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Autore: Rosiephel    24/11/2014    0 recensioni
I morti non possono tornare in vita: Chanyeol lo sa perfettamente eppure Kyungsoo non vuole arrendersi.
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chansoo || broken!chanbaek
Genere: Drammatico, Fluff, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Baekhyun, Baekhyun, Chanyeol, Chanyeol, D.O., D.O.
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
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annyeong, ben ritrovate mie carissime lettrici⌁

questa storia, di cui state per leggere cuore ed anima,
è stata scritta con il solo intento di regalarvi un sorriso
così come ogni singolo giorno vengo sommersa dalle risate di Chanyeol;
questo è il mio regalo per questa forza della natura.
spero vi piaccia, l'ho scritto con tutte le emozioni che provo per questo bimbo.
buona lettura ⌁



AVVERTENZE
AU - scifi - angst - missing moments - nostalgia - melancholic - music





❝Just one more day❞


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I





L’aria sospesa tra la realtà e la fantasia si colorò di un opaco bianco latte, così denso e glutinoso da celare le dita alla distanza di una carezza. I suoi occhi guardarono dubbiose la fitta nebbia che lo circondava ed aggrottando la fronte si chiese dove si trovasse. Con curiosità infantile tastò la terra su cui era disteso ed inaspettatamente percepì sui polpastrelli la consistenza dura e fredda della pietra. Voltò lo sguardo di lato spiaccicando la guancia sul pavimento e bianco marmo si stagliò per tutto l'orizzonte sino alla fine del mondo.

Sbatté ripetutamente le palpebre per definire con più chiarezza il paesaggio onirico che lo avvolgeva e quando provò ad alzarsi il suo corpo non rispose. Il ragazzo aggrottò la fronte e ci riprovò, questa volta con più grinta; nulla.

Dopo aver tentato varie volte di compiere quel disumano movimento e superati continui e spasmodici attacchi di panico che lo lasciarono spossato e senza respiro, il ragazzo si abbandonò alla fredda complicità ed all’impalpabile nebbia sinistra, poi chiuse gli occhi ed inaspettatamente i suoi sensi si ampliarono. La sua mente viaggiò lontano solcando quel bianco come uno spirito errante e varcando spazi ed universi infiniti. Si inebriò della realtà e sorridendo respirò fatiscenze impalpabili fino a quando le pennellate di un sorriso non lo bloccarono quasi al limite dell’universo, lì dove la materia incontrava l’oblio.

I suoi occhi si focalizzarono su un vortice di colori nel bianco atono del cielo e mentre delle labbra gli sorridevano, il ragazzo cadde a terra sbattendo rovinosamente la schiena sul marmo. Eppure non sentì dolore. Alzò lo sguardo ancora scioccato e sentendosi stranamente privato di qualcosa, quelle labbra si piegarono in una smorfia per pronunciare una singola ma intesa parola.  

E poi ricordò.

Il ragazzo riaprì di colpo gli occhi ed il bianco del limbo svanì con un soffio di vento. Intorno a lui si delinearono le ombre di alcuni mobili antichi, le cornici senza dipinti appese alle pareti polverose e l’eco incessante di un vecchio orologio. Il ragazzo sbatté un paio di volte le palpebre accigliato ed accovacciandosi in un angolo si abbandonò all’oscurità impenetrabile di quella casa. Chanyeol si sentì improvvisamente disorientato, confuso e tristemente solo.  




Chanyeol non ricordava granché di quello che era accaduto prima del risveglio. A dirla tutta l’unica cosa che rimembrava era il suo nome. Chanyeol, così lo aveva chiamato quel volto senza espressione che aveva incontrato in sogno. Chanyeol si sentiva ancora confuso, in testa aveva un sacco di domande e più cercava di trovare delle risposte, più interrogativi si poneva. Alla fine decise di prendere una boccata d’aria e con un strano sentore spalancò la porta di casa. Varcò la soglia con entusiasmo quando i suoi occhi si concentrarono sulla testa grottesca di un animale imbalsamato che, era certo, si trovasse in cima alle scale e non in giardino.  

Riprovò varie volte ad uscire da quella villa ma quando si rese conto che ad ogni tentativo in cui varcava la soglia dell’uscita veniva poi risputato in un altro angolo della casa, si chiese quale fosse la maledizione che temprasse le parenti della dimora. Una sera, per la disperazione, si gettò dalla finestra della sua camera ma dopo il balzo, mentre era sicuro di sentire sulle guance la dolce carezza del vento, cadde ai piedi della scalinata che collegava il salone alle camere da letto al piano superiore. Dopo il milionesimo tentativo di fuga, Chanyeol si abbandonò sul morbido materasso della camera padronale ed osservando dalle fessure delle dita il profilo del letto a baldacchino si chiese il motivo di tutte quelle stranezze e, se mai si fosse svegliato da quel brutto sogno, quando avrebbe potuto ricominciare a vivere.  

