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Autore: Amaya12    24/11/2014    3 recensioni
- Inoltre, io credo nell'amore. Tu no? - Domandò incurvando le labbra sottili nel suo solito dolce sorriso.
Menma lo studiò per un momento; per quanto tempo potesse passare, non si sarebbe mai abituato della sua presenza sempre al suo fianco. Né avrebbe mai pensato di meritarla.
- A volte penso davvero di non poter far a meno di crederci. -
Coppia principale: MenmaxCharaSasuke, accenni SasuNaru.
È la prima storia che scrivo su questo fandom, spero vi piaccia:)
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Menma Uzumaki, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU, Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Salve a tutti:)

sono Amaya e questa è la prima ff che posto su questo fandom che, fra l'altro, è anche il mio preferito; nonché la seconda in assoluto e la più lunga che abbia mai scritto.

La dedico ad uno dei più cari amici io abbia mai avuto e mai avrò che proprio oggi ha compiuto gli anni: tanti auguri Manuel!

Che dire, abbiamo un Menma, un CharaSasuke che qua si chiamerà Hachi (<--- ci ha impiegato un pomeriggio intero a cercare un nome di animale che suonasse bene in giapponese ), ossia ape ed abbiamo anche Sasuke e Naruto, che dovevano esserci per forza nella mia storia ^^

Ho adorato alla follia i personaggi del mondo parallelo in Road to Ninja e spero di poterveli fare apprezzare in questo mio primo esperimento.

Mi piacerebbe molto scrivere una long su di loro, ma chissà...

Per ultima cosa, vorrei ringraziare Kasumi22 per avermi betata e fatto morire dal ridere con i suoi commenti e la mia nee-san che mi segue sempre da lontano:)

Per eventuali errori, cambiamenti rating/note/generi, fatemi sapere;)

 

Spero vi piaccia:))

 

 

L'unico e solo

 

Menma, quattro anni, capelli neri e nasino all'insù, spalancò per l'ennesima volta quella notte gli occhioni blu scuro e fissò il soffitto della sua camera.

La luce leggera dei lampioni nella stradina sottostante filtrava fra i buchi delle tapparelle, provocando strani giochi d'ombre sull'armadio giallo limone posto davanti al suo letto.

Sospirò.

Era inutile, proprio non ci riusciva a dormire.

Spostò lo sguardo alla testolina bionda del gemello, raggomitolato fra le lenzuola celesti del suo letto, che di tanto in tanto emetteva qualche borbottio indistinto sprimacciando il cuscino bianco ed abbracciando poi Kyuubi, il peluche a forma di volpe che aveva da quando era nato.

Sì, Naruto era sempre stato fantasioso nel dare nomi.

Menma gli aveva sempre invidiato quel suo modo di addormentarsi così, all'improvviso e profondamente, completamente dimentico di tutto ciò che non fosse il sonno.

Domani avrebbero iniziato il primo anno all'asilo di Konoha e la prospettiva di tutti quei cambiamenti che ne sarebbero seguiti, di tutti i pomeriggi e le mattinate che non avrebbe più potuto passare a giocare e litigare al parco da solo con il suo aniki e, soprattutto, di tutti quei nuovi bambini con i quali avrebbe dovuto fare conoscenza il giorno seguente, lo spaventava a morte.

Si alzò lentamente dal proprio letto e percorse il più silenziosamente possibile il corridoio in piastrelle bianche, fino ad arrivare davanti alla porta della camera dei genitori.

Appoggiò una mano alla maniglia in ottone e prese un paio di respiri profondi prima decidersi infine ad abbassarla.

Minato e Kushina Uzumaki dormivano l'una affianco all'altro, con Minato che le cingeva mollemente la vita con un braccio e lei con il capo abbandonato contro la spalla di lui.

- Okaasan...? - La chiamò piano scuotendola per una spalla. - Okaasan, svegliati... -

La donna fece sfarfallare un paio di volte le palpebre prima di aprire leggermente infastidita gli occhi grigio scuro guardando con aria smarrita la figura del bambino che pareva un fantasma in piedi al suo capezzale.

