Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
Segui la storia  |       
Autore: Monkey_D_Alyce    25/11/2014    6 recensioni
La mia vita...si può definire tale?
Tutto quello che sapevo su di me, sulla mia famiglia, sul mio passato...può essere semplicemente una menzogna.
E, come se non bastasse, arriva un serial killer a sconvolgermi la vita! Cosa vuole, costui, da me?
Genere: Azione, Sentimentale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Note di Alyce: Il capitolo è suddiviso in due parti, divisi dal simbolo (§§§).
La prima è dal punto di vista di Ace in discoteca, mentre la seconda è narrata dalla sottoscritta.
Buona lettura :)




14° capitolo: Dimentica
 
 

Giuro solennemente che appena usciremo da questo posto, la pesterò a sangue.
Farò finta che sia un uomo.
Farò finta di essere cieco, di non sapere che Kat è una ragazza… vestita con un abito molto sexy.
Cazzo! Possibile che quella mocciosetta non mi ascolti nemmeno per un secondo???
Ma che cavolo le è saltato in mente?!?
Fa la spaccona, ha rischiato di trovarsi un buco in testa e lei che fa?
Ride e si comporta come nulla fosse!
Disgraziata, stupida, sciocca mocciosa!
 
La guardo di sottecchi, notando che è tornata seria, mentre Zoro la tiene d’occhio di tanto in tanto.
Almeno l’ha tenuta sotto controllo quando è uscita dal locale per Dio solo sa quale motivo.
 
“Perché ci tieni tanto ad avere il nostro supporto?” mi richiama dai pensieri  Crocodile, facendomi ghignare mestamente.
“Vi devo ricordare che avete un debito nei confronti di mio padre, per caso?” domando guardando uno per uno i Direttori del locale.
Crocodile digrigna i denti, masticando parte del suo sigaro, mentre Iva sgrana gli occhi dalla sorpresa.
L’unica ad essere indifferente alla cosa è Hancock.
“Ops! Mi ero dimenticata di questo piccolo debito! Croco-boy, dobbiamo aiutare Ace-boy!” afferma successivamente Iva, alterando non poco il suo compare.
“Stiamo correndo troppo in fretta, non ti pare?” ringhia, facendo alzare gli occhi al cielo ad Hancock.
“Crocodile, sono solamente delle armi e degli uomini! E poi lo sai bene che non voglio avere grane di nessun tipo!” -sbotta iraconda, sbattendo un piede a terra con fare stizzito, mentre indietreggia con la parte superiore del busto, mettendo in bella mostra parte del seno prosperoso, indicando me con l’indice della mano destra- “Avrete il nostro aiuto, ragazzi!”
“Non dire sciocchezze! I miei uomini non sono al tuo servizio!” controbatte in risposta Crocodile.
Kat sbuffa spazientita, incrociando le braccia al petto:
“Da quel che ho capito, Ace, vi ha chiesto delle munizioni e degli uomini per combattere Mihawk e Doflamingo, giusto? Dove sta il problema?”
“Tu non puoi capire, mocciosa! Non posso mandare a morire i miei uomini con un semplice schiocco di dita! Bisogna studiare la situazione nei minimi dettagli! Non sai quanti uomini possono avere i nostri avversari! Sarebbe un suicidio! Hai compreso, o vuoi che ti faccia un disegnino?” le risponde con tono strafottente, alzandosi dal divanetto e raggiungendo Kat in poche falcate, espirando il fumo sul suo viso, facendole lacrimare leggermente gli occhi.
“Ho capito alla perfezione, grazie. Però, questa storia non avrà mai fine se non rischiamo!” esclama alzando di un poco il tono di voce, irritando non poco Crocodile.
“Sei solamente una mocciosa arrogante e stupida…” mormora in risposta.
Kat digrigna i denti e si prepara a colpirlo in pieno viso, ma decido di intervenire, bloccandola per un polso.
Le rivolgo un’occhiata eloquente e lei tenta di calmarsi, anche se a fatica.
Crocodile ritorna a sedersi comodamente sul divanetto, per poi chiudere gli occhi con fare riflessivo…
 
“Mettiamo in chiaro una cosa: come Hancock, anch’io non voglio avere debiti di nessun tipo, ma, Ace, voglio dirti una cosa molto importante.
Fai un passo falso e sei morto con la tua allegra combriccola a farti compagnia.
Esigo essere informato su tutto. E fammi un favore: non fare stronzate! Di idioti incompetenti, al mondo, ce ne sono fin troppi” afferma con tono sicuro, ma allo stesso tempo seccato.
 
