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Autore: Rain_Flames    24/11/2014    17 recensioni
Niall Parker è il più giovane allenatore ad aver sconfitto ben due Leghe con l'utilizzo di soli tre pokémon.
Ora ha ventidue anni e per uno strano scherzo del destino deciderà di ricominciare tutto da capo per ritentare l'impresa con la Lega di Hoenn.
Quali saranno i suoi nuovi compagni di viaggio? Ma soprattutto quali nemici sarà costretto ad affrontare?
***dal primo capitolo***
[...]
Avevo soldi e fama, ma mi mancava tutto il resto. La frenesia, la voglia spasmodica di arrivare subito al top, non mi avevano fatto apprezzare la Regione: di tutti i posti in cui sono stato vi assicuro che non ne ricordo chiaramente nemmeno uno.
A che cos'era servito quindi stare su tutti i notiziari? A niente, tutti si sono subito scordati di me ed io sono rimasto con un pungo di mosche in mano.
C'è da dire un'altra cosa, amo i pokémon, li trovo dei compagni di viaggio stupendi ma non posso dire altrettanto delle persone: quelle tradiscono e tramano alle tue spalle e quando non riesci a fidarti nemmeno del tuo migliore amico, capisci che forse hai sbagliato qualcosa.
[...]
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
Capitoli:
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A trip through the truth

Chapter I
A Ronnie
perché anche la nostra amicizia è una continua avventura


«Dragonite, siamo arrivati» esclamai facendo atterrare il Pokémon tra le casette del piccolo villaggio della Regione di Hoenn.
Scesi piano dalla sua schiena ringraziandola per il viaggio e l'accarezzai con dolcezza, poi la feci rientrare nella sfera poké sistemandola sulla cintura.

