Frode
<<
Non dovresti
stare a letto? >>
chiese rapidamente T-Dog, prima di entrare in casa, sempre intento in
quello che sembrava un trasloco, senza aspettare realmente una
risposta. Era stata più una forma di cortesia, un saluto,
una
battuta morta lì tanto per rivolgerle la parola.
Ocean
sorrise appena prima di poggiare la mano alla ringhiera della
veranda, sostenendosi a essa per facilitare la discesa degli scalini.
Le ossa cigolavano a ogni movimento, ma l'aria di quel luogo la
donava di nuova vita e camminare non era faticoso come lo era stato i
giorni precedenti, quando era costretta ad avanzare. Ora poteva
rispettare il suo dolore e prendersi i tempi che il corpo richiedeva.
A dir il vero, sarebbe stata volentieri a letto, era da qualche
giorno che non godeva della tranquillità che un letto
morbido, caldo
e sicuro poteva dare, ma il desiderio di uscire a prendere aria e di
parlare con chi di dovere aveva avuto la meglio.
<<
Dov'è Rick? >> chiese a Daryl, sempre vicino
all'auto, mentre
sistemava quelli che sembravano pacchetti.
<<
Laggiù, è con Shane. >> rispose lui
semplicemente, indicando,
senza scomporsi troppo dalle sue faccende. Ocean voltò la
testa a
cercare con gli occhi il capo squadra prima di raggiungerlo,
lentamente, zoppicando, senza nessuna fretta. Non più.
Guardò
da lontano la scena che gli si parava davanti: Shane disse qualcosa a
Rick, qualcosa che probabilmente a nessuno dei due piacque, poi gli
mise davanti una pistola e si allontanò ciondolando le
spalle, col
suo fare strafottente e perennemente incazzato. Ocean raggiunse
finalmente Rick, senza togliere gli occhi di dosso a Shane,
continuando a fare i suoi conti su quel tipo. Non le piaceva. Non le
piaceva proprio.
<<
Quando ero in Italia... >> cominciò a dire
lei, anticipando il
suo arrivo << ...Perchè,sì! Vengo
dall'Italia. Ormai credo
sia giusto tu lo sappia. >> ed era incredibile come
riuscisse a
dirlo senza sentirsi la gola serrare. Si avvicinò a Rick,
salendo
sulla veranda dove si trovava lui, evitando così di urlare e
farsi
sentire da tutta la fattoria << Quando ero a casa,
qualche anno
fa, mia sorella conobbe un tipo. Nel giro di neanche una settimana lo
portò a casa e ce lo presentò. Un tipo distinto,
che vestiva con
golfino color pastello e camicia: classico topo di libreria. Lo
guardai negli occhi la prima volta e poi dissi "Chiara, non mi
convince. Ha una strana luce negli occhi". Ci mise un anno a
scoprire che era uno di quelli che addescava ragazzine sui Social
Network. >> si mise a sedere vicino a lui, con la stessa
premura e attenzione che può avere un anziano con i suoi
acciacchi,
annessi lamenti e sbuffi. Rick la guardò chiedendosi dove
volesse
arrivare e Ocean lo dovette far aspettare prima di dargli una
risposta: doveva prima sedersi e rilassarsi << Sono una
gran
chiacchierona. >> sorrise lei, giustificandosi
<< In
realtà volevo dar tempo a Shane di allontanarsi il
necessario, o mi
avrebbe fatto saltare la testa all'istante. >>
<<
Non è stato contento del tuo ritorno, no. >>
annuì Rick
tornando a guardare di fronte a sè.
<<
Non mi importa. >> tagliò corto lei
<< Ha gli occhi da
psicopatico. Non mi piace. Guardati le spalle, amico. >>
disse
con assoluta sincerità, senza troppi rigiri o fiocchetti.
Rick
abbassò gli occhi, riflettendo sulla cosa, poi
guardò la ragazza,
sorrise, annuì per comunicarle di aver colto il messaggio e
tornò a
guardare davanti a sè, senza aggiungere altro. Probabilmente
c'era
già qualcosa dietro, se fosse stata un'affermazione
assolutamente
fuori luogo avrebbe reagito in maniera platealmente diversa. Ocean
lasciò calare il silenzio, prendendosi anche lei i suoi
tempi,
capendo che l'argomento Shane era meglio concluderlo lì, poi
abbassò
gli occhi alla ricerca delle parole più adatte che le
risparmiassero
imabarazzanti suppliche e richieste di perdono.
<<
Senti, io... >> cominciò, ma Rick la
interruppe immediatamente
con un rapido << Sono felice che sei tornata.
>>
affermazione che lasciò di stucco la ragazza, apprezzando
poi le sue
intenzioni di evitarle il discorso. L'uomo aveva colto subito il
motivo di quella visita, ed era saltato lui a conclusioni evitando
alla ragazza un travaglioso elenco di parole più o meno
azzeccate.
<<
C'è aria diversa ora. Molly ti aspettava. Carl è
di nuovo tornato a
sorridere da quando è tornato Max, e il cane sta bene solo
se sta
con te. Anche Carol è molto felice di averti rivista,
è una di
quelle che era pronta a scommettere tutto su di te. E anche Daryl.
>>
<<
Daryl? >> chiese d'istinto Ocean un po' incredula. La
detestava
e la considerava imbaranata. Perchè Daryl? Rick si
limitò a
sorridere, senza dar ulteriore spiegazioni e concluse con un
<<
Sei la benvenuta. >> prima di cominciare ad incamminarsi
verso
l'auto che sembrava quasi pronta per chissà quale
spedizione. Era
talmente carica che sembravano stessero per partire per qualche
giono.
<<
Rick. >> lo richiamò ancora lei prima di
lasciarlo andar via
<< Puoi contare su di me. >>
Raggiunse
quello che loro chiavano "l'accampamento", ma che ormai si
stava riducendo a ben poco. Pian piano il gruppo stava traslocando
all'interno della casa, Hershel aveva finalmente dato il suo consenso
e stava diventando un vecchietto più ospitale, convinto da
chissà
cosa. Seduta sola, come spesso faceva ultimamente, con in mano dei
vestiti che guardava, ripiegava, poi li disfaceva e li ripiegava, mai
contenta del suo operato, c'era Carol. Probabilmente troppo assorta
dai suoi pensieri per dar veramente conto al suo lavoro.
Sentì
arrivare Ocean, era difficile non farci caso data la pesantezza con
cui si trascinava in giro, ma non si voltò a salutarla e
continuò
il suo lavoro. Ocean le si affiancò e la osservò
a lungo, in
silenzio, il suo ciondolo stretto tra le mani che veniva più
volte
rigirato e accarezzato. Nessuna delle due sapeva bene cosa dire
all'altra, ma Carol era più tranquilla rispetto a quando
l'aveva
lasciata, era tornata a sorridere alcune volte, e anche allora lo
fece: si voltò dopo un po', la guardò in volto e
le sorrise
dolcemente. Era la prima volta che Ocean poteva vedere i suoi occhi
brillare. Ne rimase piacevolmente sorpresa, poi tornò a
guardare
ancora il suo ciondolo e non staccò gli occhi da esso.
