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Autore: The Writer Of The Stars    26/11/2014    5 recensioni
Questa è una storia come tante. é una storia che parla di adolescenti,come se ne conoscono tanti. Loro però sono solo un po' più sfortunati. Ma questo non significhi che non abbiano voglia di vivere al meglio. Comincia tutto così. In un aula canto di un liceo come tanti, dove un gruppo di ragazzi si incontrano, si conoscono e capiscono di avere in comune molto più di ciò che pensano. Sarà un professore un po' fuori dal comune a spingere i ragazzi a vivere la loro vita al meglio, a non farsi sconfiggere dalle avversità, ad unirli sotto un'unica passione. La musica. Bulma è cresciuta da sola, con una madre che non la vuole e non l'ha mai voluta.Vegeta è stato abbandonato dalla madre e non ha più tracce del padre. Goku vive in un orfanotrofio e Chichi vive in precarie condizioni economiche con suo padre. Sarà la forza dell'amore, dell'amicizia e la voglia di farsi valere che spingerà un gruppo di sfigati canterini a mostrare il loro vero valore. E a farli diventare qualcuno.
Questa è la mia prima long, ambientata in un universo alternativo. Spero che vi piaccia e conto di aggiornare regolarmente. Buona lettura!
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Chichi, Goku, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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"Ragazzi, vi rendete conto?! Ce l’abbiamo fatta!” dietro il palcoscenico, tutti abbracciati tra di noi, stringevamo la coppa possessivamente, bagnandola con le nostre lacrime. In mezzo al gruppo, riuscivo a malapena a scorgere qualunque cosa al di fuori delle capigliature e delle braccia dei miei amici. Eppure, tra lo spiraglio lasciato tra la testa di Goku e quella di Chichi, riuscii comunque ad intravedere qualcosa che per un attimo fece fermare il mio cuore. Le mani infilate nelle tasche della giacca, lo sguardo serio, lo stesso che mi aveva conquistata in un volto simile a quello … sgranai gli occhi, ma non riuscii a pronunciare una sola sillaba. Vegeta mi aveva preceduto. “Ma … lui … che ci fa qui?” lo sentii pronunciare al mio fianco, in un sussurro. Mi disincastrai dall’abbraccio, prendendo poi Vegeta con me. Con gli occhi ancora sgranati, continuava a fissare suo padre sostare diversi metri da noi. Gli presi il viso tra le mani, sospirando pesantemente. “Vegeta, ascoltami bene. Vedi io …” “Che cosa ci fa lui qui?!” mi interruppe lui, riacquistando lucidità. Sospirai. “Ecco, ascolta …” “Scusate …” sentii una voce cavernosa risuonare alle mie spalle. Mi voltai, scontrandomi con due occhi scuri e imbronciati. Incredibile, ero circondata da quello sguardo. “Signor Vegeta. Vedo che alla fine ha cambiato idea …” dissi con sicurezza, sorridendo vittoriosa. Lui non accennò un minimo cambiamento d’espressione. “Dov’è?” chiese solamente. Io mi voltai leggermente, sapendo che Vegeta fosse dietro di me. Lo trovai con lo sguardo rivolto verso il basso, le braccia incrociate e le gote leggermente arrossate. Vederlo così in imbarazzo mi fece una tenerezza immensa. Sorrisi dolcemente, prendendolo per le spalle. “Vegeta?” lo richiamai con dolcezza. Lui non rispose. “Vegeta, è arrivato il momento. Tuo padre vuole conoscerti.” Tremante, annuì leggermente. “è da tutta la vita che aspetti di incontrarlo, e adesso che puoi, non puoi certo tirarti indietro! Soprattutto dopo la fatica che ho fatto per convincerlo!” a quelle mie parole, alzò lo sguardo verso di me, spalancando gli occhi sorpreso. Gli feci l’occhiolino e non lasciandogli il tempo di parlare, lo spinsi verso l’uomo alle mie spalle. Si ritrovò così scaraventato a pochi centimetri dal volto di suo padre, e in quel momento, i loro occhi si incontrarono per la prima volta. Spalancarono entrambi le iridi scure, nello scoprirsi così uguali fisicamente. Io lanciai loro un’ultima occhiata speranzosa, allontanandomi poi e raggiungendo il mio gruppo. “Su forza, andiamo tutti di là!” annunciai io, interrompendo le chiacchiere dei miei amici. Mi guardarono confusi, non capendo il motivo della mia proposta. “Vegeta ha … una questione da risolvere. Con suo padre.” Dissi ambigua. Sgranarono maggiormente gli occhi. Sorrisi leggermente. “Seguitemi, vi spiegherò tutto!” dissi sospirando, trascinandoli con me nei camerini.