«Ben arrivato!» mi salutò subito quello che doveva essere mio cugino «Sono Max, mia madre ci ha avvertito del tuo arrivo».
«Grazie mille» sorrisi «Io sono Niall. Niall Parker, il nonno mi ha dato il vostro indirizzo, spero di non disturbare».
«Assolutamente no, vieni pure» disse facendomi strada attraverso le case che erano immerse nel verde, la luce del tramonto colorava tutto di un pallido arancione ed io iniziai a capire che il detto “Città di una bellezza ineguagliabile” fosse davvero meritato.
«Quella a destra è casa nostra, mentre quello laggiù è il laboratorio del Professor Birch, domani ti ci accompagno» continuò velocemente «Io e mia sorella Vera non viviamo più qui da tanto, ma quando abbiamo saputo del tuo arrivo siamo venuti a trovare mamma» continuò allegro sistemandosi i grandi occhiali sulla punta del naso.
«Non serviva tanto disturbo, davvero, sono solo di passaggio» mi affrettai a precisare.
«Non capita tutti i giorni di avere come ospite il famoso Parker» sorrise aprendo la porta di casa.
Lo ringraziai ed inevitabilmente non potei fare a meno di auto compiacermi interiormente.
Appena entrato fui accolto da quella che doveva essere la sorellastra di mia madre e da sua figlia Vera.
Ero felice di conoscerli dopo così tanto tempo. Se avevo rincorso il sogno di diventare un Maestro Pokémon il merito era anche loro. Fin da piccolo il nonno mi aveva raccontato di Ash, un giovane allenatore partito da Biancavilla che stava girando il mondo per diventare il migliore ed io volevo diventare come lui, il più grande campione di tutti i tempi. Conoscere Max e Vera, che avevano condiviso un pezzo del viaggio con il ragazzo era davvero fantastico.
Erano passati quasi vent'anni da allora, e dopo quello che era successo alla famiglia del “Campione delle Leghe”, difficilmente si sentiva parlare di lui: dall'attentato organizzato dal Team Rocket la vita era cambiata per tante persone.
Il solo pensiero mi fece rabbrividire, ma fui subito distratto dall’ospitalità e dalla deliziosa cena che zia Caroline aveva preparato in mio onore. I due fratelli mi raccontarono alcune delle loro avventure più avvincenti ed io restai ad ascoltarli meravigliato e divertito. Nonostante i suoi quarant'anni -circa- Vera era ancora una donna bellissima e piena di vita. Si era trasferita a Porto Alghepoli per seguire la sua carriera come giudice nell'Arena delle Virtù e sinceramente non vedevo l'ora di assistere ad una di quelle gare. Max invece aiutava suo padre alla palestra di Petalipoli, alcune volte lo aveva persino sostituito durante degli incontri ufficiali, battendosi con abilità e bravura.
Io avevo solo ventitre anni, ma ero diventato famoso per aver sconfitto la Lega di Kanto con soli tre Pokémon. Ero stato portato in trionfo, mi avevano osannato, mi avevano adorato, mi avevano... illuso. Illuso che fossero quelle le cose importanti nella vita ed a diciassette anni non avevo ancora la maturità necessaria per affrontare tutto quello che mi circondava; sull'onda della notorietà ero subito ripartito e nel giro di pochi mesi avevo attraversato Johto, sconfitto tutti gli otto capi palestra e battuto anche quella Lega, sempre solo con i miei fidati Charizard, Dragonite e Gengar.
Avevo soldi e fama, ma mi mancava tutto il resto. La frenesia, la voglia spasmodica di arrivare subito al top, non mi avevano fatto apprezzare la Regione: di tutti i posti in cui sono stato vi assicuro che non ne ricordo chiaramente nemmeno uno.
A che cos'era servito quindi stare su tutti i notiziari? A niente, tutti si sono subito scordati di me ed io sono rimasto con un pungo di mosche in mano.
C'è da dire un'altra cosa, amo i Pokémon, li trovo dei compagni di viaggio stupendi ma non posso dire altrettanto delle persone: quelle tradiscono e tramano alle tue spalle e quando non riesci a fidarti nemmeno del tuo migliore amico, capisci che forse hai sbagliato qualcosa.
Perché è questo quello che era successo. Per la smania di sconfiggere la Lega di Johto ero partito all’improvviso, senza dire niente a nessuno, lasciando così indietro Shannon e Lauren, i miei migliori amici, per poi ritrovarmi con un pugnale conficcato in profondità nella schiena.
Non era tutta colpa loro, ammetto le mie responsabilità: non sono un ragazzo facile e probabilmente la notorietà mi aveva dato alla testa... diciamo pure senza il “probabilmente”, però dopo aver condiviso così tanto dal viaggio nella Regione di Kanto, non mi aspettavo che anche loro mi lasciassero solo.
Quello che mi fece più male era il loro fidanzamento. Shannon sapeva benissimo quanto fossi innamorato di Lauren: lo avevo stressato fin dall'inizio del nostro viaggio; ma quando tornai non si fece problemi nel dirmi che aveva comprato casa a Zafferanopoli per andare a convivere con lei.
Così mi ero ritirato alla Pensione Pokémon che gestiva mio nonno su Quartisola, all’interno del Settipelago e avevo fatto perdere ogni contatto: niente più interviste, niente più televisione, niente di niente.
Decisi di riordinare la mia vita e con i soldi ricavati dalla vincita alle Leghe comprai praticamente l’intera isola, ampliando l'attività di famiglia.
Avevo ritirato tutti i miei Pokémon dal PC di Bill e avevo permesso loro di vivere liberamente in quella che io consideravo una piccola riserva naturale. Piantai alberi di bacche e curai personalmente gli habitat variandoli il più possibile, in modo da far sentire tutte le creature a proprio agio.
Grazie a questi interventi il tasso di natalità all'interno della pensione era aumentato moltissimo e alcuni allenatori venivano persino da Unima per incentivare il miracolo della vita.
Vedere il nonno contento e soddisfatto per il lavoro che stavo facendo mi inorgogliva enormemente. La nonna insieme alla mia Dragonite curavano la nursery, Charizard controllava che non ci fossero problemi sorvolando l’isola di giorno e Gengar faceva altrettanto di notte. Naturalmente questi non erano gli unici Pokémon a mia disposizione. Blastoise vigilava il perimetro dell’intera isola e Venusaur mi aiutava nel rendere sempre più rigogliosa la vegetazione. Ultimo ma non meno importante era Alakazam, forse il più potente tra tutti i miei compagni di viaggio, emanava un’aura di autorità e veniva rispettato da tutti all’interno della pensione. Mi aiutava molto nel mantenere l’ordine ed era un ottimo supervisore.
Con il tempo avevamo persino dovuto assumere del personale per aiutarci e per preparare i pasti di tutti i Pokémon. Inoltre, avevamo coinvolto le scuole per insegnare ai più piccoli a conoscere e rispettare tutte le specie. La nostra pensione era diventata così famosa che persino il Professor Oak veniva a trovarci regolarmente per le sue ricerche.
Ero finalmente fiero di me stesso, pensavo di aver trovato il mio posto nel mondo quando qualche mese fa scoprii che anche la mia amata Dragonite aveva deposto un bellissimo uovo. Eravamo tutti felicissimi per il lieto evento, fino a quando non si dischiuse e ci rendemmo conto che il nascituro era molto piccolo, debole e delicato. Era sottopeso e rischiava seriamente di non sopravvivere senza le dovute cure. Poco aveva preso da sua madre che invece era forte, maestosa, fiera e coraggiosa. Il Pokémon aveva paura di tutto ciò che gli si muoveva attorno e anch'io feci molta fatica a farmi accettare nella prima settimana. Decisi comunque di non arrendermi, cucinai diversi cibi fino a trovare il suo preferito e con tanta dolcezza e pazienza conquistai la sua fiducia. Con il passare dei giorni avevo anche intravisto delle buone potenzialità, bisognava solo aspettare che crescesse un po'.
Delegai le mie mansioni a dei giovani allevatori molto promettenti e decisi di prendermi cura personalmente di questo e di altri cuccioli: ero di nuovo felice.