<<
Ricorda. >> lesse ad alta voce.
Lanciò
un rapido sorriso a Carol, afferrò con forza uno dei petali
del suo
fiore e, con uno sforzo che allora le parve disumano, lo
staccò.
L'imbarazzo era leggibile sul suo volto, questo lo sapeva e non
faceva che peggiorare il suo senso di disagio.
<<
Per tua figlia. Per non dimenticare. >> si
limitò a dire
tenendo ancora ben stretto il petalo tra le sue dita.
Ciondolò un
po', tentando di cacciar via l'imbarazzo e il senso di fastidio che
le stava prendendo la bocca dello stomaco.
<<
Me lo regalò mio nonno prima di morire, tempo fa. Lui
credeva che il
tempo fosse la cosa più importante del mondo,
perchè è
indipendente, scorre e ti sfugge dalle dita, ma ti appartiene. Non
puoi fermarlo, puoi solo decidere come usarlo. Mi costruì
questo
ciondolo per questo. "Ricorda il tempo" c'era scritto
prima >> lo mostrò velocemente alla donna,
facendo vedere la
cancellatura << Ogni petalo che manca è un
giorno che hai
perso. >> le sfuggì un sorriso
<< Era una cosa che
metteva un po' ansi: lo vedevi giorno dopo giorno sempre più
spoglio, ma era così di proposito. Ti ricordava lo scorrere
del
tempo e ti spronava a non perderne neanche un secondo. Nessun petalo
doveva cadere senza portarsi dietro un ricordo. >>
Abbassò
nuovamente gli occhi, accantonando la vena malinconica che
accompagnava quelle prime parole, lasciando spazio solo a una
profonda tristezza << Ho smesso di contare il tempo. Ho
smesso
di ricordarlo. Non ha più valore per me. Ora ricordo e
basta. E
invece di contare i minuti che perdo...conto le anime. E il fiore
sempre più spoglio mi sprona a impegnarmi per non perderne
più. >>
restò un secondo in silenzio, pensierosa, continuando a
guardare il
fiore e il petalo che stringeva tra le dita.
<<
Nessun petalo deve cadere senza portarsi dietro un ricordo. Nessun
petalo dev'essere sentito come "sfuggito" e sprecato. >>
mormorò tra sè e sè.
Per
quel motivo l'aveva lasciato alla fattoria, insieme ai cadaveri del
suo vecchio gruppo: non aveva più nessuno da perdere, non ne
voleva
più avere, non aveva più nessuno da contare.
Nessuno da ricordare.
Ma
ora sarebbe stato diverso.
Un improvviso sorriso imbarazzato si
dipinse sul suo volto << Che cosa stupida. Scusami.
>>
disse prima di voltarsi per andarsene, e lasciar nuovamente sola la
donna. Ma Carol si alzò subito e la prese per un braccio,
fermandola
<< No, aspetta. >> disse e sorridendo
addolcita,
intenerita e commossa allungò la mano << E'
per la mia Sophia?
>>.
Ocean
restò qualche secondo in silenzio, immobile, ancora indecisa
e
imbarazzata per quello che riteneva essere un gesto stupido, anche se
lei aveva sempre dato molta importanza a quei petali. Ma era il suo
fiore, i suoi petali, e a chi doveva interessare la storia di suo
nonno se non a lei? Ma Carol sembrò comprensiva, e forse
veramente
aveva apprezzato il gesto. Ocean guardò ancora il suo petalo
poi lo
porse alla donna << Per non dimenticare. >>
sussurrò
ancora, più a se stessa che alla donna, la quale
guardò il dono con
commozione e ringraziò prima di lasciarla andare.
<<
E ora tocca a te. >> disse Ocean raggiungendo l'albero
sotto
cui erano seduti Carl, Max e Molly, intenti a chiacchierare tra loro,
anche se Carl non sembrava entusiasta e loquace come la piccola
rossa.
<<
Ocean! >> salutò Molly illuminandosi nel
vederla << Sei
in piedi! >>
<<
Sì, ma per poco. >> disse sofferente mentre si
appoggiava al
tronco e cercava di sedersi a terra, vicino alla bambina
<<
Fatemi un po' di posto. >> Molly alla richiesta si
spostò
leggermente, facendo sedere la ragazza vicino a sè e la
guardò
sorridente.
Ocean
si sistemò con un sospiro sollevato, poggiò la
schiena al tronco
dietro di sè e alzò gli occhi al cielo,
pensierosa. Poi si voltò a
guardare Carl e gli disse << Puoi lasciarci sole un
attimo? >>
Carl
non rispose, si alzò senza farglielo ripetere due volte, e
si
allontanò accompagnato dal cane che zoppicava tenendo la
zampetta
fasciata alzata, senza poggiarla a terra.
<<
Allora. >> cominciò Ocean cercando di mettere
in ordine nella
sua testa le parole giuste << Mi hanno detto che mi stavi
aspettando. >>
Molly
annuì e subito si rabbuiò, imbronciandosi e
abbassando lo sguardo
<< Sì, ma non li hai trovati vero?
>>
Ocean
rimase per un attimo in silenzio, timorosa, chiedendosi quale fosse
il modo migliore per parlare di morte con una bambina, sapendo che
comunque, qualsiasi cosa avrebbe detto, nessuno avrebbe impedito alle
sue lacrime di sgorgare.
<<
Sì, li ho trovati. >> disse Ocean, facendo
voltare la bambina
speranzosa << Ma non sono potuti restare qui. Dio li ha
chiamati in cielo, da lui, e li ha trasformati in due bellissimi
angeli. Ha detto che così avrebbero potuto proteggerti
meglio. >>
<<
Sono andati in cielo? >> chiese la bimba con tono di
disperazione. Gli occhi già avevano cominciato a rovesciare
lacrime.
Si alzò in piedi mettendosi di fronte alla ragazza, i pugni
serrati
che strofinavano i suoi occhi già rossi <<
Perchè se ne sono
andati? Perchè mi hanno lasciata qua da sola?
>> pianse
disperata. Ocean cercò di tirarsi su, in ginocchio, e si
avvicinò
alla bambina prendendola tra le braccia, stringendola cercando di
darle conforto << Non ti hanno lasciata sola!Ci siamo qua
io,
Daryl, Carol, Carl, Max, Rick, Hershel e tutti gli altri.