- Menma...? - domandò confusa, ancora mezza addormenta. - Che succede, piccolo? Hai fatto un brutto sogno? Ti fa male qualcosa? - Chiese ancora, scrollandosi poi piano di dosso il braccio del marito per mettersi seduta, vedendo il bambino scuotere leggermente la testa in segno di diniego.

Per un po' non disse nulla, tenendo i pugni serrati ed evitando lo sguardo della madre che lo studiava apprensiva; l'unica cosa ad interrompere il silenzio fra i due era il lieve russare di Minato.

- E se non mi piacciono; o, peggio, se io non piaccio a loro? - Mormorò, cedendo infine all'ansia che gli aveva bloccato le parole in gola, continuando tuttavia a non guardare la madre: si vergognava di avere così tanta paura di qualcosa che sembrava non sfiorare minimamente il gemello.

Kushina lo studiò per un momento perplessa, per poi sorridere divertita alla scenetta e portarsi una ciocca cremisi dietro l'orecchio.

- E perché mai non dovresti piacere? - Gli chiese dolcemente, accarezzandogli affettuosamente le ciocche scure e facendogli così rilassare lentamente le spalle. - Sei un bambino buono ed hai un gran cuore; l'ultima cosa di cui dovresti preoccuparti è non piacere alle persone. Comunque, - continuò con aria cospiratoria, - non c'è alcun bisogno che tu abbia chissà quanti amici... -

Menma spalancò gli occhi a quelle parole. - Da- davvero? -

- Ma certo! Anzi, ti dirò di più: ne basta anche solo uno, purché sia fidato e ci tenga a te quanto tu a lui. Il tuo unico e solo. - Affermò decisa Kushina dandogli un buffetto sul naso, provocando così un piccolo sorriso nel bambino. - Ora vai a dormire, su! Domani ti aspetta un grande giorno! -

Menma procedette nuovamente a tentoni nella sua stanza, chiudendosi silenziosamente la porta in legno d'acero alle spalle e percependo il vago – Mmmh... Ramen... - da parte di un Naruto ancora dormiente; prima di sdraiarsi a sua volta a letto.

Aveva una missione: domani avrebbe trovato almeno un amico e sarebbe stato felice così.

 

 

 

Menma, quattro anni, capelli neri e nasino all'insù, strinse per l'ennesima volta quella mattina la manina paffuta di Naruto che, sorriso che andava da un orecchio all'altro e parlantina continua, sfrecciava da una parte all'altra dell'asilo di Konoha trascinandoselo dietro.

- … è strano che tu continui a starmi appiccicato, e dire che non sei mai stato timido! - Commentò allegro il più grande ridendo solare e puntando al prossimo gruppo di bambini ai quali non si era ancora presentato.

L'altro arrossì furiosamente a quelle parole: Menma non era timido ed era assolutamente impossibile che il suo aniki potesse essere più coraggioso di lui, ne andava del suo orgoglio.

Mollò quindi finalmente la mano dell'altro e, con fare superiore, rispose all'occhiata perplessa di Naruto con un: - Vado in cortile. - voltandogli le spalle e procedendo a testa alta in mezzo a quella marea di bimbi, sotto lo sguardo divertito del gemello.

Ah, il suo otouto era così divertente!

Menma si afferrò con forza il polso sinistro, avanzando per quel luogo sconosciuto sentendosi terribilmente a disagio senza la stretta calda del fratello ad accompagnarlo e temendo incredibilmente tutti quei bambini che sembravano guardarlo storto.

Notando poi una nicchia vicino allo scivolo vuoto, decise di nascondersi lì per il momento; per prendere coraggio e, soprattutto, per non perdere la faccia con il fratello che, sicuramente, lo avrebbe preso in giro vedendolo tornare con la coda fra le gambe.

Dalla nicchia riusciva a vedere il cielo di un azzurro talmente limpido da sembrare irreale e l'erba verde costellata da gocce di rugiada; si fermò ad osservare un coleottero zampettare in cerca di cibo perdendosi nei suoi pensieri.

Questo fino a quando un bambino moro non cadde letteralmente ai suoi piedi.

- Nii-san, sei un idiota! - Urlò dalla sua posizione semi-sdraiata mettendosi a sedere e guardando con astio quello che probabilmente era il suo “nii-san”, ma che Menma non riusciva a scorgere.

