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Autore: Cecily Jean Lovegood    26/11/2014    5 recensioni
La mia storia parla della fondazione di Hogwarts. Ho voluto approfondire questo aspetto su cui la storia di Harry Potter non si dilunga molto provando ad immaginare come sia avvenuta la nascita di questa leggendaria scuola di magia e qualche vicenda personale riguardante i quattro mitici fondatori.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Tassorosso, Tosca Tassorosso
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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UNDICESIMO CAPITOLO
TRADIMENTO
 
Il tempo passava e Hogwarts prosperava sempre di più. Gli studenti erano di anno in anno più numerosi e vicino ai territori della scuola aveva cominciato a sorgere un villaggio interamente magico, chiamato Hogsmeade dove erano venuti a vivere molti dei parenti degli studenti e alcuni degli alunni che avevano ormai terminato la scuola. I quattro fondatori vivevano più in armonia che mai, preparavano insieme lezioni e approfondivano le loro conoscenze sperimentando nuovi incantesimi e pozioni. Helena cresceva, aveva ormai raggiunto i dieci anni e sembrava aver ereditato da ciascuno dei suoi genitori le caratteristiche migliori. Aveva i capelli lisci come la madre ma biondi come quelli di Godric, occhi grandi e dolci e un portamento elegante per la sua età. Era una ragazzina vivace, dotata dell’impeto e della determinazione del padre mitigate però dall’intelligenza e dalla pacatezza della madre. Era stata molto precoce nel dimostrare abilità magiche e i suoi genitori avevano osservato con orgoglio i suoi progressi nell’uso della bacchetta. Si erano divertiti nel vedere i suoi primi tentativi di incantesimi e le avevano poi insegnato ad utilizzare quelli giusti. Un ruolo importante nella sua prima istruzione l’aveva avuto Salazar, che trascorreva molto tempo insieme alla bambina insegnandole come usare la bacchetta e le formule degli incantesimi. Dopo il decimo compleanno di Helena tra i suoi genitori cominciò ad esserci qualcosa che non andava. Godric trascorreva molte sere fuori dal castello, dicendo a Priscilla di recarsi a Hogsmeade a trovare suoi vecchi studenti ed eminenti maghi per discutere di incantesimi. Priscilla all’inizio non obiettò, convinta che le frequenti visite a Hogsmeade di Godric avessero uno scopo puramente professionale, quando però una notte Godric si presentò al castello all’alba Priscilla decise che era arrivato il momento di dire basta. Ci fu una lite furiosa tra i due sposi,che prima di allora non avevano mai alzato la voce l’uno contro l’altro. Il giorno dopo Priscilla si confidò con Tosca, la quale la tranquillizzò dicendole che era assolutamente normale litigare con il proprio marito, ma se le assenze di Godric la infastidivano tanto poteva dirglielo con tutta la tranquillità di questo mondo e Godric, essendo una persona di buon cuore l’avrebbe sicuramente ascoltata. “Vedo come ti guarda Priscilla” disse Tosca: “Per te farebbe qualunque cosa, non ti negherebbe nulla se tu glielo chiedessi.”
“Il fatto è che da un po’ di tempo non mi guarda più così Tosca. Da lungo tempo ormai non mi dice qualcosa di davvero bello, mentre prima, ogni sera dopo esserci coricati stavamo a lungo abbracciati a parlarci. Adesso la sera torna quando io sono già a letto da un pezzo o, se torna prima, è troppo stanco per parlare e si addormenta subito. Ho paura Tosca, temo che qualcosa sia cambiato, anche se non saprei assolutamente dirti cosa.”
“Non ti preoccupare Priscilla, cara, sono sicura che tutto si sistemerà una volta che gliene avrai parlato.”
