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Autore: Cocconut_N    25/11/2014    0 recensioni
Durante la WW2, ci sono state molte storie che poche persone conoscono, qui vi racconto una storia di un gruppo di giovani partigiani proveniente da tutta l'Europa.
E tutto ciò dobbiamo iniziare dal Marzo di 1939, sul punto di fine della guerra civile spagnola, quando le Brigate Internazionali e gli spagnoli stessi sono obbligati ad abbandonare la Spagna. Alcuni ritornano alla patria, alcuni immigrarono in una delle poche nazioni non in guerra, e ci sono altri che poi divennero uno dei partigiani in Italia.
E uno di loro, un ragazzo di nome Antonio fece parte della prima brigata "Garibaldi", e proprio dei membri di questa brigata parleremo, il ragazzo italiano Lovino, il "filosofo" tedesco Gilbert, la zingara Elizabeta, il vide comandante francese della brigata Francis, il misterioso Robinson Arthur e la bellissima russa Natalia.
coppie: SpaMano, PruHungary, FrUk.
Genere: Angst, Drammatico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Inghilterra/Arthur Kirkland, Prussia/Gilbert Beilschmidt, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas, Ungheria/Elizabeta Héderváry
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Undicesimo capitolo

Dopo quel momento, il mondo sfonda nel silenzio. Le bocche dei soldati aprono e chiudono velocemente, come se stessero recitando una pantomima davanti a Lovino. Ma i loro sorrisi pieno di disprezzo ammettono tutto ciò che stanno discutendo: “Allora è questo un partigiano…un povero vagabondo italiano! Un barbone!  E pensa di essere quale Enea…”
Enea. Questo nome sconvolgente fu come un fulmine improvvisa, penetra immediatamente i timpani di Lovino, e illumina quei ricordi della infanzia che erano affondati fino al fondo della mente con il passare del lungo tempo. Sì, adesso sì che il ragazzo di ricorda: sotto al vecchio melo di Victoria, la prima storia raccontata dal vecchio, non era stato Tizio o Caio con addosso il simbolo 卐, ma era proprio Enea.
Improvvisamente, tutta la paura di prima viene sfondata da questa vanità inopportuno ma estremamente difficile da trattenere. Alza le mani verso avanti involontariamente, come se dovesse offrire un sacrificio ad un Dio davanti all’altare sacrificale.
“Parla…parla…parla…”
Il pantomima finisce di un tratto. E la parola più ripetuta dagli interrogatori fin dall’epoca dei Sumeri ricomincia a suonare intorno a lui. Così parlò con fretta, tutte le parole pronunciate sembrano i fulmini del grande Giove:  i fulmini di Giove potevano distruggere tutte le cose della terra, e anche questo gliel’aveva detto il suo vecchio.
“Em…il vecchio mi diceva che i miei antenati erano i guerrieri di Giulio Cesare e Ottaviano; il nonno del vecchio aveva seguito Giuseppe Garibaldi; il vecchio da giovane aveva viaggiato da solo per Grecia, Egitto e anche tutto il resto della penisola balcanica; sapeva giocare al calcio, em…ah, sapeva anche cantare e disegnava molto bene…”
“Siamo seri! Parla di cose importanti! Moccioso!”
“Queste sono le cose più importanti che so!” Lovino gli risponde con un tono confuso ma nello stesso momento arrabbiato, “Il vecchio mi disse solo queste! Non mi disse altro!”
…Dopo ciò, la stanza cade di nuovo in un profondo silenzio. Solo quando alla fine sta per essere portato fuori, sente:
“Questo moccioso o è pazzo o è sordo!”
“Mandalo a Milano. Lì sì che avrà una bella lezione, i nostri interrogatori professionisti sapranno sicuramente il modo per farlo parlare.”
In questo momento, qualche partigiano ritornato da Parma ha già portato questa brutta notizia tra le montagne. “Claudio è già uscito da parecchio, non torna nemmeno oggi?” Francis guardò con sollecitudine l’amico che si trova accanto a lui, e prova a dire con un tono rilassato, “Ma dai, Lovino è un ragazzo furbo, può essere che è già sfuggito.”
“Oppure no.” Una risposta breve ma pesante.
“Il nostro Don Chisciotte non diceva mai cose del genere.” Francis sospira, “Era sempre stato il più ottimista di tutti.”
Antonio si siede sulla scalina sotto al sole, e non dice un parola.
“L’ottimismo non è ridacchiare e fare lo scemo, anche se a volte ridere un po’ non è male. Frate’, ottimismo significa la forza di non aver mai paura e non essere mai abbattuto. Ma proprio così che è strano: le persone più ottimisti sono di solito, quando si sfonda nella depressione è più difficili da ritirar su. Se causa qualche problemi nella guerra per la tua depressione, scusa ma il fratellone ti punirà.”