Non mi rimane altro che accettare.
Sarà abbastanza complicato, dato che non avrò campo libero, ma meglio avere degli uomini in più che mandare a puttane il lavoro di mio padre, che ha passato parte della sua vita a tentare di sconfiggere quei pazzi psicopatici con i loro esperimenti sugli umani.
Ho deciso di aiutare Kat e a quella bambina che le aveva implorato aiuto.
L’ho promesso a me stesso e non ho intenzione di ritornare indietro.
Per nessun motivo al mondo.
 
“D’accordo” gli rispondo senza aspettare altro tempo, alzandomi dalla mia poltroncina, seguito a ruota da Shanks.
“Bene, allora!”- esordisce con tono severo Hancock, ricevendo in cambio un’occhiata perplessa da tutti i presenti- “Prima di accettare questo contratto, Ace, dovrai accettare altre condizioni: non ci recherai più alcun fastidio. Di nessun tipo. Sia a noi che ai nostri affari! Ah, Rosso! Questo vale anche per voi dell’FBI. Soprattutto per il Cane Rosso. Sono stata chiara?!?”
Io e Shanks ci guardiamo per pochi attimi negli occhi, per poi annuire.
Stringiamo loro la mano, iniziando, così, la nostra alleanza, per poi essere congedati da Iva.
 
“Su, zuccherini! Andate e divertitevi alla festa!” esclama regalandoci un grande sorriso, facendo schioccare rumorosamente la lingua.
 
Scendiamo tutti assieme al piano inferiore, e mi metto a guardare con indifferenza la gente che balla, fino a che non dico ai miei compagni di svagarci un poco, ricevendo in risposta un segno d’assenso.
Si allontanano tutti.
Tutti tranne lei.
 
“Perché non mi hai fatto prendere parte alla discussione dall’inizio?” domanda con voce alterata, stringendo convulsamente le mani in pugni.
“Perché? Perché potevo benissimo cavarmela da solo. Senza che arrivassi tu, assieme alla tua arroganza!” sbotto guardandola con occhi furenti, mentre la sua immagina viene “travolta” dalle forti luci della discoteca, facendole assumere varie tonalità di colore alla pelle.
“Ma senti da che pulpito parte la predica! D’accordo: forse te la potevi cavare benissimo senza il mio aiuto, ma nessuno ti ha dato il diritto di andare a sputtanare informazioni sul mio conto!!!” grida con tutta la voce che ha in corpo, anche se la musica riesce a farla risultare solamente un tono di voce “normale”, tanto che nessuno si accorge di quel che ha detto.
Con un’unica mossa, la prendo per un polso, per poi allontanarci il più lontano possibile da tutti.
Mi faccio largo tra la gente spintonandola con non troppa delicatezza, ricevendo in cambio poche proteste per la mia maleducazione.
Raggiungiamo un corridoio abbastanza nascosto, illuminato da luci rosse, trovando alcune persone che si scambiano effusioni molto spinte come se nulla fosse.
 
Mi fermo di scatto, facendo sbattere contro la mia schiena il corpo di Kat, che sussulta più dalla sorpresa che dal dolore.
La costringo a mettersi difronte a me e la guardo negli occhi, accecato dalla rabbia.
 
“Sei solamente una stupida mocciosa che si vuol far vedere grande! Quando capirai che sto cercando di aiutarti?!?” le sibilo contro, avvicinando il mio viso al suo, fino a che la distanza non si riduce che a non pochi millimetri.
Si morde leggermente il labbro inferiore, guardandomi con sgomento misto a rabbia.
“Aiutare qualcuno, non significa lasciarlo in disparte, assumendosi tutta la responsabilità” ribatte in risposta, lasciandomi leggermente sorpreso.
 
