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Autore: Ray Wings    25/11/2014    0 recensioni
Non voltare la testa, non andartene di nuovo! Sono cambiata. Sì, è vero, non sono più Alice! E questa ti sembra una colpa? Tu e il tuo strafottutissimo gruppo del cazzo mi avete trascinata qui: è solo colpa vostra. Mai più, mai più rivedrò gli occhi di mia sorella o di mia madre, ed è solo colpa vostra. Mai più rivedrò i tuoi occhi. Ma quelli non voglio nemmeno ricordarli, vuoti e disperati, mentre affondavano e annegavano e io impotente sulla spiaggia a pregare.
Mi avete lasciata sola, cazzo!
Sono rimasta in un angolo a piangere, come ho sempre fatto, aspettando l'arrivo di qualche supereroe dimenticandomi che questa è la fottuta realtà! Che qui si muore!
E sono morta.
Dimentica Alice...te la sei portata via.
So che sei un sogno, stai sfumando, comincio a non vederti più e so che quando aprirò gli occhi sarò di nuovo sola. Ma non voltare la testa. Guardami fino alla fine...guarda l'Oceano. Fino alla fine. Come ho fatto io. Pregando, sciocco, di svegliarti.
Manu. Guardami.
Ora sono Ocean.
[In revisione]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daryl Dixon, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Frode

<< Non dovresti stare a letto? >> chiese rapidamente T-Dog, prima di entrare in casa, sempre intento in quello che sembrava un trasloco, senza aspettare realmente una risposta. Era stata più una forma di cortesia, un saluto, una battuta morta lì tanto per rivolgerle la parola.
Ocean sorrise appena prima di poggiare la mano alla ringhiera della veranda, sostenendosi a essa per facilitare la discesa degli scalini. Le ossa cigolavano a ogni movimento, ma l'aria di quel luogo la donava di nuova vita e camminare non era faticoso come lo era stato i giorni precedenti, quando era costretta ad avanzare. Ora poteva rispettare il suo dolore e prendersi i tempi che il corpo richiedeva. A dir il vero, sarebbe stata volentieri a letto, era da qualche giorno che non godeva della tranquillità che un letto morbido, caldo e sicuro poteva dare, ma il desiderio di uscire a prendere aria e di parlare con chi di dovere aveva avuto la meglio.
<< Dov'è Rick? >> chiese a Daryl, sempre vicino all'auto, mentre sistemava quelli che sembravano pacchetti.
<< Laggiù, è con Shane. >> rispose lui semplicemente, indicando, senza scomporsi troppo dalle sue faccende. Ocean voltò la testa a cercare con gli occhi il capo squadra prima di raggiungerlo, lentamente, zoppicando, senza nessuna fretta. Non più.
Guardò da lontano la scena che gli si parava davanti: Shane disse qualcosa a Rick, qualcosa che probabilmente a nessuno dei due piacque, poi gli mise davanti una pistola e si allontanò ciondolando le spalle, col suo fare strafottente e perennemente incazzato. Ocean raggiunse finalmente Rick, senza togliere gli occhi di dosso a Shane, continuando a fare i suoi conti su quel tipo. Non le piaceva. Non le piaceva proprio.
<< Quando ero in Italia... >> cominciò a dire lei, anticipando il suo arrivo << ...Perchè,sì! Vengo dall'Italia. Ormai credo sia giusto tu lo sappia. >> ed era incredibile come riuscisse a dirlo senza sentirsi la gola serrare. Si avvicinò a Rick, salendo sulla veranda dove si trovava lui, evitando così di urlare e farsi sentire da tutta la fattoria << Quando ero a casa, qualche anno fa, mia sorella conobbe un tipo. Nel giro di neanche una settimana lo portò a casa e ce lo presentò. Un tipo distinto, che vestiva con golfino color pastello e camicia: classico topo di libreria. Lo guardai negli occhi la prima volta e poi dissi "Chiara, non mi convince. Ha una strana luce negli occhi". Ci mise un anno a scoprire che era uno di quelli che addescava ragazzine sui Social Network. >> si mise a sedere vicino a lui, con la stessa premura e attenzione che può avere un anziano con i suoi acciacchi, annessi lamenti e sbuffi. Rick la guardò chiedendosi dove volesse arrivare e Ocean lo dovette far aspettare prima di dargli una risposta: doveva prima sedersi e rilassarsi << Sono una gran chiacchierona. >> sorrise lei, giustificandosi << In realtà volevo dar tempo a Shane di allontanarsi il necessario, o mi avrebbe fatto saltare la testa all'istante. >>
<< Non è stato contento del tuo ritorno, no. >> annuì Rick tornando a guardare di fronte a sè.
<< Non mi importa. >> tagliò corto lei << Ha gli occhi da psicopatico. Non mi piace. Guardati le spalle, amico. >> disse con assoluta sincerità, senza troppi rigiri o fiocchetti. Rick abbassò gli occhi, riflettendo sulla cosa, poi guardò la ragazza, sorrise, annuì per comunicarle di aver colto il messaggio e tornò a guardare davanti a sè, senza aggiungere altro. Probabilmente c'era già qualcosa dietro, se fosse stata un'affermazione assolutamente fuori luogo avrebbe reagito in maniera platealmente diversa. Ocean lasciò calare il silenzio, prendendosi anche lei i suoi tempi, capendo che l'argomento Shane era meglio concluderlo lì, poi abbassò gli occhi alla ricerca delle parole più adatte che le risparmiassero imabarazzanti suppliche e richieste di perdono.
<< Senti, io... >> cominciò, ma Rick la interruppe immediatamente con un rapido << Sono felice che sei tornata. >> affermazione che lasciò di stucco la ragazza, apprezzando poi le sue intenzioni di evitarle il discorso. L'uomo aveva colto subito il motivo di quella visita, ed era saltato lui a conclusioni evitando alla ragazza un travaglioso elenco di parole più o meno azzeccate.
<< C'è aria diversa ora. Molly ti aspettava. Carl è di nuovo tornato a sorridere da quando è tornato Max, e il cane sta bene solo se sta con te. Anche Carol è molto felice di averti rivista, è una di quelle che era pronta a scommettere tutto su di te. E anche Daryl. >>
<< Daryl? >> chiese d'istinto Ocean un po' incredula. La detestava e la considerava imbaranata. Perchè Daryl? Rick si limitò a sorridere, senza dar ulteriore spiegazioni e concluse con un << Sei la benvenuta. >> prima di cominciare ad incamminarsi verso l'auto che sembrava quasi pronta per chissà quale spedizione. Era talmente carica che sembravano stessero per partire per qualche giono.
