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Autore: ELE106    26/11/2014    3 recensioni
[...] Immobile, attendo. Nella semioscurità della stanza da bagno, tutto mi appare perfetto. Sono pronto... Lo sono? Per pochi secondi le mie sicurezze vacillano, e non lo sopporto. Sono pronto. La tenue luce delle candele che circondano l'enorme vasca da bagno, rilassa i miei nervi e il mio spirito inquieto; io sospiro, osservando distrattamente le ombre muoversi sinuose sull’acqua e sulle pareti, in un giocoso e languido ondeggiare. I rumori che provengono dall'esterno sono un suono ipnotico e vago che sento distintamente, ma non ascolto davvero. Dall’immenso salone del Trono, dove si festeggiano la solenne vittoria in battaglia e la fine dell'ennesima guerra, Thor, futuro re di Asgard, tuona tra la folla. [...] [Thorki – pre-Thor] Buona lettura ;)
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Loki, Thor
Note: Lemon, Movieverse | Avvertimenti: Incest
Capitoli:
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[Disclaimer: I personaggi descritti non mi appartengono, questa è una storia di fantasia, l’autrice scrive senza alcuno scopo di lucro e non intende violare alcun copyright.]
 


 

Giochi di Guerra


Capitolo 1.




LOKI




Immobile, attendo.
Nella semioscurità della stanza da bagno, tutto mi appare perfetto.
 
Sono pronto... Lo sono?
 
Per pochi secondi le mie sicurezze vacillano, e non lo sopporto.
 
Sono pronto.
 
La tenue luce delle candele che circondano l'enorme vasca da bagno, rilassa i miei nervi e il mio spirito inquieto; io sospiro, osservando distrattamente le ombre muoversi sinuose sull’acqua e sulle pareti, in un giocoso e languido ondeggiare.
I rumori che provengono dall'esterno sono un suono ipnotico e vago che sento distintamente, ma non ascolto davvero.
Dall’immenso salone del Trono, dove si festeggiano la solenne vittoria in battaglia e la fine dell'ennesima guerra, Thor, futuro re di Asgard, tuona tra la folla.
 
“Non c'è gigante o altra immonda bestia, che possa abbattere i soldati di Odino!”

Lieta e orgogliosa, essa festeggia il ritorno del suo principe dorato, che conquista mondi e abbatte mostri per loro.
 
È questo che sarei anche io, fratello? Una conquista?
  
“Il Tuono di Asgard si abbatta su chiunque osi sfidarci!”
  
La sua voce risuona tra le mura del palazzo, ferma e potente, come potesse frantumare ogni cosa al suo riecheggiare. Chiudo gli occhi, ne assaporo il timbro e ne avverto l’eco vibrarmi nel petto.
Lo immagino sollevare in aria il suo martello con un braccio e godere dei festeggiamenti in suo onore.
Due anni.
Tanto è il tempo trascorso dal prode guerriero lontano da casa, prima di tornare vittorioso, carico di gloria, luminoso e accecante più del sole. Come sempre.
Imponente, lui avanza tra i suoi soldati e i suoi sudditi, sotto gli occhi fieri del Padre e della Madre degli Dei.
 
Cerchi anche me, tra loro, fratello?
 
“Per Asgard!”
 
La sua voce...
 
È così diversa... più profonda, più sicura, più adulta di quanto ricordassi.
È la voce di un uomo, non del ragazzo incerto e malleabile che ho salutato con una carezza crudele, dietro le colonne di quello stesso salone.
Eppure c'è ancora tanta rabbia a incendiarla, quell'impazienza furiosa tipica dei giovani impulsivi, quale è sempre stato lui ai miei occhi.
 
Un uomo...
 
Lascio scivolare a terra le mie vesti, godendo del piacevole fruscio che, leggero, mi solletica la pelle nuda.
Lentamente, entro nell'acqua.
È tiepida e profumata, è tutto ciò di cui il suo corpo, stanco e provato, avrà bisogno.
 
“Quindici Jotun cadevano sotto i colpi di Mjöllnir, per lavare il sangue di ogni singolo guerriero asgardiano!”
 
