…Lontano nella casa echeggiò, con suono
dolce, un grande gong, seguito da un rumore simile
alla risata di più voci, confusa ad un grande scalpiccio di piedi.
Vaire disse allora ad Eriol,
vedendone il volto colmo di lieta meraviglia: Questa è la voce di Tombo, il gong dei bambini, che si trova fuori
dall’Aula del Gioco Riconquistato, e suona una volta per chiamarli
all’ora di desinare, e tre volte per chiamarli nella Stanza del Fuoco di Ceppo,
quando si narrano le storie…”
tratto da “
Racconti Ritrovati ”
di J.R.R.Tolkien
Anime
attorno al fuoco
Capitolo Uno
Attorno al fuoco,
attorno a me,
sorrisi…
racconti…
tepore…
Attorno a me, la fine della sofferenza…
Attorno a me, la pace eterna.
Questo è quello che ho rincorso,
questo è quello che ho ottenuto…
così lontano
dall’idea che mi ero fatto della felicità…
“ Frodo…piccolo amico…”
“ Sto bene, Gandalf. ”
“ Forse puoi riuscire ad ingannare chi ancora non ti
conosce, caro Hobbit, ma non me…non me. ”
Con un sospiro, tento un sorriso che possa tranquillizzarlo. Lo stesso sorriso
con il quale ho salutato per l’ultima volta Sam,
cercando di convincerlo che sarei stato bene, che tutto
sarebbe andato bene.
Per tutta la durata del viaggio ho
avuto davanti a me il suo sguardo, i suoi sforzi per ricambiare il mio sorriso, e più nulla ha potuto allontanare il
pensiero di quanto fossi stato egoista. Ho cercato soltanto di stare meglio, di
annullare il mio dolore fisico, di attenuare l’angoscia che mi travolgeva. Ma sono scappato dal dolore, non ho pensato a quello che
aveva provato lui.
Non sono riuscito a godere delle
comodità della nave che ci ha condotti qui, sulle rive di Valinor…nonostante
la vicinanza di Bilbo non ho potuto annullare la
sensazione di esser stato per loro tutt'altro che amico. Per questo mi brucia sapere che Sam, Merry e Pipino mi ricordano
come qualcuno di insostituibile. In realtà, più la
nave si avvicinava a queste meravigliose terre, più mi rendevo conto che alla
Contea staranno molto meglio senza di me, senza i
silenzi che non riuscivo più a rompere, senza le crisi che non sapevo più come combattere,
né tanto meno come descrivere.
“ Dove siamo, esattamente? ”
trovo la forza di chiedere, quando mi accorgo che tutti si allontanano dal
fuoco.
E’ Dama Galadriel a
rispondermi: “ Siamo a Tol Eressea,
Frodo. Ci troviamo nella Casetta del Gioco Perduto, il luogo dove Lindo e Varie ospitano
da sempre le piccole grandi anime. ”
Non le chiedo di spiegarsi meglio.
Non ho il coraggio di mostrare tutta la mia ignoranza,
e mi stupisco di come
Io sono una persona semplice, e la sua bontà da un
lato sa mettermi a mio agio, ma dall’altra riporta la mia memoria alla notte in cui scrutai il suo specchio, nella radura ai
piedi dell’enorme mallorn,
a Lothlorien.
Mi sorride ancora, facendomi pensare che Gimli avesse proprio ragione: la
sua bellezza è incantevole, è l’essenza pura della luce.
“ Conoscerai tutti gli abitanti di questa Casa, Messer
Frodo. Ne avrai tutto il tempo. ”
Un elfo si avvicina a Gandalf,
scambiando con lui parole sommesse, poi esce dalla porta del salone, mentre il
mio vecchio amico stregone riattizza con cura il fuoco che - fino a pochi
attimi fa - è stato il centro di un grande cerchio di compagni,
intenti in danze e conversazioni.
Getta un’occhiata all’anziano Hobbit
che sonnecchia su una panca di pietra, coperto da diversi panni elfici.
“ Bilbo ha bisogno di
riposare, Frodo, vi mostro le vostre stanze ” mi dice, allungando la sua mano
nodosa come ha fatto per accompagnarmi sulla nave, ai Porti Grigi.
Seguiti dal passo leggero di Dama Galadriel,
ci avviamo dando le spalle al fuoco.
Le fiamme riscaldano per un attimo la mia schiena: un
tocco piacevole e discreto. Un tocco che mi riporta con la memoria alle serate
a Casa Baggins, o a quelle trascorse nella locanda “Al
Drago Verde”, in compagnia delle risate di Pipino,
delle birre di Rosie Cotton,
o delle leggende narrate dal vecchio Gaffiere.
Serate che continuano nella Contea…perché
è giusto che sia così.
Continua…