<< Rick. >> lo richiamò ancora lei prima di lasciarlo andar via << Puoi contare su di me. >>

Raggiunse quello che loro chiavano "l'accampamento", ma che ormai si stava riducendo a ben poco. Pian piano il gruppo stava traslocando all'interno della casa, Hershel aveva finalmente dato il suo consenso e stava diventando un vecchietto più ospitale, convinto da chissà cosa. Seduta sola, come spesso faceva ultimamente, con in mano dei vestiti che guardava, ripiegava, poi li disfaceva e li ripiegava, mai contenta del suo operato, c'era Carol. Probabilmente troppo assorta dai suoi pensieri per dar veramente conto al suo lavoro. Sentì arrivare Ocean, era difficile non farci caso data la pesantezza con cui si trascinava in giro, ma non si voltò a salutarla e continuò il suo lavoro. Ocean le si affiancò e la osservò a lungo, in silenzio, il suo ciondolo stretto tra le mani che veniva più volte rigirato e accarezzato. Nessuna delle due sapeva bene cosa dire all'altra, ma Carol era più tranquilla rispetto a quando l'aveva lasciata, era tornata a sorridere alcune volte, e anche allora lo fece: si voltò dopo un po', la guardò in volto e le sorrise dolcemente. Era la prima volta che Ocean poteva vedere i suoi occhi brillare. Ne rimase piacevolmente sorpresa, poi tornò a guardare ancora il suo ciondolo e non staccò gli occhi da esso.
<< Ricorda. >> lesse ad alta voce.
Lanciò un rapido sorriso a Carol, afferrò con forza uno dei petali del suo fiore e, con uno sforzo che allora le parve disumano, lo staccò. L'imbarazzo era leggibile sul suo volto, questo lo sapeva e non faceva che peggiorare il suo senso di disagio.
<< Per tua figlia. Per non dimenticare. >> si limitò a dire tenendo ancora ben stretto il petalo tra le sue dita. Ciondolò un po', tentando di cacciar via l'imbarazzo e il senso di fastidio che le stava prendendo la bocca dello stomaco.
<< Me lo regalò mio nonno prima di morire, tempo fa. Lui credeva che il tempo fosse la cosa più importante del mondo, perchè è indipendente, scorre e ti sfugge dalle dita, ma ti appartiene. Non puoi fermarlo, puoi solo decidere come usarlo. Mi costruì questo ciondolo per questo. "Ricorda il tempo" c'era scritto prima >> lo mostrò velocemente alla donna, facendo vedere la cancellatura << Ogni petalo che manca è un giorno che hai perso. >> le sfuggì un sorriso << Era una cosa che metteva un po' ansi: lo vedevi giorno dopo giorno sempre più spoglio, ma era così di proposito. Ti ricordava lo scorrere del tempo e ti spronava a non perderne neanche un secondo. Nessun petalo doveva cadere senza portarsi dietro un ricordo. >>
Abbassò nuovamente gli occhi, accantonando la vena malinconica che accompagnava quelle prime parole, lasciando spazio solo a una profonda tristezza << Ho smesso di contare il tempo. Ho smesso di ricordarlo. Non ha più valore per me. Ora ricordo e basta. E invece di contare i minuti che perdo...conto le anime. E il fiore sempre più spoglio mi sprona a impegnarmi per non perderne più. >> restò un secondo in silenzio, pensierosa, continuando a guardare il fiore e il petalo che stringeva tra le dita.
<< Nessun petalo deve cadere senza portarsi dietro un ricordo. Nessun petalo dev'essere sentito come "sfuggito" e sprecato. >> mormorò tra sè e sè.
Per quel motivo l'aveva lasciato alla fattoria, insieme ai cadaveri del suo vecchio gruppo: non aveva più nessuno da perdere, non ne voleva più avere, non aveva più nessuno da contare. Nessuno da ricordare.
Ma ora sarebbe stato diverso.
Un improvviso sorriso imbarazzato si dipinse sul suo volto << Che cosa stupida. Scusami. >> disse prima di voltarsi per andarsene, e lasciar nuovamente sola la donna. Ma Carol si alzò subito e la prese per un braccio, fermandola << No, aspetta. >> disse e sorridendo addolcita, intenerita e commossa allungò la mano << E' per la mia Sophia? >>.
Ocean restò qualche secondo in silenzio, immobile, ancora indecisa e imbarazzata per quello che riteneva essere un gesto stupido, anche se lei aveva sempre dato molta importanza a quei petali. Ma era il suo fiore, i suoi petali, e a chi doveva interessare la storia di suo nonno se non a lei? Ma Carol sembrò comprensiva, e forse veramente aveva apprezzato il gesto. Ocean guardò ancora il suo petalo poi lo porse alla donna << Per non dimenticare. >> sussurrò ancora, più a se stessa che alla donna, la quale guardò il dono con commozione e ringraziò prima di lasciarla andare.

<< E ora tocca a te. >> disse Ocean raggiungendo l'albero sotto cui erano seduti Carl, Max e Molly, intenti a chiacchierare tra loro, anche se Carl non sembrava entusiasta e loquace come la piccola rossa.
<< Ocean! >> salutò Molly illuminandosi nel vederla << Sei in piedi! >>
<< Sì, ma per poco. >> disse sofferente mentre si appoggiava al tronco e cercava di sedersi a terra, vicino alla bambina << Fatemi un po' di posto. >> Molly alla richiesta si spostò leggermente, facendo sedere la ragazza vicino a sè e la guardò sorridente.
Ocean si sistemò con un sospiro sollevato, poggiò la schiena al tronco dietro di sè e alzò gli occhi al cielo, pensierosa. Poi si voltò a guardare Carl e gli disse << Puoi lasciarci sole un attimo? >>
Carl non rispose, si alzò senza farglielo ripetere due volte, e si allontanò accompagnato dal cane che zoppicava tenendo la zampetta fasciata alzata, senza poggiarla a terra.
<< Allora. >> cominciò Ocean cercando di mettere in ordine nella sua testa le parole giuste << Mi hanno detto che mi stavi aspettando. >>
Molly annuì e subito si rabbuiò, imbronciandosi e abbassando lo sguardo << Sì, ma non li hai trovati vero? >>
Ocean rimase per un attimo in silenzio, timorosa, chiedendosi quale fosse il modo migliore per parlare di morte con una bambina, sapendo che comunque, qualsiasi cosa avrebbe detto, nessuno avrebbe impedito alle sue lacrime di sgorgare.
