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Autore: My Pride    31/10/2008    14 recensioni
«È strano come certe cose cambino le persone.
Prima che tutto questo avvenisse, non avevo mai visto Oka-san comportarsi così
»
[ Missing Moment: Evento RoyEd Marriage del 10/10/10 { 30 } ]
[ Terza classificata al «Flash Contest» indetto da Addison89 { 14 / 20 } ]
[ Sesta classificata al «A contest, a rose and a story!» indetto da Roy Mustung sei uno gnocco { 26 } ]
[ Storia fuori serie: 16 { Dedicata a Red Robin }, 18, 19, 20, 21, 23, 24, 25 { Dedicata a Red Robin }, 26, 27, 28, 29 ]
Genere: Malinconico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Edward Elric, Nuovo personaggio, Roy Mustang, Un po' tutti | Coppie: Roy/Ed
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Shattered Skies ~ Stand by Me' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Heart burst into fire_Episode 10 Titolo: Dolcetto o scherzetto, Roy?
Autore: My Pride
Fandom: FullMetal Alchemist

Tipologia: Onne-shot [ 1215 parole ]
Personaggi: Roy Mustang, Edward Elric, Jean Havoc
Genere: Slice of life, Sentimentale, Commedia
Rating: Giallo
Avvertimenti: Shounen ai, What if?



FULLMETAL ALCHEMIST © 2002Hiromu Arakawa/SQUARE ENIX. All Rights Reserved.



EPISODIO 10: DOLCETTO O SCHERZETTO, ROY?