Vegeta e suo padre intanto avevano ripreso le distanze, e guardandosi in giro o le punte dei piedi, evitarono di incrociare i loro sguardi. Il teatro ormai era vuoto, tutti i Glee Club se ne erano andati, così come il pubblico. Restavano solo i vari tecnici e addetti alla manutenzione, che nel frattempo avevano cominciato a ripulire e a sistemare il teatro, dopo le gare. Per il teatro si udivano solo i rumori metallici delle funi e dei cavi elettrici che venivano smontati e risistemati dai vari operai. “ … così  … tu sei Vegeta …” finalmente, dopo interminabili attimi di silenzio, Vegeta Senior ebbe il coraggio di parlare. Vegeta annuì leggermente, sempre mantenendo lo sguardo basso. Altro silenzio. “H – ho visto la vostra esibizione … siete stati … grandi. Hai una voce davvero bella …”  disse di nuovo il signor Sayan. Vegeta non disse niente. “Anche quella ragazza con i capelli azzurri … quella che ha cantato insieme a te … ha una voce pazzesca.” Continuò l’uomo. A quelle parole, Vegeta sorrise leggermente, orgoglioso. “Dopo averla sentita supplicarmi come un’ossessa per convincermi a venire qui, non mi sarei mai aspettato di sentire una voce del genere uscire dalle labbra di quella ragazzina.” Vegeta ghignò leggermente. “Si beh, quando parla ha una voce a dir poco irritante. Però quando canta …” “Allora ce l’hai la lingua!” lo interruppe Vegeta Senior, sorridendo leggermente. Vegeta alzò lo sguardo, incontrando il volto di suo padre. Sorrise leggermente anche lui. “Senti, so che tutto questo è a dir poco assurdo …” riprese poi serio il padre di Vegeta. “Ma a quanto ho capito, tu sei mio figlio, ed io sono tuo padre.” Disse. “Perciò, visto che non so niente di te … che ne dici di parlarmi un po’ di te?” chiese speranzoso. Vegeta sgranò gli occhi. “Sai, vorrei conoscere mio figlio …” disse il Signor Vegeta, con un lieve sorriso.


