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Autore: New Red Eyes    25/11/2014    2 recensioni
Sette chiavi planetarie.
Sette nuove guerriere.
Sette nemici da sconfiggere.
Una nuova storia sta per cominciare; la Terra è nuovamente in pericolo e solo Lei può salvarla. Ma per risvegliarla dal suo sonno millenario serviranno tutto il coraggio, la forza d'animo, la scaltrezza, lo spirito di sacrificio, la pazienza, l'abilità e la testardaggine delle nuove Sailor.
Un ringraziamento speciale a PinkPhanterLady, per la sua pazienza, i suoi consigli e l'aiuto, ma soprattutto per l' idea dei Vizi Capitali.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chibiusa, Nuovo personaggio | Coppie: Chibiusa/Helios
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la fine
Capitoli:
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Diana sospirò, varcando la soglia dell’ascensore che l’avrebbe portata fino al penultimo piano del palazzo di cristallo.
E’ stata una giornata impegnativa e molto stancante, pensò, mentre le porte semi-trasparenti si chiudevano alle sue spalle.
Osservò distrattamente il paesaggio attorno a lei: il particolare cristallo con cui era stato costruito l’edificio permetteva di vedere Tokio da ogni singolo ambiente, senza  essere visti dall’esterno.
Avrebbero potuto benissimo sostituirlo con uno dei più rapidi ed efficaci sistemi di teletrasporto, ma tutti, all’unanimità, avevano deciso di conservare gli ascensori e le vecchie, scenografiche, maestose scale.
Nonostante tutto, sorrise sfiorando il cristallo con la punta della dita. Quel posto era stato il luogo più magico e felice della sua infanzia.
      Lo potrebbe essere ancora, se solo….
Ritornò in sé prima di finire di formulare il pensiero.
Cosa stai facendo?, si rimproverò, mentre l’espressione sul suo viso si induriva per nascondere le lacrime che le luccicavano sotto le palpebre. Per evitare di ricadere nuovamente nei ricordi, decise di impegnarsi in qualcosa di serio.
Tipo ritornare alla sua vera forma.
Quando finalmente  l’ascensore arrivò a destinazione, pochi secondi dopo, ad uscirne non fu la giovane donna entrata poco prima, bensì una graziosa gatta dal pelo grigio chiaro e gli occhi rosso acceso. Al collo aveva il collarino bordeaux con il campanellino della sua controparte umana, che tintinnò dolcemente mentre la felina zampettava verso la sua stanza.
La mezzaluna sulla sua fronte scintillò, riflettendosi sulla porta color crema che si aprì da sola, senza nessun   bisogno dell’elegante maniglia dorata; subito le sue zampe di velluto affondarono nella moquette; ciò che preferiva della sua camera, una stanza  piccola e raccolta, “a misura di gatto”.
Saltò sul letto,  più precisamente sul soffice copriletto a righe rosse, crema e oro che lo ricopriva, e si acciambellò sul cuscino, intenzionata a farsi una bella dormita.
-Diana! Sei appena rientrata, non fare finta di non esserci! Dai, muoviti, esci!-
La gatta sbuffò, contrariata, andando ad aprire nel solito modo senza darsi neanche la pena di ritrasformarsi in umana :-Che c’è…?-
Squadrò la ragazza che aveva di fronte, accigliata, guardandola da sotto in su con una punta d’invidia, masticando tra sé un “Non per niente è una campionessa nella pallacanestro!”
    Le iridi, tra il  verde cupo e il nero, spiccavano sulla pelle color caffelatte, mentre i capelli verdi, legati in una coda di cavallo di treccine un po’ storta, le arrivavano appena al mento. Anche lei doveva essere rientrata da poco, dedusse, perché  indossava ancora gli abiti da motociclista; una maglietta bordeaux, giacca in pelle e i soliti fantasmagorici  blue jeans con maxi-stelle gialle sui lati.
-Mettiti qualcosa addosso e vieni. Hai bisogno di divertirti un po’.- riprese dopo un attimo l’altra, stirando le labbra in un sorriso che non ammetteva repliche e  inclinando appena la testa con fare cospiratorio.