<< Sì, li ho trovati. >> disse Ocean, facendo voltare la bambina speranzosa << Ma non sono potuti restare qui. Dio li ha chiamati in cielo, da lui, e li ha trasformati in due bellissimi angeli. Ha detto che così avrebbero potuto proteggerti meglio. >>
<< Sono andati in cielo? >> chiese la bimba con tono di disperazione. Gli occhi già avevano cominciato a rovesciare lacrime. Si alzò in piedi mettendosi di fronte alla ragazza, i pugni serrati che strofinavano i suoi occhi già rossi << Perchè se ne sono andati? Perchè mi hanno lasciata qua da sola? >> pianse disperata. Ocean cercò di tirarsi su, in ginocchio, e si avvicinò alla bambina prendendola tra le braccia, stringendola cercando di darle conforto << Non ti hanno lasciata sola!Ci siamo qua io, Daryl, Carol, Carl, Max, Rick, Hershel e tutti gli altri. >>
<< Ma io voglio la mia mamma e il mio papà! >>
<< Mi dispiace, Molly. >> si limitò a dire la ragazza, non sapendo cos'altro aggiungere per riuscire a calmare i suoi pianti disperati.
<< Non li rivedrò più? >>
<< Certo che li rivedrai! Tutte le notti, quando ti metterai a dormire, loro verranno da te e starete insieme fino al mattino. >> disse Ocean e si allontanò dalla bambina per guardarla in viso e asciugare le sue lacrime << Non piangere, dai. Loro possono vederti anche ora e sicuramente non sono contenti di vedere il tuo bel visino rovinato da questa smorfia. Sorridimi. Se più bella quando sorridi. >> ma la bimba ovviamente non era consolabile, e l'unica cosa da fare al momento era starle vicino, facendole sentire il meno possibile la mancanza dei genitori e dandole il tempo necessario a metabolizzare la cosa. Ocean la tirò a sè e si rimise a sedere con la schiena poggiata all'albero, le fece posare il volto sulla sua spalla e lasciò che piangesse fin quanto ne sentiva il bisogno, accarezzandole i capelli, cercando di dare quanto più conforto poteva con abbracci e carezze.
<< Andrà tutto bene. Ci penseremo noi a te. Non sarai sola. Andrà tutto bene. >>

Molly pianse tanto che alla fine si addormentò, stremata, scossa dai singhiozzi. Ocean la guardò colma di dispiacere, povera piccola sarebbe stata dura per lei più di chiunque altro. Era un tale fiorellino. Promise a se stessa che finchè sarebbe stata viva non avrebbe permesso a nessuno di farle del male. Sentì qualcosa nascere in lei, una determinazione che da tempo non provava, il desiderio di lottare davvero per qualcosa. Non si sarebbe più trascinata senza scopo, non sarebbe più stata un fantasma, ora brandiva la lama col chiaro intento di uccidere chi gli si parava di fronte. Ora avrebbe lottato.
<< Ci penserò io a te. >> sussurrò ancora una volta accarezzandole i capelli.
Si tirò Molly addosso, facendole posare il viso sulla spalla ancora sana e caricò il suo peso su quel lato del corpo. Poi tentò di alzarsi, facendo una fatica disumana considerato anche il peso aggiuntivo, ma riuscendo con costanza e determinazione a sollevarsi in piedi con la bimba in braccio, e si avviò lentamente verso la villa. Maggie la vide da lontano e la raggiunse di corsa, allungando le braccia per afferrare la piccola << Lascia, faccio io. >> disse aiutando Ocean.
<< Grazie. >> rispose lei passando volentieri il peso alla ragazza << Ha pianto fino ad addormentarsi. >> informò. Maggie guardò la bimba che aveva in braccio con uno sguardo triste e commosso, poi senza dire niente la portò dentro, dove l'avrebbe messa a letto. Ocean le camminò dietro, anche se la perse dopo il primo scalino, troppo lenta per stare al suo passo, intenzionata a tornare a letto anche lei,ma si bloccò quando sentì urlare:
<< Rick!! >> chiamò T-Dog arrivando di corsa, visibilmente agitato << Rick! Randall non c'è! >> gridò ancora una volta arrivato alla villa. Rick uscì con rapidità dalla casa e raggiunse subito il suo amico, con lo sguardo cupo. Non disse niente e si avviò velocemente verso un capanno poco lontano da lì, seguito dagli altri, tutti confusi e agitati. Ocean fece altrettanto, anche se non conosceva la situazione, non condivideva il loro dramma, ma era curiosa di sapere che stesse succedendo e comunque sia voleva farne parte.
Mai più sola.
Daryl aprì il capanno, lanciando una rapida occhiata all'interno, ma si fece subito da parte, facendo entrare Rick, pronto a indagare, e restando all'esterno a guardarsi intorno e cercare tracce al suolo.
<< Che succede? >> chiese Lori, allarmata, una volta raggiunto il luogo.
<< Randall è scomparso. >> informò T-Dog studiando la zona intorno a loro, guardando nella speranza di trovare indizi.
<< Chi diavolo è Randall? >> chiese Ocean. Si era persa qualcosa, li aveva lasciati l'ultima volta che avevano zombie allevati nel fienile, e ora parlavano di qualcuno che mai aveva sentito nominare. Ma alla fine era stata fuori per 5 giorni, poteva essere successo di tutto nel frattempo.
<< E' una lunga storia. Lo tenevamo nel capanno. Avremmo dovuto lasciarlo libero oggi stesso, lontano da qui, ma ora non c'è più. >> raccontò brevemente sempre T-Dog, il più loquace tra tutti.
"Un prigioniero, eh?" pensò Ocean. Quel gruppo aveva più retroscena di quanto avesse creduto, e la cosa in qualche modo le piaceva. Erano piccole cose che suggerivano che non erano un gruppo di idioti, che anche loro affrontavano le loro difficoltà come tutti e che forse non erano solamente fortunati. Era qualcosa che le piaceva perchè sapeva che nel caso di emergenza non sarebbero stati colti impreparati come invece pensava qualche giorno prima, quando non vedeva altro in loro che dei contadinelli sorridenti.
<< Da quanto tempo è scomparso? >> chiese Hershel, cercando di farsi strada per vedere all'interno del capanno << Come è successo? >> chiese ancora Lori, accavallando domande su domande. Ocean non sapeva chi era questo Randall, ma a vedere gli animi scossi, probabilmente era qualcuno di pericoloso, e cominciò a provare i loro stessi sentimenti allarmati. Gli occhi corsero istintivamente al bosco davanti a sè, cercando, ma odiava non sapere bene cosa o chi stava cercando!
