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Autore: Kytalpha    25/11/2014    2 recensioni
Stavano lentamente cadendo dei piccoli fiocchi di neve dal cielo di un grigio impetuoso.
Roland stava giocando in giardino con il fratello maggiore Henry che ormai adorava e prendeva come esempio, poichè era ancora troppo piccolo. Questo rendeva felice Henry, perchè per la prima volta si sentiva responsabile per qualcuno ancora ingenuo e troppo piccolo per comprendere le ingiustizie della vita.
«Aggiusta quella mira Roland!» Urlava Henry «Non mi prenderai mai se cont-» La piccola peste si era decisa, prese Henry in pieno viso e i due fratelli cominciarono a rincorrersi per tutto il giardino che qualche mese fa era di un verde brillante, e ora di un bianco accecante.
Regina e Robin li osservavano dalla cucina.
Genere: Fantasy, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Henry Mills, Regina Mills, Robin Hood, Roland, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Painting Flowers

Strange maze, what is this place?
I hear voices over my shoulder,
Nothing's making sense at all.
Wonder, why do we race?
When everyday we're runnin' in circles,
Such a funny way to fall.
Tried to open up my eyes,
I'm hopin' for a chance to make it alright.
When I wake up,
the dream isn't done.
I wanna see your face,
and know I made it home.
If nothing is true,
What more can I do?
I am still painting flowers for you.





Stavano lentamente cadendo dei piccoli fiocchi di neve dal cielo di un grigio impetuoso.
Roland stava giocando in giardino con il fratello maggiore Henry che ormai adorava e prendeva come esempio, poichè era ancora troppo piccolo. Questo rendeva felice Henry, perchè per la prima volta si sentiva responsabile per qualcuno ancora ingenuo e troppo piccolo per comprendere le ingiustizie della vita.
«Aggiusta quella mira Roland!» Urlava Henry «Non mi prenderai mai se cont-» La piccola peste si era decisa, prese Henry in pieno viso e i due fratelli cominciarono a rincorrersi per tutto il giardino che qualche mese fa era di un verde brillante, e ora di un bianco accecante.
Regina e Robin li osservavano dalla cucina.
«Ha ereditato la mia mira!» Commentava estasiato l'arcere. «Lo sapevo!»
Regina si limitò a rispondere con un sorriso, continuando a guardare i suoi ragazzi mentre se le davano di santa ragione a "palle di neve"
«Tutto a posto?» Chiese alla donna che ora poteva chiamare 'sua moglie'.
Annuì. «Pensavo...» Sospirò. «A come sarà, se ci somiglierà, se avrà i tuoi occhi e i miei capelli, se sarà brava con la magia o con l'arco e le freccie... Sai, le solite cose...»
Sorrise. «Lo sapremo presto.» Si avvicinò a entrambe. «E sarà bellissima.»
«Presto per modo di dire...» Rispose sbuffando.
Robin non ebbe il tempo necessario per ribattere, che Henry entrò urlando come un pazzo.
«Robin, Mamma!» Entrò in casa con fatica, mentre con altrettanta fatica cercava di sorreggere un golden retriver, apparentemente ferito. «Roland-» Il cane sembrava abbastanza pesante. «vai a chiamarli.»
Il piccolo partì in quarta verso la cucina, ma si fermò a guardare Henry prima di entrare, che adagiava il cane lentamente sul divano. «Henry...» Cercò di dire, ma questi lo bloccò.
«Sbrigati! Sta perdendo troppo sangue!»
Henry cercava di fare pressione sul trincio che il cane aveva sull'addome e che perdeva sangue a fiotti. Nel portare il golden retriver in casa si era sporcato la giacca bianca di sangue, e ora ne era letteralmente coperto dalla testa ai piedi. Ai genitori venne un infarto al primo impatto visivo.
«Henry!» Dal tono di voce Regina era abbastanza preoccupata, così si avvicinò in fretta vicino al figlio. Vide il cane.
«Ti prego fa qualcosa!» Aveva le lacrime agli occhi. Quello non era il suo cane, non lo conosceva, ma appena lo vide sul ciglio della strada, agonizzante, senza nessuno che lo aiutasse, si era sentito veramente responsabile per lui. Lo ringraziava con gli occhi poichè privo della parola.