E Priscilla lo fece, pregò suo marito di non allontanarsi da lei, di trascorrere più tempo insieme a lei e alla loro figlia che più volte aveva chiesto dove si recasse il padre la sera ottenendo solo risposte vaghe ed evasive. Godric assicurò che avrebbe cercato di stare di più con loro, ma questa promessa si rivelò vana e falsa. Una sera Priscilla si aggirava per il castello in cerca di Godric, che da più di un’ora era sparito. “Non può essere andato via di nuovo” pensava: “Aveva promesso che non l’avrebbe fatto, non stasera” Rimuginando questi pensieri e desiderando intensamente di trovare Godric, che lui fosse lì, indugiò in un corridoio del settimo piano, dove ad un certo punto, nella parete, Priscilla vide una porta nera che, ne era sicura, prima non c’era. La aprì e il cuore le si fermò. In un angolo, abbracciati, c’erano Godric e una giovane donna bellissima, dai capelli biondi e il corpo flessuoso. Non appena i due si accorsero della presenza di Priscilla si staccarono. La donna corse verso il camino, si gettò tra le fiamme verde smeraldo della metro polvere e sparì. Rimasero Godric e Priscilla in silenzio, nessuno dei due disse una parola. Non c’erano parole che potessero esprimere l’enormità di ciò che aveva fatto Godric. Quest’enormità gli crollò addosso nella frazione di secondo in cui vide lo sguardo di Priscilla. Non c’era rabbia o rancore in quello sguardo, c’era solo delusione. Si rese conto in un attimo dell’errore che aveva commesso cedendo alla passione che l’altra donna, Blanche, gli aveva ispirato. La conosceva dall’infanzia, era anche lei una strega ed era sempre stata innamorata di lui. Ora era tornata non per cercare ancora una volta di conquistare il cuore di Godric, ma solo per vendicarsi della sua scelta di sposare Priscilla al suo posto. Lei -ahimè solo ora Godric lo capiva-  gli aveva propinato un filtro d’amore, ma non aveva nessun interesse a farlo davvero innamorare di lei. Voleva che lui stesse con lei solo una notte e che possibilmente Priscilla li vedesse insieme, così avrebbe posto fine al loro amore e li avrebbe condannati per sempre al rimorso e all’infelicità, impedendo loro di vivere felici insieme. Mentre Godric piano piano acquisiva questa consapevolezza, Priscilla era attraversata da una tempesta interiore. Avrebbe voluto piangere, mettersi ad urlare, scappare, ma non fece nessuna di queste cose. La sua compostezza e la sua razionalità le vennero in aiuto anche in quel momento. Aveva una dignità da rispettare, dignità che Godric aveva deliberatamente calpestato. Non avrebbe permesso a nessun altro di fare la stessa cosa. No, non ci sarebbero stati scandali, non sarebbe più stata la moglie di Godric, ma nessun altro l’avrebbe saputo. Così estrasse la bacchetta e la puntò contro Godric. Lui non reagì, sapendo di meritarsi la sua punizione, qualunque essa fosse. Priscilla mormorò piano: “Oblivion” La sua bacchetta assorbì tutti i ricordi di Godric che la riguardavano, il loro primo incontro, il matrimonio, la nascita di Helena… tutto. Più nulla rimase dell’antico amore che Godric aveva provato per Priscilla. Terminato l’incantesimo Priscilla scappò, questa volta tra le lacrime, e si diresse nella stanza della figlia, che dormiva beatamente. Eseguì su di lei lo stesso incantesimo facendo svanire dalla sua memoria ogni ricordo del padre. E lo stesso fece su Tosca, Salazar e gli altri insegnanti.. Da quel momento, nessuno ricordò più che Priscilla e Godric erano sposati e che Helena era la loro figlia, da quel momento Godric e Priscilla furono soltanto colleghi e buoni amici, con nulla in comune se non il progetto che avevano realizzato insieme. Che classe, che eleganza aveva dimostrato Priscilla nel seppellire così un errore tanto grande, senza procurare del dolore a nessuno se non a lei stessa, la vittima di quell’errore.

 
   
 
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