“ … e questa è tutta la mia vita.” concluse Vegeta, con un profondo sospiro. Lui e suo padre si erano seduti su due delle poltroncine della platea del teatro vuoto, e in un impeto di coraggio, Vegeta aveva raccontato a suo padre tutto ciò che lo riguardava, permettendogli così di conoscere quei diciassette anni di vita persi. Non aveva proprio detto tutto tutto, ad esempio non si era soffermato molto sull’argomento “Bulma”, in quanto lo mettesse in imbarazzo parlare del fatto che fosse fidanzato. Anzi, non disse nemmeno che stavamo insieme, limitandosi a descrivermi come una figura come le altre, anche se onnipresente in quanto raccontato.  Vegeta Senior prese un profondo respiro. “Wow …” riuscì solo a dire. “Non credevo che … insomma la tua vita è …” “Assurda.” Rispose Vegeta in tono piatto. Suo padre scosse la testa. “No, affatto. Stavo per dire incredibile.” Vegeta alzò lo sguardo su di lui, sorpreso.  “Sai Vegeta, sono felice di avere un figlio come te.” Disse Vegeta Senior dopo pochi istanti. Un fremito scosse la schiena di Vegeta. “E adesso?” chiese tremante il ragazzo. Lui sospirò. Era chiaro, dovevano guardare in faccia alla realtà. “Vegeta, devo dirti la verità; forse già lo sai, ma io sono sposato. Ho anche due figli, due bambini piccoli e …” “E io non c’entro niente …” lo interruppe Vegeta. Suo padre sospirò. “Non è questo. Il fatto è che … insomma, è tutto così complicato … ho scoperto da una settimana di avere un figlio di diciassette anni, e questo fatto mi ha scombussolato la vita … non fraintendermi, vorrei tanto prenderti con me, come è giusto che sia, ma …” “Ma non è giusto per tua moglie e per i tuoi figli. Lo so, ti capisco.” Lo interruppe Vegeta. Vegeta Senior sorrise leggermente. “Perciò resta tutto così, d’accordo?” chiese lui, cercando l’approvazione del figlio. Vegeta continuò a guardare la poltroncina dinanzi a sé. “Si, resta tutto così.” Disse sicuro, cercando di nascondere la delusione. Vegeta Senior sorrise. “Bene. Ah, spero non penserai però di liberarti tanto facilmente di me.” disse ambiguo. Vegeta spalancò gli occhi, guardandolo confuso. “Ho intenzione di rivederti, figliolo. Possiamo incontrarci quando vuoi, in qualsiasi momento. Io sono qui.” Disse, sorridendogli leggermente. Gli porse un bigliettino da visita. “Questo è il mio numero. Mi raccomando, usalo.” Disse, facendogli l’occhiolino. Ancora stordito, Vegeta prese il bigliettino, rigirandoselo tra le dita. Proprio in quell’istante, arrivammo anche tutte noi Voci fuori dal coro, che dopo esserci cambiate, eravamo pronte per il ritorno a casa. Ovviamente, dopo che Vegeta avrebbe finito di parlare con suo padre. “Ahhh ragazzi, ho una fame da lupi!” esordì Goku , procurando l’ilarità di tutti, e calamitando l’attenzione dei due seduti in platea su di noi. Vedendo il gruppo muoversi e dirigersi verso l’uscita, Vegeta Senior capì che era arrivato il momento di andare. “Bene, credo tu debba andare.” Esordì alzandosi in piedi e poggiando una mano sulla spalla di Vegeta. Lui lo guardò annuendo, stringendo ancora il bigliettino da visita tra le dita. Vegeta Senior scorse con gli occhi le facce di tutti noi presenti, che nel frattempo eravamo intenti a rimproverare Goku per il suo appetito sconsiderato. Solo io continuavo a fissare Vegeta e suo padre, curiosa di quale fosse stato l’esito dell’incontro. Guardandomi, Vegeta Senior sorrise leggermente, abbassandosi poi all’altezza di Vegeta, ancora seduto. “Ah, non mi hai detto una cosa figliolo. Quella Bulma, la ragazzina che è venuta a parlare con me …” si fermò un attimo. “è la tua ragazza, giusto?” chiese poi malizioso. Vegeta arrossì fino alla radice dei capelli, balbettando qualcosa di incomprensibile. Alche, suo padre scoppiò a ridere di fronte a tale imbarazzo. Tornò poi serio, continuando a guardare ora me, ora Vegeta. “Da quel poco che ho potuto capire parlando, anzi discutendo, con lei, mi sembra una ragazza incredibilmente decisa e … con una grinta spaventosa. E poi, è davvero una bella ragazza …” continuò leggermente malizioso, facendo arrossire ancora di più Vegeta. Suo padre sorrise, guardando poi suo figlio negli occhi, serio. “è grazie a lei se oggi sono qui. È una ragazza incredibile. Non lasciartela scappare, tienitela stretta …” gli disse, prima di alzarsi nuovamente in piedi. “Bene, direi di andare. Mi ha fatto piacere conoscerti, figliolo.” Disse, posando una leggere pacca sulla spalla a Vegeta, che intanto si era alzato in piedi. Vegeta sorrise, osservando suo padre incamminarsi verso l’uscita del teatro. “Anche a me, papà. Anche a me.” sussurrò tra sé e sé, vedendo la chioma di suo padre, così simile alla sua, scomparire dietro la porta d’ingresso.