<< Le manette sono chiuse, dev'essersele sfilate. >> comunicò Rick uscendo dal capanno, riattirando così a sè l'attenzione della ragazza, e continuando a guardare la situazione intorno a lui, cercando altri indizi che comunicassero dove fosse potuto andare il fuggitivo. Susseguirono una serie di ipotesi e altre osservazioni, una più caotica e nervosa dell'altra, tanto confuse che per poco non sfociarono nel ridicolo. Lori fece notare l'assenza di Shane e fu quello a spingere Rick a ordinare subito di cominciare le ricerche: temeva per il suo amico. Forse l'unico. Ma non ci fu bisogno di cominciare nessuna ricerca. Shane sbucò dagli alberi, il viso insanguinato, lo sguardo un po' vacuo, cosa che lasciò un po' insospettita Ocean, ma tenne certe osservazioni per sè. Shane richiamò l'attenzione dei suoi amici mentre si avvicinava a loro << E' armato. Ha la mia pistola! >> informò. Carl si fece avanti, chiedendo preoccupato se stesse bene, date le sue pessime condizione e lui continuò a raccontare << Sì, ma quel piccolo bastardo mi ha preso alle spalle. Mi ha colpito in faccia! >> disse cercando di caricare l'ultima affermazione di un'ira che non c'era.
<< D'accordo! Hershel, T-Dog riportate gli altri in casa. Glenn, Daryl, venite con noi. >> ordinò il caposquadra, organizzando quella che sarebbe stata una spedizione d'emergenza. Ocean si guardò attorno, ossevando i suoi compagni che cominciavano ad affaccendarsi per obbedire agli ordini e sentì anche lei il bisogno di rendersi disponibile, di far sentire la sua voce, di dire "ehi, ci sono anche io e posso essere d'aiuto!". Non era una stupida sprovveduta, i mesi passati sola a combattere per una vita che non desiderava più l'avevano indurita più di quanto potessero immaginare. Sarebbe stata in grado di spostare massi anche in quelle condizioni se ci fosse stato bisogno. E gli altri dovevano saperlo. Dovevano sapere che lei non era lì per rubare cibo, non era una sciocca ragazzina capricciosa, ma era un arma in più che avrebbe potuto salvargli la vita. Doveva dimostrare che valeva la storia che portava sulle sue spalle.
<< Posso aiutarvi! >> disse a Rick, facendo un passo in avanti per farsi notare.
<< No! >> le ordinò l'uomo << Non saresti molto d'aiuto ridotta in quelle condizioni. Non ti reggi in piedi. Porta in casa gli altri e tenetevi le armi, nel caso dovesse tornare. >> si allontanò di qualche passo insieme ai suoi compagni prima di ordinare di nuovo << Tenete gli occhi aperti! >>
<< Lasciatelo andare. >> disse Carol, mossa da compassione verso il ragazzo << Il piano non era quello di lasciarlo andare? >>
<< Il piano era lasciarlo lontano da qui, non davanti alla casa con una pistola. >> spiegò Rick, e Carol tentò ancora il tutto per tutto con una preghiera sterile << Non andate! >>. Ma la decisione di Rick era indiscutibile e ordinò di nuovo di entrare in casa e di chiudersi dentro, senza aggiungere altro.
<< Forza, andiamo. >> sollecitò Andrea prendendo Carol per un braccio e cercando di tirarla via, seguendo poi gli altri che già si erano avviati velocemente verso il loro rifugio.
Si sedettero in salotto, chi silenzioso e pensieroso, chi invece continuava a far congetture e ipotesi. Ocean si sedette a bordo della finestra, spostò leggermente la tendina con due dita e rimase ferma lì, con gli occhi puntati fuori, a tener d'occhio la situazione all'esterno. Sentiva una strana adrenalina in corpo, non riusciva a star ferma e muoveva la gamba convulsamente. Non sapeva chi era questo Randall, e sentiva di non averne neanche troppa paura, alla fine era uno solo contro un intero gruppo, non poteva fare troppi danni. Ma era la prima volta nella sua vita che si ritrovava a doversi sentir responsabile di qualcuno, era la prima volta che sentiva di avere il compito e il dovere di proteggere qualcuno, che sentiva di non essere lei quella che doveva essere abbracciata e rassicurata. E la cosa le piaceva. Aveva una gran voglia di correre fuori e andarlo a cercare lei stessa quel Randall, fare ciò che andava fatto, forse anche per dimostrare agli altri che potevano fidarsi di lei, per dimostrare a Rick che davvero poteva contare su di lei. Si era data un compito e voleva portarlo a termine. Ma erano già in quattro la fuori, ed erano sicuramente i quattro più bravi, ce l'avrebbero fatta, non avevano bisogno di lei, e poi Rick aveva ragione, ridotta in quelle condizioni poteva fare ben poco. Così si limitò a stersene seduta, attenta e concentrata, cercando di cogliere anche i più piccoli movimenti, pronta a difendere quella che stava cercando di far diventare la sua nuova casa.
Andrea si sedette vicino a lei e osservò i suoi compagni, uno più preoccupato dell'altro. Anche lei dimostrava una certa agitazione, ma a differenza di moti, sembrava nasconderla meglio. O forse la sua era solo una smisurata fiducia.
<< Chi è Randall? >> chiese ancora Ocean, senza staccare gli occhi da fuori. Le spiegazioni di T-Dog non avevano messo freno alla sua curiosità, e poi desiderava capire quanto fosse pericoloso questo fuggiasco che aveva messo così in subbuglio più di 10 persone.
<< Dopo l'attacco al fienile >> cominciò a spiegare Andrea << Hershel si è allontanato. E' andato in città da solo e si è infilato in un bar vuoto per ubriacarsi. Rick e Glenn l'hanno ritrovato e l'intenzione era quella di riportarlo a casa, ma mentre erano lì hanno incrociato un altro gruppo e poco dopo hanno cominciato a spararsi addosso. Poi sono arrivati gli zombie, quelli dell'altro gruppo sono scappati, ma si sono lasciati dietro Randall che era rimasto incastrato con una gamba a una ringhiera. E' solo un ragazzo, ma il timore è che possa portare da noi quelli del suo gruppo e possano attaccarci. Per questo l'abbiamo tenuto chiuso per un po' nel capanno, in attesa di giudizio. >> e sicuramente fu un racconto più esaustivo del primo.
<< E avete poi deciso di lasciarlo andare? >> chiese incredula Ocean, voltando gli occhi perplessi verso la bionda. Poteva essere un pericolo e loro lo volevano davvero lasciare libero?