Forse ha ragione.
Lei dovrebbe essere la prima a sapere cosa sta succedendo, cosa stiamo architettando per sconfiggere quei fottuti bastardi… ma questo non le consente di certo di comportarsi con spensieratezza e con sfrontatezza.
Questo non è un fottuto gioco per bambini.
E’ una guerra, dove ci saranno molti morti e feriti.
Vivere o morire.
Nessun’altra scelta.
 
“D’accordo, hai ragione! Sai cos’è che mi da realmente fastidio? Il tuo comportamento. Non stiamo giocando a nascondino. E non è nemmeno un gioco di guerra: è reale! Ti rendi conto che delle persone sono morte?” cerco di farle capire, guardandola intensamente negli occhi.
Abbassa lo sguardo come si sentisse in colpa per il suo atteggiamento, se non fosse per il fatto che un folle sorriso “distrugge” tutta la sua umanità.
Ridacchia sommessamente, come quando lo fanno le bambine dei film horror, facendomi venire la pelle d’oca.
Un senso di vuoto e paura mi occlude la bocca dello stomaco, mentre posso sentire i sudori freddi scendermi lungo la schiena.
 
Dopo alcuni attimi, per me interminabili, dove tutto si è fatto tutto più rallentato, mi guarda con i suoi occhi diversi, sembranti gioielli preziosi di cui ne si può vedere la loro bellezza e brillantezza anche nel buio più oscuro.
 
Ace… prima o poi… tutti devono morire” afferma con naturalezza, inclinando il capo da un lato.
Un’ondata di rabbia mi pervade l’animo, prendendo il controllo sulla mia mente e sul mio corpo.
“Davvero la pensi così? Beh… allora nulla in contrario se facciamo una prova con te, vero?” le domando puntandole contro la lama fredda del mio coltello alla gola, tornando ad essere l’assassino spietato e psicopatico che sono diventato.
Oh, ma come siamo crudeli! Vedo che la parte del paladino della giustizia non ti andava più a genio…” sfotte con fare sensuale, avvolgendo il suo braccio attorno al mio collo, attirandomi a sé con slancio, non badando minimamente all’arma che sto brandendo in mano e che può essere colei che le strapperà la vita.
“Ti consiglio di non scherzare, se non vuoi finire male…” la metto in guardia, ricevendo in cambio un sorrisino che di buono ha ben poco.
Correrò il rischio…” risponde in un sussurro, per poi appoggiare le sue labbra sulle mie, coinvolgendomi in un bacio leggero e semplice, che ben presto diventa più profondo e passionale.
Le nostre lingue si ritrovano a combattere per la supremazia, mentre cerchiamo di non demordere da quella tacita sfida che lei ha lanciato.
Ripongo il coltello con minima difficoltà e la faccio sbattere con poca delicatezza contro la parete e le afferro le gambe per poi fargliele incrociare attorno alla mia vita.
Accarezzo il suo corpo con veemenza febbrile, facendola mugugnare, mentre lei stringe tra le sue dita affusolate alcune ciocche dei miei capelli.
Ci stacchiamo in contemporanea, respirando affannosamente, guardandoci a fondo negli occhi.
Appoggia la sua fronte contro la mia, mentre le sue mani scendono lungo il viso, per poi stringere distrattamente il colletto della giacca di pelle, mentre io le accarezzo il volto, baciandola di tanto in tanto.
 
La stringo di più, per poi attraversare il corridoio con Kat in braccio, schivando di volta in volta tutte le persone che ci vengono incontro.
Percorro ancora un paio di metri, per poi fermarmi davanti ad una porta bianca, che preannuncia l’inizio delle camere da letto del locale.
 
“Ace… e se ci fosse dentro qualcuno?” domanda Kat con insicurezza, facendomi ghignare mestamente.
“Chiederemo scusa per l’interruzione” le rispondo con ovvietà, facendola sorridere.
Busso insistentemente alla porta, cercando di sovrastare il suono della musica, nonostante sia abbastanza “lontana”.
Non ricevendo risposta, mi apro uno spiraglio, tentando di vedere se ci sia effettivamente qualcuno.
 
Siamo occupati!” grida una voce rotta dal piacere, mentre il volto di una donna mi appare davanti d’improvviso, facendomi balzare all’indietro, mentre a Kat le scappa un singulto di terrore.
La porta si richiude sbattendo con forza.
Rimaniamo imbambolati per alcuni istanti per poi scoppiare a ridere come scemi, sfottendoci a vicenda sul fatto di quanto siamo invadenti e matti da legare.
 