Lunedì della scorsa settimana stavo giocando con lui e con un giovane Pichu per insegnare ad entrambi l'uso di tuononda, quando vidi arrivare Shannon in lontananza. Lasciai che i due piccoli giocassero tra loro mentre mi rialzavo scrollandomi la terra di dosso. Quando lo salutai vidi che era molto teso in viso e dopo il nostro ultimo litigio -quattro lunghi anni fa-, dentro di me speravo che fosse venuto a parlarmi per sistemare le cose.
Mi sbagliavo di grosso.
«Questo è l'invito per il nostro matrimonio» aveva annunciato senza tanti giri di parole «Lauren non sa niente riguardo a quello che è successo tra di noi, perciò ha insistito perché invitassi anche te. Fammi il piacere di trovare una buona scusa e non venire».
Ci misi qualche secondo ad assimilare le sue parole e probabilmente dovevo avere davvero una faccia da ebete in quel momento.
«Prego?» fu l'unica cosa che riuscii a chiedere.
«Lauren... Lauren non sa i motivi del nostro litigio, non sa che ti piaceva, non sa niente, pensa semplicemente che dopo il tuo viaggio a Johto non abbiamo più ripreso i contatti. Le ho fatto la proposta di matrimonio, ha accettato e tra due mesi ci sposiamo. Ha insistito perché venissi personalmente ad invitarti ma non ti voglio alla cerimonia, perciò declina cortesemente e a mai più rivederci» disse risoluto.
«Si può sapere che ti ho fatto?» sbottai scocciato «Sono io che dovrei essere incazzato con te, non il contrario».
«Io ho le mie ragioni e tu hai le tue, fai quello che ti ho chiesto e chiudiamola qui» mi rispose secco.
«Se invece volessi venire?» chiesi cercando di darmi un contegno.
«Non lo sto facendo per me, lo sto facendo per te, idiota. Ti sto dando la possibilità di non dover partecipare alle nozze di Lauren, saranno passati anche quattro anni, ma ti conosco, non fingere che ti sia passata perché so che non è così» continuò guardandomi dritto negli occhi.
Odio ammetterlo ma aveva ragione.
Sul momento però le sue parole mi fecero davvero innervosire, non potevo accettare un discorso simile, non da lui.
«Sei davvero uno stronzo. Io ho passato tre anni della mia vita, a raccontarti di quanto l’amassi, di quanto volessi stare con lei e tu alla prima occasione me l'hai portata via. Ed ora vieni a dirmi che stai facendo tutto questo per me? Che razza di faccia tosta» gli urlai contro.
«È stata solo colpa tua» mi rispose riuscendo a mantenere la calma «a me lei non piaceva, ma mi hai stressato così tanto parlandomi dei suoi occhi, dei suoi gesti, del suo profumo, che alla fine me ne sono innamorato anch'io. Quando te ne sei andato a Johto senza di noi, quando ci hai fatto capire che eravamo solo d'intralcio, ci siamo rimasti malissimo, non potevo sopportare di vederla triste e così ho agito come meglio credevo».
«Hai tradito la mia fiducia» ringhiai.
«E tu la nostra» rispose duramente.
Strinsi i pugni e capii che aveva ragione, per qualunque motivo io non volevo essere lì con loro quel giorno.
«E io che dovrei inventarmi ora?» domandai ironico «Che qui c'è troppo lavoro? Fammi il piacere non crederebbe mai che non riesca a liberarmi nemmeno per un giorno e sono certo che mi odierebbe se non venissi».
«Ti consiglierei di provare a sconfiggere la Lega di Hoenn, ma visto che “ti piace vincere facile” massimo a fine mese saresti già di ritorno» mi rispose in tono sarcastico.
«Che intendi con “vincere facile”?» indagai stizzito.
«Oh, avanti Niall... se avessi iniziato con uno starter a Johto, invece di portarti Dragonite e gli altri staresti ancora cercando di battere Lance» mi schernì.
«Non ti permettere, lo sai anche tu che sono un bravo allenatore» dissi piccato.
«No, non sei bravo...» rispose schietto «Sei il migliore, è diverso. Ero con te quando Oak ti ha affidato Charmender, l'ho visto crescere, ho visto crescere tutti i tuoi Pokémon. Io c'ero prima che la popolarità ti trasformasse in quello che sei diventato e ci sono ora che ti vedo rinchiuso nella pensione di tuo nonno. Bellissima, per amor del cielo, hai fatto un lavoro fantastico ma questo non sei tu. Tu vivi per l'adrenalina delle lotte, per le notti in sacco a pelo sotto le stelle. Tu sei un nomade, uno spirito libero, credimi, mi fa male vederti così».
D'improvviso il suo tono si era reso più malinconico e mentirei se dicessi che le sue parole non mi avevano colpito. Quella che era una discussione decisamente partita con il piede sbagliato, si era rivelata in realtà un piccolo armistizio. Era preoccupato per me, lo era davvero. Probabilmente si sentiva anche in colpa perché stava sposando quella che gli avevo sempre detto essere il mio primo e unico amore, ma in nome dei vecchi tempi -forse- stava cercando di dirmi qualcosa di più.
Mi arresi all'evidenza e sorrisi indeciso se cedere o meno all’istinto «Ti ringrazio per l'invito, ma puoi dire a Lauren che alla fine di questa settimana partirò per Hoenn».
Lui mi guardò per un attimo e vidi chiaramente che stesse pensando che non avevo capito niente dalla nostra conversazione.
«Lo vedi quel Dratini laggiù?» chiesi indicando il cucciolo «Lo porterò con me fino a quando non diventerà l'esemplare più forte della sua specie, è il figlio di Dragonite e diventerà il prossimo campione della Lega».
«É gracile» disse serio Shannon «non ce la farà mai da solo».
«Lo so, è per questo che prenderò uno starter ad Albanova e ripartirò da zero» esclamai convinto.
«Non so chi ti abbia dato questa splendida idea, ma ti auguro di goderti il viaggio» celiò stringendomi la mano «e magari di ritrovare te stesso».
«Avrai mie notizie» gli assicurai «Congratulazioni per il matrimonio».
«Sei ancora arrabbiato con me?» tentò di chiedere. Aveva capito anche lui che la conversazione aveva sbrogliato dei nodi molto importanti dalla nostra matassa.
«Arrabbiato? No... ma di certo non voglio vederla vestita di bianco» sospirai «Quando ritornerò magari ne riparleremo davanti a una buona birra».
«Promesso Niall. Se sei sicuro della tua decisione, buon viaggio» esclamò infine.
«Grazie» sussurrai mentre se ne stava andando.

