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Autore: BeWeird_El    23/11/2014    8 recensioni
Mi sono chiesta molte volte di cosa dovrei parlare.
Amore o odio? Lacrime o risate? Amici o nemici? Segreti o verità?
Lieto fine o un finale inaspettato?
Ma per ora, sarà più facile seguire la storia.
"Segreti, Julien, solo segreti." Urla irritato, scalciando una lattina consumata e ammaccata, abbandonata sul marciapiede.
"Tu non sai niente." Ribatte la castana, irritata da quel comportamento.
"Ci sei arrivata finalmente, eh? Voglio sapere, Julien!' Si lamenta lui, esasperato.
"È complicato." Sussurra lasciandosi andare lungo la superficie dura del recinto.
Un sorriso amaro si dipinge sul volto del ragazzo, le lancia l'ennesimo sguardo, prima di andar via scuotendo la testa accigliato.
Lei non parlerà, lui è stanco di aspettare.
Genere: Erotico, Malinconico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Chapter ten – I ricordi rimarranno tali?
 
"MI strappavi dall'anima i miei sorrisi migliori."
 
Mi sono sempre chiesta com’è possibile che i cambiamenti spaventino così tanto la gente, quando sono la parte più importante di questa monotona vita. Si cambia per diventare qualcuno migliore, per nascondersi, per farsi una nuova vita, si cambia persino per vivere una volta per tutte.
Eppur la gente muore dalla paura davanti al cambiamento, teme come se stesse per essere trafitta da un pugnale affilato, probabilmente perché sono troppo abituati a ciò che li circonda e troppo spaventati che questo possa cambiare.
Erano passati diversi giorni, esattamente trentuno, un mese intero.
Ci sarebbero state così tante cose da raccontare, che mi sembra ironico ignorarle, ma è la scelta migliore sicuramente.
Louis Tomlinson alloggiava ancora in casa Dixon, nonostante i suoi genitori fossero tornati già da un po’ dall’impegno famigliare a cui avevano partecipato. Tuttavia al ritorno avevano trovato una rottura di un tubo dell’acqua nella camera del maggiore dei figli, rendendo impossibile l’accesso alla stanza, ma senza aver il tempo di ripararlo erano ripartiti per un impegno lavorativo nella caotica Londra, portando con loro solo le due gemelline. Trevor Dixon era sempre stato un uomo umile e di buon cuore, così aveva proposto alla famiglia di prolungare la permanenza del ragazzo in casa sua, ricevendo in compenso un infinita gratitudine dai coniugi Tomlinson. 
E Julien non aveva potuto far altro che stringere il suo rapporto d’amicizia con la comitiva di lui, consolidandolo a tal punto da farli diventare inseparabili e intoccabili.
Sono o non sono questi i piaceri della vita?
Quei ragazzi erano arrivati nella sua vita come la pioggia in una giornata estiva, inaspettata e poco voluta, ma da subito amata.
 