>>
<<
Ma io voglio la mia mamma e il mio papà! >>
<<
Mi dispiace, Molly. >> si limitò a dire la
ragazza, non
sapendo cos'altro aggiungere per riuscire a calmare i suoi pianti
disperati.
<<
Non li rivedrò più? >>
<<
Certo che li rivedrai! Tutte le notti, quando ti metterai a dormire,
loro verranno da te e starete insieme fino al mattino. >>
disse
Ocean e si allontanò dalla bambina per guardarla in viso e
asciugare
le sue lacrime << Non piangere, dai. Loro possono vederti
anche
ora e sicuramente non sono contenti di vedere il tuo bel visino
rovinato da questa smorfia. Sorridimi. Se più bella quando
sorridi.
>> ma la bimba ovviamente non era consolabile, e l'unica
cosa
da fare al momento era starle vicino, facendole sentire il meno
possibile la mancanza dei genitori e dandole il tempo necessario a
metabolizzare la cosa. Ocean la tirò a sè e si
rimise a sedere con
la schiena poggiata all'albero, le fece posare il volto sulla sua
spalla e lasciò che piangesse fin quanto ne sentiva il
bisogno,
accarezzandole i capelli, cercando di dare quanto più
conforto
poteva con abbracci e carezze.
<<
Andrà tutto bene. Ci penseremo noi a te. Non sarai sola.
Andrà
tutto bene. >>
Molly
pianse tanto che alla fine si addormentò, stremata, scossa
dai
singhiozzi. Ocean la guardò colma di dispiacere, povera
piccola
sarebbe stata dura per lei più di chiunque altro. Era un
tale
fiorellino. Promise a se stessa che finchè sarebbe stata
viva non
avrebbe permesso a nessuno di farle del male. Sentì qualcosa
nascere
in lei, una determinazione che da tempo non provava, il desiderio di
lottare davvero per qualcosa. Non si sarebbe più trascinata
senza
scopo, non sarebbe più stata un fantasma, ora brandiva la
lama col
chiaro intento di uccidere chi gli si parava di fronte. Ora avrebbe
lottato.
<<
Ci penserò io a te. >> sussurrò
ancora una volta
accarezzandole i capelli.
Si
tirò Molly addosso, facendole posare il viso sulla spalla
ancora
sana e caricò il suo peso su quel lato del corpo. Poi
tentò di
alzarsi, facendo una fatica disumana considerato anche il peso
aggiuntivo, ma riuscendo con costanza e determinazione a sollevarsi
in piedi con la bimba in braccio, e si avviò lentamente
verso la
villa. Maggie la vide da lontano e la raggiunse di corsa, allungando
le braccia per afferrare la piccola << Lascia, faccio io.
>>
disse aiutando Ocean.
<<
Grazie. >> rispose lei passando volentieri il peso alla
ragazza
<< Ha pianto fino ad addormentarsi. >>
informò. Maggie
guardò la bimba che aveva in braccio con uno sguardo triste
e
commosso, poi senza dire niente la portò dentro, dove
l'avrebbe
messa a letto. Ocean le camminò dietro, anche se la perse
dopo il
primo scalino, troppo lenta per stare al suo passo, intenzionata a
tornare a letto anche lei,ma si bloccò quando
sentì urlare:
<<
Rick!! >> chiamò T-Dog arrivando di corsa,
visibilmente
agitato << Rick! Randall non c'è!
>> gridò ancora una
volta arrivato alla villa. Rick uscì con rapidità
dalla casa e
raggiunse subito il suo amico, con lo sguardo cupo. Non disse niente
e si avviò velocemente verso un capanno poco lontano da
lì, seguito
dagli altri, tutti confusi e agitati. Ocean fece altrettanto, anche
se non conosceva la situazione, non condivideva il loro dramma, ma
era curiosa di sapere che stesse succedendo e comunque sia voleva
farne parte.
Mai
più sola.
Daryl
aprì il capanno, lanciando una rapida occhiata all'interno,
ma si
fece subito da parte, facendo entrare Rick, pronto a indagare, e
restando all'esterno a guardarsi intorno e cercare tracce al suolo.
<<
Che succede? >> chiese Lori, allarmata, una volta
raggiunto il
luogo.
<<
Randall è scomparso. >> informò
T-Dog studiando la zona
intorno a loro, guardando nella speranza di trovare indizi.
<<
Chi diavolo è Randall? >> chiese Ocean. Si era
persa qualcosa,
li aveva lasciati l'ultima volta che avevano zombie allevati nel
fienile, e ora parlavano di qualcuno che mai aveva sentito nominare.
Ma alla fine era stata fuori per 5 giorni, poteva essere successo di
tutto nel frattempo.
<<
E' una lunga storia. Lo tenevamo nel capanno. Avremmo dovuto
lasciarlo libero oggi stesso, lontano da qui, ma ora non c'è
più.
>> raccontò brevemente sempre T-Dog, il
più loquace tra
tutti.
"Un
prigioniero, eh?" pensò Ocean. Quel gruppo aveva
più
retroscena di quanto avesse creduto, e la cosa in qualche modo le
piaceva. Erano piccole cose che suggerivano che non erano un gruppo
di idioti, che anche loro affrontavano le loro difficoltà
come tutti
e che forse non erano solamente fortunati. Era qualcosa che le
piaceva perchè sapeva che nel caso di emergenza non
sarebbero stati
colti impreparati come invece pensava qualche giorno prima, quando
non vedeva altro in loro che dei contadinelli sorridenti.
<<
Da quanto tempo è scomparso? >> chiese
Hershel, cercando di
farsi strada per vedere all'interno del capanno << Come
è
successo? >> chiese ancora Lori, accavallando domande su
domande. Ocean non sapeva chi era questo Randall, ma a vedere gli
animi scossi, probabilmente era qualcuno di pericoloso, e
cominciò a
provare i loro stessi sentimenti allarmati. Gli occhi corsero
istintivamente al bosco davanti a sè, cercando, ma odiava
non sapere
bene cosa o chi stava cercando!
<<
Le manette sono chiuse, dev'essersele sfilate. >>
comunicò
Rick uscendo dal capanno, riattirando così a sè
l'attenzione della
ragazza, e continuando a guardare la situazione intorno a lui,
cercando altri indizi che comunicassero dove fosse potuto andare il
fuggitivo. Susseguirono una serie di ipotesi e altre osservazioni,
una più caotica e nervosa dell'altra, tanto confuse che per
poco non
sfociarono nel ridicolo. Lori fece notare l'assenza di Shane e fu
quello a spingere Rick a ordinare subito di cominciare le ricerche:
temeva per il suo amico. Forse l'unico. Ma non ci fu bisogno di
cominciare nessuna ricerca. Shane sbucò dagli alberi, il
viso
insanguinato, lo sguardo un po' vacuo, cosa che lasciò un
po'
insospettita Ocean, ma tenne certe osservazioni per sè.