-Ma…-
-Muoviti! Ti do due minuti per cambiarti...indossa un pigiama, una camicia da notte…hai capito, su!- la riprese l’altra, per chiudere di scatto  la porta e poggiarcisi le spalle. Fece per sospirare, ma la ragazza dall’altra parte ribattè :- Due minuti! E se esaurisci il tempo, vengo dentro e ti trascino di peso.-
Diana, un po’ stizzita dal suo comportamento ma allo steso tempo incuriosita, finalmente si decise. Chiuse gli occhi e si concentrò, focalizzando il pensiero sulle sue ossa, sui suoi muscoli, sulla pelle….Accadde tutto contemporaneamente: le zampe si allungarono in mani e piedi sottili, le orecchie feline sparirono in una massa riccia di capelli grigio scuro, la coda si ritirò nella colonna vertebrale.
Umana.
Si diede una scrollata generale, così, più per abitudine che per reale paura di aver commesso qualche errore nella trasformazione.
Ripose le scarpe col tacco nella cassapanca ai piedi del letto, tolse il collarino e sfilò il vestito grigio a favore di una semplice camicia da notte bianca e delle sue adorabili pantofole di pelo viola. Raccolse i capelli in una coda disordinata e  bussò alla porta, dietro alla quale sentiva Juno contare :-Meno quindi, quattordici…-
-Sono pronta!- annunciò, mentre l’altra la osservava per poi annuire soddisfatta e incamminarsi verso una porta, dipinta a rose rosse, che contraddistingueva la stanza di Céline :-Siamo arrivate!- disse, senza neanche bussare.
 -Vieni, vieni! Non siate timide!- esclamò subito  Athina, spalancando la porta di scatto e trascinandola dentro l’ immensa  stanza “stile ottocento” della maggiore delle quattro sorelle.
Era la camera da letto singola più grande dell’intero palazzo, assieme a quella di Chibiusa, completamente arredata sui toni del  fuxia e giallo oro. Era stata ricreata rispettando le caratteristiche tipiche del periodo senza dover rinunciare alle comodità moderne; il televisore ultrapiatto ‘a scomparsa’ e il carica batterie del cellulare poggiato sull’elegantissimo tavolino in legno chiaro  ne erano una prova.
Diana si prese una manciata di secondi per osservare le altre invitate:  Athina in pigiama celeste a pois  gialli, Estella con una T-shirt con il logo della sua band preferita e un paio di shorts, Céline in  vestaglia di piazzo rosso e rosa.
L’avevano quasi trascinata ad un pigiama party…
-Un semplice invito…?- s’azzardò a chiedere, anche se sapeva benissimo che con quelle quattro in circolazione tutto era possibile.
-Perdona il metodo non proprio ortodosso, ma temevo che altrimenti non saresti venuta.- rispose semplicemente Céline, scenograficamente accasciata sulla suo divanetto preferito, quello con le zampe di leone e la fodera di stoffa dorata.
-Ma hai davvero bisogno di rilassarti!- trillò Athina, lasciandosi cadere sul letto a baldacchino della sorella maggiore e lanciandole uno guardo carico d’ affetto.
Diana si strofinò una tempia, stanca e un po’ confusa, ma comunque riconoscente :-Be’, non me l’aspettavo. Grazie, allora.-
-E’ il minimo!- la interruppe con fin troppa forza Estella, tirandosi su a sedere con un movimento fulmineo dal folto tappeto su cui era sdraiata, -Dopo tutto, anche tu hai diritto ad un po’ di relax!-. -Avete ragione!- rispose la giovane donna,  accennando un sorriso divertito e accomodandosi vicino a Juno, che le battè una pacca sulla schiena :-Brava! Così ti voglio!-
-Bene, adesso che ci siamo tutte possiamo iniziare la festa, no?-  dichiarò Athina entusiasta, aprendo le ante dell’imponente cabina-armadio decorato a motivi floreali della sorella e tuffandocisi letteralmente dentro. -Le cibarie!- rispose divertita Estella all’occhiata perplessa di Diana, mentre Céline si premurava di chiederle:-Solo un dettaglio, prima di iniziare. Preferisci il dolce o il salato?-
-Mh…dolce!-
-Naaa, anche tu!- esclamò Estella fingendosi sconvolta e scatenando le risate di Juno, che replicò :-Povera, qui  è l’unica a preferire il salato, anzi, il piccante; con…-
Le parole le morirono in gola, e tutte attorno a lei si fecero silenziose.