Le spalle dello sconosciuto cominciarono a tremare mentre abbassava il viso come a voler nascondere la sua espressione con i capelli talmente scuri da avere dei riflessi blu sotto il sole cocente di aprile.

- E'... tutto okay? - Gli domandò Menma esitante, avvicinandosi e poggiandogli una mano sulla spalla sottile.

L'altro alzò il viso latteo mostrandogli un paio di profondi occhi neri dal taglio a mandorla, lucidi per le lacrime trattenute, ed annuì lentamente con le labbra sottili ancora incurvate in un piccolo broncio.

- Che succede? - Chiese ancora, dopo qualche minuto in cui erano rimasti silenziosi a studiarsi.

- Mio fratello è uno stupido. - Rispose l'altro incupendosi ulteriormente e facendo ridere il compagno. - Perché ridi? E' vero. -

- Beh, è divertente, - Si asciugò una lacrimuccia che gli era sfuggita dal troppo ridere. - Perché vedi, anche mio fratello è uno stupido. - Replicò Menma facendogli l'occhiolino e suscitando così una piccola risatina nel bambino dagli occhi scuri. - Mi chiamo Uzumaki Menma, e tu? -

L'altro guardò per un attimo indeciso la mano che gli era stata porta, prima di stringerla con fermezza – Uchiha Hachi. Diventiamo amici. -

 

 

Kushina Uzumaki osservava pensierosa i suoi due figli dallo specchietto della sua Ford rossa fiammante.

Naruto, come al solito, ciarlava allegramente della sua prima giornata all'asilo e di tutti i bambini con i quali aveva stretto amicizia; Menma invece se ne stava zitto, i capelli scuri a coprirgli parzialmente il viso, lo sguardo assorto.

- … e poi c'era questo bambino che sembrava il più antipatico di tuuutti, ma in realtà non è poi così male, anzi... Oggi siamo diventati migliori amici ed abbiamo passato tutta la giornata insieme! Non vedo l'ora di incontrarlo di nuovo domani; si chiama Saké! - continuò entusiasta Naruto, non notando che la madre si era mezza strozzata mentre tentava di non lasciar trasparire la risata che le stava nascendo in gola alla parola saké.

- Nacchan, credo che tu ti stia sbagliando... non penso si chiamasse Saké, probabilmente ti starai confondendo... E tu, Menma, ti sei fatto qualche amico? - domandò infine facendo sobbalzare l'interpellato che arrossì lievemente sentendosi chiamare in causa.

- Be', ecco, credo di sì... si chiama Hachi e sembra molto gentile e simpatico. - rispose Menma facendo sorridere la donna in risposta e ripensando al pomeriggio che avevano passato a giocare e chiacchierare sul loro scivolo. Sì, perché ormai quello era diventato il loro scivolo.

Forse potrebbe essere lui il mio unico e solo, aggiunse mentalmente fra sé, ricordando le parole pronunciate da sua madre quella notte.

 

 

Le settimane passarono e Menma non incontrò mai Saké – esatto, Naruto si ostinava ancora a chiamarlo così -; né Naruto ebbe quindi mai il piacere di conoscere Hachi.

Le giornate trascorrevano felici e spensierate per i gemelli; questo finché, inevitabilmente, non avvenne lo scontro.

Una mattina Kushina – dopo aver minacciato più volte Naruto, che non si svegliava neanche con le cannonate – era riuscita per una volta a portarli in anticipo all'asilo; questo anche perché poco dopo avrebbe avuto un meeting di lavoro con i rappresentanti di una società tedesca e non poteva proprio arrivare in ritardo.

Menma ne era stato incredibilmente felice perché sapeva che, a differenza sua, Hachi tendeva ad arrivare sempre perfettamente in orario, se non addirittura in anticipo e quindi sperava di poterlo incontrare un po' prima quella mattina.

Non appena sua madre accostò e lui scorse vagamente fuori dal finestrino i capelli neri del suo amico acconciati in quella strana maniera con le ciocche davanti più lunghe e dietro corte che puntavano all'insù, scese immediatamente dalla vettura chiamandolo.