Tutta la rabbia e il rancore che mi ero tenuto dentro per anni si era sciolto come la neve al sole. Quanti anni buttiamo della nostra vita ad odiare le persone?
Questo però era stato l'inizio della mia nuova avventura, o almeno speravo lo fosse...
Dovevo pensare bene a quello che stavo per fare, lasciare la pensione poteva essere un problema e mi dispiaceva affidare di nuovo tutto al nonno. Infondo però se l'era cavata egregiamente anche senza il mio aiuto e nelle ultime settimane per prendermi cura di Dratini non mi ero occupato molto del resto. Questo mi faceva pensare che sarebbero sopravvissuti tranquillamente anche senza di me. Inoltre ero sicuro che i miei Pokémon avrebbero continuato a proteggere tutti in maniera egregia. Dragonite sarebbe partita con me per portarmi fino a Hoenn e poi l'avrei lasciata tornare qui a prendersi cura della nursery.
Non era una follia, sapevo che avrebbe funzionato e lo sapevo per il semplice fatto che di loro mi fidavo ciecamente.
Quella stessa sera decisi di parlarne con il nonno.
Inizialmente fu stupito della mia decisione, non la comprendeva fino infondo perché non gli avevo mai raccontato niente di Lauren, ma la sfida che mi aveva lanciato Shannon -se così potevo chiamarla- aveva risvegliato in me un antico fuoco.
Successivamente avevo predisposto il tutto perché la mia assenza fosse il meno problematica possibile e lui mi disse che ad Albanova avrei trovato ad aspettarmi Caroline, la prima figlia che aveva avuto da un precedente matrimonio.
Così eccomi qui insieme a Max e Vera a parlare delle nostre esperienze passate. Mi consigliarono di visitare alcuni posti della Regione e in seguito andai a dormire nella camera degli ospiti. Lasciai Dragonite a riposare nella sua sfera, doveva essere stanca per il lungo viaggio e invece lasciai che Dratini dormisse con me. Al mattino mi svegliai dirigendomi subito in bagno, sciacquai il viso e guardai di fronte a me.