 
Il sole splendeva in cielo, senza però riscaldare i cittadini del posto, che cercavano disperatamente riparo nei loro caldi cappotti, che si ostinavano a indossar ogni mattina.
I sei amici avevano trovato rifugio nel parco, imbattendosi nella rampa da skate, che come ogni volta era priva di vita e pronta per essere utilizzata. Tutti avevano lasciato cadere lo sguardo tra le mani della ragazza, sorridendo gloriosi quando notarono lo skateboard personalizzato a mano, implorandole quasi di mostrargli alcune semplici mosse.
E per quanto Juls amasse la sua tavola, si sentiva oppressa, erano mesi che non si esercitava e non credeva di poter far altro oltre che a sfrecciare tranquillamente per le stradine della città. Ma cocciuti com’erano, si ritrovarono seduti a parlare in cima a una di queste piste, sperando che la ragazza trovasse il coraggio e si lasciasse andare.
E’ questo il bello degli amici, pretendono un sorriso vero e sanno anche come fartelo spuntare.
“Dai, solo una volta.” Implorò Niall, congiungendo le mani e guardandola con uno sguardo che avrebbe fatto tenerezza a chiunque.
I presenti si voltarono verso di lei speranzosi, ma l’incertezza ardeva nei suoi occhi, come la voglia di scivolare liberatamene sul cemento sotto di lei. Louis era convinto che l’avrebbe fatta star bene, che l’avrebbe fatta sentire viva, lo credeva davvero.
Era a conoscenza di molti avvenimenti successi in Francia, dato che la notte era loro solito chiacchierare l’uno stretti a l’altro, confidandosi le cose più profonde e quelle più insensate. Ma il luccichio dei suoi occhi mai, e dico mai, l’avrebbe dimenticato.
“Non mi alleno da un po’, non sono sicura di farcela.” Ribadì lei, stringendosi nel maglioncino beige che indossava, riparandosi da una folata di vento improvvisa.
Osservò gli sguardi incoraggianti dei presenti, soffermandosi maggiormente su quello del castano, che con un enorme sorriso le indicò la pista con un cenno di capo.
Lui sapeva.
Sospirando si alzò senza dir parola, posizionò il suo skate e dopo aver pensato abbastanza sui pro e i contro, si lasciò andare. Chiuse gli occhi e si fece guidare dal momento, il vento freddo che le graffiava il viso e la sensazione di libertà che le scorreva velocemente nelle vene.
Sii te stessa.
Un ampio sorriso si aprì sul suo viso, facendole aumentare la velocità con cui si diede la spinta per eseguire una volteggio in aria, seguito da un secondo, un terzo e ormai era incontrollabile.
Era la sua vita, una tavola, una bomboletta e luoghi sperduti dal mondo, era così che viveva e che avrebbe voluto vivere.
Lei e le sue passioni, un'unica cosa.
L’adrenalina del momento la spingevano a far sempre di più, volteggiare in aria senza mai staccar la tavola dai piedi, scrosciare sul cemento sempre più veloce.
Questa sì che è vita.
Lentamente diminuì le velocità, fino a fermarsi e riprendere coscienza di sé, vide i ragazzi giù dalla pista che la osservavano divertiti e sorpresi; così corse e li raggiunse, venendo accolta da un boato di risate e una moltitudine di complimenti.
Delle braccia famigliari le strinsero il bacino, facendole scontrare la schiena con il proprio petto, mentre un respiro caldo si abbatteva sul suo collo, facendola rabbrividire.
“Sei stata bravissima, piccola.” Le sussurrò Lou all’orecchio, cercando di non farsi vedere dagli altri che avevano preso a chiacchierare spensierati.
La strinse maggiormente, come se avesse paura che da un momento all’altro scappasse dalle sua braccia, stampandole poi un umido bacio sulla guancia destra, che la fece sorridere ampiamente. Zayn lanciò uno sguardo ai due, sorridendo intenerito, chiedendosi per quale motivo continuassero a nascondersi, a fingere di essere due semplici amici e a evitarsi per poi cercarsi.
“Mi insegnerai un giorno?” Chiese felice l’irlandese, sperando in una risposta affermativa, in quanto aveva sempre sognato di imparare a far skate senza mai provarci veramente.
“Certo, puffo.” Rise Julien, scompigliandogli affettuosamente i capelli, mentre il biondo le sorrideva dolcemente baciandole una guancia arrossata dal vento.
Lou in risposta la tirò nuovamente a sé, fra le sua braccia, guardando truce Niall e facendo ridere i presenti per la sua gelosia evidente, mentre il ragazzo dalla chioma riccia prese a punzecchiarlo divertito, canticchiando qualche stupida canzoncina ridicola.