Tento di ritrovare un contegno e decido di proseguire, sentendo lo sguardo profondo della mocciosa fisso sul mio viso, ma decido di non farci caso.
O meglio.
L’intenzione era quella, se non fosse per lei che mi ha catturato le labbra in uno dei suoi baci violenti e privi di dolcezza o delicatezza e, sinceramente, non riesco ancora a capacitarmene.
Perché una donna non bacia mai con violenza, ma con passione, mettendoci un tocco di femminilità.
Kat, invece, è tutta un’altra storia.
Violenta, per nulla femminile e aggraziata.
È solamente una ragazza dai comportamenti maschili, a cui piace vedere la paura negli occhi della gente, anche se forse, questo fatto potrebbe essere legato all’altra parte di sé che possiede.
 
Mi stacco dalle sue labbra sottili, percorrendole il collo, leccandolo e succhiandolo, facendola gemere di piacere.
 
“Non possiamo farlo qui…” osservo ritrovando il controllo, mentre lei pare essere piuttosto contrariata.
“E perché no? Non ci giudicherà nessuno…” tenta di convincermi, cercando ancora di baciarmi, ma la fermo.
“Dai, Kat. Anche in una stanza può essere divertente!” controbatto ghignando mestamente, sperando di convincere l’altra parte di lei.
Ci pensa per alcuni attimi per poi scrollare le spalle e rispondermi con un “va bene” detto con indifferenza.
Le sorrido con fare rassicurante, coinvolgendo anche lei, proseguendo così alla nostra ricerca di una stanza, mentre con la coda dell’occhio spio la figura che ci sta osservando da quando abbiamo messo piede nel locale…
 
Dopo vari tentativi, passati a ricevere porte in faccia e inviti di unirsi alla “festa”, riusciamo a raggiungere una camera libera ed entriamo senza tante pretese.
Mi avvicino al letto a due piazze della stanza, piuttosto malconcio, per poi appoggiare Kat sul materasso, osservando successivamente il suo corpo sinuoso e a dir poco magnifico.
Mi chino su di lei e la bacio con lentezza, mentre con le mani cerco di toglierle il vestito, imprecando non poco per il fatto che non ha intenzione di “liberarla”.
Sembra quasi si sia avvinghiato a lei!
 
“Figlio di puttana” mastico con rabbia facendo ridere di gusto Kat, ottenendo la mia attenzione.
“Che c’è da ridere?” le domando stizzito, mentre lei cerca di nascondere le risa, guardando da tutt’altra parte.
“Sei buffo” ammette con sincerità, lasciandomi a dir poco sorpreso.
Mi sarei aspettato un: Sei maldestro!; Sei noioso con le tue lagne! Non riesci nemmeno a togliere un vestito ad una donna!
Cazzate varie, ecco.
Ma… Sei buffo, proprio no.
Non so nemmeno se dovrei esserne allegro o incazzato nero.
“In senso buono?” le domando con curiosità, facendola sorridere dolcemente.
“Ovvio!” mi risponde allegra, tornando a baciarmi.
Sorrido contro le sue labbra, avvolgendo il suo corpo tra le mie braccia, lasciando in disparte, almeno per il momento, il suo vestitino, lasciandomi totalmente andare a questo momento di dolcezza, per me del tutto strano e nuovo.
Con altre donne non mi sono mai comportato così, devo ammetterlo…
Ma con lei… ho la sensazione di doverla proteggere anche se è al sicuro, anche se litighiamo per delle cavolate, anche se la minaccio di morte.
 
