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Autore: Piovonoautunni    26/11/2014    2 recensioni
Lei voleva essere l'angelo custode di tutti, provava a far sentire meno sole le persone, meno spaventate dal mondo. Nessuno però mai aveva visto la tempesta dentro di lei. Nessuno fino a quel momento aveva provato a salvarla da se stessa, per non farla annegare.
Genere: Drammatico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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“Io mi sono sempre chiesta il motivo per cui tu abbia deciso di lavorare qui, Shana.”  
Katia mi stava aiutando a infilare la mia divisa da infermiera mentre io le sistemavo il cartellino e come al solito quella domanda non mancava mai.
“E’ complicato lo sai, diciamo che mi piace aiutare la gente.” Sorrisi mentre pronunciavo quelle parole.
“Se ti piace aiutare la gente fai il medico o meglio, lo psicologo. Ma in ogni caso secondo me sei troppo giovane, a venticinque anni non puoi sprecare la tua vita a lavorare dentro un manicomio!”
Eh già, io lavoravo in un manicomio o meglio, ospedale psichiatrico. Il motivo per cui lo facevo lo sapevo solo io, Katia è una bravissima donna ma avendo più di cinquanta anni credo che non lo possa capire. La verità è che nel mio piccolo da infermiera voglio aiutare tutti i pazienti che entrano qui dentro, per il semplice fatto che sono stata rinchiusa anch’io dentro un manicomio per alcuni mesi qualche anno fa. Io meglio di altri so come ci sente quando nessuno ti capisce, sentirsi soli e incompresi, non riesci più a combattere e questo porta alla depressione che viene scambiata per problemi mentali.
“Sapevi che oggi arriva un nuovo paziente? Però la cura deve essere strettamente riservata, nessuno deve sapere che è qui, figurati! Credo che faccia il cantante o cose così” Provai a ricordarmi se ne avevo sentito parlare in riunione ma proprio non ci riuscivo.
“Ah non lo sapevo, va bene. Come si chiama? Oh ma si è fatto tardi me lo dirai dopo, io vado in salone per stare con Maggie e Hudson. A dopo.” La salutai con un gesto della mano mentre mi allontanavo.

“Ciao ragazzi.” Maggie e Hudson erano moglie e marito ed erano lì perché lei aveva un patologia al cervello e lui a causa di questo era diventato depresso e aveva ucciso un uomo.
“Buongiorno Shana, come va oggi tesoro?” Hudson mi accoglieva sempre così la mattina, era vecchio ma molto affettuoso. Maggie invece si limitava a sorridere.
“Tutto bene, grazie. Voi avete dormito bene?” Mi è sempre piaciuto preoccuparmi degli altri, non so perché ma mi faceva sentire meglio.
La mattinata passò come tutti i giorni che trascorrevo lì dentro. Quel giorno era un lunedì e dovevo staccare alle otto di sera.

Dopo l’ora di pranzo Evan,  il dirigente del manicomio, venne da me per parlarmi.
“Shana, sono qui per informarti dell’arrivo di un nuovo paziente, non so se già lo sai ma comunque è tutto molto privato, anzi segreto. Se per te va bene vorrei incaricartelo perché so che sei brava in questo genere di rapporti e nelle tue ore libere ci penserà Dennis.” Sarebbe stato un compito molto difficile ma non potevo rifiutare, doveva essere importante se era venuto di persona.
“Certo, sono qui per questo. Devo sapere qualcosa su di lui?” Mi mostrai calma e felice, come al solito.
“Ci passerai quasi tutto il tuo tempo insieme perché deve uscire il prima possibile, è famoso e ha qualche anno in più di te. Mh, ora mi sfugge il nome ma dovrebbe arrivare fra poco. A fine giornata ne riparleremo, conto su di te. Mi raccomando.” Appena andò via arrivò un attacco d’ansia.
Non avevo mai avuto così tante responsabilità, in più questo era un paziente speciale, un cantante. E se fosse entrato da quella porta uno dei miei cantanti preferiti? Girovagai per le stanze facendo finta di controllare che fosse tutto in ordine e preparai la stanza 17 al nuovo arrivato. Mancava poco, me lo sentivo e feci finta di assentarmi un attimo e passai dieci minuti buoni chiusa nel bagno riservato al personale. Al mio ritorno la stanza 17 era chiusa a chiave e io non ebbi il coraggio di guardare attraverso la finestrella, ero molto agitata perché non sapevo chi poteva esserci dietro quella porta blindata. Erano le tre del pomeriggio e alle cinque sarei dovuta entrare per portare le medicine al ragazzo e conoscerlo. L’ora successiva la passai in cucina ad aiutare un po’ e la seconda ora invece partecipai a una visita a due pazienti del dottor Simmons.

Tremava leggermente la mano sinistra che reggeva un bicchiere con una pillola ma la destra era decisa a girare la chiave della stanza 17. La aprii e prima di alzare lo sguardo verso il letto la richiusi. Il paziente era seduto per terra con braccia e ginocchia che gli coprivano il viso. Non dovette nemmeno alzare lo sguardo, realizzai in pochi secondi chi fosse, impossibile non riconoscere la corporatura esile e soprattutto l’elevato numero di tatuaggi sulle braccia. Oliver Sykes.
 
  --------------------------------------------- Ciao a tutti! Questa è la prima storia che pubblico,spero che vi piaccia. Trovate la stessa storia su wattpad ho deciso di pubblicarla anche lì(: L'ambientazione del manicomio è un pò ambigua lo so, ma io sono fissata con Pretty Little Liars e lì ne parlano sempre! A presto. Scusate per gli errori.
  
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