“Smettila, idiota.” Sbuffò irritato il castano, schiaffeggiando leggermente le mani di Harry che continuavano a infastidirlo, senza mai lasciare la ragazza stretta fra le sue braccia.
Avrebbero continuato ore a litigare come due bambini alle prese con il giocattolo più bello, ma il loro battibecco finì con l’udirsi di un potente battito di mani, proveniente dalle loro spalle. L’intera comitiva si voltò confusa, notando la presenza di un ragazzo abbastanza alto e con il viso chinato verso il basso e nascosto dalla visiera dei un cappello rosso fuoco.
“Davvero brava con lo skate, sempre le stesse vecchie abitudini?” Ridacchiò divertito lo strano ragazzo, continuando a nascondere il suo viso con quell’odioso cappello e apparendo a tutti così fottutamente invadente.
Ma Julien si irrigidì sul posto, quella voce, quel suo tono strafottente, l’avrebbe riconosciuto ovunque, ma era comunque impossibile che lui fosse lì davanti a lei.
Will?” Lo richiamò con voce bassa, ma abbastanza udibile per far sì che il ragazzo con un gran sorriso togliesse il cappello e rendesse visibile il suo volto.
Davanti a loro un ragazzo con un viso magro, contornato da una folta chioma di capelli biondi, quasi da sembrare tinti. Aveva due occhi a mandorla azzurro mare e le labbra grandi e sottili, schiuse in un delizioso sorriso.
I presenti alternarono lo sguardo confuso dal ragazzo misterioso alla loro amica, chiedendosi cosa diavolo stesse succedendo e perché sul viso della giovane era impressa un’espressione nostalgica e amara.
Julien senti una fitta dolorosa al petto, mentre i suoi occhi iniziarono a pizzicare al punto da riempirsi di lacrime che sorsero copiose sul suo viso. Chiuse rudemente gli occhi, chiedendosi se stesse solo sognando o se stesse immaginando tutta quella situazione, che la stava distruggendo internamente.
“Non mi saluti, piccola Eff?” Chiese dolcemente Will, osservandola con il viso piegato da un lato e un sorriso speranzoso dipinto in viso, cercando di capire se fosse stata una buona idea presentarsi senza un minimo di preavviso.
La ragazza tremò a quel soprannome, iniziando ad agitarsi sotto la stretta di Lou che la teneva a sé, graffiandogli nervosamente le mani affinché la lasciasse andare. Louis indietreggiò goffamente, osservandosi le mani leggermente arrossate, affondandole deluso nelle tasche del suo skinny jeans, cercando di nasconderle.
Julien avanzò velocemente verso il biondo, gettandogli le braccia al collo e stringendolo così tanto da sentirsi mancare. Singhiozzò come una bambina, nascondendo il viso nel petto del giovane, che con le lacrime agli occhi l’accolse tra le sue braccia, ispirando il suo profumo di pesca che gli era tanto mancato.
Dopo minuti interminabili l’allontanò leggermente da sé, prendendole il viso tra le mani, impedendo che sviasse il suo sguardo e sorridendole dolcemente.
“Mi sei mancata così tanto.” Sussurrò paino, stampandole un piccolo pacio sulla fronte, prima di sorriderle ancora e fargli cenno con il capo di guardare alla sua sinistra.
Quella aggrottò la fronte confusa, voltandosi leggermente fino a incontrare con lo sguardo un gruppetto di tre ragazzi che la osservava da lontano, sventolando goffamente le mani impacciati.
Una risata le nacque dal cuore, quando i tre le si gettarono completamente addosso, stringendola tra di loro, fino a farle mancare l’aria, ma facendola sentire amata e voluta.
“Che ci fate qui?” Chiese confusa, quando si staccarono da quell’abbraccio soffocante, prendendo ad asciugarsi le guance ancora bagnate e umide.
“Ma ciao anche a te, si stiamo bene e mi sei mancata anche tu.” Brontolò alzando gli occhi al cielo, una ragazza biondina e peperina, molto più alta di lei e con le sopracciglia abbastanza folte, ma che le donavano un aria divina.
“Elisabeth!” La rimproverò Al, spingendola leggermente, mentre quella rispondeva al rimprovero con un potente pugno sul braccio, che lo fece gemere dolorante.
“Ma sei impazzita?” Urlò il castano, massaggiandosi leggermente il braccio, tirandole in modo infantile una ciocca dei suoi capelli biondi e facendole la linguaccia.
“Smettetela.” Urlò Lucas, mettendosi in mezzo ai due, per farli smettere di litigare, sotto gli sguardi divertiti di tutti i presenti.
“E’ colpa sua!” Urlarono all’unisono, puntandosi un dito contro, riprendendo a bisticciare e Juls rise come non mai, costatando che non erano cambiati di una sola virgola.
