Niente.
Camminava con passo strascicato sui sampietrini scivolosi,
infrangendo sulla superficie di una pozzanghera il riflesso luminoso di un
lampione solitario.
Accanto a lui, Sai si muoveva lentamente, con la sua
solita e irritante andatura posata e composta. Il tempo era perfettamente
scandito dal suono sordo delle sue suole sulla pietra, che riecheggiava tra le
mura di quello stretto borgo.
Naruto si fermò improvvisamente,
voltandosi interrogativo verso l’altro. - Dimmi come fai -
Sai lo guardò di rimando, alzando scettico un
sopracciglio.
- Come hai fatto, oggi, a
guardare in faccia una madre e a dirle che suo figlio morirà in atroci
sofferenze? Come hai fatto, ieri, a domandare ad un
marito se donare voleva gli organi della moglie? Come fai
a devastarli così, senza una parola di conforto, senza una lacrima? -
Scosse le spalle. - Sono un medico, è
il mio lavoro. -
Naruto rabbrividì. Lo congelavano,
quegli occhi neri e freddi. Apatici. Lo congelavano, il suo cinismo e il suo distacco.
- Non provi pena? Non provi pietà? Ci sono persone, vite
umane, dietro ai puri casi clinici! -
Il giovane uomo rispose, con una semplicità che lo lasciò
sconcertato. - Io non sento niente. -
- Stai scherzando, spero -
- No. Penso proprio di no. -
- Allora perché fai il dottore, se non ti
interessano le persone? -
- Eseguo gli ordini -
Naruto si sentiva male dentro. Sapeva
che Sai aveva ricevuto un’educazione militare, ma non
credeva l’avesse condizionato fino a quel punto.
- Non senti niente... Mai? -
- Mai. -
Naruto caricò un pugno. Lo colpì di
sinistro sullo zigomo, con tutta la forza che aveva in corpo.
Sai cadde e rotolò a terra, senza
un'espressione sul viso tumefatto, mentre un rivolo di sangue gli macchiava le
dita bianche che aveva portato al volto. Avrebbe potuto, ma non si era difeso.
- Neanche adesso? Non provi nulla? -
- Solo un lieve dolore fisico -
Naruto camminò furioso verso di lui. Gli
si parò davanti, e lo afferrò per il bavero della giacca. Lo sollevò di peso,
fino ad avere il viso in linea col suo. Evitò di guardarlo negli occhi.
- Ancora niente? - Domandò al vuoto, prima di baciarlo con
una violenza che non credeva nemmeno di possedere. Strinse,
strofinò, morse.
Lui... Immobile.
Si allontanò di colpo, come se scottasse. Lo guardò come
se avesse appena compiuto qualcosa di troppo grave per essere
riparato.
Sai osservò il proprio cappotto,
che si era macchiato in quella breve colluttazione.
Poi lo fissò in viso, le labbra gonfie e la guancia sporca
di sangue.
- Niente. -
**
Well.
Sono sinceramente
stupita. Stupita e fiera di me. Ultimamente nei contest non mi piazzo mai sotto il quarto posto, e questo mi elettrizza a
dir poco :D
Anzi,
sono così soddisfatta che non mi interessa nemmeno
scoprire l’orrido voto dell’orrido saggio breve sull’olocausto. Ma io dico… Sull’Olocausto! Stiamo proprio allegri, come
primo compito di italiano! ;(
Ok, evito di rendervi partecipi delle mie sventure.
Fic dedicata a tutti gli studenti che
oggi sono scesi in piazza.
Cogito ergo Protesto!