Shane
richiamò l'attenzione dei suoi amici mentre si avvicinava a
loro <<
E' armato. Ha la mia pistola! >> informò. Carl
si fece avanti,
chiedendo preoccupato se stesse bene, date le sue pessime condizione
e lui continuò a raccontare << Sì,
ma quel piccolo bastardo
mi ha preso alle spalle. Mi ha colpito in faccia! >>
disse
cercando di caricare l'ultima affermazione di un'ira che non c'era.
<<
D'accordo! Hershel, T-Dog riportate gli altri in casa. Glenn, Daryl,
venite con noi. >> ordinò il caposquadra,
organizzando quella
che sarebbe stata una spedizione d'emergenza. Ocean si
guardò
attorno, ossevando i suoi compagni che cominciavano ad affaccendarsi
per obbedire agli ordini e sentì anche lei il bisogno di
rendersi
disponibile, di far sentire la sua voce, di dire "ehi, ci sono
anche io e posso essere d'aiuto!". Non era una stupida
sprovveduta, i mesi passati sola a combattere per una vita che non
desiderava più l'avevano indurita più di quanto
potessero
immaginare. Sarebbe stata in grado di spostare massi anche in quelle
condizioni se ci fosse stato bisogno. E gli altri dovevano saperlo.
Dovevano sapere che lei non era lì per rubare cibo, non era
una
sciocca ragazzina capricciosa, ma era un arma in più che
avrebbe
potuto salvargli la vita. Doveva dimostrare che valeva la storia che
portava sulle sue spalle.
<<
Posso aiutarvi! >> disse a Rick, facendo un passo in
avanti per
farsi notare.
<<
No! >> le ordinò l'uomo << Non
saresti molto d'aiuto
ridotta in quelle condizioni. Non ti reggi in piedi. Porta in casa
gli altri e tenetevi le armi, nel caso dovesse tornare.
>> si
allontanò di qualche passo insieme ai suoi compagni prima di
ordinare di nuovo << Tenete gli occhi aperti!
>>
<<
Lasciatelo andare. >> disse Carol, mossa da compassione
verso
il ragazzo << Il piano non era quello di lasciarlo
andare? >>
<<
Il piano era lasciarlo lontano da qui, non davanti alla casa con una
pistola. >> spiegò Rick, e Carol
tentò ancora il tutto per
tutto con una preghiera sterile << Non andate!
>>. Ma la
decisione di Rick era indiscutibile e ordinò di nuovo di
entrare in
casa e di chiudersi dentro, senza aggiungere altro.
<<
Forza, andiamo. >> sollecitò Andrea prendendo
Carol per un
braccio e cercando di tirarla via, seguendo poi gli altri che
già si
erano avviati velocemente verso il loro rifugio.
Si
sedettero in salotto, chi silenzioso e pensieroso, chi invece
continuava a far congetture e ipotesi. Ocean si sedette a bordo della
finestra, spostò leggermente la tendina con due dita e
rimase ferma
lì, con gli occhi puntati fuori, a tener d'occhio la
situazione
all'esterno. Sentiva una strana adrenalina in corpo, non riusciva a
star ferma e muoveva la gamba convulsamente. Non sapeva chi era
questo Randall, e sentiva di non averne neanche troppa paura, alla
fine era uno solo contro un intero gruppo, non poteva fare troppi
danni. Ma era la prima volta nella sua vita che si ritrovava a
doversi sentir responsabile di qualcuno, era la prima volta che
sentiva di avere il compito e il dovere di proteggere qualcuno, che
sentiva di non essere lei quella che doveva essere abbracciata e
rassicurata. E la cosa le piaceva. Aveva una gran voglia di correre
fuori e andarlo a cercare lei stessa quel Randall, fare ciò
che
andava fatto, forse anche per dimostrare agli altri che potevano
fidarsi di lei, per dimostrare a Rick che davvero poteva contare su
di lei. Si era data un compito e voleva portarlo a termine. Ma erano
già in quattro la fuori, ed erano sicuramente i quattro
più bravi,
ce l'avrebbero fatta, non avevano bisogno di lei, e poi Rick aveva
ragione, ridotta in quelle condizioni poteva fare ben poco.
Così si
limitò a stersene seduta, attenta e concentrata, cercando di
cogliere anche i più piccoli movimenti, pronta a difendere
quella
che stava cercando di far diventare la sua nuova casa.
Andrea
si sedette vicino a lei e osservò i suoi compagni, uno
più
preoccupato dell'altro. Anche lei dimostrava una certa agitazione, ma
a differenza di moti, sembrava nasconderla meglio. O forse la sua era
solo una smisurata fiducia.
<<
Chi è Randall? >> chiese ancora Ocean, senza
staccare gli
occhi da fuori. Le spiegazioni di T-Dog non avevano messo freno alla
sua curiosità, e poi desiderava capire quanto fosse
pericoloso
questo fuggiasco che aveva messo così in subbuglio
più di 10
persone.
<<
Dopo l'attacco al fienile >> cominciò a
spiegare Andrea <<
Hershel si è allontanato. E' andato in città da
solo e si è
infilato in un bar vuoto per ubriacarsi. Rick e Glenn l'hanno
ritrovato e l'intenzione era quella di riportarlo a casa, ma mentre
erano lì hanno incrociato un altro gruppo e poco dopo hanno
cominciato a spararsi addosso. Poi sono arrivati gli zombie, quelli
dell'altro gruppo sono scappati, ma si sono lasciati dietro Randall
che era rimasto incastrato con una gamba a una ringhiera. E' solo un
ragazzo, ma il timore è che possa portare da noi quelli del
suo
gruppo e possano attaccarci. Per questo l'abbiamo tenuto chiuso per
un po' nel capanno, in attesa di giudizio. >> e
sicuramente fu
un racconto più esaustivo del primo.
<<
E avete poi deciso di lasciarlo andare? >> chiese
incredula
Ocean, voltando gli occhi perplessi verso la bionda. Poteva essere un
pericolo e loro lo volevano davvero lasciare libero?
Andrea
abbassò gli occhi, colta da chissà quale truce
stato d'animo e
disse, giustificandosi << E' solo un ragazzo. E noi non
uccidiamo i vivi. Dale avrebbe voluto così. >>
Ocean
tornò a guardare fuori, cogliendo il messaggio nascosto in
quelle
parole e rendendosi conto solo in quel momento che all'appelo mancava
una persona. Nel caos del risveglio non ci aveva proprio fatto caso,
e poi non aveva avuto modo nei giorni precedenti di legarsi a loro
quanto bastava per ricordarsi di tutti. Ma il vecchio non c'era
più.