Al e Elisabeth erano sempre pronti a litigare per le cose più stupide, comportandosi come due bambini capricciosi, ma i più uniti quando si trattava di confortare l’altro per qualunque cosa. Lucas era rimasto lo stesso, sempre pronto a mettere fine ai loro litigi e a far rimanere il gruppo unito e pacifico. E Will, lui era unico.
“Ragazzi basta!” Urlò la castana, zittendoli e facendoli voltare verso di sé confusi per il tono arrabbiato che aveva utilizzato e “Mi siete mancati, idioti.” Rise divertita, sentendo i quattro imprecarle contro e stringerla nuovamente in un caloroso abbraccio.
Si guardarono negli occhi, come a voler imprimere il ricordo dei loro visi, come a voler memorizzare quel momento di ricongiunzione, come a volersi ricordare che per qualunque cosa, anche a chilometri di distanza, ci sarebbero stati l’uno per gli altri.
E poi qualcosa balzò in mente a Julien, che con uno scatto improvviso si voltò alle sue spalle, incontrando i visi di quei cinque ragazzi che nella sua permanenza in Inghilterra l’avevano fatta star bene.
L’avevano accolta con amore, l’avevano abbracciata nei momenti più brutti e senza fare domande, l’avevano lasciata integrare fra di loro senza pressioni, l’avevano fatta sentire a casa.
Sorrise dolcemente davanti ai loro sguardi incerti, facendogli segno di avvicinarsi e lentamente lo fecero, fino a trovarsi gli uni davanti agli altri. L’imbarazzo era molto, ma certamente cosa aspettarsi da quattro ragazzi francesi che parlavano in modo impacciato l’inglese e un gruppo di ragazzi originari dell’Inghilterra?
“Emh, ragazzi loro sono i miei amici della Francia.” Disse gentilmente Juls, lasciandoli presentare con calma e notando il modo in cui non sembravano troppo intimiditi tra di loro, prendendo subito una certa confidenza.
In effetti presero tutti a parlare tra di loro, quando si spostarono per sedersi su un prato, iniziando a farsi domande a vicenda, parlando della loro vita e di cosa piaceva fare a ognuno di loro.
Ma poi si accorse di Louis, se ne stava in silenzio a osservarsi intorno senza mai intervenire, sembrava pensieroso, quasi triste, come se ci fosse qualcosa a disturbarlo.
“Lou?” Sussurrò la castana, per non interrompere gli altri, ma attirando comunque l’attenzione di Zayn che li osservò curioso, accorgendosi del modo in cui seppur seduti vicini non interagivano in alcun modo.
“Cosa?” Chiese sospirando quello, strappando qualche filo d’erba dal terreno e giocandoci annoiato, evitando in modo palese il suo sguardo.
“Qualcosa non va?” Domandò preoccupata la ragazza, prendendogli il viso con una mano, facendolo voltare verso di sé e rimanendo quasi sbigottita dai suoi occhi fin troppo scuri e tristi.
“Nulla, ora scusate ragazzi non mi sento molto bene, alla prossima.” Farfugliò alzandosi da terra, con un sorriso tirato stampato in viso e prendendo a camminare in modo veloce lontano da loro, incurante dei richiami da parte del riccio.
“Scusate, spero ci sarà un’altra volta per continuare a parlare.” Disse velocemente Harry, salutando i presenti con qualche pacca sulle spalle e con un bacio sulla guancia per Julien, per poi correre frettolosamente dietro al castano ormai lontano. Tutti rimasero in silenzio ad osservarli, mentre bisticciarono un po’, prima che scomparissero dal loro campo visivo.
“Spero non ci siano problemi per la nostra presenza.” Sussurrò Al, grattandosi la nuca imbarazzato, osservando i suoi amici negli occhi e notando che erano perfettamente d’accordo con lui.
“No, non vi preoccupate.” Intervenne Liam, cercando di riprendere il discorso che si era interrotto e fingendo che tutto andasse bene, ma la tensione divenne palpabile anche a metri di distanza.
Zayn sospirando abbracciò Julien, baciandole una tempia, tenendola stretta fra le sue braccia, nonostante sentisse lo sguardo di Will bruciargli sulla pelle. Come se fosse infastidito da quel contatto, ma al moro non importava, aveva conosciuto la castana in questi mesi e avevano stretto un legame forte, un legame importante quasi fraterno.
“Tranquilla, si risolverà tutto.” Biascicò contro il suo orecchio, accarezzandole il capo, prima di prendere a parlare tranquillamente con Niall e Lucas su qualche inutile argomento riguardante il calcio.
Eff sospirò, non troppo convinta della situazione, ma stampandosi un sorriso sul viso e iniziando a discutere con i sui amici, sperando che tutto sarebbe andato bene.
Passato o presente?
 