Prorompe il possente Thor, tra gli applausi della gente. 
Guardo la mia pelle bagnata e pallida, illuminata dalla luce delle candele, e la accarezzo con lo sguardo.
Percepisco così tanta tensione nella voce di mio fratello, che un brivido di piacere inaspettato si beffa di me, facendomi tremare.
Sorrido.
Conosco l’origine quella tensione e so di che pensieri si alimenta.
Non sono gli orrori della guerra ad alterare il suo tono, non è il sangue versato, né le grida di morte che accompagnavano il suo scorrere copioso.
So cosa si cela dietro quegli occhi così puri e quello sguardo azzurro, limpido e sincero.
Conosco le sue pulsioni proibite.
La sua voce tradisce il desiderio di avermi, che reprime da così tanto tempo.
Desiderio che, ora che è diventato uomo, immagino essere diventato ancora più insopportabile e doloroso, capace forse di fargli perdere ogni ragione e controllo.
Mi muovo lento tra le acque fino a raggiungere una ninfea e accarezzo i suoi morbidi petali color del miele, con la punta delle dita.
Li sfioro lievemente, come feci allora con le bionde ciocche di mio fratello, quando fu il momento di salutarlo.
 
Loki...”
 
Quel giorno, lui ha sussurrato il mio nome ad occhi chiusi, una sola volta, mentre la mia mano si avvicinava lentamente al suo volto.
Le nostre figure così vicine, che potevo sentire il suo respiro infrangersi sul mio volto, e il suo cuore battere così forte... troppo, per il semplice saluto di un fratello.
La sua guancia, arrossata dal desiderio e l'imbarazzo, si è sporta verso di me nella disperata ricerca di un contatto; ed io l’ho illuso offrendogli il dorso di quella mano, avvicinandola alla sua pelle abbronzata fin quasi ad avvertire il calore sprigionato, fini a sfiorare le sue labbra socchiuse, ma senza toccarlo.
Ho accarezzato invece i suoi lunghi capelli biondi, sparpagliati sulle ampie spalle, avvolte nella lucente armatura.
Lui ha serrato le palpebre sospirando; sul suo viso una deliziosa smorfia di dolore e frustrazione, che ancora oggi tormenta i miei pensieri più inconfessabili.
 
“Torna. Torna da me, fratello.”
 
Gli ho detto, giocando con un boccolo ribelle che attorcigliavo intorno al mio dito, ignorando crudelmente quelle labbra rosse e piene, perse e sole, torturate da nient'altro che i suoi denti bianchi.
Ogni centimetro della sua pelle bruciava e chiedeva di me.
Gli ho sorriso con malizia, accompagnando quel boccolo dietro il suo orecchio con le dita e sfiorandogli la nuca, prima di ritrarmi lentamente da quella fugace carezza.
Ma lui ha voltato il viso di lato, d'improvviso, e teso le labbra per posare un lieve bacio rubato appena sotto il dorso della mia mano, dove la pelle era nuda ed esposta.
Ho avvertito il mio cuore sussultare, in bilico tra il desiderio di assecondare le pulsioni di mio fratello e il sublime divertimento che provavo nell'alimentarle, senza mai soddisfarle, fino a farlo impazzire.
 
 
Oggi, ancora animato da quella stessa confusione, mi accorgo a stento dello scemare della grida della folla, quando il portone dei bagni reali viene spalancato con violenza.
 
Bentornato, mio principe.
 
Immergo il mio corpo nell'acqua, chiudo gli occhi e, immobile, attendo.
 
 



 
THOR
 



Sporco... fuori e dentro, è così che mi sento.
Non è il sangue a infastidirmi, né l'odore metallico e intenso di quella patina indurita dal gelo che esso ha creato, impastandosi con il sudore e la terra, con il ghiaccio e le lacrime.
È una seconda pelle ormai. E mi piace.
È la guerra.
Non è il bisogno di lavarlo via a rendermi ansioso, né l'urgenza di cancellare con esso il ricordo della morte di centinaia di compagni, che ho lasciato indietro a imputridire tra le lande desolate di Jötunheimr.
Non è nemmeno l'idea che, insieme a quello dei miei nemici -immondi barbari, ma ambite vittime per il mio Mjöllnir- su di me sia rimasto attaccato anche il sangue dei miei fratelli.
Tutto questo non mi urta in alcun modo.
È la delusione a rendermi irrequieto. E quando io sono irrequieto, il cielo di Asgard tuona. Lo fa da quando sono al mondo, poiché assoggettato ai miei umori e malumori.
La furia mi ha colto di fronte alle sue stanze, quando ho realizzato che lui non c'era.

Loki...

Non è venuto a salutarmi.
Non è venuto a festeggiare la mia vittoria.
Non è venuto a sedersi al mio fianco.

“Torna da me...”

Sono state le sue ultime parole, il suo saluto, prima di lasciarmi.
E ora non lo trovo.