Occhi che mi guardano, dallo specchio osservano, occhi a volte un po' troppo severi scrutano

per capire quanto c'è, di diverso come se, dalla faccia e dai capelli fosse semplice

intuire se quello riflesso sono ancora io, se ogni piccolo dettaglio su quel volto è proprio mio

se ce la farò ogni giorno ad affrontare tutto quello che verrà, tutto quello che verrà.

Osservai a lungo il mio riflesso: i tratti si erano induriti un po' forse, ma infondo ero sempre lo stesso. Lo stesso ragazzino eccitato all'idea di partire alla scoperta del mondo, entusiasta di lottare, vincere e crescere. I capelli neri erano scompigliati come al solito, mentre la barba pungeva leggermente le guance: quella era forse l'unica cosa diversa dal mio aspetto di qualche anno prima.
I cristallini scuri si confondevano con la pupilla e la cicatrice sotto l'occhio sinistro mi riportò subito alla mente il Team Rocket, ma prima di lasciarmi andare ad indesiderate malinconie, immersi nuovamente il viso nell'acqua che tenevo tra le mani.

Avevo indossato i miei colori preferiti: il giallo e l'arancione mi davano la carica. Mi sentivo energico, pronto ad affrontare tutto quello che si sarebbe presentato. Era davvero una rinascita per me. Sorrisi allo specchio ed era un sorriso più maturo, più consapevole e sincero.
Niall Parker è tornato!

Scesi al piano inferiore finendo di infilare la giacca e trovai la tavola apparecchiata per la colazione.
«Buongiorno!» mi salutò Caroline «Ho preparato dei pancake, spero ti piacciano».
Le diedi il buongiorno a mia volta e mi sedetti a tavola per gustarmi le delizie che vi erano sopra.
Durante il pasto Max mi ragguagliò sul percorso che avrei dovuto intraprendere con i miei nuovi Pokémon: mi spiegò che anche se la prima palestra che avrei incontrato era quella di suo padre, per testare davvero le mie capacità avrei prima dovuto raggiungere Ferrugipoli e sfidare Petra.
Lo ringraziai e mi disse che appena fossi stato pronto mi avrebbe portato al laboratorio a prendere lo starter.
Salutai calorosamente la sorellastra di mia madre e le promisi che sarei tornato a trovarla, mi diede il suo numero di telefono -che aggiunsi subito al mio PokéGear- e uscii sistemandomi meglio lo zaino sulle spalle.
Appena misi piede fuori dall'abitazione una frizzante brezza estiva mi scompigliò i capelli corvini e il sole mi accecò con i suoi raggi, indossai velocemente il mio vecchio cappellino e feci uscire Dragonite dalla sfera.
«Ciao piccola» l'accarezzai sulla testa «Pronta a tornare a casa?»
«La lasci andare da sola?» mi chiese Vera stupita.
«Sì» sorrisi «è un'ottima navigatrice e sarà di nuovo alla pensione entro sera».
Poi mi rivolsi di nuovo al mio Pokémon «Ti fidi a lasciarmi Dratini vero?» chiesi accarezzandola ancora un po'. Lei in tutta risposta mi diede una spintarella con il muso contro la spalla.
«Allora grazie» esclamai «chiamerò il nonno per sapere come state, ci rivedremo presto».
Non pensavo che partire senza di lei sarebbe stato così doloroso, mi era sempre stata accanto e credo che mi mancherà davvero tanto.
Lasciai che Dragonite salutasse il suo cucciolo e poi con un sorriso a denti stretti la spronai a partire. Le affidai alcune bacche per rifocillarsi durante il viaggio e sbattendo le sue grandi ali prese il volo verso Kanto.
Mentre la guardavo diventare un puntino sempre più piccolo e indefinito all'orizzonte non riuscii a trattenere una lacrima, che venne prontamente asciugata da una carezza di Caroline che si limitò a sorridere materna.
Riaffiorò nella mia mente un ricordo sbiadito: mamma che mi teneva stretto a sé per proteggermi e non potei fare a meno deglutire per sciogliere il nodo alla gola.
Mi imposi di non pensarci e mossi qualche passo in direzione di mio cugino per fargli capire che ero pronto a partire.
«Avanti Parker, ce la puoi fare» mi spronai mentalmente.