    Halloween, la notte del terrore. In special modo per me, che temevo un'altra strana idea da parte del Comandante Supremo, dato che non mi ero ancora ripreso da quando ero stato costretto ad indossare quella gonna chiamata kilt.
    Descrivere il mio stato d'animo e il tremendo imbarazzo che avevo provato, con quel coso addosso, non sarebbe stato possibile nemmeno lontanamente immaginare tutt'ora, e gli sguardi ammiccanti e divertiti che mi aveva scoccato Edward mentre parlava con Havoc o Maes, con il medesimo vestiario addosso, non mi avevano di certo risollevato il morale. Per non parlare poi della battutina ironica che aveva fatto. Passa più aria, aveva detto divertito. E gliel'avevo data io l'aria, dopo!
    Adesso, nei corridoi quasi del tutto in penombra del Quartier Generale, mi guardavo intorno per non essere beccato da qualcuno e non essere costretto ad indossare chissà che vestiario di dubbia moralità. Erano tutti nella sala più grande dell'edificio per sistemare le ultime cose per il party di Halloween e ai piani superiori, probabilmente, c'ero solo io. Gettai un'altra occhiata nervosa intorno, sospirando e abbassando sconsolato la testa prima di poggiarmi una mano sul petto. Lo ribadivo. Dannazione a Bradley e alle sue idee.
    D'improvviso, sentii qualcosa di gelido poggiarsi sulla spalla, poi il contatto con qualcosa di pungente contro il collo e, preso alla sprovvista, mi lasciai involontariamente sfuggire un urlo. Una risata risuonò alle mie spalle, e mi voltai di scatto con uno sguardo così infervorato che l'artefice dello scherzo sussultò, facendomi poi una linguaccia.
    «Mi hai fatto prendere un colpo!» sbraitai, con il cuore che mi batteva impazzito nel petto. Percorsi il suo corpo dall'alto in basso, restando sorpreso di trovarlo così coperto se ripensavo alle geniali idee precedenti di Bradley: aveva indosso un pantalone di seta nero praticamente aderente, esattamente come il panciotto dal quale si intravedeeva una camicia con le maniche orlate di pizzo; un mantello, anch'esso rigorosamente nero, gli cingeva le spalle
, e alle mani - una delle quali aveva portato alla bocca per soffocare le risate - aveva dei guanti bianchi molto fini, all'apparenza anch'essi di seta. I capelli erano come loro solito legati in un'alta coda, e i ciuffi ribelli erano riportati all'indietro in modo da tenere la fronte scoperta. Quando allontanò la mano e mi sorrise, potei scorgere fra le sue labbra delle zanne appuntite e brillanti da vampiro.
    «Chi saresti, il conte Dracula?» chiesi con una punta d'ironia.
    Senza dire una parola, prese un lembo del mantello e si coprì il volto a metà, in modo che vedessi solo i suoi occhi dorati, divertiti. Fece un mezzo inchino, muovendo divertito la mano libera, e poi, aggraziato come non lo era mai stato, lasciò ricadere il mantello, poggiando il suo auto-mail sul mio petto e cominciando a giocherellare con non curanza con i bottoni della giacca della divisa prima di avvicinare il suo volto al mio.
    «Sono il tuo peggiore incubo», sussurrò solo, per poggiare poi le sue labbra sulle mie, e in breve cominciammo a consumare quel bacio, ma dovetti separarmi dai lui ben presto perché, inavvertitamente, sfiorai con la lingua uno di quei canini che credevo finti facendomi male. Lo sentii ridacchiare, prima di vederlo leccarsi le labbra. «Com'è baciare un vampiro?» mi domandò in tono spassoso.
    Con un polpastrello mi sfiorai appena la punta della lingua, gettando un'occhiata a quei canini ben in mostra fra le sue labbra.
«Ma che... sono veri?» feci in risposta, con voce un po' strana.
    Gli strappai un'altra risata, prima che mi afferrasse il volto e mi costringesse ad aprire la bocca, come per valutare eventuali danni.
Appurato che era tutto a posto, annuì. «Diciamo che ho giocherellato un po' con l'alchimia», buttò lì, facendomi un'altra linguaccia prima di allargare le braccia e indicare il proprio corpo. «Anche questo vestito è frutto di abiti in disuso trasmutati alla meno peggio!»
    Mi portai una mano a massaggiarmi la fronte, quasi scoraggiato. Alle serate organizzate dal Comandante Supremo si divertivano tutti. Chi invece veniva preso in giro, puntualmente, ero io.
«Ti ho mai detto quanto sei impossibile?» replicai con un sopracciglio inarcato.
    Lui annuì sempre più divertito e, prima ancora che potessi aggiungere altro, fu la voce di Havoc a distrarmi; voltandomi, non potei fare a meno di assumere un'espressione disperata e lasciarmi sfuggire un lamento. Aveva un paio di soffici - o almeno così mi parvero - orecchie da cane sulla testa, con tanto di coda che sporgeva da un pantalone scuro molto aderente stracciato al ginocchio, mentre il petto era completamente esposto allo sguardo, con gli addominali scolpiti in bella mostra. Alle mani, poi, aveva dei peli che ne ricoprivano il dorso, con tanto di unghie lunghe.
    «Abbiamo anche il lupo cattivo», ironizzai afflitto.
    Lui gettò un'occhiata a me e poi ad Edward, per poi guardare se stesso quasi stranito prima di tornare ad osservare me.
 «In realtà sarei un licantropo», mi spiegò a braccia conserte. «E comunque, pensavo che a quest'ora fosse pronto».
    «È rimasto sconvolto da questo bel pezzo di vampiro che vedi qui», si intromise subito Edward, prima che potessi dire qualcosa in mia difesa.
    Havoc lo guardò divertito, sul punto di scoppiare a ridere. Ignorandomi temporaneamente, si avvicinò a lui e si massaggiò il mento con una mano, girandogli intorno per osservarlo in ogni minimo particolare e annuire compiaciuto. E quasi mi sentii fremere dalla voglia di incenerirlo per come lo guardava! Gli diede poi una pacca sulla spalla, annuendo ancora.
«Mi sa che vincerai tu, Edward!» esclamò divertito, lanciandomi un'occhiata che, per qualche oscura ragione, mi parve alquanto strana. «A meno che il Colonnello non riesca a trovare un costume migliore, ovvio».
    Passato lo stupido momento di gelosia, mi accigliai e mi grattai la testa.
«Non dirmi che c'è anche una gara», feci, molto vicino ad una crisi di nervi. Li vidi annuire entrambi e mi ritrovai a scuotere la testa sconsolato, con le loro risatine divertite che mi facevano sentire ancora peggio. E le loro espressioni e i loro sorrisi, in quel momento, mi apparvero pericolosi, tremendamente pericolosi. Deglutendo, feci istintivamente un passo indietro quando li vidi sfregarsi le mani e avanzare verso di me con quel sorrisino vagamente bastardo stampato in volto. «C-Che avete intenzione di fare?!» squittii nervoso.
    In men che non si dica, mi sentii trascinare via con facilità da Havoc - e in quel momento maledii il fatto che fosse più alto di me e avesse decisamente maggior prestanza fisica -, che mi aveva letteralmente caricato sulle spalle fino agli spogliatoi, quegli stessi spogliatoi che portavano con sé il trauma del kilt, come l'avevo ormai definito io. Edward ci raggiunse subito dopo con qualcosa dietro la schiena, e quel sorriso non mi piaceva affatto.
    Mi si avvicinò piano, a passo cadenzato, senza parlare e senza mostrarmi quel che teneva con così tanta cura nascosto mentre Havoc osservava entrambi, divertito. Che cosa dovevo aspettarmi?
«Il costume l'ho scelto io», mi informò, e, senza che ne sapessi realmente il perché, mi ritrovai a deglutire al solo pensiero di quel che aveva potuto escogitare. E le risate di Havoc confermavano la mia teoria. Facevo bene a terrorizzarmi!
    «E, anche se non c'entra un granché, con Halloween» riprese con un sorriso smagliante, con un cipiglio che mi parve terribilmente mefistofelico mentre si sedeva su una delle panche e mi mostrava ciò che lui aveva definito costume,
«penso che con il perizoma di Tarzan farai un figurone!»






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