“Ehy …” mi avvicinai a Vegeta, osservando nel contempo suo padre andarsene. “Ehy …” Lui mi rispose, senza però distogliere lo sguardo dalla porta. “Com’è andata?” chiesi speranzosa di ricevere informazioni positive. Vegeta sorrise leggermente. “è andata bene.” Disse semplicemente. Sorrisi entusiasta, desiderosa di altre curiosità. “E cosa vi siete detti?” chiesi infatti, curiosa. Lui mi lanciò un’occhiata stizzita, prima di borbottare. “Tsk! Che ti importa? Imparerai mai a farti gli affari tuoi?!” disse, cercando di nascondere un sorriso divertito. Misi su un leggero broncio, tipico di una bambina a cui vengono negate le caramelle. “Antipatico!” sbottai infatti, facendogli la linguaccia. A quella mia reazione, sorrise divertito, e ridacchiando leggermente, si avvicinò a me. “Ahh, vieni qui, piccola gallina isterica!” disse divertito, prima di cingermi in un abbraccio inaspettato. Rimasi per alcuni attimi interdetta, stupita da quel gesto. Vegeta non mostrava mai segni d’affetto in pubblico, perciò mai mi sarei aspettata che proprio ora, di fronte a tutti i nostri amici e al professor Dawson, compisse un tale gesto di sua spontanea volontà. Ma anziché perdermi in assurde elucubrazioni, decisi di ricambiare anche io l’abbraccio,posando il capo sulla spalla di Vegeta. “Grazie.” Mi sussurrò dopo pochi attimi all’orecchio. Io sorrisi intenerita. “Non c’è di che …” risposi in un sussurro. “Ah, e per la cronaca ti ordino di non avvicinarti mai più a casa di mio padre.” Disse poco dopi attimi lui. Strabuzzai gli occhi. “Per quale motivo?” chiesi confusa. “Ha fatto diversi apprezzamenti su di te prima, e non vorrei scoprire di avere un potenziale stupratore come padre, specialmente non ho intenzione di scoprirlo per causa tua. Perciò l’unica casa di essere vivente maschile che potrai frequentare, sarà solo la mia. Chiaro?” concluse serio. A quella sua implicita dichiarazione di gelosia, scoppiai a ridere felice. “Va bene, va bene, puoi stare tranquillo. Non andrò da nessuna parte. E poi, io sono già tua, ricordi?” dissi tra le risate, tornando poi seria. Lui annuì leggermente. “Si. Per sempre e fedelmente.” Disse. Io lo strinsi maggiormente a me. “Per sempre e fedelmente …” ripetei in un sussurro.
 