- Hachi! Ehi, sei già qui! Sono proprio contento di vederti! - L'altro si voltò nella sua direzione e gli sorrise contento fermandosi; facendo così saltare un battito al cuore di Menma, che non si era ancora abituato a quanto il suo amico sembrasse irreale, come se fosse stato disegnato dal pennello di un pittore amante dei contrasti.

- Non ti aspettavo così presto. Hai visto alla fine quel programma di cui stavamo parlando la volta scorsa? -

Menma stava per annuire, quando venne interrotto dalla voce squillante di Naruto che, vedendolo, urlò un assordante: - Sakééé! - prima di saltargli addosso abbracciando il povero Hachi, il quale si ritrovò a stringere fra le braccia – parecchio perplesso, non c'è che dire – la figura in negativo di Menma.

Che succede?, sillabò attonito quest'ultimo ricevendo dall'amico un'altrettanto attonita scrollata di spalle.

-Ehi Nacchan, mollalo! - Gli intimò furioso Menma; non avrebbe mai perdonato Naruto se avesse osato portargli via il suo unico e solo.

Il gemello lo guardò a metà fra il perplesso e il divertito, continuando a tenersi attaccato d un braccio di Hachi.

- E perché mai dovrei...? - Cominciò Naruto prima che un bambino moro identico ad Hachi arrivasse e lo squadrasse dalla testa ai piedi con aria infuriata per poi agguantare il biondo per una spalla e scostarlo dal gemello.

- Non riesco a credere che tu mi abbia scambiato per mio fratello! - Naruto lo fissò costernato, notando solo vagamente Menma prendere per mano quello che, fino a tre secondi prima, era stato convinto essere il suo migliore amico.

- … Saké...? - fece quindi perplesso, continuando a studiarlo da capo a piedi, mentre cercava di scovare le differenze fra i due e vedendo per la prima volta un piccolo neo sullo zigomo sinistro del bambino che aveva precedentemente abbracciato e che, ne era sicuro, fino al giorno prima, non c'era mai stato sul suo migliore amico.

- Credo ci sia stato un malinteso, - cominciò Hachi conciliante dopo qualche attimo di teso silenzio. - Io mi chiamo Hachi e solo il gemello di Sasuke; nonché migliore amico di quello che, a quanto pare, è il tuo di gemello. -

Naruto lo osservò stupito per poi ridere allegro; mentre Menma arrossì furiosamente, segretamente contento di quelle parole.

- Io invece sono Naruto, 'ttebayo! - si presentò baldanzoso, prendendo poi a braccetto entrambi i gemelli Uchiha ed avanzando verso l'entrata dell'asilo di Konoha, trascinando così a sua volta Menma, che ancora non aveva lasciato la manina fresca di Hachi. - Conosciamoci meglio! -

Affermò entusiasta, provocando così uno “tsk” falsamente scocciato di Sasuke che commentò semplicemente con: - Dobe... -

 

 

Menma, quattordici anni, capelli neri e spettinati adagiati scompostamente sul cuscino del suo letto e nasino all'insù, osservava incantato il suo migliore amico sdraiatogli accanto.

I capelli corvini lunghi davanti erano sparsi scompostamente sul cuscino, uno splendido contrasto con la pelle bianca del viso e del lungo collo sottile; gli occhi neri e profondi incatenati a quelli blu scuro del ragazzo.

Entrambi adoravano quelle serate, quando se ne stavano a casa di uno o dell'altro, scacciando i fratelli nella casa rimasta libera e trascorrendo così la notte insieme.

Passavano il tempo chiacchierando e facendo zapping, di tanto in tanto beccando un film horror decente e fingendo di guardarlo, quando in realtà continuavano a fare battutine sulle minime cose che, spesso e volentieri, si concludevano con una guerra di solletico.

A volte, quando ormai si facevano le quattro del mattino e si erano scolati un litro di thè caldo a testa, si mettevano in cucina a giocare a giochi di società o a carte finché non crollavano entrambi addormentati sulle sedie di legno con la faccia spalmata sul tavolo.

Quando poi la mattina dopo si svegliavano con un torcicollo pazzesco e crampi per tutto il corpo, non potevano fare a meno di pensare che ne fosse valsa la pena.