 
 
La stanza era sommersa dal buio, poiché era notte fonda e essendo rincasata solo in quel momento, non aveva avuto il tempo di aprire le imposte e lasciar passare i raggi lunari dalla finestre.
Aveva passato una serata con i suoi vecchi amici e Liam, Zayn e Niall, i quali accettarono gentilmente la proposta di unirsi a loro in quella sera, che si era prolungata fino a tardi.
Eppur erano stati bene insieme, avevano riso e scherzato, parlato e discusso su ciò che li accomunava e sarebbe stato tutto fantastico se Julien non avesse passato la serata con il pensiero fisso su Louis e Harry che si allontanavano velocemente da loro.
Si era chiesta più volte cos’avesse sbagliato, eppur la risposta non gli era mai arrivata, nonostante avesse riflettuto su tutto ciò che era successo. Era finita con il sentirsi in colpa, perché nonostante il suo caratteraccio, non poteva non ammettere che quei due erano parte importante della sua vita, seppur ci fossero entrati da poco.
Sospirando cercò di farsi strada nella stanza, raggiungendo il letto e privandosi del suoi vestiti, fino a rimanere in intimo e con una maglia abbastanza lunga da coprirle parte delle gambe. Guardò tristemente il letto su cui era sdraiato Louis, che addormentato le dava le spalle, non concedendogli nemmeno di guardare il suo viso.
Si avvicinò lentamente, facendo vacillare il materasso sotto il suo peso e scuotendolo leggermente, finché quello non aprì gli occhi irritato e non si girasse verso di lei assonnato.
“Cosa c’è, Julien?” Chiese esausto, puntando i gomiti sul materasso per farsi leva sugli avambracci, mettendosi in modo da poterla guardare negli occhi.
“Potrei farti la stessa domanda.” Disse lei, facendolo sbuffare spazientito mentre incrociava le gambe e si tirava in piedi, seduto in posizione eretta sul morbido materasso.
“Sei tu che mi hai svegliato, Julien.” Le fece notare, osservandola freddamente negli occhi, che nonostante il buio riuscì a scorgere dalla lambada accesa sul comodino, che procurava un filo di luce abbastanza fioca.
“Te ne sei andato senza nessuna spiegazione e mi tratti così, sei tu che hai qualcosa che non va.” Sbottò lei irritata, aggrottando le sopracciglia e arricciando goffamente il naso.
Louis la osservò sospirando, non riusciva neanche ad essere troppo arrabbiato con lei, era troppo tenera e dolce per trattarla male, ma era comunque deluso e non c’era alcuna soluzione per fargli cambiare idea.
“Va a dormire, Julien.” Disse, pronto a rigirarsi e riprendere il sonno interrotto qualche minuto prima, se non fosse per le mani fredde di lei che gli afferrarono velocemente il viso.
Portò la fronte contro la sua, facendolo sussultare per quella vicinanza improvvisa, mentre gli impediva di ritrarsi e ignorarla nuovamente.
“Non ho sonno, Louis.” Chiarì lei.
“Sono stanco.” Le rispose, facendola gemere frustrata.
“Smettila, Louis! Dimmi qual è il problema e smettila di ignorarmi.” Quasi urlò, ma dovette contenersi perché suo padre dormiva beatamente due stanze lontano dalla loro e se li avrebbe sentiti urlare, sarebbe accorso velocemente.
E Louis non resistette, spinse le sue labbra su quelle della ragazza, baciandola bruscamente, sentendola gemere per quel contatto rude, senza però allontanarlo da lei. Fece pressione su di lei, affinché si sdraiasse sul letto e lui potesse esserle sopra, accarezzandole il viso e stringendola contro di sé.
Il baciò divenne più dolce, più passionevole e la violenza iniziale andò perdendosi nel bisogno di sentirsi vicini e volersi a vicenda, come se fossero due cose sole unite per rappresentare un singolo.
Si allontanò leggermente, rimanendo ugualmente abbastanza vicino al suo viso da sentire i loro nasi sfiorarsi, prendendo a guardarla attentamente negli occhi, accesi da una scintilla che li rendeva ancor più belli.
“Il problema è che sei mia, solo mia.” Sussurrò Lou.
 
 



 
I’M HERE!!!
Salve, bella gente…
Eccomi qui con un nuovo capitolo, che spero vi piaccia, nonostante io non sia stata molto insicura sul pubblicarlo o meno, ma lascio a voi i commenti.
A dirla tutta a me neanche piace molto, anzi fa schifo ma per questioni di tempo l'ho dovuto pubblicare.
Mi scuso per eventuali errori, che correggerò non appena avrò tempo, perché vado davvero di corsa, ho un intero programma di economia da studiare e tre capitoli di diritto da ripetere… Ottima mossa ridursi all’ultimo giorno, vero?
Vi prego di lasciare qualche parere, perché è davvero importante e inizio davvero a dubitare su ciò che scrivo, dato che sembra non importi a molti.
Solito angolo dove vi propongo qualcosa?
Bene, vi consiglio di leggere: Ma le stelle quante sono, di Giulia Cercasi. Non ve ne pentirete, la storia è a due facce, ovvero c’è sia il punto di vista di Alice e quello di Carlo. Una storia d’amore stupenda.
Ora scappo, ve se ama.
Baci. x
-I am a little nerd_ok.
Twitter: https://twitter.com/ (Contattatemi per qualcunque cosa)

 
  
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