“Forza ragazzi muovetevi! Andiamo, è tardi!” urlai come un’ossessa per i corridoi della scuola. Alle mie spalle, tutti i miei amici correvano all’impazzata, come me, incuranti del fatto che potessimo così rovinare i nostri amati abiti. Era passata una settimana dal nostro ritorno a casa dopo le Nazionali. Una settimana da quando a scuola eravamo diventati qualcuno. Perché quando quel giorno di sette giorni prima, entrammo a scuola tutti insieme, con il nostro trofeo in mano, non mi sarei mai aspettata di udire quegli applausi. Si, applausi. Metà scuola si era radunata nell’atrio principale, e al nostro ingresso, erano scoppiati in un boato di applausi e cori di vittoria. Sconvolti ed increduli, ci eravamo goduti quello spettacolo con le lacrime agli occhi, al solo pensare che un anno prima, come accoglienza avremmo ricevuto al massimo delle granite in faccia. E adesso, dopo sette giorni dalla nostra vittoria alle Nazionali, un’altra vittoria si prospettava dinanzi a noi studenti. La fine della scuola. L’ultimo giorno era arrivato, e con esso, anche il tipico discorso di fine anno tenuto dal Preside Muten nell’Auditorium della scuola. Ma non ci sarebbe stato solo il discorso. L’ultimo giorno di scuola infatti, veniva anche eletto “L’insegnante dell’anno” all’interno del corpo docenti. E indovinate a chi fu conferito il tanto ambito premio, quel giorno? Si, proprio a lui. Il nostro caro Professor Dawson era stato eletto insegnante dell’anno, per la gioia di tutti noi. Per l’occasione, noi Voci fuori dal coro avevamo preparato una sorpresa, e nel cambiarci poi d’abito, avevamo fatto tardi. Fasciati nei nostri eleganti completi da gara, gli stessi che avevamo indossato alle Nazionali, ci stavamo dirigendo di corsa verso l’Auditorium, correndo per i corridoi vuoti della scuola. Pochi secondi dopo, arrivammo di fronte al portone dell’Auditorium, e spalancandolo, ci rendemmo conto con grande sollievo, che il Preside Muten era ancora intento a sciorinare il suo discorso. Con il fiatone, ci incamminammo tra i vari posti occupati dagli studenti, che ci guardavano incuriositi, alla ricerca del nostro insegnante. Lo trovammo seduto tra le prime file, di fianco alla signorina Videl. Fasciato in un elegante completo blu, batteva a terra i piedi, divorato dal nervosismo. Alzò lo sguardo, e vedendoci arrivare esclamò: “Ragazzi! Ma dove eravate finiti, tra poco consegneranno il premio …” disse, agitato. Con il fiatone, risposi io per tutti. “Avevamo una cosa da fare. Ma non si preoccupi; non ci saremmo mai persi la sua premiazione.”  “Ah, vedo che le Voci fuori dal coro sono arrivate!” esclamò una voce amplificata dal microfono, espandendosi per tutto l’Auditorium. Ci voltammo in contemporanea verso il Preside Muten, che dal palcoscenico sorrideva entusiasta. “Direi allora che possiamo dare il via alla premiazione. Prego ragazzi, venite qui.” Disse, invitandoci a raggiungerlo sul palco, informato dalla nostra idea. Il professor Dawson ci guardò confuso raggiungere il palcoscenico, chiedendosi cosa stesse per accadere. Il Preside Muten mi porse il microfono sorridendo ebete, e lanciando un’occhiata un po’ troppo intensa alla scollatura del mio abito. Occhiata che non sfuggì allo sguardo di Vegeta, che fulminò con gli occhi il Preside, invitandolo calorosamente a rivolgere altrove la sua attenzione. Sorrisi leggermente, prima di avvicinare il microfono alle mie labbra. “Ehm, salve a tutti. Come sapete noi siamo le Voci fuori dal coro, e il professor Dawson è il nostro insegnante. Ad essere sinceri, non è stato solo un insegnante per noi, chi conosce la nostra storia potrà confermare che per noi è stata la nostra ancora di salvezza.” Presi un respiro. “Non voglio annoiarvi con chiacchiere inutili o altro, anche perché non siamo qui per parlare. Siamo qui per consegnare un riconoscimento al nostro mentore e … beh, noi conosciamo solo un modo per farlo.” Dissi, sorridendo complice ai miei amici. “Professor Dawson, questo è per averci salvato la vita. Questo è per lei.” Dissi, prima di posare il microfono e di avvicinarmi a tutti i miei amici, già disposti in ordine. Lanciai un’occhiata a Vegeta, al mio fianco. Lui accennò il suo mezzo sorriso, quello di sempre, sempre lo stesso e pure diverso ogni volta. E poi, iniziò a cantare. (https://www.youtube.com/watch?v=DSdJvNiKtkU esibizione)

Vegeta:
I've paid my dues 
Time after time 

Il pubblico sorrise, riconoscendo la canzone. “We are the champions” dei Queen. Cos’altro potevamo cantare in un momento come quello? Eravamo davvero i campioni. Finalmente, siamo i campioni.

Goku:
I've done my sentence
But committed no crime 

Chichi:
And bad mistakes
I've made a few

 
Il professor Dawson sorrise emozionato. Era incredibile come i suoi ragazzi riuscissero sempre a stupirlo …

Bulma:
I've had my share of sand kicked in my face 
But I've come through
Tutti:
And we need to go on and on and on and on

Vegeta:
We are the champions 
My friends


Ed eccolo, il nostro canto di vittoria. Con un’energia incredibile, Vegeta attaccò il ritornello del nostro inno di ringraziamento al nostro insegnante. Lo stavamo ringraziando, per averci reso dei campioni.