Fuggi da me, fratello?

Ho spaccato teste e spezzato gambe, fino consumare il manico del mio martello.
Fino a diventare un tutt’uno con esso. Fino a stordire la mente e annebbiarla col sangue, che fosse amico o nemico, a un certo punto non fui più in grado di dirlo.
Tornare da lui... uomo.
Questo volevo.
Vittorioso e forte, così da non dargli più modo di dubitare. Così da zittire la sua lingua maliziosa e scettica. Così da imbrigliare il potere che finora ha avuto su di me. Così da imprimergli negli occhi la vista del Dio del Tuono che impera sui nemici e li spazza via, al suo comando.
Un re, in attesa di esserlo davvero. Un re, che è anche il suo re.
E ora non lo trovo.

Mentre attraverso i corridoi, il passo veloce e pesante risuona e rimbomba tra le colonne, accompagnato dal clangore dell'armatura, ancora saldamente ancorata alla mia pelle. Dovrò staccarla con la forza, per togliermela di dosso.
Ma non è nemmeno questo a farmi andare più svelto.
È un presentimento, un brivido gelido che sento scorrere fino alla punta della spina dorsale, quando vedo il portone dei bagni reali socchiuso e una fioca luce ambrata tracciare una linea sottile sul pavimento.
Lui non è nelle sue stanze, non è nel salone del trono, non è col naso infilato in qualche strano libro di magie.

Sei lì... sei lì dentro e aspetti me, fratello.

La mia è la rabbia di un mediocre cacciatore, al quale sfugge di continuo la sua preda. Inferiore in scaltrezza, egli non ha che da ricorrere alla forza bruta e sperare che essa sia sufficiente ad abbattere l'intelletto.
Sono stufo di sentirmi suo schiavo.
Il pensiero di lui è stato violento in questi anni di lontananza. Un fuoco incandescente e un desiderio così potente da essere difficile da controllare.
Disperdeva quella nebbia di cui m’inebriavo in battaglia, adombrava quel piacere che la ferocia della lotta mi donava.
Forse sarò sempre schiavo del sentimento oscuro che nutro per lui. Perché il verde gelido dei suoi occhi e la luce perversa delle sue iridi, fanno vacillare la mia forza e vibrare il mio cuore, ogni qual volta le penso o le immagino posarsi su di me.
Lui sa... lui vede di che genere di colpe si macchia il mio pensiero.
E si allontana da me, mantenendo però ben strette intorno ai miei polsi, le provocanti catene della seduzione, che torturano un guerriero in punti sui quali la sua forza non ha alcun valore. Punti sui quali premere è intrigante, ma pericoloso.
Ora sono un uomo e spezzerò quelle catene.


Il portone si apre e sbatte contro le pareti con violenza, annunciando il mio arrivo invadente.
E lo vedo, immerso fino al collo nell'acqua della grande vasca da bagno, immobile, con quelle iridi smeraldine che brillano nell'oscurità, più di una pira di legno infuocata.
Mi aspettava. Come credevo.

“Non eri nelle tue stanze, fratello. Perché?”

Non è un saluto il mio, né un modo per spezzare la tensione tra noi, né un tentativo di placare l'elettrica furia che ormai possiede il mio corpo e scorre selvaggia dentro di me.
Fuori tuona ancora. E ancora una volta.
La luce bluastra dei lampi invade la stanza per qualche istante, mostrandomi fin troppo bene l’attraente figura slanciata di mio fratello, mentre si rialza con estrema lentezza, finché il livello dell'acqua arriva appena a lambirgli i fianchi.
Il fiato mi si spezza.
L'impulso di usargli violenza e possederlo subito, ottenere ciò che voglio con la rude forza, si fa quasi insopportabile.
Mi sorride, crudele, come le carezze avare che mi concede, fin da quando siamo ragazzi.

“Perché le tue... le tue sono state le mie stanze, nei lunghi giorni della tua assenza. Così come il tuo letto, nel quale ho giaciuto in tua mancanza, ogni notte.”
 
Una voce da ragazzo la sua, acerba e provocatoria, immutata e immutabile forse, che si infila dritta nel cervello e fa tremare ogni singola terminazione nervosa. Mi sfugge una risata amara, che è pura frustrazione, che è ferocia e bramosia. Quasi il ringhio di un animale in gabbia, pronto a fuggire dalla sua prigione.

“Vuoi sempre ciò che è mio Loki... non è saggio.”