Quel simpatico vecchietto che tanto le ricordava suo nonno il giorno
che lo portarono in piazza per una partita dei mondiali, più
confuso
e disorientato di una talpa con la labirintite.
Ma
che incredibilmente sorreggeva tutta la struttura.
<<
Cosa gli è successo? >> chiese con delicatezza
e un briciolo
di dolore nella voce. L'avevano perso, era questo quello che era
successo, era morto in quei giorni in cui era mancata e il dolore era
ancora palpabile.
<<
Uno zombie. >> disse semplicemente Andrea, sentendosi
morire la
voce in gola. Ocean abbassò di nuovo gli occhi, addolorata,
e
sussurrò << Mi dispiace. >>, una
sentita condoglianza
che andò a intenerire la sua interlocutrice, e a sentirsi un
minimo
sollevata di fronte alla condivisione del suo dolore.
Andrea
la guardò, concedendole un triste sorriso complice, e Ocean
rispose
alla stessa maniera. Era un modo semplice per terminare lì
la
conversazione e le condoglianze, senza interrompere quel piccolo
momento di complicità e condivisione che tanto faceva
piacere al
cuore.
Il
resto del tempo lo passarono in silenzio, ognuno immerso nei propri
pensieri, ognuno spaventato e agitato a modo suo, cercando conforto
nella vicinanza dell'altro. Ocean rimase tutto il tempo, fino a notte
fonda, seduta alla finestra, vicino ad Andrea, guardando fuori
occasionalmente, pronta a reagire al minimo accenno di pericolo.
Aveva tenuto a lungo d'occhio la situazione fuori dalla finestra, ma
niente si era mosso, e alla fine aveva ceduto un po' alla stanchezza,
poggiando la testa dietro di sè, allo stipite, e chiudendo
gli
occhi, in cerca di un breve riposo. Non stava proprio dormendo, era
ancora vigile e cercava di affidarsi all'udito per continuare a
montare la guardia, tanto col silenzio che era piombato in casa era
facile distinguere ogni rumore proveniente dall'esterno. Lori le si
avvicinò con un piatto in mano, e a Ocean bastò
sentire i suoi
passi per farle aprire gli occhi. Guardò la donna che le
porgeva da
mangiare e accettò di buon grado, data la fame che
cominciava
nuovamente a farsi sentire.
<<
Ce la faranno, andrà tutto bene. >> disse la
donna in piedi
senza che nessuno le avesse chiesto niente, cosa che fece pensare
stesse solo parlando per rassicurare se stessa. Ocean si
limitò ad
annuire, assecondando la sua speranza. In realtà anche lei
stava
cominciando ad avere un po' lo stomaco sotto sopra per l'ansia, erano
passate ore, il buio era calato, e quei 4 erano fuori insieme a uno
con gli occhi da psicopatico. Poteva succedere di tutto, perfino
essere traditi e presi alle spalle dal loro stesso compagno! Sapevano
quanto era pericoloso girare col buio. E allora perchè non
facevano
ritorno? Non voleva pensare fosse successo qualcosa, preferiva
accettare e tenersi stretta l'idea che fossero testardi e che ancora
non avessero trovato Randall. Spostò nuovamente la tendina,
lanciando un veloce sguardo fuori, ma questa volta non con
l'intenzione di controllare ci fosse qualche pericolo in arrivo.
Sperava di vedere sbucare dagli alberi 4 ombre, tranquille,
sorridenti e trionfanti, senza nemmeno un graffio. Ma
l'oscurità non
concesse ancora niente, e Ocean tornò a mangiare, non
lasciando però
andare la speranza che da un momento all'altro li avrebbe visti di
ritorno.
Dopo
qualche altro minuto interminabile, Max improvvisamente alzò
la
testa, guardando verso la porta, le orecchie ben ritte e lo sguardo
attento. Aveva sentito qualcosa! Ocean lo notò e si
sollevò in
piedi, pronta a dirigersi verso la porta: qualcosa aveva attirato la
sua attenzione, e col tempo aveva imparato sempre a fidarsi delle sue
percezioni. Più di una volta le avevano salvato la vita.
Non sapeva se era una buona o brutta notizia, non sapeva chi o cosa
stava arrivando, ma Max sembrava tranquillo, per niente innervosito,
quindi con probabilità era qualcuno e non qualcosa. Ma non
fece in
tempo ad uscire a controllare. La porta di casa si spalancò
ed
entrarono velocemente Glenn e Daryl, con lo sguardo colmo di
preoccupazione, e senza dire una parola cominciarono subito a
guardarsi attorno.
<<
Rick e Shane sono tornati? >> chiese Daryl, dopo qualche
secondo, ma qualcuno rispose negativamente.
<<
Ho sentito uno sparo. >> continuò il ragazzo.
<<
Avranno trovato Randall. >> ipotizzò Lori.
<<
L'abbiamo trovato noi. >> rispose seccamente Daryl,
facendo
sentire tutta la pesantezza di quelle parole << E' uno
zombie.
>>
<<
Avete trovato lo zombie che l'ha morso? >> chiese
Hershel,
preoccupandosi che la sua fattoria non stesse cominciando a essere
infestata.
<<
Non c'è bisogno che uno zombie morda, per farti diventare
come lui.
>> disse rapidamente Ocean, meravigliandosi un po' che
loro
questo non lo sapessero, ma non facendogliene una colpa. Erano stati
a lungo fuori dal mondo, probabilmente certe scoperte non avevano
avuto modo di farle. La comunicazione lasciò per un istante
tutti
senza parole, spaventati dalla novità, incapaci di scegliere
le
domande adeguate, anche perchè al momento c'era anche altro
di cui
preoccuparsi, e non sapevano a cosa dare la priorità.
<<
Se muori, ti trasformi. Punto. >> spiegò
Ocean, guardando il
vecchio negli occhi e cogliendo in essi tutto il terrore e lo
stravolgimento che una notizia del genere poteva portare con
sè.
Daryl annuì in accordo con le parole della ragazza e riprese
a
spiegare << Aveva il collo spezzato. Nessun morso. E'
morto per
il collo spezzato. >> poi aggiunse << Le
orme di Randall
e Shane erano sovrapposte, e Shane non è un segugio. Quindi
non è
andato a cercarlo. Camminavano insieme. >> non ci fu
bisogno di
aggiungere altro per intuire ciò che stava cercando di
dirgli: era
stato Shane a uccidere Randall. Ocean scosse la testa, in segno di
negazione, e abbassò di nuovo gli occhi, pensierosa "Ha gli
occhi da psicopatico. Lo avevo detto". Un enorme masso sembro
cadere su tutti i presenti: perchè Shane aveva mentito?
Perchè
inventarsi una storia del genere? Che avesse cattive intenzioni?
