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Autore: alexisriversong    26/11/2014    1 recensioni
"Il bambino nel mio grembo era tutto ciò che mi tratteneva dal compiere la mia missione, mi serviva una copertura per far credere a tutti che il padre fosse John, lui doveva essere l'erede della rete criminale di Moriarty, ora non ho più nulla, porterò a termine la missione, ucciderò John Watson e con lui me stessa"
Mary drogò suo marito, lo trascinò in auto e guidò dritta contro un albero.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'We are Johnlocked '
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Disclaimer: Io non possiedo Sherlock in nessun modo (magari XD ) tutto ciò che c'è di mio in questa storia è la fantasia...
Attenzione! Se vi piace Mary state lontani da questa fic...
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Come in una favola

"Il bambino nel mio grembo era tutto ciò che mi tratteneva dal compiere la mia missione, mi serviva una copertura per far credere a tutti che il padre fosse John, lui doveva essere l'erede della rete criminale di Moriarty, ora non ho più nulla, porterò a termine la missione, ucciderò John Watson e con lui me stessa"

Mary drogò suo marito, lo trascinò in auto e guidò dritta contro un albero.

Sherlock ricevette un messaggio da suo fratello e gli si gelò il sangue nelle vene.

"John è in terapia intensiva al St Barts, Mary è morta. MH"

Il detective si era precipitato all'ospedale ma non l'avevano fatto entrare fino a che Harry, la parente più vicina, non arrivò. Disse ai medici di far passare Sherlock e se ne tornò a casa sua, probabilmente a bere. Il detective non aveva tempo per pensare al disgusto che provava per lei, si diresse direttamente nella stanza di John e si piegò sul suo letto.

"John?" Il dottore non rispose, ancora in coma farmacologico allora. Sherlock osservò i Danni causati dallo scontro, era stato fortunato. Il polso, la caviglia e il naso erano rotti e John aveva un lieve trauma cerebrale, un lieve ematoma subdurale che si sarebbe asciugato presto. Si tranquillizzò un po' e si sedette ad aspettare che il suo amico si svegliasse.

Per un po' rimase a pensare al dolore che l'idea di averlo perso aveva provocato in lui e il suo cuore dolette al pensiero di come aveva trattato il suo amico, lasciandolo tutto quel tempo a credere che lui fosse morto. Si rese conto per l'ennesima volta di quanto l'amore fosse uno svantaggio. Aveva pensato che se non avesse dedotto Mary, John sarebbe stato felice, avrebbe avuto una famiglia, era tutta colpa sua, avrebbe dovuto cercare di capire chi fosse AGRA per davvero, non avrebbe rischiato di perdere John in quel modo. Lui, Sherlock Holmes, aveva commesso un gravissimo errore.

Rimurginando sui suoi pensieri il detective si addormentò, la mano sana di John stretta tra le mani.

Un movimento nel letto lo svegliò. John si stava riprendendo, Sherlock scattò in piedi. "John! John, stai bene? Come ti senti? Sei in ospedale, hai avuto un incidente"

John lo guardava stranito. "Ho avuto un incidente? Ecco perché mi sento così da schifo"

Sherlock sorrise al suo amico "Ti ho visto in condizioni migliori in effetti"

John lo guardò incerto. "Cosa è successo?"

"Mary ha deciso di uccidere sia te che se stessa, ti ha drogato, messo in macchina e ha guidato contro un albero, lavorava per Moriarty, voleva finire la sua missione ma tu sei sopravvissuto, sei qui… mi dispiace John, dovevo dedurla… non volevo ferirti però… sembravi felice… è colpa mia"

John strinse la sua mano. "Non dire così, non è colpa tua. Da ciò che mi dici è colpa di Mary... Ora però mi serve che mi dici una cosa, chi è Mary? Chi sei tu? Chi sono io? Perché non ricordo assolutamente nulla?"

La realtà colpì Sherlock come uno schiaffo. "Tu? Non ricordi nulla?" John scosse la testa, una smorfia di dolore attraversò il suo viso. Subito il detective si preoccupò e gli sostenne il viso. "Non muoverti troppo hai avuto un incidente solo ieri..."

Con un sospiro si preparò a raccontare con calma al suo amico le cose, si ripromise di non tralasciare nulla. Sapeva che non era esattamente una buona cosa ma se John avesse ricordato tutto all'improvviso e scoperto che Sherlock gli aveva nascosto qualcosa non glie lo avrebbe mai perdonato.