È sorpreso. Inarca un sopracciglio, forse stentando a riconoscermi davvero nel sottile intento di sfida che ho mascherato in poche parole.
Il suo sorriso si allarga e lui si avvicina ulteriormente al bordo della vasca, senza che io riesca in nessun modo a togliergli gli occhi di dosso.
Rimango fermo, in piedi, sporco, logoro fin nelle budella, ancora con l'armatura addosso. I pugni stretti, abbandonati lungo i fianchi.

“Non curartene ora, fratello. Questo bagno è per te... l'ho fatto preparare io stesso.”

Con pochi movimenti, fluidi ed eleganti, esce dall'acqua aiutandosi con entrambe le braccia.
Non so da quanto sto trattenendo il fiato.
Non riesco nemmeno ad abbassare lo sguardo e guardare ciò che mi sta mostrando con tanta naturalezza.
Lui invece continua a fissarmi, non un'ombra di vergogna o imbarazzo sul suo bel viso sottile, mentre si offre nudo ai miei occhi, solo per pochi attimi. Il tempo di guardarlo mentre ruota il busto e si piega leggermente in avanti per afferrare un telo e avvolgerselo intorno alle spalle.
Gran parte del suo corpo è ancora scoperta e libera di essere ammirata... desiderata.
Come un pericoloso felino nero, lo osservo mettere un piede davanti all'altro e venire verso di me, tenendosi il telo chiuso sul davanti, con una mano soltanto.
I miei occhi si sganciano da terra e lo sondano dal basso, lentamente, risalendo le curve acerbe del suo fisico snello. Le gambe lunghe, sono più muscolose di quel che immaginavo.
Indietreggio istintivamente, di un passo soltanto.

“Non giocare con me, Loki... non più. Quel tempo è finito.”

Rabbrividisce, ma non vacilla e continua a portarsi sempre più vicino a me, finché non siamo di nuovo l’uno a un soffio dall’altro, come il giorno in cui partii.

“Ti aiuto a spogliarti, fratello.”

Prima che possa rispondergli, mi è già alle spalle e la sua mano scivola provocante sui lacci dell'armatura dietro la schiena, ora rigida e tesa, più di quanto non lo sia mai stata, neanche mentre brandisco Mjöllnir.
 
Spietato. Loki non è preda di nessuno, ma implacabile predatore.
 
 
 
 


Continua...
 


 
Nda: Salve a tutto il fandom! Madonna quanto tempo, MA CIAO!
Prima di tutto le spiegazioni: no, non vi siete ammattiti, questa storia era già stata pubblicata tempo fa e poi cancellata dall’amministrazione di Efp per aver violato la direttiva n.1 del codice: non si pubblicano storie incest a raiting rosso. Cavolo, me lo scordo sempre! X’D
Ok, dopo lungo indugiare e rimuginare, mi sono convinta a ripubblicarla in versione censurata, così da adeguarla alle regole di questo sito.  Non vogliamo mica che taluni storcano il naso e gridino allo scandalo, tempestando lo staff di Efp (peraltro occupatissimo) con miliordici di segnalazioni inutili.
Perciò faccio la brava, giuro!
 
Detto questo, vorrei ricordare che la storia è stata scritta a quattro mani: io e la co-autrice (ormai non più attiva come fanwriter), Ohmygod,  la pubblicammo su un account condiviso, Isole di Foglie, che ha seguito la medesima sorte della storia (la cancellazione).
Di recente e su mia richiesta, Ohmygod ha acconsentito a farmela postare sul mio account e io voglio ringraziarla pubblicamente per avermene dato l’opportunità, perché ci tenevo davvero molto che non andasse perduta per sempre (si, lo so che sono melodrammatica).
Ricordo l’esperienza di scrivere in coppia con estremo divertimento e coinvolgimento, mi fa quindi un immenso piacere poterla condividere coi lettori che amano questa coppia.
Per concludere: i POV di Loki sono di Ohmygod, mentre quelli di Thor sono i miei; nei prossimi capitoli, invece, metterò mano ad entrambi i POV di persona, per sostituire le parti troppo erotiche con qualcosa di meno ‘forte’, cercando il più possibile di mantenere il tutto leggibile e fluido.
Finisco avvisando chiunque sia interessato, che sono disponibile ad inviare privatamente la versione ‘originale’, senza nessunissimo problema, mi basta un indirizzo e-mail ;)
 
Giochi di Guerra si compone di 6 capitoli in totale, che spero di pubblicare settimanalmente (salvo imprevisti). Non mi resta che augurarvi buona lettura ;)
ELE
   
 
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