-Anche Hime-sama amava il sale.- disse lapidaria Céline, sedendosi di fianco alla rossa con forzata nonchalance.
-Ecco qua! Erano finite un po’ in fondo…ma, ehi, perché qui musi lunghi?- il viso paffuto di Athina, incorniciato dai morbidi capelli celesti  sbucò dalla cabina-armadio, seguito da resto del corpo. Aveva   scelto da poco una specie di caschetto, che le dava un aria pulita e dolce: più corti sulla nuca mentre, sul davanti, due ciuffi lunghi fino alle spalle avevano sostituito la frangetta.
Nonostante i suoi ventiquattro anni, sembrava ancora una ragazzina; probabilmente perché i grandi occhi azzurro cupo erano rimasti tali e quali
-Eh?- sobbalzò Estella, beccandosi una gomitata da parte di Juno, che da parte sua fece finta di niente. Diana s’ irrigidì come un baccalà, ma riuscì comunque ad articolare una mezza frase :-No, niente…-, ma venne interrotta dalla ragazza dai lunghissimi capelli rosa, che sbuffò :-Stavamo pensando che c’hai messo molto tempo, e temevamo che ti fossi mangiata tutto.-
-Ah, adesso tutto si spiega! No, qui c’è tutto, non preoccupatevi.- sorrise di rimando la ragazza, sedendosi a gambe incrociate come Juno e iniziando a distribuire pacchetti e bottiglie sulla moquette.
-Ho preparato i cupcake e i macarons con le mie mani, seguendo la ricetta di uno dei più famosi chef mondiali!- disse orgogliosa la maggiore, mostrando a tutte  i dolcetti colorati che aveva cucinato in un momento di libertà.
-Non per dire, ma secondo me mangiarli equivale ad una gita gratis nel reparto lavanda gastrica  dell’ ospedale…ma non temete,  qui ci sono i popcorn e le patatine!-  ghignò Juno, indicando un paio di ciotole stracolme e beccandosi un’occhiataccia da Céline.
- Io ho fregato  dalla dispensa i biscotti al cioccolato di tua madre, sono troppo buoni…non ti offendi, vero?- esclamò colpevole la ragazza dai capelli celesti e gli occhi blu, preoccupata, guardando Diana che scoppiò a ridere di gusto :-No, anzi! Hai fatto bene!-
-Io i KitKat  e il tè al limone!- s’intromise Estella, facendo una smorfia nel tentativo di  stappare la bottiglia che aveva in mano. -E lì ci sono le bottiglie di succo di frutta,  stasera niente alcolici.- aggiunse Céline, indicando con un gesto elegante la fila di bottiglie allineate accanto lei.
-Aspettate, torno subito!- saltò su all’improvviso Diana, uscendo di corsa e lasciando perplesse le altre. Dopo una manciata di minuti ritornò, portando con sé un thermos e un paio di plaid che Athina, la più freddolosa del gruppo, accettò volentieri.
-Un po’ di caffè non può che far bene, se si deve star su tutta la notte!- dichiarò, facendo l’occhiolino a Estella che la fissava stupita.
-Allora…come va la ricerca delle nuove Sailor? Le hai già trovate?- iniziò cauta Céline, dopo qualche  minuto di silenzio interrotto solo da crunch crunch  di Juno .
Diana alzò gli occhi su di lei: alta e longilinea, con i lunghissimi capelli rosa, sciolti sulle spalle, e gli occhi viola, avrebbe potuto benissimo fare la modella o l’attrice.
Ed invece eccola lì, a fare la guardia del corpo della Regina, con una grande responsabilità sulle spalle.