La sera successiva, mentre una luna piena si stagliava materna nel cielo, Chanyeol fu svegliato dal frastuono di passi e dal confabulare fitto di voci appartenenti ad un gruppo di ragazzi. Il giovane si raddrizzò e, sorridendo, il suo petto si colmò di così tanta gioia che gli occhi incominciarono a luccicare come diamanti per le lacrime. Saltò giù dal letto e zampettando scese le scale come un fulmine rischiando quasi di ruzzolare giù per essere inciampato sui suoi stessi piedi.  

«Hey ragazzi!» li chiamò a gran voce sbracciando come un primate ma il gruppo era girato di spalle e nessuno dei ragazzi si era accorto della sua presenza. Chanyeol aggrottò la fronte e precipitandosi verso di loro gridò con più foga.  

«Hey, scusatemi se vi disturbo ma mi potreste dire dov-» Chanyeol rimase senza respiro quando, nell’attimo in cui allungò la mano verso un ragazzo questo si voltò, rise e come per magia il suo corpo venne inglobato dentro il suo oltrepassandolo come se non ci fosse. Successe la stessa cosa con gli altri ragazzi e mentre Chanyeol cadeva a terra esterrefatto per quella terribile scoperta, le loro voci scomparvero con la stessa velocità con cui erano arrivate. Il ragazzo si portò le ginocchia al petto e chiudendo gli occhi gridò così forte che le pareti tremarono.

I singhiozzi erano sprezzanti, il vuoto nel petto incontrollabile e le lacrime cadevano al suolo infrangendosi in una cruda realtà che Chanyeol non si sarebbe mai aspettato di conoscere.  

Chanyeol era un fantasma.  

Chanyeol era bloccato tra la vita e la morte e nessuno lo avrebbe sentito gridare.  




Il presente si mescolò col domani disintegrandosi nell'ieri con la stessa spontaneità delle gocce salate che gli arrossavano le gote. L’aria era satura di pioggia appena caduta e di un pungente odore di legna bruciata. Chanyeol incominciò a percepire il mondo usando tutti i suoi sensi: il gorgoglio del vento contro le finestre, il tiepido tepore del sole contro l’epidermide della pelle, le risate lontane di bambini nel parco.  

All’inizio era tutto un susseguirsi di pianti, grida e giornate passate a riflettere. A volte la consapevolezza di essere morto era così terribile da farlo correre per il lungo corridoio al piano superiore e gettarsi dal balcone che si affacciava al salone per una quindicina di metri di vuoto eppure, quando il suo corpo cadde con un tonfo sul pavimento della sala, Chanyeol non esplose in un grido perché le sue ossa si erano spezzate come stuzzicadenti o perché la sua milza era rimbalzata al posto del cervello.  

Chanyeol gridò perché non provava quel delirante e così vivo dolore sulla carne.  

Lui era morto ed i morti non provavano dolore.  

Il sole stava tramontando dietro l’ombra della casa e sospirando pesantemente il ragazzo si sedette su un sgabello polveroso di cuoio nero e bordeaux. Gli spigoli in pelle erano logori e ricoperti da una patina di muffa verdognola eppure, vicino a quel maestoso pianoforte nero lucido, anche la polvere si trasformava in leggiadra evanescente onirica. Chanyeol chiuse gli occhi, posizionò il piede sul pedale, sfiorò i tasti con le dita e trattenne il fiato. La melodia che produsse quel cimelio si librò in volo rimbalzando goffamente sulle pareti e scivolando oltre la pesante persiana risuonando dolcemente tra i vicoli che circondavano la casa. Il suo corpo fu attraversato da piacevoli brividi e sorridendo, dopo tanto tempo, si abbandonò a quella danza di musica che gli ricordava un passato che aveva dimenticato.  

Chanyeol era troppo concentrato e perso in un’assoluta libidine da non accorgersi che la porta cigolò ed un viso curioso scivolò dentro casa in cerca dell’origine di quella melodia. Le labbra carnose del ragazzo si piegarono in un sorriso e zampettando sulla rampa di scale, le note divennero sempre più nitide e distinte. Respirava affannosamente ed il suo cuore batteva all'impazzata per la troppa emozione che gli stava pompando il cuore nei tessuti. Socchiuse la porta e all’ombra di una grande libreria, seduto su uno sgabello, l’intruso vide la schiena ritta di un pianista piegarsi di poco per dare enfasi all’ultimo canto.  

Il ragazzo allungò la mano e quando i suoi polpastrelli sfiorarono la spalla del giovane, questi l’attraversarono come fosse aria. Chanyeol si voltò di colpo ed i suoi occhi incontrarono quelli sgranati ed esterrefatti di un ragazzo.  