Regina appoggiò la mano sulla ferita del cane che si riemarginò poco dopo.
Henry abbracciò Regina, questa stupita ricambiò.
«Tutto okay ragazzo?» Chiese Robin mettendo una mano sulla spalla di lui.
Questo si sciolse dall'abbraccio e mentre si asciugava le lacrime con la mano sporca di sangue annuì.
«Vieni, andiamo a lavarci via il sangue di dosso.» Regina portò di sopra il ragazzo, che però non voleva lasciare il cane.
«Henry, lo porto dal veterinario, non ti preoccupare.» Lo tranquillizzò Robin.  
Roland intanto era corso in giardino, dopo aver assistito alla scena. Era rimasto un po' perplesso dal comportamento di Henry, cosa aveva fatto di male per essere sgridato?  
Rientrò in casa poco dopo che il padre se n'era andato in ospedale con il cane.
Regina guardava Henry dormire dopo che si era tranquillizzato dal trauma appena subito, e Roland passò per il corridoio, mentre la porta era aperta lei lo vide passare.
«Roland?» Chiamò il bambino di appena quattro anni, che arrivò poco dopo nella stanza del fratello. «Cos'è successo?»
«Lo abbiamo trovato sulla strada, e Henry ha deciso di portarlo a casa.» Aveva detto. «Possiamo tenerlo?»
«Prima vediamo cosa dice il veterinario» spettinò i ricci corvini di Roland. «Poi decidiamo. Okay?»
«Okay.»
Robin tornò a casa senza il cane.
«Allora?» Regina lo aspettava, non ostante i suoi ragazzi fossero già andati a letto.
«Ha perso molto sangue, quindi devono tenerlo un po' lì.» Informò mentre si sedeva vicino Regina.
«Roland mi ha chiesto se potevamo tenerlo.» Sorrise. «E credo che lo abbia chiesto anche Henry, indirettamente.»
«E la bimba?» Chiese mettendo la mano sinistra sul ventre di Regina.
«Se tua figlia non si decide a nascere la faccio nascere io.» Replicò seria, passarono cinque secondi nei quali i due si guardarono intensamente negli occhi, e scoppiarono a ridere.

Il mattino successivo Robin portò a scuola prima Henry e poi Roland.
«Vengo a prenderti alle due, okay?» Aveva chiesto ad Henry mentre questo usciva di macchina tutto zitto.
«Sì» rispose, forzandosi a dire: «...papà»
Non lo aveva chiamato spesso papà, da quando suo padre era morto si sentiva in colpa di chiamare qualcun altro nel modo in cui chiamava lui. Gli mancava, in un certo senso, era arrabbiato pur sapendo che non è potuto esserci molto per fattori esterni e, che se fosse stato per lui non lo avrebbe mai lasciato un secondo solo.  E lui si sentiva in colpa di essere stato così ingenuo al suo funerale e di aver fatto qualcosa. Sapeva benissimo che non era colpa sua se non lo ricordava, ma chi può capire cosa c'è nella mente contorta di un ragazzino di quindici anni?
Robin sorrise, e Henry chiuse la portiera.
Il ragazzo aspettò che Robin girasse l'angolo con la macchina prima di deviare completamente rotta, e dirigersi allo studio del veterinario. Non aveva minimamente voglia di andare a scuola e rivedere le solite facce, che ormai era costretto a vedere ogni giorno. Era stufo, così prese la grandiosa decisione di bucare scuola.
Stava correndo su marciapiede desolato e sciupato della via dietro scuola. Adorava correre, sentire il vento che gli scompigliava i capelli era una cosa che fin da bambino aveva amato, ma preferiva correre in mezzo alla natura, non in un buco di città come Storybrooke.
Arrivò allo studio del veterinario, ma prima di entrare si assicurò che nessuno lo avesse visto, aveva la strana sensazione di essere seguito, ma evidentemente nessuno lo aveva fatto, la via era spoglia di vita. Entrò senza indugiare troppo. Era stato fin troppo attento a cercare di non farsi notare mentre correva verso lo studio, che non aveva minimamente pensato al fatto che Robin, potesse arrivare li da un momento all'altro, oppure essere li ancor prima di lui. Di fatti, Robin stava parlando con il veterinario. Henry era troppo lontano per sentire ciò che i due avevano da dirsi. Robin sembrava pendere da quel che il medico stava dicendo.