-Fortunatamente sì, tutte e sette.- rispose, facendo staccare gli occhi dal joystick a Juno, impegnata in un’accanita battaglia contro Athina, che ne approfittò per dimezzarle i punti vita.
-Ma sono solo quattro ragazzine! Come può pensare Chibiusa di…voglio la rivincita, subito! - sbottò, interrompendosi notando  “la morte” del suo personaggio e quindi la vincita della più piccola.
 –Sono sette, l’ha appena detto!- la corresse Estella, a bocca piena, ricevendo un affettuoso nocchino sulla testa da parte della maggiore :-Es, è maleducazione, metti una mano davanti!-
-Dicevo…sono molto giovani, dai quindici ai diciassette anni, ma sono in gamba. Sono certa che la Piccola Lady abbia scelto con criterio…- riprese Diana, cercando di  continuare ma venendo interrotta dall’ultima voce che si sarebbero aspettate di sentire in quel momento.
-Io…io n-non…non ci posso credere…-
      Tutte, comprese Athina e Juno, ancora occupate in un’ accanita battaglia, si voltarono verso    Chibiusa, comparsa sulla soglia della  camera, che le fissava. I grandi occhi brillavano come rubini liquidi nel viso delicato della ragazza sconvolta :-Come avete potuto farmi questo?!-
Avanzò di un passo, le lacrime che minacciavano di scendere da un momento all’altro.
-Dare un pigiama party senza di me!- fece  disperata la giovane donna entrando, mentre tutte e quattro le Asteroid Senshi mormoravano in coro, imbarazzate :-Queen, possiamo spiegare!-
-Non volevamo disturbarvi, siete così impegnata…- si scusò Estella facendo ondeggiare la treccia rossa che le sfiorava i fianchi. – Non posso perdonarvi, a meno che voi…non mi offriate quei  Kit Kat  all’ananas laggiù!- ribattè interessata l’altra, sprofondando nella moquette tra Juno e Diana, e indicando il maxi-sacchetto di barrette al cioccolato. Nell’attesa che i suoi benamati dolcetti la raggiungessero,  agguantò e inghiottì  almeno una decina di macarons.
 –Chibiusa, lo sai che troppi dolci fanno male, vero?- la richiamò dolcemente Céline, mentre Athina s’intrometteva, candida :- Queen, il nostro dovere è di condividere con te tutte le sofferenze e di proteggerti! Lasciali a me, sono pronta a fare questo sacrificio!-
Scoppiarono a ridere tutte e ritornarono indietro a quando anche loro ne avevano quindici, di anni, e si divertivano nella stessa identica maniera.
 -Comunque, chomp, non shono stata io scegliere, chomp, le nuove sheglior, ma gli Shtar Seed...- disse alla fine Chibiusa, beccandosi un nocchino identico a quello di Estella poco prima, seguito da uno sbuffo a metà tra il divertito e il preoccupato di Céline :-Insomma! Ma quando imparerete, voi due?-
-Ahio! Non è giusto, non ho fatto niente di male!- protestò Chibiusa, gonfiano le guance in un adorabile broncio che Athina si divertì a pungolare con un dito :-Queen, siete sempre così kawaii!-.
-Scusa, cosa stavi dicendo prima  sui  Semi di Stella?- s’intromise Diana, allertata, lasciando perdere i   biscotti al cioccolato.
-Aspetta, partiamo dall’ inizio, forse è meglio. Ogni pianeta ha un suo proprio Star Seed, che lo fa “vivere” e che da i poteri necessari alla sua Sailor protettrice, ci siamo?-
Athina e Juno annuirono, concentrate.
-Quando la Seilor muore, il cristallo torna al pianeta che lo “ricarica” e poi sceglie una persona capace e meritevole a cui affidarlo nuovamente. Di questi Semi ce ne sono a migliaia nell’universo, ma quello che solo pochi sanno è che sette di questi, riuniti, sono in grado di formare il Seme di Stella Cosmico…-
-Lo Star Seed di Sailor Cosmos!- la interruppe la giovane donna dai capelli e gli occhi verdi, scattando in piedi ed esclamando irata :-Perché nessuno si è mai dato la pena di dircelo?-
-E’ un segreto! Solo da poco è stato rivelato anche a me...- spiegò Diana, stringendo le dita sottili attorno al bicchiere di caffè che si era versata.