“A-Ace”- mi richiama tra i baci, cercando di porre fine a quel ciclo infinito di tenerezza- “Giochiamo?”
“E a cosa?” le domando incuriosito, facendola sbuffare.
“Ad un gioco erotico!” esclama suadente, facendomi irrigidire come un blocco di marmo.
E lei lo dice come se fosse la cosa più naturale del mondo?!
“Sei…ehm… piuttosto audace (?)” commento con un po’ d’imbarazzo, lasciandola allibita.
“Davvero ci hai creduto?” domanda dopo pochi attimi di smarrimento da parte sua.
Rimango fisso come un baccalà, cercando di ragionare.
Ma che cazzo ci stiamo dicendo?!? Nemmeno abbiamo bevuto… ok, forse un po’…
“Che intendevi?”
“Io intendevo  giocare a carte…” risponde con un po’di vergogna, puntando con il dito indice un tavolino piuttosto malridotto e rotto in più punti con sopra due mazzi di carte da poker.
“Poker?”
“No. Non sono capace. Pensavo a scala quaranta” ribatte con fare pensieroso, spaventandomi un poco.
Odio scala quaranta.
Perdevo sempre con mio padre.
Per non parlare della mamma.
Era una vera bestia, se si può definire con un unico termine.
“Scherzi?” le domando ridendo nervosamente, non ottenendo segni di vita da parte sua.
 

 
“Affatto!” sbotta scostandomi in malo modo, facendomi rotolare sul letto, mentre il mio animo si deprime.
Quella ragazza non è normale. Punto.
 
“Ma è assurdo!!!” tento di distoglierla dal suo intento, ma lei sembra decisa ad andare fin in fondo al suo “piano”.
“Paura di perdere?” mi chiede sghignazzando malvagiamente, lanciandomi un’occhiata profonda, facendomi sentire come un ragazzino adolescente.
“Giochiamo” dico tornando di colpo serio, trovandomi il cervello come diviso in due.
Oppure si può definire come il momento in cui ti trovi il tuo angelo e il tuo diavolo a forma di te a criticarti o lodarti per la tua scelta, rassicurandoti con il fatto che di sicuro vincerai anche se non è vero.
 
In due parole: sono idiota.
 
Kat si avvicina velocemente al letto per poi saltarci sopra e gattonarci come un gattino che corre verso il proprio padrone per ricevere le coccole.
Mischia le carte con agilità, come se avesse a che fare con esse da una vita.
 
“Non per vantarmi…”- osserva distrattamente, prendendo una carta che le stava per cadere dal mazzo, per poi rimetterla tra le altre- “Sono piuttosto forte a questo gioco…”
“Non ti credo” la smentisco senza pensarci su due volte, facendola ringhiare sommessamente.
“Dici che Doflamingo facesse apposta a farmi vincere?”
“Giocavi con quello stronzo? Sul serio??” le chiedo allibito, non credendo ancor di più alle sue parole.
Annuisce con la testa, nascondendo lo sguardo dietro le ciocche di capelli ribelli.
 
“Sai… quando lui giocava con me a carte… mi dimenticavo che lui fosse cattivo e che fosse una persona come tutte le altre, ma poi mi costringevo a tornare coi piedi per terra, convincendomi del fatto che lui non sarebbe mai stata una persona buona. Mai” spiega con fare triste, fermando la sua azione di mescolare le carte da gioco.
“Anche io sono cattivo” le ricordo sorridendo amaramente, guardando il pavimento della stanza.
“Non è vero. Non mi hai ancora ucciso. Non mi hai trattata come una prigioniera, dato che mi hai lasciata libera di andare nel bosco. Ti sei fidato di me… in un certo senso…” ribatte in risposta, guardandomi di sottecchi.
“E Doflamingo non può essere uguale a me, quindi?” le domando inaspettatamente, facendola sobbalzare dalla sorpresa, ottenendo, successivamente, uno sguardo di rimprovero.
Tace per alcuni istanti, per poi sospirare e scrollare le spalle con fare sconfitto.
“Non so più che pensare su di lui, sinceramente. Alcune volte sembra uno stronzo, figlio di puttana senza cuore, altre sembra un benefattore che cerca di non farsi sgamare dal capo avaro e coglione”.
Alzo lo sguardo su di lei non appena pronuncia le ultime parole, guardandola incuriosito.
“Perché quelle ultime parole?”
“Perché forse sono una stupida che si illude di un suo atto “giusto” accaduto tempo fa…”
“Atto giusto? In che senso?” chiedo ulteriori spiegazioni, che non tardano ad arrivare, lasciando che lei si sfoghi un poco, togliendosi o alleggerendosi il macigno del dubbio e del segreto.
“Quando Rufy fu preso dalla loro Organizzazione e legato ad un tavolino, Shanks sacrificò il suo braccio pur di salvarlo, mentre io cercavo di tagliare le corde… Doflamingo ci ha aiutati in un qualche modo… sono ancora incerta, ma… credo di aver visto Joker rallentare l’avanzamento della sega circolare, dandomi ancora un po’di tempo per salvare quegli spericolati di Rufy e Shanks… anche se il mio maestro ha perso comunque il suo braccio…”.
 
