. Così per tre anni i miei genitori hanno provato di tutto per darci almeno da mangiare. Al mio ottavo compleanno mia madre mi disse che aspettava un altro bambino, una sorellina forse, io e Teresa eravamo felicissime e non vedevamo l’ora di vedere la nuova arrivata.
Mia madre si ammalò al nono mese di gravidanza, la bambina è nata sana, nessun problema fisico e nemmeno al cervello o al cuore. Stava bene. Purtroppo non si poteva dire lo stesso di mia madre che fece in tempo solo a vedere Anna, poi morì lasciando a mio padre una bambina in più nonché un’altra bocca da sfamare.
Da quel momento zia Rose ha sempre cercato di entrare nelle mie grazie e in quelle di Teresa, si mostrava gentile e premurosa nei nostri confronti per cercare di attirare nostro padre. Non aveva rispetto per niente e per nessuno, quella situazione era davvero insopportabile.

Sono cresciuta con l’idea di donare alla mia famiglia una vita migliore, di donare loro quella felicità che ormai mancava da tempo e alla prima occasione non mi sono tirata indietro. Ora ho diciotto anni e mi trovo in Inghilterra per seguire i miei ideali e realizzare il mio sogno. Teresa non è mai stata d’accordo, voleva essere lei la figlia in cui riporre fiducia, voleva essere lei la figlia che veniva lasciata andare e che veniva salutata con le lacrime. Voleva essere lei quella a cercare fortuna in un paese straniero. Sfortunatamente per lei la maggiore sono io e il compito spetta a me.
Le scrivo ancora ogni giorno per chiederle come stanno lei e gli altri, per sentire come vanno le cose, anche solo per il gusto di sentirla, ma lei non risponde mai. Mi arriva una lettera qualche volta e non racchiude la felicità di leggere mie notizie. Ma come faccio da due mesi a questa parte continuerò a scriverle sperando che l’odio nei miei confronti si faccia da parte.

Ora mi trovo in questa grande città, Londra, in un orfanotrofio in attesa di qualcosa di meglio. La signora Wilkinson è una donna gentile, calma e brava con i bambini. Credo che mi abbia presa con se perché le facevo pena. Come biasimarla? Le sono spuntata davanti alla porta dell’istituto bagnata e infreddolita dalla pioggia, con solo una valigia e niente da mangiare. Nessun altro mi avrebbe fatta entrare nella loro casa, ma lei mi ha accettata senza neanche domandare il mio nome.
In cambio di un posto dove dormire e dell’ottimo cibo mi occupo dei bambini insegnando l’italiano e facendo giochi in giardino durante le belle giornate. Ho insistito per non avere nient’altro in cambio, ma la Signora vuole che io sia indipendente e dopo la prima settimana ha iniziato a darmi qualche soldo, come se quello che facessi fosse un lavoro. Oltre a questo mi porta con se per la città in modo da farmi conoscere i vari luoghi e le varie persone di sua fiducia, grazie a questo riesco a muovermi liberamente da sola ogni tanto.

Il Tamigi non è proprio un fiume bellissimo, ma è grande e in mezzo alla città sta bene. C’è una ricca varietà di persone, molte passano in carrozza, mi hanno sempre entusiasmato quegli affari tirati dai cavalli, maestosi e forti; un giorno anche io avrò una carrozza sulla quale girare e dalla quale guardare i paesaggi per poi perdermi nei miei pensieri.
  
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