Ocean fu una delle poche che seppe rispondere a quest'ultima domanda,
in cuor suo aveva sempre saputo che prima o poi quel matto avrebbe
fatto qualcosa di sbagliato.
"Guardati le spalle, amico"
aveva detto a Rick quello stesso pomeriggio, e mai come in quel
momento si era ritrovata a sperare così tanto che il suo
consiglio
fosse stato preso in attenta considerazione. Temeva per la vita
dell'uomo.
<<
Per favore torni fuori a cercare Rick e Shane e vedi cosa diavolo
succede? >> chiese Lori a Daryl, preoccupatissima,
mettendo da
parte momentaneamente le informazioni che il ragazzo aveva portato
con sè, concentrandosi solo su quello che al momento
riteneva più
importante: suo marito.
<<
Contaci. >> rispose Daryl senza farsi troppi problemi e
tornando verso la porta. Lori ringraziò e si strinse le mani
davanti
al viso, come in una sorta di preghiera, terrorizzata all'idea che
potesse essere successo qualcosa a uno qualsiasi dei due. Uscirono
sulla veranda, pronti a partire per qualche spedizione notturna
d'emergenza, ma qualcosa li bloccò e attirò la
loro attenzione.
Versi e ombre. Gli occhi vennero puntati all'orizzonte, oltre il
fienile. E da lì la paura avanzava, lenta e implacabile come
pece
bollente.
<<
Cazzo. >> sussurrò Ocean zoppicando verso la
ringhiera,
guardando in lontananza, pregando che i suoi occhi si stessero
sbagliando. Max sulla porta ringhiò soffusamente e
indietreggiò
rientrando in casa.
Una
mandria enorme di zombie si stava dirigendo nella loro direzione.
<<
Patricia. Spegni le luci! >> ordinò sottovoce
Herhsel.
<<
Magari stanno solo passando. >> ipotizzò
Glenn, speranzoso più
che veritiero << Basterà chiudersi in casa.
>>
<<
No, quelli raderebbero al suolo la casa. >> rispose Daryl.
<<
Non possiamo restare qui! >> disse Ocean cercando di
mantenere
il tono di voce basso, voltandosi verso gli altri del gruppo.
<<
Carl è sparito! >> disse Lori improvvisamente
arrivando
trafelata, messa in agitazione ancora di più da
ciò che si stava
avvicinando, con gli occhi già colmi di lacrime
<< Era di
sopra non riesco più a trovarlo. >> il panico
si stava
impadronendo della donna, il panico si stava impadronendo di tutti
quanti.
<<
Non me ne vado senza mio figlio! >> disse agitata prima
di
correre di sopra insieme a Carol, incitandola e incoraggiandola
<<
Cerchiamolo, lo troveremo! >>
Andrea
li raggiunse col borsone delle armi, e Hershel cominciò a
distribuirle a tutti i presenti, preparandosi ad affrontare una
guerra.
<<
Ho fatto due conti, non ne vale la pena. >> disse Daryl
al
vecchio, cercando di dissuaderlo a sprecare colpi.
<<
Puoi andartene se vuoi. >> rispose a tono Hershel,
caricandosi
di rabbia.
<<
Non potete farli fuori tutti! >> cercò di
farlo ragionare
Ocean, indicando con un gesto del braccio l'orda che si avvicinava,
come se ancora il vecchio non ci avesse fatto caso. Erano decisamente
troppi, non sarebbero mai riusciti a vincere!
<<
Alcuni li uccideremo. Attiriamo gli altri lontano dalla fattoria con
le auto. >> spiegò Andrea prendendo la sua
arma e preparandosi
con rapidità.
<<
Cosa? >> chiese Ocean incredula, alzando la voce di
un'ottava,
non perchè non avesse capito, ma perchè riteneva
il piano davvero
stupido. Era troppo pericoloso, e quei cosi erano decisamente troppi
per riuscire a gestirli tutti.
<<
Dite sul serio? >> la seguì Daryl, incredulo
quanto lei.
<<
Questa è la mia fattoria. Io
morirò qui. >> disse
risoluto Hershel prima di caricare il colpo in canna e allontanarsi
con sguardo severo.
Ocean
lo seguì un po' con lo sguardo, credendo ancora stesse
facendo una
follia. Era da matti pensare di riuscire a gestire una roba del
genere. Era la mandria più grande che avesse mai visto. Si
voltò a
cercare complicità negli occhi di Daryl, l'unico tra i
presenti che
aveva dimostrato di pensarla come lei, e ritrovò in essi lo
stesso
sentimento incredulo, ma nessuna determinazione a fermarli.
<<
E se così dev'essere.... >> fece spallucce
Ocean,
arrendendosi. Il vecchio era stato deciso, gli altri erano d'accordo
con lui, chi era lei per giudicare e dissuaderli? Se era quello che
volevano fare, l'avrebbe fatto.
<<
Tanta strada, tanta fatica, per venire a morire qui. Manco fosse casa
mia. >> Ironizzò mentre si avvicinava ad
Andrea, ancora china
sulla sacca << Dammi una pistola per favore, non
basteranno due
urlacci ad attirarli. >> e allungò una mano in
attesa. Andrea
gli porse la prima pistola che gli capitò tra le mani,
continuando a
gestire e rufolare all'interno.
<<
Che hai intenzione di fare? >> le chiese Daryl
avvicinandosi e
mettendole una mano sul braccio, facendo parlare il suo istinto
contrariato al vederla ributtarsi in chissà quale follia.
Aveva
appurato che la ragazza non aveva freni inibitori, sarebbe stata
capace di lanciarsi tra le loro braccia senza troppi problemi, e non
era certamente la tecnica migliore. Senza considerare che ridotta
com'era sarebbe stata battuta in velocità, non sarebbe stata
in
grado di scappare.
<<
Ha detto che bisogna attirarli lontano no? Ho già fatto da
carota
d'asino una volta, posso farlo ancora. E questa volta con me
c'è
Peggy. E' veloce, sarà facile. >> disse
semplicemente prima di
allontanarsi, sentendo la presa di Daryl allentarsi.
<<
D'accordo. >> scrollò le spalle anche lui
<< E' una sera
come un'altra. >> disse prima di scavalcare la ringhiera
della
veranda. Ocean cercò di mettere velocità alle sue
gambe ormai
distrutte e raggiunse la stalla, dove Peggy già aveva
cominciato ad
agitarsi.
<<
Ehi, bella. Va tutto bene! >> disse facendole due carezze
sul
muso << Ci divertiremo, vedrai. >> non
aveva la più
pallida idea del perchè avesse detto una cosa tanto stupida,
ma
aveva bisogno di sistemare le sue emozioni, mettere da parte la paura
e l'ansia, e il modo migliore che conosceva era il sorriso e il
prendere tutto con estrema leggerezza. E poi quella volta non sarebbe
stata sola. Quella volta aveva qualcuno a guardarle le spalle. Questo
bastava a renderla un minimo più tranquilla.