Andrea abbassò gli occhi, colta da chissà quale truce stato d'animo e disse, giustificandosi << E' solo un ragazzo. E noi non uccidiamo i vivi. Dale avrebbe voluto così. >>
Ocean tornò a guardare fuori, cogliendo il messaggio nascosto in quelle parole e rendendosi conto solo in quel momento che all'appelo mancava una persona. Nel caos del risveglio non ci aveva proprio fatto caso, e poi non aveva avuto modo nei giorni precedenti di legarsi a loro quanto bastava per ricordarsi di tutti. Ma il vecchio non c'era più. Quel simpatico vecchietto che tanto le ricordava suo nonno il giorno che lo portarono in piazza per una partita dei mondiali, più confuso e disorientato di una talpa con la labirintite.
Ma che incredibilmente sorreggeva tutta la struttura.
<< Cosa gli è successo? >> chiese con delicatezza e un briciolo di dolore nella voce. L'avevano perso, era questo quello che era successo, era morto in quei giorni in cui era mancata e il dolore era ancora palpabile.
<< Uno zombie. >> disse semplicemente Andrea, sentendosi morire la voce in gola. Ocean abbassò di nuovo gli occhi, addolorata, e sussurrò << Mi dispiace. >>, una sentita condoglianza che andò a intenerire la sua interlocutrice, e a sentirsi un minimo sollevata di fronte alla condivisione del suo dolore.
Andrea la guardò, concedendole un triste sorriso complice, e Ocean rispose alla stessa maniera. Era un modo semplice per terminare lì la conversazione e le condoglianze, senza interrompere quel piccolo momento di complicità e condivisione che tanto faceva piacere al cuore.
Il resto del tempo lo passarono in silenzio, ognuno immerso nei propri pensieri, ognuno spaventato e agitato a modo suo, cercando conforto nella vicinanza dell'altro. Ocean rimase tutto il tempo, fino a notte fonda, seduta alla finestra, vicino ad Andrea, guardando fuori occasionalmente, pronta a reagire al minimo accenno di pericolo. Aveva tenuto a lungo d'occhio la situazione fuori dalla finestra, ma niente si era mosso, e alla fine aveva ceduto un po' alla stanchezza, poggiando la testa dietro di sè, allo stipite, e chiudendo gli occhi, in cerca di un breve riposo. Non stava proprio dormendo, era ancora vigile e cercava di affidarsi all'udito per continuare a montare la guardia, tanto col silenzio che era piombato in casa era facile distinguere ogni rumore proveniente dall'esterno. Lori le si avvicinò con un piatto in mano, e a Ocean bastò sentire i suoi passi per farle aprire gli occhi. Guardò la donna che le porgeva da mangiare e accettò di buon grado, data la fame che cominciava nuovamente a farsi sentire.
<< Ce la faranno, andrà tutto bene. >> disse la donna in piedi senza che nessuno le avesse chiesto niente, cosa che fece pensare stesse solo parlando per rassicurare se stessa. Ocean si limitò ad annuire, assecondando la sua speranza. In realtà anche lei stava cominciando ad avere un po' lo stomaco sotto sopra per l'ansia, erano passate ore, il buio era calato, e quei 4 erano fuori insieme a uno con gli occhi da psicopatico. Poteva succedere di tutto, perfino essere traditi e presi alle spalle dal loro stesso compagno! Sapevano quanto era pericoloso girare col buio. E allora perchè non facevano ritorno? Non voleva pensare fosse successo qualcosa, preferiva accettare e tenersi stretta l'idea che fossero testardi e che ancora non avessero trovato Randall. Spostò nuovamente la tendina, lanciando un veloce sguardo fuori, ma questa volta non con l'intenzione di controllare ci fosse qualche pericolo in arrivo. Sperava di vedere sbucare dagli alberi 4 ombre, tranquille, sorridenti e trionfanti, senza nemmeno un graffio. Ma l'oscurità non concesse ancora niente, e Ocean tornò a mangiare, non lasciando però andare la speranza che da un momento all'altro li avrebbe visti di ritorno.
Dopo qualche altro minuto interminabile, Max improvvisamente alzò la testa, guardando verso la porta, le orecchie ben ritte e lo sguardo attento. Aveva sentito qualcosa! Ocean lo notò e si sollevò in piedi, pronta a dirigersi verso la porta: qualcosa aveva attirato la sua attenzione, e col tempo aveva imparato sempre a fidarsi delle sue percezioni. Più di una volta le avevano salvato la vita.
Non sapeva se era una buona o brutta notizia, non sapeva chi o cosa stava arrivando, ma Max sembrava tranquillo, per niente innervosito, quindi con probabilità era qualcuno e non qualcosa. Ma non fece in tempo ad uscire a controllare. La porta di casa si spalancò ed entrarono velocemente Glenn e Daryl, con lo sguardo colmo di preoccupazione, e senza dire una parola cominciarono subito a guardarsi attorno.
<< Rick e Shane sono tornati? >> chiese Daryl, dopo qualche secondo, ma qualcuno rispose negativamente.
<< Ho sentito uno sparo. >> continuò il ragazzo.
<< Avranno trovato Randall. >> ipotizzò Lori.
<< L'abbiamo trovato noi. >> rispose seccamente Daryl, facendo sentire tutta la pesantezza di quelle parole << E' uno zombie. >>
<< Avete trovato lo zombie che l'ha morso? >> chiese Hershel, preoccupandosi che la sua fattoria non stesse cominciando a essere infestata.
<< Non c'è bisogno che uno zombie morda, per farti diventare come lui. >> disse rapidamente Ocean, meravigliandosi un po' che loro questo non lo sapessero, ma non facendogliene una colpa. Erano stati a lungo fuori dal mondo, probabilmente certe scoperte non avevano avuto modo di farle. La comunicazione lasciò per un istante tutti senza parole, spaventati dalla novità, incapaci di scegliere le domande adeguate, anche perchè al momento c'era anche altro di cui preoccuparsi, e non sapevano a cosa dare la priorità.