Quella notte si erano stancati relativamente presto ed avevano deciso di andare a letto già alle tre, per poi studiarsi silenziosamente, come se non si conoscessero reciprocamente alla perfezione dopo più di dieci anni passati insieme; e a spezzare di tanto in tanto quei lunghi silenzi con qualche discorso, a volte sciocco e privo di significato, a volte talmente profondo e sincero da aver bisogno di un silenzio ancor più lungo per assimilarne meglio il significato.

- Hachi. - Lo richiamò ad un certo punto Menma, vedendolo chiudere piano gli occhi e non volendo che la serata si concludesse di già. - Perché tu... - esitò un attimo, tentando di dare un tono casuale alle sue parole, - … perché tu non hai ancora una ragazza? Insomma, piaci parecchio e mi sembra un po' strano. -

L'altro si girò supino e si coprì stancamente gli occhi con l'avambraccio sinistro, ormai prossimo al sonno. - Non saprei... forse perché non mi interessano...? -

Sospirò stancamente, scostandosi dal volto l'avambraccio per incontrare gli occhi blu dell'altro che, nella stanza fiocamente illuminata dalla luna, sembravano quasi neri. - Inoltre, io credo nell'amore. Tu no? - Domandò incurvando le labbra sottili nel suo solito dolce sorriso.

Menma lo studiò per un momento; per quanto tempo potesse passare, non si sarebbe mai abituato della sua presenza sempre al suo fianco. Né avrebbe mai pensato di meritarla.

- A volte penso davvero di non poter far a meno di crederci. -

 

 

Menma, sedici anni, capelli neri incollati al volto a causa della pioggia e nasino all'insù, studiò fermo nel bel mezzo della strada il suo migliore amico mentre baciava quella che, probabilmente, era la quinta ragazza diversa per quella settimana.

Se ne stava fermo e non riusciva a muoversi; gli faceva male il petto come se fosse stretto in una morsa, gli veniva da vomitare e si sentiva soffocare al contempo.

Non importava il fatto che quella storia – di Hachi e le molteplici ragazze con cui stava insieme contemporaneamente – andasse avanti da tre mesi ormai, non riusciva proprio ad accettarla.

Non riusciva credere che Hachi, lo stesso che da bambino, quando litigava con i fratelli non riusciva proprio a non mettersi a piangere; lo stesso che aveva sempre tenuto molto conto dei sentimenti degli altri, spesso anche più dei propri, ora si divertisse ad usare tutte quelle ragazze, regalando rose e facendo credere loro di essere speciali.

Che cosa è cambiato?

Quella domanda gli girava in testa da tempo ormai. Dio, erano passati dal vedersi ogni giorno, al parlarsi, se andava tutto bene, una volta alla settimana. E sì, era pur vero che stavano entrambi crescendo ed erano entrambi in cerca di nuove esperienze; ma allora perché invece Naruto e Sasuke in tutti quegli anni, invece che allontanarsi l'uno dall'altro, sembravano avvicinarsi sempre più? Ormai Sasuke passava più tempo a casa di Menma, che Menma stesso.

La pioggia gli sferzava violentemente il volto mentre osservava Hachi ed una ragazza bruna separarsi un attimo per riprendere fiato, per poi iniziare un secondo round di apnea.

Menma si passò una mano sulla guancia, guardando una goccia d'acqua rimasta intrappolata nel suo polpastrello.

Per un attimo si chiese se fosse una lacrima.

 

 

Naruto udì distintamente la finestra della cucina sbattere violentemente a causa del forte vento.

- Sas'kèèèè! - Urlò mentre lanciava occhiate apprensive al fuoco impazzito nel caminetto davanti a sé. - Chiudi quella dannata finestra! Io qua sto rischiando la vita! -.

Sasuke arrivò poco dopo, guardando sprezzante il suo, da tre mesi a quella parte, ragazzo-dobe; per poi chiudere tranquillamente la finestra che continuava a sbattere violentemente contro l'anfisso e tornare in salotto.

- Menma è ancora fuori, giusto? Torna a casa o...? - Gli chiese salendo sul divano, già progettando futuri programmi interessanti.

- Sì, e dovrebbe tornare tra poco con questo tempo... Sfortunatamente non possiamo fare niente quindi. - Rispose Naruto, accoccolandoglisi affianco e gettando addosso ad entrambi la coperta di pile.