Me la caverò, proprio come ho sempre fatto, con le gambe ammortizzando il botto
poi mi rialzerò, ammaccato non distrutto, basterà una settimana a letto

poi verrà da se, ci sarà anche qualche sera in cui usciranno lacrime

ci sarà anche qualche sera in cui starò per cedere,
ma poi piano piano tutto passerà, senza accorgermene tutto passerà.


Entrati nell'immenso edificio il professor Birch ci accolse con una stretta di mano e un gran sorriso.
«Il famoso Niall Parker!» esclamò vedendomi «È un vero piacere».
«Piacere mio» risposi sincero «ho sempre seguito le sue ricerche e i suoi studi».
«Devo dire che sono rimasto molto sorpreso quando Max mi ha chiamato dicendomi che venivi a Hoenn per ricominciare da zero» disse il professore facendoci strada per i corridoi della struttura.
«Avevo bisogno di un po' di adrenalina» celiai «e poi non vorrei che si dimenticassero di me».
I due uomini risero, ma dentro di me sapevo che quella non era del tutto una battuta.
«Hai già pensato con chi vorrai intraprendere il tuo viaggio?» mi chiese allora curioso mio cugino.
«Torchic» risposi sicuro.
«Hai le idee chiare ragazzo» sorrise il professore «Mi sembra di ricordare che il tuo primo Pokémon fosse un Charmender. Hai una passione per il fuoco?» domandò.
«Non esattamente, la scelta è dovuta ad uno studio approfondito del territorio della vostra regione» dissi quasi sovrappensiero.
Si fermarono entrambi a guardarmi stupiti ed io quasi li travolsi dato che non mi ero accorto della loro reazione.
Cercai di ricompormi e iniziai a spiegare «Qui ad Hoenn i Pokémon di tipo fuoco sono pochissimi, quindi a parte Numel, Camerupt e Torkoal, Torchic è l'unico della sua generazione che posso trovare facilmente nei dintorni, anche perché prima di incontrare uno di quei tre esemplari dovrei arrivare praticamente a Cuordilava.» poi mi fermai per un attimo a riflettere «Sono consapevole che la prima palestra da affrontare sia quella roccia, perciò a rigor di logica sarebbe più consigliato iniziare con Mudkip, ma sono certo di trovare alcuni Wingull e Lotad sulla mia strada. L'intenzione è di catturare entrambi, credo che una volta evoluto in Ludicolo sopperirà la mancanza sia di un Pokémon d'acqua che di uno d'erba, anche se sono fiducioso di riuscire a catturare gli altri due starter lungo il percorso come ho fatto a Kanto».
Il professor Birch mi guardò con un sorriso a trentadue denti «Ora capisco come hai fatto a battere la Lega con soli tre Pokémon».
Aveva capito perfettamente come mi sarei mosso, l'ultima settimana infatti l'avevo passata cercando informazioni su Hoenn e facendo scorta di tutto quello che sarebbe potuto servirmi. Pietre per l'evoluzione, cure totali, rivitalizzanti, sfere poké a non finire e tanto altro. Avevo depositato tutto nel PC e mi ero portato lo stretto necessario -il kit di emergenza diciamo-, avevo memorizzato i percorsi e cercato i luoghi in cui avrei potuto trovare i Pokémon che più mi interessavano. Avevo ripassato nella mia testa le tabelle sull'efficacia delle mosse contro i determinati tipi di Pokémon e mi ero già prospettato con quale squadra sarei arrivato alla Lega di Hoenn.
Il primo viaggio a Kanto era stato tutt'altro che preparato o calcolato, ma avevo dalla mia parte due amici ad aiutarmi, perciò avevo le spalle coperte in qualche modo. Durante l'attraversata di Johto però, avevo imparato a pianificare le mie lotte contro i capopalestra: avevo cercato informazioni su di loro e sui loro Pokémon per poi sfidarli al meglio delle mie possibilità. Non era barare, ma ammetto di essermi divertito un decimo rispetto alla mia prima avventura. Questa volta avevo studiato perché sapevo di essere solo -l'esperienza insegna-, ma avevo anche deciso di non essere troppo puntiglioso o schematico, volevo davvero svagarmi questa volta.
Per quanto volessi cercare di evitarli, dovevo ammettere che gli imprevisti mi eccitavano un sacco.
«Bene» esclamò Birch «Sei sicuro della tua scelta?»