<< Se muori, ti trasformi. Punto. >> spiegò Ocean, guardando il vecchio negli occhi e cogliendo in essi tutto il terrore e lo stravolgimento che una notizia del genere poteva portare con sè. Daryl annuì in accordo con le parole della ragazza e riprese a spiegare << Aveva il collo spezzato. Nessun morso. E' morto per il collo spezzato. >> poi aggiunse << Le orme di Randall e Shane erano sovrapposte, e Shane non è un segugio. Quindi non è andato a cercarlo. Camminavano insieme. >> non ci fu bisogno di aggiungere altro per intuire ciò che stava cercando di dirgli: era stato Shane a uccidere Randall. Ocean scosse la testa, in segno di negazione, e abbassò di nuovo gli occhi, pensierosa "Ha gli occhi da psicopatico. Lo avevo detto". Un enorme masso sembro cadere su tutti i presenti: perchè Shane aveva mentito? Perchè inventarsi una storia del genere? Che avesse cattive intenzioni? Ocean fu una delle poche che seppe rispondere a quest'ultima domanda, in cuor suo aveva sempre saputo che prima o poi quel matto avrebbe fatto qualcosa di sbagliato.
"Guardati le spalle, amico" aveva detto a Rick quello stesso pomeriggio, e mai come in quel momento si era ritrovata a sperare così tanto che il suo consiglio fosse stato preso in attenta considerazione. Temeva per la vita dell'uomo.
<< Per favore torni fuori a cercare Rick e Shane e vedi cosa diavolo succede? >> chiese Lori a Daryl, preoccupatissima, mettendo da parte momentaneamente le informazioni che il ragazzo aveva portato con sè, concentrandosi solo su quello che al momento riteneva più importante: suo marito.
<< Contaci. >> rispose Daryl senza farsi troppi problemi e tornando verso la porta. Lori ringraziò e si strinse le mani davanti al viso, come in una sorta di preghiera, terrorizzata all'idea che potesse essere successo qualcosa a uno qualsiasi dei due. Uscirono sulla veranda, pronti a partire per qualche spedizione notturna d'emergenza, ma qualcosa li bloccò e attirò la loro attenzione. Versi e ombre. Gli occhi vennero puntati all'orizzonte, oltre il fienile. E da lì la paura avanzava, lenta e implacabile come pece bollente.
<< Cazzo. >> sussurrò Ocean zoppicando verso la ringhiera, guardando in lontananza, pregando che i suoi occhi si stessero sbagliando. Max sulla porta ringhiò soffusamente e indietreggiò rientrando in casa.
Una mandria enorme di zombie si stava dirigendo nella loro direzione.
<< Patricia. Spegni le luci! >> ordinò sottovoce Herhsel.
<< Magari stanno solo passando. >> ipotizzò Glenn, speranzoso più che veritiero << Basterà chiudersi in casa. >>
<< No, quelli raderebbero al suolo la casa. >> rispose Daryl.
<< Non possiamo restare qui! >> disse Ocean cercando di mantenere il tono di voce basso, voltandosi verso gli altri del gruppo.
<< Carl è sparito! >> disse Lori improvvisamente arrivando trafelata, messa in agitazione ancora di più da ciò che si stava avvicinando, con gli occhi già colmi di lacrime << Era di sopra non riesco più a trovarlo. >> il panico si stava impadronendo della donna, il panico si stava impadronendo di tutti quanti.
<< Non me ne vado senza mio figlio! >> disse agitata prima di correre di sopra insieme a Carol, incitandola e incoraggiandola << Cerchiamolo, lo troveremo! >>
Andrea li raggiunse col borsone delle armi, e Hershel cominciò a distribuirle a tutti i presenti, preparandosi ad affrontare una guerra.
<< Ho fatto due conti, non ne vale la pena. >> disse Daryl al vecchio, cercando di dissuaderlo a sprecare colpi.
<< Puoi andartene se vuoi. >> rispose a tono Hershel, caricandosi di rabbia.
<< Non potete farli fuori tutti! >> cercò di farlo ragionare Ocean, indicando con un gesto del braccio l'orda che si avvicinava, come se ancora il vecchio non ci avesse fatto caso. Erano decisamente troppi, non sarebbero mai riusciti a vincere!
<< Alcuni li uccideremo. Attiriamo gli altri lontano dalla fattoria con le auto. >> spiegò Andrea prendendo la sua arma e preparandosi con rapidità.
<< Cosa? >> chiese Ocean incredula, alzando la voce di un'ottava, non perchè non avesse capito, ma perchè riteneva il piano davvero stupido. Era troppo pericoloso, e quei cosi erano decisamente troppi per riuscire a gestirli tutti.
<< Dite sul serio? >> la seguì Daryl, incredulo quanto lei.
<< Questa è la mia fattoria. Io morirò qui. >> disse risoluto Hershel prima di caricare il colpo in canna e allontanarsi con sguardo severo.
Ocean lo seguì un po' con lo sguardo, credendo ancora stesse facendo una follia. Era da matti pensare di riuscire a gestire una roba del genere. Era la mandria più grande che avesse mai visto. Si voltò a cercare complicità negli occhi di Daryl, l'unico tra i presenti che aveva dimostrato di pensarla come lei, e ritrovò in essi lo stesso sentimento incredulo, ma nessuna determinazione a fermarli.
<< E se così dev'essere.... >> fece spallucce Ocean, arrendendosi. Il vecchio era stato deciso, gli altri erano d'accordo con lui, chi era lei per giudicare e dissuaderli? Se era quello che volevano fare, l'avrebbe fatto.
<< Tanta strada, tanta fatica, per venire a morire qui. Manco fosse casa mia. >> Ironizzò mentre si avvicinava ad Andrea, ancora china sulla sacca << Dammi una pistola per favore, non basteranno due urlacci ad attirarli. >> e allungò una mano in attesa. Andrea gli porse la prima pistola che gli capitò tra le mani, continuando a gestire e rufolare all'interno.
<< Che hai intenzione di fare? >> le chiese Daryl avvicinandosi e mettendole una mano sul braccio, facendo parlare il suo istinto contrariato al vederla ributtarsi in chissà quale follia. Aveva appurato che la ragazza non aveva freni inibitori, sarebbe stata capace di lanciarsi tra le loro braccia senza troppi problemi, e non era certamente la tecnica migliore. Senza considerare che ridotta com'era sarebbe stata battuta in velocità, non sarebbe stata in grado di scappare.
<< Ha detto che bisogna attirarli lontano no? Ho già fatto da carota d'asino una volta, posso farlo ancora. E questa volta con me c'è Peggy. E' veloce, sarà facile. >> disse semplicemente prima di allontanarsi, sentendo la presa di Daryl allentarsi.
<< D'accordo. >> scrollò le spalle anche lui << E' una sera come un'altra. >> disse prima di scavalcare la ringhiera della veranda. Ocean cercò di mettere velocità alle sue gambe ormai distrutte e raggiunse la stalla, dove Peggy già aveva cominciato ad agitarsi.