Sasuke rimase impassibile, imbronciandosi però mentalmente; era da tempo che non passavano una serata da soli senza seccature fra i piedi.

- È un peccato che tra mio fratello ed Hachi stia andando tutto a rotoli, e dire che per un periodo ho anche pensato che si sarebbero messi insieme prima di noi...- Continuò il biondo rattristandosi a quel pensiero e sprofondando ulteriormente con il viso contro il petto di Sasuke, che restò nel suo solito silenzioso assenso, passando le mani lungo le cosce snelle e sode del compagno fino ad arrivare ai fianchi morbidi per poi tornare indietro.

- Aspetta un attimo! - Esclamò improvvisamente Naruto balzando di colpo seduto dopo un paio di minuti di silenzio, con un enorme sorriso estatico che andava da un orecchio all'altro.

Sasuke rabbrividì: mai, mai fidarsi del dobe quando aveva quell'espressione da ebete dipinta in faccia.

- Ho paura... - mormorò infatti fra sé infilandosi stancamente una mano fra i capelli.

- Ma che dici?! Guarda che questa volta si tratta davvero di un piano geniale! Sono sicuro che si amino, ora noi dobbiamo solo farglielo ammettere! -

Sasuke sospirò, non del tutto pronto ad ascoltare il “piano geniale” e studiando l'espressione decisa sul volto del compagno, sapendo ormai da anni che ogni singola idea di Naruto non poteva che portare guai.

E questa non avrebbe fatto eccezione.

Affatto.

 

 

Menma lanciò un'occhiata caustica al gemello: erano cinque giorni che si ritrovava i suoi occhi celesti a fissare ogni suo minimo movimento.

In classe.

In palestra.

Duranti i suoi allenamenti di kick boxing.

In cucina.

Nella sua camera.

Quando girava in città.

Nel pub dove di tanto in tanto prendeva da bere con gli amici.

Mentre dormiva.

Va bene essere protettivi, ma qui si stava esagerando.

Nacchan passa troppo tempo con Sasuke. E' tutta colpa dell'Uchiha, come sempre.

Si convinse il moro mentre chiudeva l'armadietto dopo aver tirato fuori le scarpe di ricambio per l'interno della scuola, ripromettendosi di fare un bel discorsetto a quell'idiota facilmente influenzabile del fratello.

Diavolo, ieri lo aveva beccato a guardarlo fisso mentre era a mollo nella vasca da bagno! E se non era strano quello, Menma non sapeva proprio cosa potesse esserlo.

Se non fossero stati fratelli, lo avrebbe denunciato per staking.

Attraversò svelto il corridoio che lo avrebbe portato alla sua classe, facendo di tanto in tanto un cenno di saluto ad altri ritardatari cronici come lui, che si aggiravano in fretta per il corridoio, la maggior parte di loro indecisa se fosse il caso o meno di entrare in classe.

Lanciò un'occhiata di sfuggita all'orologio; niente da fare: erano le 8.15 e venti minuti di ritardo non glieli avrebbe perdonati nessuno, tanto valeva passare i successivi trenta in bagno a giocare a Candy Crush. Che vita triste.

Sperava solo che Naruto avrebbe avuto il buon senso di non mettersi a disturbarlo anche durante quella piccola pausa dal mondo esterno.

Estrasse dalla tasca dei pantaloni grigi della divisa il suo smartphone, pronto alla battaglia, quando suo fratello gli balzò improvvisamente davanti con quella sua solita aria da idiota esclamando allegramente un: - OTOUTOO! -; e facendogli così perdere la presa sul suo amato telefono che cadde a terra con un triste “Clung”.

Menma tirò un paio di respiri profondi tentando di calmarsi stingendo e rilassando più volte le mani chiuse a pugno. Non puoi ucciderlo, Menma, è tuo fratello... Certo, potresti pur sempre dare la colpa all'Uchiha, dopotutto l'aria da pazzo omicida l'ha sempre avuta...