- Avrei voluto dirtelo subito, ma non potevo  rivelarvi tutti i segreti relativi alla famiglia reale così di colpo. E’ una cosa seria!-.
La giovane donna si rilassò, chinando il capo :-Hai ragione. Scusami, non avrei dovuto reagire così.-
-Ma, scusate, perché nessuno finora ha mai risvegliato Sailor Cosmos dal suo sonno millenario, se era così facile?- intervenne Estella, facendo sogghignare la maggiore delle quattro sorelle :-Facile? Hai idea di quanti Star Seed ci siano nell’universo?-.
-E poi, ci sarà sicuramente una “combinazione” per unire i vari Semi di Stella, vero?- aggiunse saggiamente Athina, ricevendo risposta positiva da Diana :-E’ sconosciuta perfino a noi. Saranno le ragazze a trovarla…in che modo, non lo so.-
-Mh…Giu-giusto..- farfugliò Chibiusa, coprendosi la bocca piena con una mano, attirando l’attenzione di Céline :-Hai divorato  tutti i cupcake dalla glassa rosa! Erano per me!-, e quindi l’intervento pacificatore di Juno :-Quante storie! Ti sono rimasti tutti gli altri, no?-.
-Upf, io volevo quelli rosati…- sbuffò contrariata la giovane, addentando un biscotto al cioccolato e guardando storto  Chibiusa.
-A proposito, Diana, perché non prendi anche tu una barretta?- chiese Estella, porgendo a Diana il sacchettone misto, in cui lei si affrettò a frugare, estraendone un paio e facendo sgranare gli occhi alla giovane regina, che scosse impercettibilmente la testa. -Peperoncino e Wasabi!- sillabò, facendola  impallidire e ripescare. –Allora, cosa assaggi?- chiese nuovamente la ragazza dalla treccia rossa, ingnara. –All’arancia rossa!- rispose in fretta la nekomimi, facendo l’occhiolino a Chibiusa che fece una smorfia :-Ma è amaro!-
-Allora, ricapitolando: queste New Sailor Soldiers sono state scelte da sette pianeti per custodire i Semi di Stella più importanti dell’ intero Cosmo, che, fusi assieme; formano un unico potentissimo Star Seed! Ma come sono queste nuove Sailor?- ritornò alla carica Athina, curiosa come sempre.
-Dunque…Caroline, Rin e Melania hanno quindici anni, Miruno, Kelly e Raito ne hanno sedici e Mari  diciassette. Sono tutte brave ragazze, molto diverse tra di loro, ma hanno un grande potenziale. Fino ad ora hanno lavorato in solitaria o in piccoli gruppi, ma proprio oggi sono state costrette a lavorare tutte assieme e devo dire che, per essere delle novelline,  si sono comportate in modo molto buono!-.- spiegò velocemente Diana, nel silenzio generale.
-E…dopo? Quando tutto ciò sarà finito, quando Hime-sama tornerà da noi e sarà tutto come prima? Non possiamo liquidarle con un “bene, grazie, ciao.”- disse Céline dopo  qualche minuto, ottenendo risposta da Juno, che alzò le spalle, sbuffando qualcosa del tipo “ci penseremo al momento”. –Già, abbiamo troppi problemi, per ora.- concordò a malincuore Athina, mentre Estella aggiungeva :-Potrebbero ritornare semplici studentesse, e vivere una vita normale, non è un’ idea così tremenda.-
-Se potranno ancora scegliere.- mormorò Diana, sussultando quando la maggiore delle quattro sorelle si sporse e le poggiò una mano sulla spalla :-Vedrai, troveremo una soluzione, non ci dimenticheremo di loro e del loro valore.-
Annuì, sentendosi sollevata. Non era la sola a preoccuparsi.
E’ ovvio, pensò poco dopo, c’è  un motivo se è  proprio lei ad essere la leader del gruppo.