Io annuii con il capo, mentre mi guardavo intorno. La stanza in cui ci aveva portati era ampia e luminosa. Le pareti erano praticamente delle gigantesche librerie su cui si potevano trovare tomi di ogni genere e dimensione.
Alcuni uomini vestiti con il camice bianco sfrecciavano da una parte all'altra con provette, libri e pokéball per tutta la sala. La decisione nei loro movimenti faceva pensare che sapessero esattamente dove essere al momento giusto.
«Niall Parker, a nome dei Hoenn ti auguro buona fortuna per il tuo viaggio» esclamò solennemente Birch consegnandomi la sfera poké.
Sorrisi e lo ringraziai sinceramente, poi feci subito uscire il Pokémon per poterlo conoscere.
In un primo momento Torchic sembrava confuso dalla situazione, ma appena mi vide gonfiò il petto alzando la testa come per mettersi ai miei ordini. Era davvero adorabile, così mi sedetti a terra ignorando il professore e Max che probabilmente non capirono che cosa stavo facendo, ma consideravo il primo approccio con un Pokémon fondamentale. Appena fui di fronte a lui zampettò verso di me con fare sicuro, così gli porsi una mano a palmo aperto nella quale tenevo cinque pokémelle. Mi guardò, incerto se poteva prenderle o meno, così mi avvicinai di più e dopo qualche secondo beccò quella rossa, per poi mangiarla soddisfatto.
«Sei un tipo tosto!» esclamai compiaciuto. Il fatto che tra tutte avesse scelto un gusto pepato mi faceva capire che aveva un carattere piuttosto forte, proprio come piaceva a me «Vediamo se ti piace anche questa» dissi estraendo il porta Poffin. Scelsi un piccolo panino fatto con le baccamele e provai a farglielo mangiare. Torchic esultò soddisfatto e iniziò ad assaggiarlo dalla mia mano.
«In tanti anni di lavoro non avevo mai visto una cosa simile» esclamò il professor Birch.
«Lo facciamo sempre alla pensione del nonno per capire con chi abbiamo a che fare» spiegai «Gestire tanti Pokémon tutti insieme potrebbe essere difficoltoso se non riuscissimo a destinare ognuno di loro nello spazio in cui si trova meglio. Solitamente individuiamo e dividiamo i piantagrane» ridacchiai accarezzando il mio nuovo amico «da quando abbiamo aperto la nursery ho imparato un sacco di cose dai cuccioli, perciò in questo viaggio voglio provare a metterle in pratica».
«Questo è il mio numero» disse Birch «se scopri qualcosa d'interessante sarei lieto di saperlo».
Lo ringraziai e salvai il suo contatto, poi salutai entrambi e decisi che era arrivato il momento di partire.
Dovevo andare verso nord, più precisamente verso Solarosa passando per il Percorso 101, mi sembrava un ottimo punto di partenza per far conoscere Dratini a Torchic. Mi avventurai lungo il sentiero e quando trovai un posto un po' appartato e tranquillo li feci uscire dalle loro sfere.
«Dratini, lui è Torchic e da oggi verrà con noi» dissi con voce tranquilla e rassicurante. I due Pokémon si scrutarono a lungo, il pulcino di fuoco restò impettito nella sua fierezza, mentre il piccolo drago lo guardava decisamente più cauto.
«Che ne dite di un piccolo spuntino prima di cominciare il nostro viaggio? Mi aspetto grandi cose da voi» esclamai coccolando entrambi «Un giorno diventerete fortissimi, vi va di combattere al mio fianco?» chiesi sorridendo.
L'intesa con i Pokémon era importantissima e non si poteva costringerli a fare qualcosa contro la loro natura.
Torchic saltellò più vicino emettendo un pigolio sicuro, mentre Dratini si accoccolò semplicemente con più forza contro la mia gamba.
«Fantastico» esclamai dando ad ognuno di loro un Poffin. Il cucciolo di drago adorava quelli preparati con le baccastagne, mentre per il mio nuovo amico provai con un gusto diverso da quello precedente dandogli un panino fatto con le bacceliegie. Entrambi mangiarono di gusto ed era molto importante perché solo così sarebbero potuti crescere sani e forti. La nonna negli anni mi aveva insegnato un sacco di ricette ed ero più che contento di metterle in pratica. Decisi di proseguire il viaggio senza farli rientrare nelle pokéball, era essenziale che iniziassero a guardarsi intorno.