Forse questo John che non ricordava nulla non avrebbe più voluto essere suo amico… Cercò di non pensarci troppo e iniziò a raccontare di John, della Guerra, della ferita che lo aveva portato a conoscere il detective, delle loro avventure, del blog, quando arrivò al punto in cui doveva raccontare del suo falso suicidio si fermò, poi con un sospiro continuò. Gli raccontò di come era stato difficile per Sherlock, gli raccontò come aveva conosciuto Mary, della falsa gravidanza e dell'incidente. Gli spiegò di essere il suo miglior amico e di come spesso Sherlock non sapesse come John facesse a sopportarlo, gli raccontò di tutti i propri difetti senza tralasciare nulla.

John lo ascoltava rapito, scoprendo come la sua vita era cambiata dopo aver conosciuto Sherlock, quando il detective parlava della caduta John poteva sentire un dolore nel petto, gli aveva fatto male. Apprezzava la sincerità, rise a molti aneddoti, si stupì della genialità del suo amico. Non desiderava altro che essere in grado di ricordare, di capire perché aveva scordato in primo luogo.

Il medico disse che John aveva subito danni cerebrali, forse era per questo che aveva dimenticato, non sapeva se la cosa era temporanea. Sherlock promise di prendersi cura del suo blogger e insieme tornarono a casa.

Il problema, una volta a Baker Street, non fu tanto il portare di nuovo le cose di John nell'appartamento, ma portare John su senza provocargli altre lesioni. La caviglia ingessata gli impediva di camminare senza aiuto e il polso dolorante gli impediva l'uso di stampelle o del bastone. Sherlock fu praticamente costretto a prenderlo in braccio e portarlo su per le scale tra gli irritati brontolii dell'ex soldato.

John si lasciò accudire per un po', la familiarità dell'appartamento gli faceva ricordare piccole cose, la musica del violino lo aiutava. Sherlock spesso si perdeva nei suoi pensieri mentre suonava. Era chiaro che il detective stesse cercando di essere più attento per John, per il suo bene. John era sicuro che, dalle descrizioni che, Sherlock e gli altri che avevano cercato di fargli ricordare la sua vita davano della personalità dell'uomo, questi si stesse trattenendo, i momenti in cui suonava erano gli unici in cui il dottore poteva vedere il vero Sherlock Holmes, il suo amico.

All'inizio era stato un po' scettico quando l'uomo aveva detto che erano migliori amici, era come iniziare nuovamente. Sherlock non aveva menzionato una relazione di nessun tipo tra loro, a parte l'amicizia, ma piano piano, John aveva cominciato a vedere questa sua amnesia come un fatto positivo, una nuova occasione per rincominciare nuovamente, per essere qualcosa che non aveva mai avuto il coraggio di essere.

In qualche modo, la sua conoscenza medica era rimasta invariata e quindi poteva ancora aiutare il detective con i casi…

Tuttavia, durante i noiosi pomeriggi della sua convalescenza, Sherlock rifiutò ogni caso che non sarebbe stato in grado di risolvere da casa, così si erano ritrovati l'appartamento pieno di file di casi irrisolti per alleviare il peso della noia dalle spalle del geniale detective. John stesso iniziava veramente ad annoiarsi, non vedeva l'ora che gli togliessero il gesso per poter seguire il genio in giro per le sue avventure.

Per vincere la noia che lo attanagliava, John iniziò a osservare ogni reazione, ogni dettaglio del detective e di come si relazionava con lui, con Lestrade, con Mycroft, con la signora Hudson (tutte persone che lo erano andato a visitare almeno una volta in quel periodo). C'erano piccolo particolari ancora da confermare, uno di questi l'aveva osservato ma non era sicuro di ciò che aveva visto. Il battito cardiaco di Sherlock, il suo respiro, variavano quando la loro pelle si toccava. Un giorno quando l'altro uomo lo stava aiutando ad alzarsi, John senza pensare, gli prese il polso.

Non fu difficile arrivare alla conclusione a cui era arrivato, Sherlock era attratto da lui. La sua mente danneggiata gioì. Probabilmente l'amnesia gli aveva permesso di accettare sentimenti che altrimenti avrebbe rifiutato. John Watson era innamorato di Sherlock Holmes e c'erano alte possibilità che fosse ricambiato.

Ora, capire una cosa di quel tipo e fare qualcosa a riguardo erano una cosa completamente diversa, ogni volta che pensava a prima dell'incidente provava sensazioni contrastanti. Non riusciva a capire se i sentimenti che provava per il suo amico erano una novità o qualcosa che prima dell'incidente aveva semplicemente represso, forse era per quel motivo che aveva sposato quella Mary.