Uscì
dalla stalla al galoppo e raggiunse i suoi compagni già
saliti in
auto e che già si stavano dirigendo verso il fienile, dove
sembrava
si stavano raccogliendo tutti. Percorsero in parallelo la prima
recinzione, quella che divideva la casa dal fienile e cominciarono a
sparare, buttandone giù qualcuno. Ocean tenne le redini con
la
sinistra e, continuando a correre dietro le auto, usò la
destra per
sparare qualche colpo, riuscendo a colpirne solo uno tra tanti.
<<
Avrei dovuto prendere lezioni di tiro. >>
brontolò tra sè e
sè, ironizzando ancora per evitare di disperarsi. La pistola
non
faceva proprio per lei, ma la spalla sinistra ancora dolorante per
colpa dello sparo le impediva di usare l'arco, non riusciva a fare
troppa forza con quel braccio.
Ognuno
prese la sua strada e il gruppo si divise, con l'intenzione di
accerchiarli, racchiunderli in un'unica zona e poi attirarla lontano.
Ocen si voltò a guardare la situazione al fienile e si
meravigliò
di trovarlo in fiamme: porta e finestre erano spalancate, e
all'interno si vedeva bruciare ogni cosa. Era la bocca del diavolo
che vomitava le sue creature incendiate. Vide poi il camper dirigersi
in quella direzione, probabilmente pensando, come lei stessa aveva
fatto, che se era in fiamme qualcuno doveva averlo appiccato il
fuoco: probabilmente Rick o Shane, gli unici due ancora in giro. Non
potè restare troppo tempo ferma ad osservare il fienile
perchè un
gruppo di zombie l'avevano raggiunta e stavano buttando giù
la
sottile recinzione in ferro, passando oltre. Ocean sparò un
colpo
ravvicinato, riuscendo a colpirne uno in testa poi riprese a
correrre, tornando indietro, incrociando la strada con una delle
auto, continuando a sparare benchè fosse quasi sempre
inutile. Non
aveva proprio mira e il contraccolpo della pistola spesso le faceva
cedere il braccio già debole, deviando il proiettole.
Hershel
rimasto solo davanti alla villa tentava in tutti i modi di
difenderla, tenendoli lontani, sparando a chi si avvicinava, ma la
situazione stava diventando decisamente critica: erano troppi, non
riuscivano a gestirli.
All'ennesimo
colpo sprecato Ocean perse la pazienza, tanto ormai avevano
già
fatto abbastanza rumore << Va' al diavolo!!
>> disse
rivolta alla sua pistola prima di infilarsela nella cintura.
Sfoderò
la spada dal fianco, usando come sempre solo la mano destra
<<
E torniamo alle vecchie maniere. >> disse prima di
voltarsi e
correre incontro a Hershel, quasi accerchiato, lanciandosi in mezzo
all'orda e tagliando la testa a tutti quelli a cui passava a fianco.
<<
Vedi di non sbagliare, vecchio! Io sono quella a cavallo!
>>
gli urlò prima di voltarsi ancora, una volta raggiunto, e
correre di
nuovo indietro, di nuovo in mezzo a loro, uccidendone quanti
più
possibile, stringendo i denti per la stanchezza e il dolore che il
peso della spada procurava al suo braccio.
Sentì
alle sue spalle la voce di Lori urlare disperata, chiamando suo
figlio, sparito chissà dove. Si voltò a guardare
la villa cercando
di capire cosa cavolo stesse succedendo, e vide le ragazze uscire
dall'ingresso, richiamando Hershel, decise ad andarsene.
Beth
teneva in braccio Molly, ancora un po' addormentata, ma che si stava
svegliando per via dei rumori e delle urla.
<<
Tieni la testa sulla mia spalla. >> la invitò
la ragazza: non
voleva vedesse cosa stava succedendo, si sarebbe spaventata troppo
come già stavano facendo loro.
<<
Max!! >> urlò Ocean correndo verso di loro,
avvicinandosi per
farsi sentire << Max va' con loro!! >>
ordinò al cane
che era uscito dalla casa e che di nuovo tentava disperatamente di
difendersi abbaiando. Ocean tagliò via la testa a uno zombie
che le
si era avvicinato e riprese a muoversi, a correre avanti e indietro
per non farsi prendere e continuare a sfoltire l'orda.
<<
Max, muoviti! Segui Carol! >> urlò ancora in
un istante di
pace in cui ebbe modo di rivoltarsi a guardare il suo amico. Max
guardò la sua padrona agitato, ma la sua intelligenza ancora
si
mostrò ben allenata perchè parve capire e corse
dietro alle ragazze
che si stavano dirigendo in auto. Ocean tornò a concetrarsi
sugli
zombie ed ebbe un sussulto quando se ne trovò davanti
più di quanto
immaginasse. Peggy impennò e nitrì terrorizzata,
e Ocean le fece
coro con un urlo, prima di perdere l'equilibrio e sentir cedere il
braccio che reggeva le redini. Scivolò giù dalla
sella e si ritrovò
con la faccia a terra. Aveva bisogno di più tempo, aveva
bisogno di
riprendere fiato data la caduta, ma i versi di zombie proprio dietro
le sue orecchie la fecero tornare lucida prima di quanto pensasse e
senza pensarci troppo si alzò in piedi arrancando e
scappò via,
saltellando per evitare che il suo zoppicare la rallentasse troppo.
<<
Peggy!! >> urlò guardandosi attorno, cercando
la sua cavalla.
Un'altra orda le sbucò da destra e la costrinse a deviare la
sua
fuga trascinata.
<<
Peggy!! >> urlò ancora disperata, sentendosi
al limite,
sentendo di non potercela fare, stanca e troppo lenta. Non riusciva a
correre come avrebbe voluto e quei mostri sbucavano da ogni dove.
Ovunque guardasse vedeva la fine. Non sapeva cosa fare. Senza il
sostegno della sua cavalla era solo un sacco che si trascinava e che
mai avrebbe percorso più di qualche metro. Cercò
aiuto con gli
occhi, qualsiasi tipo di aiuto, ma non c'è che fiamme e
morte.
<<
No, no! >> si lamentò sentendo le fiamme
scoppiare anche nel
suo stomaco, disperata di fronte all'evidenza che questa volta non ce
l'avrebbe fatta.
<<
Peggy!! >> urlò ancora usando tutto il fiato
che aveva,
stonando di voce, ma sforzandosi di farla arrivare il più
lontano
possibile.