Perchè Robin è qui?! Si domandava Henry cercando di nascondersi dietro una barella, lasciata nel corridoio per le emergenze.
Una donna era comparsa alle spalle di Robin.
Ah, c'è anche mamma! Pensò il ragazzo. Ma che bella sorpresa! Finse una finta allegria, mentendo ai suoi pensieri. Se mi vede qui, mi uccide.
«Hai paura di mamma, Mills?» Ethan era sbucato dietro Henry intento a mangiarsi una mela verde. Henry saltò in aria dallo spavento.
«Sei uno stronzo Eth!» Sbottò il ragazzo riprendendo fiato.
«Non la fare tanto lunga Mills, e dim-» Ethan cercò di parlare, ma Henry come suo solito lo doveva interrompere, perchè sapeva sempre in anticipo cosa il biondo volesse chiedergli.
«No Eth, non l'ho ancora detto a mia madre.» Sbuffò. «Ti sembra una cosa facile?» Domandò.
«Sono due mesi. Se non ti sbrighi lo faccio io.» Rispose continuando a mangiarsi la mela.
«Che schifo!» Commentò Henry.
«Ah, giusto.» Si ricordò Ethan. «Ne vuoi un po'?» Chiese con un sorriso malizioso.
«Va al diavolo!» Distolse lo sguardo dal ragazzo, era troppo occupato a spiare i suoi genitori, che dare retta a Ethan Hawk. Ethan era il migliore amico di Herny, diciamo che non era proprio il suo migliore amico... Henry lo amava, ma il biondino era troppo stupido per capirlo, così un bel giorno Henry Mills prese l'iniziativa di baciarlo. Era successo due mesi fa nella libreria di Belle, che ovviamente sapeva di loro, ma era stata brava a mantenere il segreto dei due.
«Mills!» Aveva urlato Ethan per attirare l'attenzione di tutti su entrambi.
Henry non fece in tempo a zittire l'amico, che le loro labbra si incontrarono e Henry non potè far a meno di lasciarsi trasportare da quel bacio che sapeva di mela, e che quasi quasi a Henry non dispiaceva affatto.
«Henry?» La voce di Regina si era elevata sopra tutte.
Suo figlio non voleva staccarsi da quel bacio interminabile, ma lo fece di scatto, non voleva provocare degli altri casini, sperava solo che non lo avessero visto. «C-C-ciao mamma» abbozzò un sorriso.
Regina fece un gesto con la mano che Henry tradusse come un "Dopo mi spieghi". «Cosa diavolo ci fai qui? Dovresti essere a scuola, lo sai.»
«Regina, non agitarti troppo, lo sai.» Intervenne Robin trattenendo Regina.
«Sì, hai ragione... Scusa.» Disse. «Ciò non toglie il fatto che tu abbia bucato scuola. Ma come ti è venuto in mente?»
«Volevo... Ero preoccupato per Artù.» Rivelò. «Ed Ethan mi ha seguito. Grazie mille.» Finse di ringraziare l'amico.
Regina era un po' perplessa.
«Suppongo che Artù sia il cane.» Ipotizzò Robin, ed Henry annuì.
«E sta bene.» Disse Regina mentre l'umore del ragazzò mutò visibilmente.
«Io e tua madre abbiamo deciso che tu, Roland e tua sorella potrete tenerlo.» Aggiunse Robin. «Appena si riprenderà del tutto, ovviamente.»
Henry sorrise a Ethan che ricambiò.
«Aspetta che lo sappia Roland!» Esclamò eccitato.

La sera stessa lo dissero a Roland che cominciò a saltellare per la sala eccitato.
«Avremo un cane!» Esclamava. «Che bello!»
E fu in quel momento che Robin si rese contro di quanto dovesse ancora crescere Roland. Nella sua mente passavano come fulmini tutti i suoi sorrisi, da quando nacque nella foresta a fino ad ora. Era così bello, solare, simpatico e gli piaceva parlare... Questo portava alla mente di Robin, Marian e quando l'aveva amata.