«Restate vicini» mi premurai di dirgli, non volevo che si perdessero o venissero attaccati senza la mia supervisione.
Camminammo nell'erba alta, quando all'improvviso sbucò un Poochyena che ci guardava minaccioso.
«Torchic» dissi subito «ti va di farmi vedere quanto sei bravo?»
«Tooor-chic!!!» pigolò il Pokémon entusiasta.
«Bene, allora usa Graffio» affermai aspettando l'attacco.
L'avversario provò a schivarlo ma non fece in tempo e il colpo andò perfettamente a segno.
Il giovane lupo provò a contrattaccare con azione e Torchic incassò il colpo cercando subito di colpirlo «Un altro Graffio, ce la puoi fare!» lo spronai.
Il pulcino di fuoco eseguì e un attimo dopo Poochyena era a terra esausto.
«Bravissimo» esclamai congratulandomi «Ora torna nella sfera e riposa» dissi azionando la sfera poké. Un raggio rosso lo risucchiò al suo interno ed io mi affrettai a raggiungere il Pokémon che avevo sconfitto.
Aprii lo zaino ed estrassi un rivitalizzante e stappandolo gliene feci bere un po'. Avevo un mio codice nei combattimenti con i Pokémon selvatici e la regola principale era assicurarmi che stessero bene prima di andarmene. Avevo soccorso così tante creature stremate fuori dalla pensione del nonno che sinceramente non me la sentivo di essere il responsabile di una cosa simile.
Percorsi un pezzo di strada e quando fui sicuro dello stato di Torchic lo lasciai uscire facendolo appollaiare sulla mia spalla per non farlo stancare troppo. Dratini ci seguiva strisciando a terra sempre molto vicino ai miei piedi, tanto che dovevo fare attenzione a non calpestarlo a volte.
Quando sbucò uno Zigzagoon decisi che era il turno del piccolo drago.
«Ricordati quello che ti ho insegnato e sarai bravissimo» lo rassicurai «Prova con Tuononda.»
Dratini si concentrò e il suo corpo venne attraversato da piccole scariche elettriche, poi indirizzò la sua potenza contro l'avversario riuscendo a paralizzarlo. Il Pokémon procione provò a muoversi ma senza risultati.
«Avvolgibotta» ordinai e subito il drago eseguì il mio comando.
Dopo qualche stritolamento Zigzagoon si arrese esausto ed io proseguii il mio rito di rivitalizzarlo prima di riprendere il cammino.
«Ragazzi siete davvero stati bravissimi» sorrisi lasciando una carezza ad entrambi «Sono fiero di voi».
Dratini si arrampicò fino ad addormentarmisi in braccio, mentre Torchic spavaldo osservava tutto dall'alto della mia spalla.
Non ci volle molto per raggiungere Solarosa, erano appena le undici del mattino e una volta arrivato mi recai subito al Centro Medico per Pokémon, così lasciai i miei compagni d'avventura alle amorevoli mani dell'infermiera Joy.


 


Angolino dell'autrice

Un grosso saluto e abbraccio a tutti quelli che sono arrivati fino a qui ^^
Vi ringrazio molto per il tempo che avete dedicato alla lettura e spero sinceramente che questo primo capitolo vi sia piaciuto.
Insomma, è presto per dirlo forse, ma spero vi siate fatti un'idea di Niall e del suo passato. Essenziale a mio parere, per comprendere meglio il futuro e l'avventura di questo giovane ragazzo :)
Mi piacerebbe sapere che cosa ne pensate per capire se questa storia può effettivamente interessare a qualcuno oltre a me XD
Mi piace molto chiacchierare, perciò se avete domande o volete anche solo fare due parole mi trovate
qui :D

Come avrete trovato nel testo ho inserito una canzone.
Si tratta di
"Me la caverò" di Max Pezzali - Il mondo insieme a te - 2004
Questo perché inizialmente la storia doveva essere una OS per un contest.
Il contest è stato annullato e la mia mente malata l'ha trasformata in una Long.
Sono rimasti comunque al suo interno alcuni promt e canzoni (almeno nei primi due capitoli)
Spero vi piaccia comunque :D

A presto ^^
Un bacione, Rain

  
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