- Che succede, Nacchan? -

- Nulla, otouto! - rispose mantenendo il sorriso largo, non cogliendo lo sguardo d'odio che l'altro continuava a rivolgergli dopo aver notato una minuscola crepa sullo schermo del telefono. - Pensavo solo che potremmo passare l'ora insieme nell'aula di artistica! È da un bel po' che non ci facciamo una chiacchierata solo noi due soli, non credi? -

Menma lo osservò sospettoso. - Per questo continui a seguirmi e fissarmi ovunque vada? Per una banale chiacchierata? -

- M-ma di che parli? Figurati se io mi metto a seguirti... - Ridacchiò grattandosi nervosamente la nuca, vizio che aveva sin da bambino ogni qual volta veniva colto in fallo. - Allora, andiamo?

Il minore lo soppesò per un istante prima di seguirlo per il corridoio fino ad arrivare davanti alla porta dell'aula.

- Che fai, non la apri? - Gli chiese perplesso Menma vedendolo esitare con la mano sulla maniglia.

- Ehm... Ecco, non so perché ma ho come la sensazione che ci sia qualcuno là dentro. - Notandolo accigliarsi ancor di più, aggiunse speranzoso: - Non senti delle voci...? -

In realtà no... , stava per rispondergli, per poi sospirare mentalmente e cercare di cogliere anche il più piccolo suono e... sì, effettivamente se si accostava a sufficienza alla porta, un vago chiacchierio lo sentiva.

- Quindi che vuoi fare...? Andiamo in bagno a parlare? - Naruto spalancò gli occhi celesti in preda al panico.

- No! Voglio dire, - continuò Naruto vedendolo inarcare un sopracciglio, - potremmo rimanere ad origliare... - Ma allora è davvero uno stalker! - Credo di aver sentito la voce del teme, ecco! - Concluse in fretta Naruto, ormai al culmine della disperazione.

- Va bene allora... - accettò infine Menma, per poi accucciarsi e tentare di scorgere le due figure attraverso il buco della serratura della porta, mentre il gemello teneva l'orecchio incollato al legno.

- Nacchan, mi sa che hai ragione, quello è proprio Sasuke. Mentre l'altro... - Menma strinse gli occhi sperando di non stare vedendo chi credeva di vedere. - … Hachi? -

Entrambi stettero zitti cercando di cogliere le parole che si scambiavano, finché non udirono distintamente un: - … come Menma – pronunciato da Sasuke, facendo così emettere ad entrambi inconsapevolmente uno squittio eccitato.

- Che c'entra Menma, adesso? - Domandò nervosamente Hachi, sgualcendo i bordi della camicia bianca.

- Nulla. - Rispose impassibile Sasuke. - Credo solo che sia un bene che ora vi odiate, non ha mai avuto una buona influenza su di te. -

Ma che dici, teme?! Tu dovresti fargli ammettere di amarlo! Così non si va da nessuna parte! Gli urlò mentalmente contro Naruto, accorgendosi solo vagamente che il fratello si era irrigidito a quelle parole, rattristandosi.

- Io... non è assolutamente vero! Lui non aveva alcuna influenza negativa su di me! E poi non mi odia! - Hachi si tormentò insicuro il bordo del pullover giallo limone della divisa. - Insomma, perché dovrebbe? - Aggiunse a bassa voce.

- Perché sono mesi che non vi parlate...? Perché sembra che tu preferisca di gran lunga la compagnia di tutte quelle ragazze alla sua...? Perché, probabilmente, chiunque si aspetterebbe che dopo dodici anni passati insieme, uno sia in grado di chiudere in modo decente un rapporto...? O forse, perché ormai è talmente palese che lui ti abbia dimenticato, che l'unico a non essersene ancora accorto sei tu...? - Replicò Sasuke lanciandogli un'occhiataccia, per poi sospirare stancamente fra sé e concludere con l'ultima stoccata. - Ti ripeto, comunque, che per me non ha alcuna importanza. Anzi, ne sono felice. Quel... coso non ti meritava e, soprattutto, non è mai stato alla tua altezza e lo sai benissimo. -

Naruto dall'altra parte della porta fischiò piano stupito, passando gentilmente un braccio attorno alle spalle del gemello sentendolo tremare mentre tratteneva di colpo il respiro.

Capiva la tattica del suo ragazzo: portare al limite il fratello finché non gli avesse detto la verità; ma aveva paura di cosa avrebbe potuto rispondere Hachi e sapeva benissimo che Menma ne sarebbe potuto uscire a pezzi.