Si fa scuro in volto, preoccupandomi un poco.
Le alzo il mento con due dita posando un bacio delicato sulle sue labbra, mentre lei lascia che le carte da gioco si sparpaglino sul letto, mostrando le loro figure.
Prendo Kat per la vita, avvicinandola a me, continuando a baciarla.
Mi toglie con fare frenetico la giacca di pelle, accarezzandomi il petto con una mano aperta mentre l’altra rimane chiusa a pugno, che stringe convulsamente qualcosa, ma decido di non farci caso.
Ritento di toglierle il vestito e, dopo varie imprecazioni e bestemmie, ci riesco, facendola sorridere di gusto.
Mi guarda negli occhi per alcuni attimi, per poi abbracciarmi e ricominciare a baciarmi.
 
Facciamo sesso in questa stanzetta squallida fino allo sfinimento, avendo come sottofondo la musica del locale dal ritmo incessante e le nostre grida di piacere.
La luce della Luna attraversa i buchi delle tende rotte di colore scuro, colpendo come una spada tagliente i nostri visi, ferendoci gli occhi.
Kat nasconde il suo viso contro il mio petto, mentre Orfeo la richiama pian piano tra le sue braccia, lasciandomi così “da solo” con i miei pensieri.
 
Mio padre mi ha sempre detto che non bisogna mai affezionarsi ai propri clienti o alle vittime, “rimanendo” solo sul rapporto professionale.
Ed io mi sono lasciato andare all’istinto, dimostrando di aver ceduto alla bellezza di una ragazza affetta da doppia personalità, se così la si può chiamare.
Devo ritornare all’uomo senza scrupoli che ero, aiutandola, certo, ma ferendola nel cuore.
Sono costretto a farlo, anche se non voglio.
Devo farlo per il suo bene e per  il mio, cosicché non diventi il mio punto debole.
 
“Mi dispiace, Kat…” le mormoro contro l’orecchio, baciandole la fronte, facendola mugugnare nel sonno.
Le copro il corpo nudo con la coperta sgualcita del letto, per poi alzarmi e rivestirmi, andando fuori dalla stanza, lontano da lei.
 
“Devi dimenticare, piccola”…
 
 
 
 
§§§
 
 
 
 
Non è stato per niente facile rapire il mocciosetto ed addormentare quella troia dai capelli rossicci che si dimenava come un’anguilla e che tentava di difendere il ragazzino.
Bellamy lo sa.
Lo sa eccome, dato che si ritrova a gemere dal dolore a causa dei graffi regalati dalla rossa che ha su varie parti del corpo, tra cui il viso e il petto.
Fa un male cane, ma deve comunque finire il lavoro e portare l’ostaggio al suo capo.
 
“Un vero peccato, davvero…” osserva Cirkeys per l’ennesima volta, facendo sbuffare spazientito Bellamy.
E’ da dieci minuti che ripete quella frase snervante ed oramai è affetto da istinti omicida contro il suo collega.
“Piantala, Cirkeys. Abbiamo avuto solamente l’ordine di prendere il moccioso, non di divertirci” lo rimprovera stufo, ricevendo un’occhiata di rimprovero da parte dell’altro.
“Potevamo sbattercela almeno un po’! Avremmo fatto a metà!” si difende stringendosi le spalle nel suo cappotto bianco ultra costoso, accendendosi con distrazioni una sigaretta.
“Sei peggio di un bambino. E poi, non mi sarei fatto quella puttana neanche morto, dopo quello che mi ha fatto!” commenta iracondo, spingendo sull’acceleratore della macchina, facendo sussultare dalla sorpresa Cirkeys.
“Ok, ok! Ora calmati!” lo ammonisce, buttando fuori il fumo della sua amata sigaretta con eleganza, riempendo l’abitacolo del veicolo con una nuvoletta grigiastra, nettamente in contrasto con l’oscurità di quel luogo stretto e asfissiante.
 