E' così simile a lei... Pensava, ma i suoi pensieri vennero interrotti da un'unica e fatidica domanda del piccolo dai capelli corvini: «Quando potrò vedere mia sorella?»Roland si sedette sul tappeto davanti al divano dove erano seduti Robin e Regina, mentre su una sedia dalla parte opposta della sala si era ritanato Henry, intento a leggere uno dei suoi libri d'avventura. Quest'ultimo incuriosito dalla domanda alzò lo sguardo dalla pagina, attendendo una risposta.
«Pensiamo presto, ma non ne siamo così sicuri...» Rispose Robin.
«Vostra sorella fa già la sfaticata» commentò ridendo Regina.
Il piccolo Roland non faceva più caso a ciò di cui parlavano i genitori, aveva appena avuto un idea che forse l'avrebbe aiutato a ingannare il tempo nell'attesa.
Poco dopo andarono tutti a letto. Robin e Regina intanto erano in camera di Henry.
«Allora...» Iniziò Robin. «Ethan.» Concluse.
«Già» Rispose Henry che intanto aveva accennato un sorriso.
«A noi va bene. L'importante è che tu lo ami.» Regina si era seduta vicino ad Henry. «Giusto?» Chiese poichè il quindicenne non sembrava molto convinto.
«S-sì, ma scusate sono un po' confuso...» Rispose. «Ethan per questo motivo ha litigato con i suoi, e io avevo paur-»
«Non voglio nemmeno sentirtelo dire Henry» lo interruppe Robin «i genitori non reagiscono sempre alla stessa maniera.»
Henry annuì mentre Regina gli scompigliò i capelli.
«Vado a controllare tuo fratello, ma tu dormi, e non ti preoccupare.» Disse sulla soglia della porta della camera di Henry. «Intesi?»
Il ragazzo annuì nuovamente.
«Ti aspetto a letto, ho sonno.» Informò Regina andando nella direzione opposta.
Va bene, va bene... Pensò il ladro.
Entrò in camera di Roland, e se quello nel letto era lui o il mondo stava finendo o aveva qualcosa che non va, perchè Roland non andava mai a letto quando gli veniva ordinato. Infatti il beato angioletto che dormiva nel letto, era un cuscino sotto le coperte.
Roland, è vecchio come trucco! Pensò sorridendo il padre. In un certo senso era fiero.
Ci mise almeno un quarto d'ora prima di trovare la piccola volpe: si era rintanato nella futura camera della sorella.
«Roland, lo sai vero che è un trucco vecchissimo quello del cuscino?» Chiese stando appoggiato sullo stipite della porta con il cuscino in mano.
«Lo so» rispose il piccolo. Era indaffarato in un angolo della cameretta. Robin non capiva cosa stesse combinando. «Ma è servito per farmi prendere tempo» si girò e sorrise. Aveva la faccia impiastricciata di vari colori.
«Ne hai combinata una delle tue!» Sbuffò il padre. «Vediamo...»
Sul muro lilla aveva disegnato un fiore giallo.
«Oggi la maestra ci ha insegnato a disegnare questi fiori, così ho pensato che se ne facevo due o tre sulla parete, avrebbe fatto piacere a mia sorella.»
«E che fiori sarebbero?» Chiese intromettendosi la regina cattiva.
«Degli iris.» Rispose l'arciere ancora sbalordito per la bravura nel disegno.
«Iris Hood» Disse Regina. «Dopo quasi dieci mesi di litigi sul nome...»
«Roland, ti vorrei uccidere al momento, ma ora dobbiamo finire la parete!» Concluse Robin. «Regina, vai a letto, staremo qui per un po'!» Era decisamente troppo agitato.
«Eh... Non credo sai...» Rispose con voce strozzata. «O me la sono fatta addosso, o finalmente si è decisa a nascere, e non me la faccio addosso da secoli!»
«Ha proprio un tempismo...» Commentò Robin.
«Al diavolo! Stai zitto e aiutami!» Lo liquidò Regina con voce secca e leggermente isterica.


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Angolo autrice: di solito quello che scrivo non ha mai un lieto fine e qualcuno deve per forza morire, ma io adoro i cani e di conseguenza non posso ucciderli, cioè non ce la faccio proprio. Ma comunque... Sì è un po' insolito questo tipo di FanFiction, ma ce lo facciamo andare bene c':
E nulla, la dedico a quella scema di mia cugina Arianna, tutta tua, praticamente spoiler abbbbestia! Ma ti vo' bene.
Your Kyt.
  
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