Era in grado di studiare, capire, analizzare le persone in profondità ed aiutarle senza troppi giri di parole e senza rendere la cosa troppo visibile.
-Aspetta! Non l’avete visto, vero?- saltò su improvvisamente Estella, puntando un indice alternativamente contro lei e Chibiusa, che chiese, un po’ spaesata :- Cosa?-
A quel punto intervenne Juno, la voce venata d’orgoglio :-Il murales che Athi sta dipingendo in camera mia.-. –Già, ci sto lavorando ormai da tre settimane ed è quasi finito. Venite a dargli un’ occhiata, dai!- le incitò allegramente la minore, mettendosi letteralmente a saltellare sul posto, seguita dalla rossa che aggiunse in tono bellicoso :-Dovete vederlo, è la cosa più bella della camera di quel maschiaccio di Jun!-
-Ehi!- strillò la diretta interessata, offesa, ottenendo come  risposta un “Maddai, scherzava” da Athi e un  “No, in realtà no.” da Estella, che venne ricompensata da una linguaccia della minore :- Es, ma sei terribile!-.
-Okay, veniamo a vedere….sono curiosa, l’ultima volta l’avevi appena iniziato.- concluse la ragazza dagli (ex)-odango rosa, avviandosi verso la porta che metteva in comunicazione la camera di Céline con quella di Estella, da cui si accedeva alla stanza di Athina e da lì a quella di Juno. Le quattro  sorelle avevano espressamente richiesto quelle stanze comunicanti fin dall’inizio, e nessuno aveva obbiettato.
-Vengo anch’io!- aggiunse Diana, raggiungendo le altre nella spartana camera della mezzana. Faceva uno strano contrasto con lo sfarzo e l’eleganza della stanza precedente vedere  l’arredamento essenziale di quella: un futon al centro del pavimento in legno, un basso tavolino e una libreria di legno nero, un capiente armadio a muro con appiccicati i manifesti del gruppo preferito della proprietaria e foto di animali come tigri, orsi, leoni...
La stanza era bianca, ad eccezione di una parete color rosso vivo su cui si apriva la porta che conduceva alla camera di Athi. Dopo aver attraversato il fuoco, eccoci  sott’acqua,  pensò Diana guardandosi  attorno mentre attraversavano anche quella stanza.
Completamente sui toni del celeste e del blu, era interrotta qua e là da “macchie” gialle; il portapenne strapieno sulla scrivania ingombra di schizzi e matite, un enorme coniglio giallo che spiccava tra gli altri pupazzi, un pouf vicino alla parete-finestra.
Alla vista dell’allegro caos, Céline lanciò alla minore uno sguardo appena più severo :-Un po’ d’ordine…?-. La giovane donna si strinse nelle spalle, facendo una smorfia :-Ma così è più creativo!-, facendo sorridere la maggiore e scatenando la Small Lady :-Concordo, concordo! D’ora in poi risponderò così a Luna!- che fece scoppiare a ridere tutta la combriccola.
Finalmente, attraversando l’ennesima porta, raggiunsero la camera della motociclista; anch’essa arredata in modo sobrio ma sui toni del beige e del color legno.
Il pavimento era coperto da  stuoie intrecciate, e l'unico mobile visibile era un basso mobiletto con poggiati sopra i modellini di moto della ragazza; la stanze era invasa di piante rampicanti tra cui Diana riconobbe unicamente delle coloratissime orchidee e alcune piante carnivore.
Di lato, proprio in mezzo ad un paio di… palme?  Alberi, insomma,  era appesa l’amaca della Sailor verde, che dava proprio sul murales.
Grande quanto la parete, rappresentava la foresta amazonica in tutto il suo splendore. Tra le foglie di un verde abbacinante, s’ intravedevano agili scimmie e minuscoli insetti rappresentati in tutti i loro particolari. Seminascosto tra la vegetazione, un grosso felino attendeva il momento giusto per attaccare. Sulla destra,  un brano di fiume  caimani vigili e famelici spiavano le ragazze, che ammirate osservavano la scena a bocca aperta.