<< Ehi, bella. Va tutto bene! >> disse facendole due carezze sul muso << Ci divertiremo, vedrai. >> non aveva la più pallida idea del perchè avesse detto una cosa tanto stupida, ma aveva bisogno di sistemare le sue emozioni, mettere da parte la paura e l'ansia, e il modo migliore che conosceva era il sorriso e il prendere tutto con estrema leggerezza. E poi quella volta non sarebbe stata sola. Quella volta aveva qualcuno a guardarle le spalle. Questo bastava a renderla un minimo più tranquilla.
Uscì dalla stalla al galoppo e raggiunse i suoi compagni già saliti in auto e che già si stavano dirigendo verso il fienile, dove sembrava si stavano raccogliendo tutti. Percorsero in parallelo la prima recinzione, quella che divideva la casa dal fienile e cominciarono a sparare, buttandone giù qualcuno. Ocean tenne le redini con la sinistra e, continuando a correre dietro le auto, usò la destra per sparare qualche colpo, riuscendo a colpirne solo uno tra tanti.
<< Avrei dovuto prendere lezioni di tiro. >> brontolò tra sè e sè, ironizzando ancora per evitare di disperarsi. La pistola non faceva proprio per lei, ma la spalla sinistra ancora dolorante per colpa dello sparo le impediva di usare l'arco, non riusciva a fare troppa forza con quel braccio.
Ognuno prese la sua strada e il gruppo si divise, con l'intenzione di accerchiarli, racchiunderli in un'unica zona e poi attirarla lontano. Ocen si voltò a guardare la situazione al fienile e si meravigliò di trovarlo in fiamme: porta e finestre erano spalancate, e all'interno si vedeva bruciare ogni cosa. Era la bocca del diavolo che vomitava le sue creature incendiate. Vide poi il camper dirigersi in quella direzione, probabilmente pensando, come lei stessa aveva fatto, che se era in fiamme qualcuno doveva averlo appiccato il fuoco: probabilmente Rick o Shane, gli unici due ancora in giro. Non potè restare troppo tempo ferma ad osservare il fienile perchè un gruppo di zombie l'avevano raggiunta e stavano buttando giù la sottile recinzione in ferro, passando oltre. Ocean sparò un colpo ravvicinato, riuscendo a colpirne uno in testa poi riprese a correrre, tornando indietro, incrociando la strada con una delle auto, continuando a sparare benchè fosse quasi sempre inutile. Non aveva proprio mira e il contraccolpo della pistola spesso le faceva cedere il braccio già debole, deviando il proiettole.
Hershel rimasto solo davanti alla villa tentava in tutti i modi di difenderla, tenendoli lontani, sparando a chi si avvicinava, ma la situazione stava diventando decisamente critica: erano troppi, non riuscivano a gestirli.
All'ennesimo colpo sprecato Ocean perse la pazienza, tanto ormai avevano già fatto abbastanza rumore << Va' al diavolo!! >> disse rivolta alla sua pistola prima di infilarsela nella cintura. Sfoderò la spada dal fianco, usando come sempre solo la mano destra << E torniamo alle vecchie maniere. >> disse prima di voltarsi e correre incontro a Hershel, quasi accerchiato, lanciandosi in mezzo all'orda e tagliando la testa a tutti quelli a cui passava a fianco.
<< Vedi di non sbagliare, vecchio! Io sono quella a cavallo! >> gli urlò prima di voltarsi ancora, una volta raggiunto, e correre di nuovo indietro, di nuovo in mezzo a loro, uccidendone quanti più possibile, stringendo i denti per la stanchezza e il dolore che il peso della spada procurava al suo braccio.
Sentì alle sue spalle la voce di Lori urlare disperata, chiamando suo figlio, sparito chissà dove. Si voltò a guardare la villa cercando di capire cosa cavolo stesse succedendo, e vide le ragazze uscire dall'ingresso, richiamando Hershel, decise ad andarsene.
Beth teneva in braccio Molly, ancora un po' addormentata, ma che si stava svegliando per via dei rumori e delle urla.
<< Tieni la testa sulla mia spalla. >> la invitò la ragazza: non voleva vedesse cosa stava succedendo, si sarebbe spaventata troppo come già stavano facendo loro.
<< Max!! >> urlò Ocean correndo verso di loro, avvicinandosi per farsi sentire << Max va' con loro!! >> ordinò al cane che era uscito dalla casa e che di nuovo tentava disperatamente di difendersi abbaiando. Ocean tagliò via la testa a uno zombie che le si era avvicinato e riprese a muoversi, a correre avanti e indietro per non farsi prendere e continuare a sfoltire l'orda.
<< Max, muoviti! Segui Carol! >> urlò ancora in un istante di pace in cui ebbe modo di rivoltarsi a guardare il suo amico. Max guardò la sua padrona agitato, ma la sua intelligenza ancora si mostrò ben allenata perchè parve capire e corse dietro alle ragazze che si stavano dirigendo in auto. Ocean tornò a concetrarsi sugli zombie ed ebbe un sussulto quando se ne trovò davanti più di quanto immaginasse. Peggy impennò e nitrì terrorizzata, e Ocean le fece coro con un urlo, prima di perdere l'equilibrio e sentir cedere il braccio che reggeva le redini. Scivolò giù dalla sella e si ritrovò con la faccia a terra. Aveva bisogno di più tempo, aveva bisogno di riprendere fiato data la caduta, ma i versi di zombie proprio dietro le sue orecchie la fecero tornare lucida prima di quanto pensasse e senza pensarci troppo si alzò in piedi arrancando e scappò via, saltellando per evitare che il suo zoppicare la rallentasse troppo.
<< Peggy!! >> urlò guardandosi attorno, cercando la sua cavalla. Un'altra orda le sbucò da destra e la costrinse a deviare la sua fuga trascinata.
<< Peggy!! >> urlò ancora disperata, sentendosi al limite, sentendo di non potercela fare, stanca e troppo lenta. Non riusciva a correre come avrebbe voluto e quei mostri sbucavano da ogni dove. Ovunque guardasse vedeva la fine. Non sapeva cosa fare. Senza il sostegno della sua cavalla era solo un sacco che si trascinava e che mai avrebbe percorso più di qualche metro. Cercò aiuto con gli occhi, qualsiasi tipo di aiuto, ma non c'è che fiamme e morte.
<< No, no! >> si lamentò sentendo le fiamme scoppiare anche nel suo stomaco, disperata di fronte all'evidenza che questa volta non ce l'avrebbe fatta.
<< Peggy!! >> urlò ancora usando tutto il fiato che aveva, stonando di voce, ma sforzandosi di farla arrivare il più lontano possibile.