- Questo non è vero! - urlò improvvisamente il più piccolo degli Uchiha con gli occhi sbarrati che fissavano con furia il fratello e i pugni stretti contro i fianchi. - Certo, si litiga, ma è normale, no? Fra amici succede spesso, dopotutto... L'importante è sapersi chiedere scusa! Sono io a non meritarlo e sono sempre io ad essergli inferiore e se osi ripetere ancora una volta una sciocchezza del genere, ti prendo a pugni. Sono uscito con tutte quelle ragazze perché il nostro rapporto si stava facendo fin troppo profondo e ne avevo paura. Per tutta la mia vita non ho fatto altro che aggrapparmi agli altri. - Sospirò, incurvando le labbra in un sorriso autodenigratorio. - Sono proprio un perdente, non faccio altro che piangere e lamentarmi; quindi, l'unico qui a meritarsi davvero i tuoi insulti, sono io. -

Tutti trattennero il fiato a quelle parole; Naruto ancora con il braccio a cingere le spalle del gemello, Menma che aveva alzato stupito di colpo il viso e Sasuke che osservava addolorato l'espressione triste del fratello che tirava lunghi sospiri strozzati, cercando di camuffare i singhiozzi.

Gli poggiò dolcemente una mano sulla testa china, percependo distintamente fra le dita le ciocche scure identiche alle sue. - Da quanto tempo sei innamorato di lui? -

Hachi alzò lo sguardo, sorridendogli amaramente, sulle labbra una sola risposta: - Da sempre. -

 

 

Menma, diciotto anni, capelli neri scompigliati da dita affamate e nasino all'insù, fu accolto da un altro dei numerosi gemiti del compagno, che muoveva scompostamente i fianchi in preda al piacere.

Si spinse nuovamente in quel corpo caldo e candido, che presentava però segni rossi sul collo e sul pettorale sinistro, sullo stomaco e vicino all'avvallamento dell'ombelico, fino al fianco morbido; quasi a segnare una mappa del suo passaggio.

Menma lo amava e lo avrebbe sempre amato; per quanto il tempo potesse passare e loro cambiare, lo avrebbero fatto insieme, l'uno accanto all'altro, senza mai lasciarsi.

Hachi sotto di lui spalancò gli occhi scuri, incatenandoli a quelli blu del compagno, adombrati dal piacere, passandogli le dita affusolate lungo la schiena e percependo i muscoli tonici contrarsi ad ogni spinta nel suo corpo.

- Ti amo, Hachi. - Gli sussurrò Menma sulle labbra rosse, normalmente pallide e sottili ma ora gonfie per i baci, svuotandosi dentro di lui. L'altro serrò con forza le palpebre, le lunghe ciglia corvine ad ombreggiargli le guance arrossate mentre lo stringeva in un forte abbraccio, venendo anche lui.

Quando ormai era tutto finito e Menma gli era praticamente crollato addosso, Hachi si tirò su sussurrandogli di rimando un: - Ti amo anche io -, e riempendogli il volto di baci, quasi a volerlo ringraziare, facendo stringere il cuore all'altro a quel gesto affettuoso.

Dopo di che gli si accoccolò contro il costato color biscotto e si addormentò di botto, facendolo così rabbrividire sentendo il respiro freddo contro la pelle nuda.

Menma osservò pensieroso la figura raggomitolata di Hachi, ancora non riuscendo a credere all'enorme fortuna che gli era stata concessa nell'averlo al proprio fianco.

Sapeva tutto di lui, dal modo in cui arricciava il naso quando era infastidito, al modo in cui sorrideva dolcemente alle persone che più amava, fino al fatto che quando mentiva tendeva a toccarsi distrattamente l'orecchio sinistro, ingannando tutti tranne che lui.

Hachi, il suo unico e solo.

Altruista, gentile, semplice, a volte dispettoso e un po' dispotico ed egoista di tanto in tanto; simpatico e solare, ma anche tranquillo e silenzioso.

In grado di darsi all'abbandono più totale ma anche di tenersi tutto dentro fino a scoppiare.

Insomma, una piccola contraddizione vivente.

E Menma non l'avrebbe voluto in nessun altro modo.

  
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