Era particolare, ogni volta che tentava di ricordare la donna provava solo rabbia, odio e vagamente anche un po' di gratitudine e sollievo, amicizia e desiderio sessuale. Queste ultima sensazioni dovevano riguardare il buio periodo di cui ricordava solo la disperazione e il dolore, che erano stati gli anni in cui Sherlock aveva finto la sua morte. A volte provava ancora rabbia per quegli anni, era una speranza di poter tornare a ricordare al più presto.

Durante i giorni prima che gli togliessero il gesso John passava ore ed ore assieme a Sherlock a risolvere vecchi casi irrisolti e lo amava sempre di più ogni giorno che passava.

Dopo i primi giorni in cui la cucina era pulita e ordinata come John non l'aveva mai vista, non che se lo ricordasse ma ogni volta che la vedeva in quei giorni gli sembrava ci fosse qualcosa che non andava, Sherlock aveva ricominciato i suoi esperimenti, all'inizio pareva avere il timore che John gli dicesse qualcosa al riguardo ma poi tutto tornò alla normalità.

Il dottore provava un senso di completezza e di essere a casa che non sentiva di aver provato da prima del periodo buio.

Era strano questo suo ricordare le sensazioni ma non le cose che aveva fatto. Tuttavia le sensazioni che ricordava su Sherlock erano così contraddittorie che non gli erano utili nel prendere una decisione sui suoi sentimenti. Forse credeva di amare Sherlock solo perché lo stava aiutando nella malattia.

Una volta tolto il gesso ci fu la fisioterapia prima che John potesse seguire nuovamente Sherlock in un caso. Greg gli disse che non aveva mai visto l'uomo così paziente con nessuno e per nessuno. John iniziò a credere che ci fosse qualcosa che non andava con il suo amico. "Perché mi dicono che sei cambiato? Più paziente? Cosa ti preoccupa? Perché ti comporti così? Perché non ricordo?"
Sherlock scosse la testa. "Allora perché?"

L'uomo sembrò esitare prima di rispondere, avevano promesso di essere sinceri l'uno con l'altro dopotutto. "Perché temo che se vedi come sono in realtà cambierai idea e non vorrai essere più mio amico. Che quando non ti servirò più come aiuto tu andrai via e ti troverai un'altra donna, qualcuno che prenda il posto di Mary"

John non credeva alle proprie orecchie, Sherlock Holmes era insicuro. Si alzò dalla sedia e si avvicinò al suo amico.

"Non ti lascerò mai capito?" gli alzò il volto per guardarlo negli occhi "Non mi serve il tuo aiuto, ne la tua pietà. Mi serve il mio amico, l'uomo che mi sono accorto di amare nonostante tutti i suoi difetti" era così facile da dire ora, completamente vero, fissò quegli occhi di colore indefinibile e sorrise.

"Ti amo Sherlock, forse sono un idiota per questo, ma mi sono innamorato di te, prima non ne ero consapevole, forse lo ero ma volevo ignorarlo. Non mi importa se non sono gay, io amo te, il fatto che tu sia un uomo non mi importa, che tu sia un idiota, insopportabile e rude con tutti non mi importa. Non mi importano gli esperimenti in cucina, il violino in piena notte, i silenzi, fanno parte di te. E non c'è una singola cosa di te che non mi piaccia Sherlock Holmes. Amo il tuo corpo, il tuo genio, le tue deduzioni, tutto"

L'altro uomo lo guardava allibito, estasiato, confuso? Pareva non comprendere, non capire. John attese che l'uomo registrasse tutto nel suo brillante cervello. Piano piano un sorriso incerto apparve sul volto dell'amico. "Tu mi ami?" John annui. Il sorriso di Sherlock si ingrandì a dismisura. "Anche io credo di provare questi sentimenti per te"

"Meno male... Per un attimo mi ero preoccupato..." Con un sorriso dolce chiuse la distanza tra loro e poggiò le sue labbra su quelle dell'amico in un dolce bacio e tutto gli tornò alla mente, le litigate, i casi, il blog, le cene da Angelo, gli esperimenti. "Non eri sposato con il tuo lavoro?" chiese quando si separarono.

"Tu sei il mio lavoro... aspetta, come hai fatto a... ti sei ricordato!" dedusse il detective con un sorriso. John annui.

"Come in una favola... Ho ricordato tutto con il bacio del vero amore..." Entrambi risero alla stupida verità che si ritrovavano davanti e si abbracciarono stretti, pronti a non lasciarsi mai più.

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Ringrazio tutte le ragazze del gruppo "We are Johnlocked" che sono una grandissima fonte di ispirazione quando devo scrivere in italiano ^_^
   
 
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