-Allora, allora?- trillò Athina orgogliosa, ottenendo un bel po' di complimenti dalle altre. -E’ meraviglioso, sembra vero...- aggiunse rapita Diana, mentre Céline, al suo fianco, aggiungeva :-Sì, ma qual che conta davvero è che ora Juno può sentirsi davvero a casa anche qui.-
Chissà se un domani questa potrà tornare ad essere anche la sua casa, pensò Chibiusa prima di ritornare sui suoi passi e chiudersi la porta alle spalle. Lanciò un ultima occhiata al dipinto; da solo non sarebbe mai bastato.
 
 
 
 
 *Mensola dell’autrice*
 
Dopo uno spropositato ritardo (scusatemi! Ma la scuola non perdona) rieccomi! *Cough, cough, quanta polvere…*
Capitolo un po’ corto ma ricco di spiegazioni, che spero risultino comprensibili…eh, le tanto agognate spiegazioni. Non volevo fare una maxi-predica da “Notte di Natale”, quindi alla fine ho optato per un capitolo che è sia uno squarcio della vita piuttosto pirla in verità,   al palazzo sia un chiarimento di alcuni punti un po’ torbidi, diciamo.
Chiedo venia per le molte descrizioni, non so perchè ma mi pareva giusto inserirne una per ogni camera, forse perchè le stanze sono un po' le specchio dei loro proprietari, non so. Comunque sia, io le vedo bene  le fantastiche sei a fare un pigiama party, e pure a fregare i biscotti a Luna, se è per quello!
Ah, un piccolo "easter egg" seminascosto: i vestiti di Juno sono gli stessi che indossava da piccola in forma civile nell'anime. Li avete riconosciuti? Se sì, brave! Niente premio perchè ho poco tempo (al solito) e spero solo che si capisca qualcosa in più di tutta ‘sta storia. La paura di Diana è giustificata e alcuni/e probabilmente hanno già intuito il perché.
Vi chiedo di segnalarmi eventuali errori, e vi lascio alle note…Ah, un'ultima cosa: questo probabilmente sarà l'ultimo capitolo prima di Natale, perciò AGURI DI BUONE FESTE A TUTTI!! ^O^
 
 
Note:  
 
-Asteroids Senshi: sono diventate grandi, come Chibiusa; e sono diventate ormai le sue “amiche-guardie del corpo” come lo erano le Inner  Senshi per Usagi.
 
Comunque sia, facciamo un po’ di ordine:
CereCere = Céline “Milady”, (Scelto per l'assonanza con l'asteroide Cerere) 26 anni
JunJun = Juno, “Jun” (Scelto come versione inglese del nome del suo asteroide, Giunone) 25 anni
VesVes = Estella “Es”, (Scelto perchè ricordava Estia, il suo asteroide) 24 anni
ParaPara = Athina “Athi” , (Scelto perchè Pallas era uno degli epiteti di Atena e da lì il nome) 23 anni
 
-Nekomimi : le tipiche ragazze-gatto che si vedono spesso in anime e manga. In questo caso, però, è da considerarsi una “specie” vera e propria di gatti alieni in grado di trasformarsi per periodi più o meno lunghi (dipende dall’  “allenamento”) in esseri umani completi o, più raramente, con orecchie e coda da gatto.
Diciamo che è il mio “Headcanon” riguardo le trasformazioni in esseri umani di Luna, Diana e Artemis nel manga.
 
-Hime-sama : letteralmente, signora principessa. Normalmente nessuna delle Asteroid Senshi chiamerebbe una principessa così, dato che ormai si considerano tutte reciprocamente una “ grande famiglia”. Poi si capirà il perché di tutte queste formalità…
 
-Kit Kat al gusto Wasabi, peperoncino, mela, arancia rossa e ananas: in Giappone esistono veramente! Solo, si vendono in confezioni più piccole e ad un solo gusto. Ma chissà, magari in un futuro faranno i sacchettoni a tutti i gusti!
Ecco, ad esempio, i Kit Kat all’arancia rossa e all’ananas:
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