Anche se il vice generale parla sembra con il tono scherzosa, ma più è un amico, e più si capisce che nonostante ha un comportamento noncurante e trascurato nei riguardi di tutto, non è per niente meno determinante di Robespierre e Napoleone. Antonio si appoggia le braccia sulle ginocchia, e lo sguardo supera le colline, come se riuscisse a vedere il lontano nebbioso, a vedere che tipo di sfortuna sta per accadere all’amico.
Se è veramente una sfortuna, allora Don Chisciotte non starebbe in piedi a vedere solo. Allora gli dovrebbe crescere le ali dalla schiena, e volare fino a quel posto pieno di dolore.
“Però io non ho le ali di un aquila!” dice a se stesso con un profondo senso di impotenza, “Anche se Natalia scrisse sulla borsa per il tabacco ‘aquilotto’, e mamma mi chiamava sempre ‘aquilotto’…” All’improvviso, guardò l’amico con uno sguardo ansioso: “Mica viene picchiato, Fran?”
“Non trovo il motivo per cui i fascisti l’hanno catturato, e con quale prova? Ha fatto qualcosa di fuori posto?” Francis aggrottò la fronte, “Più o meno sì, potrebbe pure subire selle torture. Se non riesce a sopportarli, ci potrebbe tradire…”
“E se riesce a resistere?” Domandò Antonio, “E per quanto tempo lo dovrà fare?”
“Vediamo un po’, perché stiamo parlando sempre delle peggiori situazioni? Dovresti essere come dico io, su via con il morale, essere più ottimista. Lovino può essere anche sfuggito…”
“Però…”
“Niente però e niente ma, frate’! se veramente ti importa si lui, devi essere per forza più ottimista, se no sara il tuo cuore che non riuscirà a resistere… Non dimenticare che domani è 19 Ottobre, durante le missioni non devi pensare ad altro…”
Fuori alla finestra della cucina, ci sono della legna da ardere messi a righe, Elizabeta è seduta lì sopra a selezionare gli ortaggi. Con le sue dite abili, toglie a strati le foglie del cavolo, e spezzarli in pezzettini. E quando alcuni pezzi cadono a terra, si alza lo sguardo per assicurarsi che non c’è nessuno d’intorno, li butta tra la legna di nascosto.
Le notizie brutte hanno sempre le gambe più lunghe di quelle buone. La notizia che Lovino Vargas viene catturato, è già arrivato nelle sue orecchie. Una ragazza come lei, è sempre piaciuta dalla gente, e a lei piace la gente, infatti ha fatto già un sacco di amicizie nella brigata.
“Dovrei fare una predizione per lui? Provo a farlo nel verso la fortuna.” Elizabeta pensa. Così prende le foglie ancora intere dal cesto e li mise a terra in formazione dei tarocchi.
Però non sembra uscito per niente qualcosa di buono, così, scambio qualche foglia di nascosto in modo che risulta il miglior modo possibile, è molto contenta di questa predizione, si meraviglia di se stesso.
“Sei esperta ad imbrogliare, piccola zingara! Non andare a fare qualche esame universitaria è un peccato!”
Sentita questa provocazione, la ragazza saltò d’ira come un gatto che viene calpestato la coda, vide la faccia ‘vittoriosa’ di Gilbert Beilshimit. Non riesce a non pensare la propria faccia quando vide il ragazzo tutto bagnato che fa delle figure non proprio belle. Okay, adesso stanno a pari.
“Università, questo lo so, ma non ci sono mai andata.” Elizabeta contrattacca eloquentemente, “persino un cane qualsiasi sanno che gli universitari sono i più antipatici e odiosi.”
Gilbert si socchiuse leggermente gli occhi: “Domani il magnifico me va a compiere una missione, è un evento importante.” Il suo tono sembra proprio un prepotente pavone, pensa la ragazza.
“Ma che bravo, e allora? Mi fanno andare anche me?”
“Solo i migliori partigiani lo possono fare, infatti, fanciulla, resta tranquilla nella montagna e cucinare e lavare i vestiti.”
“Allora che sei venuto a fare! A vantarti?”
“Sono solo venuto a dire a una stupida che se il magnifico me si ferisce, non piangere come un incapace.” Gilbert rispose, sa che in un’atmosfera come questa non riuscirà a dirle dell’altro. Si trattenne l’ira, e prese dal cesto una foglia, e lo mise dolcemente nelle basette della ragazza come se fosse un fiore.

 

Angolo della scrittrice:
Ah~ Da quanto tempo, spero che vi sia piaciuto, se ci fosse qualche errore grammaticali o lessicale o qualsiasi altro, non aspettate altro a dirmi, così, se ho tempo li correggerò, in un futuro molto sconosciuta. ^^
  
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