<< Ocean! >> una voce altrettando disperata la raggiunse di rimando, facendole riaprire gli occhi, facendole rinascere un briciolo di speranza. Non era sola! Si voltò e vide Carol correrle vicino. Le prese un braccio e se lo portò al collo, aiutandola e sorreggendola << Presto, andiamo! >> con l'aiuto di Carol, Ocean riuscì a correre un po' più rapidamente e con meno fatica, ma questo non stava loro salvando la vita, non sarebbero mai riuscite a scappar via da sole in quelle condizioni.
<< Peggy!! >> urlò nuovamente con tutta la forza che aveva nei polmoni e il suo cuore ebbe un sussulto di felicità quando sentì il suo nitrito di risposta e la vide comparire correndo da dietro il capanno. Ocean sorrise felice e la richiamò più volte, riuscendo a farla arrivare velocemente.
<< Presto, presto!! >> urlò ancora incitando Carol a salire, restando a terra e aiutandola a issarsi sulla sella. Si guardò attorno, tenendo monitorata la situazione: stavano per venire accerchiati, avevano i secondi contati e la paura le stava mettendo una fretta e un'impazienza che poche volte aveva avuto.
<< Dai, veloce!! >> incitò e non appena Carol fu sopra mise un piede nella staffa e si tirò su, aiutata anche dalla stessa Carol che l'afferrò per il vestito e la tirò con forza.
<< Vai, vai, vai! >> urlò alla cavalla anche se non era ancora salita completamente, ormai allo stremo del tempo, proprio quando uno degli zombie stava per afferrarla e Peggy non se lo fece ripetere due volte, agitata com'era prese a galoppare come poche volte aveva fatto.
<< Reggiti a me! >> ordinò la ragazza alla donna seduta dietro di lei, una volta sistemata a dovere sulla sella. Non era omologata per due e ci stavano molto strette, ma l'urgenza e il bisogno di darsela a gambe non guardava in fiaccia a certe frivolezza. Carol mise le braccia intorno alla vita di Ocean e strinse più che potè, facendole anche male, ma la ragazza non si lamentò e si concetrò solo sulla loro fuga. Erano ovunque e riuscire a capirci qualcosa sulla strada da percorrere era davvero un'impresa, ovunque si girava ce n'era a decine che le andavano incontro. Il cuore prese a correre più veloce del suo cavallo, ma strinse i denti: non doveva cedere alla paura e al panico. Aveva un compito adesso. Non era solo per la sua sicurezza che doveva lottare ma anche per quella di Carol che terrorizzata la teneva stretta a sè, suo scoglio e sua ancora. Sapeva cosa voleva dire aggrapparsi disperatamente a qualcuno, sapeva cosa voleva dire avere il terrore in gola e sentire che la persona a cui sei stretta è l'unica tua via di salvezza, sapeva che in quei casi non c'era desiderio e fiducia più grande. E lei non voleva tradirla. Si guardò attorno convulsamente, in cerca di una via d'uscita, e vide in lontananza le auto dei suoi compagni che se ne andavano, ognuno per una strada diversa. Stavano scappando. Non potevano salvare la loro fattoria. Non c'era altro da fare, ma per lo meno erano vivi.
Ocean sarebbe scappata di nuovo, ma questa volta non avrebbe lasciato i suoi compagni al loro destino, non avrebbe voltato le spalle a chi urlava disperatamente aiuto, preoccupandosi solo di salvare se stessa.
Corse nel tentativo di seguirne una, una qualsiasi, poco importava chi ci fosse dentro, non voleva restare sola, dovevano restare insieme. Ma gli zombie gli si piazzarono di nuovo davanti, impedendole di proseguire.
<< Merda. >> sussurrò mentre si voltava nuovamente, riprendendo la fuga nella direzione opposta. Trovò la sua via, il suo buco libero, ma avrebbero dovuto saltare una delle recizioni in ferro , dopodichè avrebbero corso via dai loro compagni, separandosi e chiedendosi se mai si sarebbero ritrovati.
<< Dobbiamo saltare! >> urlò a Carol per informarla, che all'ennesimo scossone urlò terrorizzata.
<< Carol, ascoltami, fai quello che dico! Dobbiamo saltare! >> spiegò ancora, voltando appena la sua testa per farsi sentire meglio. Carol era terrorizzata, tanto da tenere gli occhi serrati e la testa schiacciata contro la schiena della sua amica, ma sembrava aver capito. Ocean le diede due direttive per prepararsi al salto, pregando avesse capito, poi fece altrettanto aggiungendo un ultimo << Tieniti più forte che puoi! >>
Arrivarono al recinto in corsa e riuscirono ad oltrepassarlo, urlando entrambe, Carol terrorizzata, Ocean per darsi la forza necessaria a sorreggere entrambe ed evitare di volare via da sella di nuovo. Peggy atterrò con successo dall'altro lato, senza nessun danno apparente se non qualche scossone di troppo alle due in sella, e riprese a correre tra gli alberi, in una direzione qualsiasi, non sapendo minimamente dove si stava dirigendo. Ma ovunque andava bene, purchè non fosse lì, alla fattoria ormai sotto assedio e infestata. L'unico pensiero che ora assillava la mente di Ocean era "Come li ritroveremo?". Non voleva darsi per vinta, non voleva rinunciare così, Carol era legata al gruppo e sicuramente voleva ritrovarli, e lei ce l'avrebbe riportata! Inoltre, anche lei stessa voleva ritrovarli. Voleva ritrovare il gruppo di persone che più volte l'avevano accolta e salvata, anche se non la conoscevano, come fosse una di loro; quel gruppo di persone che avevano cominciato a curarle l'anima e che dopo tanto tempo le avevano di nuovo fatto trovare la voglia di vivere. Doveva tornare. Doveva riabbracciare Max, e Molly...e Daryl, a cui ancora non aveva avuto modo di dire "grazie".
Il pericolo era passato. Se l'era lasciato alle spalle. Ma il sospiro di sollievo non sarebbe arrivato finchè non fosse scesa da cavallo con la chiara intenzione di correre incontro all'abbraccio della bambina del suo fedele amico. Perchè il suo angolo di paradiso non era il dove, ma era il con chi. La casa, quella meravigliosa casa che tanto le ricordava la sua infanzia, dove i bambini potevano giocare, se la stavano lasciando alle spalle, distrutta e in fiamme, una dimostrazione all'evidente fine del mondo. Non c'era pace. Non poteva esistere in quel mondo.
Un altro addio. Un'altra fuga. Ma non tutto era perduto.
"Vi ritroveremo."

   
 
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