<<
Ocean! >> una voce altrettando disperata la raggiunse di
rimando, facendole riaprire gli occhi, facendole rinascere un
briciolo di speranza. Non era sola! Si voltò e vide Carol
correrle
vicino. Le prese un braccio e se lo portò al collo,
aiutandola e
sorreggendola << Presto, andiamo! >> con
l'aiuto di
Carol, Ocean riuscì a correre un po' più
rapidamente e con meno
fatica, ma questo non stava loro salvando la vita, non sarebbero mai
riuscite a scappar via da sole in quelle condizioni.
<<
Peggy!! >> urlò nuovamente con tutta la forza
che aveva nei
polmoni e il suo cuore ebbe un sussulto di felicità quando
sentì il
suo nitrito di risposta e la vide comparire correndo da dietro il
capanno. Ocean sorrise felice e la richiamò più
volte, riuscendo a
farla arrivare velocemente.
<<
Presto, presto!! >> urlò ancora incitando
Carol a salire,
restando a terra e aiutandola a issarsi sulla sella. Si
guardò
attorno, tenendo monitorata la situazione: stavano per venire
accerchiati, avevano i secondi contati e la paura le stava mettendo
una fretta e un'impazienza che poche volte aveva avuto.
<<
Dai, veloce!! >> incitò e non appena Carol fu
sopra mise un
piede nella staffa e si tirò su, aiutata anche dalla stessa
Carol
che l'afferrò per il vestito e la tirò con forza.
<<
Vai, vai, vai! >> urlò alla cavalla anche se
non era ancora
salita completamente, ormai allo stremo del tempo, proprio quando uno
degli zombie stava per afferrarla e Peggy non se lo fece ripetere due
volte, agitata com'era prese a galoppare come poche volte aveva
fatto.
<<
Reggiti a me! >> ordinò la ragazza alla donna
seduta dietro di
lei, una volta sistemata a dovere sulla sella. Non era omologata per
due e ci stavano molto strette, ma l'urgenza e il bisogno di darsela a
gambe non guardava in fiaccia a certe frivolezza. Carol mise le
braccia intorno alla vita di Ocean e strinse più che
potè,
facendole anche male, ma la ragazza non si lamentò e si
concetrò
solo sulla loro fuga. Erano ovunque e riuscire a capirci qualcosa
sulla strada da percorrere era davvero un'impresa, ovunque si girava
ce n'era a decine che le andavano incontro. Il cuore prese a correre
più veloce del suo cavallo, ma strinse i denti: non doveva
cedere
alla paura e al panico. Aveva un compito adesso. Non era solo per la
sua sicurezza che doveva lottare ma anche per quella di Carol che
terrorizzata la teneva stretta a sè, suo scoglio e sua
ancora.
Sapeva cosa voleva dire aggrapparsi disperatamente a qualcuno, sapeva
cosa voleva dire avere il terrore in gola e sentire che la persona a
cui sei stretta è l'unica tua via di salvezza, sapeva che in
quei
casi non c'era desiderio e fiducia più grande. E lei non
voleva
tradirla. Si guardò attorno convulsamente, in cerca di una
via
d'uscita, e vide in lontananza le auto dei suoi compagni che se ne
andavano, ognuno per una strada diversa. Stavano scappando. Non
potevano salvare la loro fattoria. Non c'era altro da fare, ma per lo
meno erano vivi.
Ocean
sarebbe scappata di nuovo, ma questa volta non avrebbe lasciato i
suoi compagni al loro destino, non avrebbe voltato le spalle a chi
urlava disperatamente aiuto, preoccupandosi solo di salvare se
stessa.
Corse
nel tentativo di seguirne una, una qualsiasi, poco importava chi ci
fosse dentro, non voleva restare sola, dovevano restare insieme. Ma
gli zombie gli si piazzarono di nuovo davanti, impedendole di
proseguire.
<<
Merda. >> sussurrò mentre si voltava
nuovamente, riprendendo
la fuga nella direzione opposta. Trovò la sua via, il suo
buco
libero, ma avrebbero dovuto saltare una delle recizioni in ferro ,
dopodichè avrebbero corso via dai loro compagni, separandosi
e
chiedendosi se mai si sarebbero ritrovati.
<<
Dobbiamo saltare! >> urlò a Carol per
informarla, che
all'ennesimo scossone urlò terrorizzata.
<<
Carol, ascoltami, fai quello che dico! Dobbiamo saltare!
>>
spiegò ancora, voltando appena la sua testa per farsi
sentire
meglio. Carol era terrorizzata, tanto da tenere gli occhi serrati e
la testa schiacciata contro la schiena della sua amica, ma sembrava
aver capito. Ocean le diede due direttive per prepararsi al salto,
pregando avesse capito, poi fece altrettanto aggiungendo un ultimo
<<
Tieniti più forte che puoi! >>
Arrivarono
al recinto in corsa e riuscirono ad oltrepassarlo, urlando entrambe,
Carol terrorizzata, Ocean per darsi la forza necessaria a sorreggere
entrambe ed evitare di volare via da sella di nuovo. Peggy
atterrò
con successo dall'altro lato, senza nessun danno apparente se non
qualche scossone di troppo alle due in sella, e riprese a correre tra
gli alberi, in una direzione qualsiasi, non sapendo minimamente dove
si stava dirigendo. Ma ovunque andava bene, purchè non fosse
lì,
alla fattoria ormai sotto assedio e infestata. L'unico pensiero che
ora assillava la mente di Ocean era "Come li ritroveremo?".
Non voleva darsi per vinta, non voleva rinunciare così,
Carol era
legata al gruppo e sicuramente voleva ritrovarli, e lei ce l'avrebbe
riportata! Inoltre, anche lei stessa voleva ritrovarli. Voleva
ritrovare il gruppo di persone che più volte l'avevano
accolta e
salvata, anche se non la conoscevano, come fosse una di loro; quel
gruppo di persone che avevano cominciato a curarle l'anima e che dopo
tanto tempo le avevano di nuovo fatto trovare la voglia di vivere.
Doveva tornare. Doveva riabbracciare Max, e Molly...e Daryl, a cui
ancora non aveva avuto modo di dire "grazie".
Il
pericolo era passato. Se l'era lasciato alle spalle. Ma il sospiro di
sollievo non sarebbe arrivato finchè non fosse scesa da
cavallo con
la chiara intenzione di correre incontro all'abbraccio della bambina
del suo fedele amico. Perchè il suo angolo di paradiso non
era il
dove, ma era il con chi. La casa, quella meravigliosa casa che tanto
le ricordava la sua infanzia, dove i bambini potevano giocare, se la
stavano lasciando alle spalle, distrutta e in fiamme, una
dimostrazione all'evidente fine del mondo. Non c'era pace. Non poteva
esistere in quel mondo.
Un altro addio. Un'altra fuga. Ma non
tutto era perduto.
"Vi
ritroveremo."