Il resto del tragitto lo passano in totale silenzio, per poi arrivare alla base del loro capo e trasportare di peso il corpo di Rufy ancora addormentato.
Camminano a fatica lungo la strada in ghiaia, inciampando qualche volta in buche nascoste dal buio.
Raggiungono una casa abbandonata dopo circa cinque minuti di cammino.
Spiragli di luce della Luna coperta dalle nubi danno un tocco inquietante all’abitazione.
Il canto di un gufo proveniente dalla foresta lì vicino fa sobbalzare dalla sorpresa i due ragazzi, affrettandoli così a proseguire la loro marcia.
 
Cirkeys apre la porta con il piede, facendola cigolare rumorosamente.
Non fanno in tempo a richiudere quella maledetta porta che già si ritrovano due pistole puntate contro.
“Siete in ritardo!” li rimprovera un ragazzino sui sedici anni dai capelli biondi, coperti in parte da un capello bianco con due corna.
 
Se deve essere estremamente sincero, Bellamy considera quel moccioso da strapazzo un vero e proprio pezzo di merda.
Non lo ha mai sopportato: dal suo comportamento arrogante ed eccentrico ai suoi abiti strambi e privi di gusto.
Per non parlare di quelle maledette scarpe coi tacchi che lo infastidiscono con il loro suono snervante.
 
“Abbiamo avuto un piccolo contrattempo, Dellinger” si difende Bellamy, facendo sbuffare il giovane.
Indica ai due di seguirlo con un cenno della pistola, per poi salire velocemente le scale, portandoli al cospetto del capo.
 
Arrivano ad un salone molto grande, con muri ricoperti da carta da parati dal colore discutibile e con il pavimento in legno scuro in cattivo stato.
Verso la fine della stanza s’intravede nella penombra una poltrona dal colore rosso acceso, ospitante il corpo imponente di un uomo stravaccato e annoiato.
 
“Com’è andata la missione?” la sua voce roca e allo stesso tempo divertita riecheggia in quello spazio angusto, facendo trasalire Cirkeys, mentre Bellamy tenta di rimanere impassibile, nonostante sia intimorito dalla sua presenza.
Sa bene che bisogna evitare di farlo attendere a lungo, perché subire la sua ira è peggio dell’Inferno.
“Siamo stati intrattenuti, ma abbiamo avuto successo” gli risponde con falsa calma.
L’uomo scatta in piedi, raggiungendoli in poche falcate.
Ammira il corpo inerme del ragazzino, per poi sottrarlo dalle braccia dei suoi due sottoposti.
Si allontana con lentezza, continuando a guardare il viso delicato di Rufy, accarezzandone i contorni con la punta delle dita.
Lo appoggia con delicatezza sulla poltrona, ricoprendone il corpo con la sua giacca in piume.
Prima di allontanarsi poggia un fugace bacio sulle labbra morbide e sottili del ragazzino, per poi ridare attenzione agli altri presenti.
 