Bulma:
And we'll keep on fighting 
Till the end 

Tutti:

We are the champions 
We are the champions

Bulma:

No time for losers
'Cause we are the champions 

Vegeta:

Of the world!

Il pubblico stava già andando in visibilio, dinanzi agli occhi emozionati e stupiti del nostro insegnante, che continuava a fissarci commosso. I suoi alunni lo stavano proclamando vincitore, campione. E grazie a loro, si sentì davvero vincitore.


Crillin:
I've taken my bows
And my curtain calls 
You brought me fame and fortune and everything that goes with it 
I thank you all



Quando fu poi il turno di Crillin di cantare la sua strofa, io e Vegeta ci scambiammo un’occhiata d’intesa. In un attimo, Vegeta partì alla volta della platea, e scendendo dal palcoscenico, tra gli applausi entusiasti dei presenti, si avvicinò al professor Dawson, invitandolo ad alzarsi e portandolo con sé sul palcoscenico.

C18:
But it's been no bed of roses
No pleasure cruise

Bulma:
I consider it a challenge before the whole human race 
And I ain't gonna lose 

Tutti:
And we need to go on and on and on and on
 
Salendo sul palcoscenico, il professor Dawson ci guardò emozionato. Si avvicinò a noi, e ad uno ad uno, ci abbracciò, mentre noi continuavamo a cantare. Sorrideva riconoscente, con le lacrime agli occhi. Non solo lui aveva aiutato noi, ma anche noi avevamo dato qualcosa a lui, permettendogli di capire davvero quale fosse il vero senso della vita, e cambiandogli la vita. Ah, ovviamente in meglio.

Vegeta:
We are the champions 
My friends

Bulma:
And we'll keep on fighting 
Till the end

Tutti:

We are the champions 
We are the champions
 
Abbracciò ognuno di noi con una tale gratitudine affetto impossibile da descrivere. Ci stringeva a sé, mentre imperterriti continuavamo ad intonare il nostro canto di vittoria, mentre il pubblico andava in visibilio, mentre molti si commuovevano. Mentre noi dichiaravamo di essere i campioni.

Bulma:
No time for losers
'Cause we are the champions 
 
Prendendolo poi per mano, C18 e Chichi condussero il professor Dawson al centro del palco, dove sorridendo gli consegnarono il suo premio. Il professore lo strinse a sé, commosso ma allo stesso tempo felice, come non mai.

Vegeta e Bulma:
 
Of the world!


Tutti:
We Are 
Champions!
Of The 
World!

 
E così, dando libero sfogo alle nostre corde vocali, io e Vegeta intonammo il nostro of the world! Mentre tutti gli altri si proclamavano per un’ultima volta vincitori. Ci stringemmo al professor Dawson, e stretti a lui, intonando le ultime note del brano, sorridemmo felici, quando il professor Dawson sollevò in aria il suo riconoscimento, sorridendo vittorioso. E mentre il pubblico esultava impazzita, il professor Dawson continuò a tenere alto il suo trofeo, il nostro trofeo. Il simbolo che per noi era il miglior insegnante al mondo. Ma a noi, non serviva un pezzo di legno e d’oro, per attestare ciò. Ci bastava essere stretti al nostro professore, ad intonare insieme “We are the champions” di fronte ad un’intera scuola impazzita per noi, una scuola che fino ad un anno prima non era nemmeno a conoscenza della nostra esistenza. Mentre adesso ce l’avevamo fatta. Eravamo diventati dei campioni. Noi siamo i campioni. We are the Champions.


Nota Autrice:
Buondì gente! Eccoci arrivati al penultimo capitolo della long! Eh si ragazzi, vi annuncio che il prossimo sarà l’ultimo capitolo di questa avventura, ovvero l’ epilogo finale. Vi anticipo però che vi lascerò con un finale piuttosto aperto e che insomma … va beh, lo scoprirete al prossimo capitolo. ;) Vi ringrazio già da ora per l’attenzione e per le vostre recensioni, ma tranquilli, i ringraziamenti vi aspettano al prossimo capitolo. ;)
Ancora grazie e al prossimo capitolo!
Bacioni
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