«T-tu mi vedi?» la foga con cui Chanyeol si fiondò sul ragazzo fu talmente travolgente da non ricordarsi che il suo corpo fosse composto soltanto da atomi gassosi e che non sarebbe mai riuscito a sentire quella carne scontrarsi contro la sua. Il più alto inciampò su una delle gambe dello sgabello e ruzzolando al suolo, esalò un’imprecazione.  

«Non è possibile» Chanyeol sentì un tonfo dietro di sé e quando si voltò vide il viso dell’intruso impallidirsi e perdere colore. Il fantasma si preoccupò e piegandosi a terra cercò di risvegliarlo scuotendolo ma le sue mani attraversarono quel corpo concreto come aria e quella sua incapacità di agire lo fece ribollire di rabbia.  

L’unica cosa che poté fare fu attendere il suo risveglio. La notte divenne alba ed il crepuscolo si colorò di azzurro pastello. Il ragazzo doveva essersi addormentato perché quando si svegliò, dopo che furono trascorse dieci ore, si stropicciò gli occhi con il dorso della mano sbadigliando appena. Chanyeol si era preparato un discorso sensato e concreto sulle possibili cause per cui il suo corpo non potesse essere toccato e perché quando le sue dita avevano sfiorato la sua spalla questi si erano ritrovati a scivolare nel vuoto. Aveva riflettuto così tanto da avere l’emicrania ed ogni risposta, più la ripeteva, più sembrava efficace eppure, mentre incrociò quello sguardo per la seconda volta il suo cervello smise di funzionare ed a bocca aperta incominciò a farfugliare parole senza senso.  

«C-Ci-Ciao. Io s-sono Ch-»  

«Dimmi che questo è soltanto un brutto sogno e che tu, in realtà, non sei una specie di spettro che vuole divorarmi l'anima.» quel fiume di parole lasciò Chanyeol con un vuoto tale che l’unica cosa che fece fu scoppiare in una fragorosa risata e cadere a terra all’indietro sbattendo la nuca sullo spigolo di quel maledetto sgabello. Inconsciamente si portò le mani in testa attendendo quel dolore vivo spezzargli il respiro ma poi si ricordò di essere un fantasma. Contro il suo timpano sentì vibrare l’eco di una risata. Con un sguardo curioso osservò quelle labbra piegarsi in un sorriso e gli occhi illuminarsi di splendide luminescenze. Quel ragazzo stava ridendo e Chanyeol pensò che quella fosse la risata più bella che avesse mai sentito, soprattutto in confronto alla sua così bassa e grottesca.

«Se può tranquillizzarti, non voglio farti alcun male. Anzi mi scuso per averti spaventato. La verità è che questa è la prima volta che incontro qualcuno capace di vedermi» il ragazzo piegò la testa ed asciugandosi una lacrima con il pollice incominciò ad osservare quella figura con curiosità. Al suono di quelle parole sospirò ed infine, rilassando i muscoli, sorrise.  

«Scusami tu, ti ho interrotto proprio sul finale. Mi dispiace»  

«N-no no, non ti scusare. È che non mi ero accorto che fosse entrato qualcuno in casa»  

«La melodia è bellissima. L’hai composta tu?» a quella domanda così a bruciapelo Chanyeol fu travolto da un’onda di malinconia che i suoi occhi persero quella scintilla di vitalità ed i colori che tingevano le sue gote di rosso sfumarono in un'atona cromia. L’intruso trattenne il respiro ed inconsciamente protese una mano per afferrargli il polso. Le sue dita si strinsero intorno ad aria gelida.  

«N-non te ne andare. Non volevo rievocare brutti momenti. Fa finta che non abbia detto nulla e ricominciamo da capo» la tristezza che saturò lo sguardo del fantasma si dissolse lentamente e mentre quegli occhi si posavano sull’altro, quest'ultimo sorrise dolcemente rendendosi conto che quello spettro non aveva mai avuto cattive intenzioni nei suoi riguardi. Era soltanto un’anima errante in cerca di una casa poiché era rimasta sola al mondo.  

«Hai un nome?» il fantasma sussultò a quella domanda ed arricciò le labbra indeciso sul da farsi. Osservò per interminabili secondi quel volto pieno di vitalità che in quel momento lo stava scrutando con curiosità e, facendo leva sulla solitudine vissuta, decise di fidarsi e di rendere suo complice quel ragazzo dagli occhi di gufo.  

«Chiamami Chanyeol» l’altro sorrise ed allungando la mano afferrò quello del più alto. Chanyeol ebbe l’impressione di aver percepito quella pelle calda sfiorare la sua.  

«Io sono Kyungsoo, molto lieto di conoscerti»



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[disclaimer: i personaggi non mi appartengono | fanfiction pubblicato senza alcuno scopo di lucro]
  
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