“Nonostante il ritardo, mi complimento con voi, ragazzi. Avete scoperto qualcosa?” domanda l’uomo leccandosi voluttuosamente le labbra, ghignando divertito.
“Si tratta della ragazza”- risponde Bellamy con tono serio, accendendosi una sigaretta per stendere almeno un poco i suoi poveri nervi tesi- “Oltre al serial killer, si è fatta amico pure il cacciatore di taglie, Roronoa Zoro. Ma non è tutto… il capo della combriccola ha fatto affari con i tre direttori del locale”.
“Vedo che non hanno perso tempo. Hanno reclutato maggiori uomini per sconfiggere la nostra Organizzazione, fufufufufufu. Davvero interessante”- commenta ridendo, per poi aprire le sue braccia in gesto teatrale- “Ci sarà da divertirsi! Fufufufufu!”
“Doflamingo, non è tutto” ferma il suo entusiasmo Bellamy, ottenendo la totale attenzione di Joker, che lo incita ad andare avanti nel discorso.
“Si tratta della ragazzina… era… strana…” osserva pensieroso, avvicinandosi ad un tavolino con sopra un posacenere, per poi spengere la cicca.
“Che intendi?” domanda serioso Doflamingo, seguendo i movimenti dell’altro.
“I suoi occhi non erano per niente normali. Anche il suo comportamento era cambiato… era come se avesse una nota di follia…”
A quelle parole, Joker comincia a ridere di gusto, volgendo il suo sguardo verso il soffitto del salone, mentre Bellamy lo guarda con stupore.
Quell’uomo è imprevedibile, per i suoi gusti.
“Noto con piacere che la mia bellissima creatura ha fatto il patto col Diavolo! Fufufufufufu!” commenta continuando a ridere.
“Non sarà pericolosa?” domanda con incertezza Cirkeys, facendo tornare serio Doflamingo.
“Se sfrutta al meglio le sue potenzialità, può diventare un’arma umana. Grazie a lei potremmo toglierci di mezzo quel figlio di puttana di Mihawk!” gli risponde con tranquillità, guardando fuori dalla finestra.
“Scusa la mia domanda, Doflamingo… ma… perché vuoi ucciderlo?” domanda Bellamy guardandolo.
Joker rimane in silenzio per alcuni secondi, che paiono interminabili minuti per il ragazzo.
“Intralcia i miei piani. Lui vuole battere Sakazuki, mentre io miro più in alto. Kat è un’arma di distruzione di massa: grazie a lei tutti gli Stati pagheranno milioni, se non di più, per averla! Si metteranno in ginocchio da soli, fufufufufu!”- spiega con pacatezza, ghignando mellifluo- “Ma non è l’unico motivo…”.
Continua avvicinandosi a Bellamy, per poi sovrastarlo con la sua altezza, guardandolo dritto negli occhi:
“Quel pezzo di merda deve pagare il male che ha fatto a Kat!”- sbotta rabbioso, estraendo con velocità e abilità un coltello dalla camicia, per poi lanciarlo contro Dellinger, che nel frattempo stava tentando di scappare, colpendolo mortalmente alla nuca- “Nessuno si deve permettere di toccare o maltrattare che mi appartiene di diritto… soprattutto se quel qualcuno è mia figlia”.
 
Dopo quelle parole si allontana da Bellamy, proseguendo il suo cammino verso il corpo inerme del ragazzino ucciso, per poi estrarre il suo coltello e pulirlo con la manica del cappotto di Cirkeys, che nel frattempo è rimasto immobile dalla paura, sporcandolo di sangue.
“Togliete dalla mia vista quel moccioso inutile. Stona con i colori del salone”.











Angolo di Alyce: Buonaseraaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!! (schiva armi e padelle varie).
Ok, chiedo venia per il ritardo! :D
Mi dispiace, dico davvero!
Non lo farò mai più, promesso!
Allora... alzi la mano chi si aspettava che il vero padre di Kat e Doflamingo!
Persino io sono curiosa di sapere come la prenderà Occhi di Falco quando lo verrà a sapere :D
Comunque!
Alla fine, Croco-boy ha accettato di aiutare Ace! Sono davvero emozionata, ragazzi, dico davvero! (si asciuga una lacrimuccia)
Però, però, dobbiamo anche aggiungere che, se da una parte sono felice per il nostro fiammifero, dall'altra sono delusa.
Ha abbandonato Kat, sperando che lei potesse dimenticare!
Ma col cavolo, amore mio! :D
Vi farò passare le pene dell'Inferno, ve lo assicuro!
Ci sarà da divertirisi con Kat!
Immaginatevi il Mostriciattolo alle prese con questa povera ragazza lasciata dopo una notte di puro sesso: una Bestia!
Credo che ci saranno tanti istinti omicida! xD
Passiamo ad altro: in questo capitolo si viene anche a sapere che Akainu è il capo dell'FBI.
Non vogliatemi male, ma in questo periodo l'ho preso in "simpatia", se così si può chiamare.
In questa storia è buono anche se è il solito stronzo, pezzo di merda.
Non ho altro da aggiungere se non che tra un po'pubblicherò una shot su un nuovo personaggio catapultato assieme ad una pazza autrice nel mondo di One Piece per salvare il sexy zolfanello!
A presto!
Ciao e un strasuperbacione a tutti!
Alyce :))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))
  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio! / Vai alla pagina dell'autore: Monkey_D_Alyce