Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
Segui la storia  |       
Autore: TheBlackPrincess    26/11/2014    1 recensioni
Era l'alba, un nuovo giorno stava per iniziare. Questo però non era un giorno come gli altri, ma uno molto particolare, infatti era appena nato il piccolo nipotino di Roma.
Tutti gli antichi si erano diretti a casa del grande Impero per fargli gli auguri, ed alla sola vista della piccola creatura si erano inchinati. Il piccolo aveva i capelli del colore del cioccolato, si poteva notare un piccolo ciuffo ribelle sul lato destro ed i suoi occhi erano due gemme verdi.
Questa ff è ispirata alla storia Disney de "Il re leone".
Genere: Avventura, Generale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Antica Roma, Chibiromano, Nord Italia/Feliciano Vargas, Sud Italia/Lovino Vargas, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Una grande lezione

 

Il piccolo Romano stava giocando con un pallone, quando questi volò in aria e finì sulla chioma di un albero. Il bambino provò ad arrampicarsi sul tronco per prenderlo ma cadde col sedere a terra -Dannazione, stupido pallone proprio là dovevi andare a finire!- urlò mentre si massaggiava il fondoschiena. Un rumore lo attirò, sentiva dei passi che si avvicinavano, si voltò e vide un uomo con uno strano copricapo in testa.

-Hey tu mi prendi il pallone che è finito là sopra?!- urlò. L'uomo si girò, lo guardò per qualche secondo e disse -Ah tu devi essere Romano non è vero?-

-Uh?- "Hey ma questo come fa a sapere il mio nome?" il piccolo guardava l'uomo con aria curiosa -Ma si può sapere chi diavolo sei?! Come fai a sapere chi sono io?!-

-Oh, scusa non mi sono presentato, io sono Turchia.Come faccio a sapere il tuo nome dici? Be' come non si può conoscere il nipotino maggiore di Roma? Sei molto famoso sai e poi tutti ti adorano.-

Romano avendo sentito quelle parole fece il suo solito sorriso da bambino monello, tutti lo adoravano ed era una cosa che lo faceva sentire importante -Sì non per vantarmi ma quando sarò più grande erediterò il patrimonio di mio nonno.-

-Oh davvero? Complimenti.-

-Mio nonno mi ha detto tutto sull'Impero.- Romano incrociò le braccia e il suo viso assunse un'aria un po' da "saputello".

-E ti ha anche parlato delle terre al di fuori dei confini?- chiese il turco. Il piccolo italiano non si aspettava una domanda del genere ed il suo viso si rattristì di colpo -In realtà no. Ha detto solo che non ci posso andare.-

-Oh è una saggia, saggissima decisone, è troppo pericoloso! Solo le popolazioni più forti e coraggiose ci possono andare.- rispose Turchia.

-Ma io sono forte e coraggioso!- ribattè Romano.

-Non lo metto in dubbio! Ma le bellissime terre dell'Est non sono posti per un bambino! Ops!- l'uomo si tappò la bocca.

-Terre dell'Est?!- Romano s'incuriosì parecchio.

-Eh? S-senti piccolo perchè non vai un po' a giocare con gli altri bambini della tua età?-

-Mh... Ok.- sorrise il piccolo mentre se ne andava.

-Un'ultima cosa, promettimi di non andare in quegli orribili posti.-

-Non ti preoccupare.-lo rassicurò il bambino e se ne andò.

 

 

Romano correva correva finchè non raggiunse suo fratello intento a dipingere un quadro.

-Hey Veneziano! Veneziano ho scoperto un posto bellissimo!- disse con entusiasmo il maggiore.

-Aspetta fratellone non vedi che sto dipingendo?- rispose il minore.

-Ah andiamo!- si lamentò l'altro.

-Spero almeno che il posto di cui parli sia bello.- sorrise Veneziano.

-E' proprio uno sballo!-

-E dove sarebbe questo posto da sballo Romano?- domandò una donna.

-Ehm...- Romano si mise a pensare un momento, non poteva certo rivelare le sue vere intezioni -Vicino il territorio mesopotamico.-

-Il territorio mesopotamico? Che c'è di così bello nel territorio mesopotamico?- chiese il fratellino.

-Te lo dirò quando ci arriveremo!- rispose tra i denti quello più grande.

-Allora possiamo andare?- chiese educatamente Veneziano alla donna.

-Bè...?-

-Per favore.- dissero all'unisono entrambi i fratelli mentre sfoggiavano un sorriso a trentadue denti.

-Non ci trovo niente di male.- fu la risposta definitiva della donna.

I due bambini stavano già correndo via quando la donna aggiunse -Basta che con voi ci sia la lupa.-

-No, non la lupa!- esclamò Romano.

 

-Forza muovetevi prima arriveremo in Mesopotamia prima potremo adar via.- disse la lupa.

-Allora dove stiamo andando realmente?- domandò a bassa voce il minore in modo da non farsi sentire dalla lupa.

-Nelle terre dell'Est.-

-WOW!-

-Shhh!- lo zittì Romano -La lupa.-

-Come ce ne liberiamo?-

La lupa notò che i due bambini alle sue spalle bisbigliavano qualcosa fra di loro e gli corse incontro.

-Ma guardateli piccoli statarelli che crescono in Europa. Vostro nonno sarà entusiasta, senza contare che voi siete un'unica cosa.-

-Una che?- chiese Romano.

-Uniti. Inseprabili. Unici.- rispose la lupa.

I due bambini erano chiaramente confusi -Un giorno voi due sarete un unico stato.- disse l'animale.

-COSA?!- urlarono i piccoli.

-Non possiamo essere un unico stato!- dichiarò Romano.

-Sì, sarebbe troppo strano!- aggiunse Veneziano.

-Bè mi dispiace di dovervi deludere piccoli, ma voi due fanciulli non avete altra scelta.- intanto che la lupa parlava il maggiore le faceva i versi -E' una volontà del grande Roma.-

-Allora quando sarò grande deciderò io cosa fare.- Romano fece l'occhiolino al fratellino.

-Non finchè ci sono io!- ribattè la lupa con aria di superiorità.

-In questo caso sei licenziata!- rispose l'italiano meridionale.

-Non funziona, solo Roma può licenziarmi.- il canide leccò la faccia di Romano.

-Ma noi siamo i suoi eredi.- intervenne quello del nord.

-Certo così dovrai fare quello che diciamo noi!- il maggiore spinse via la lupa.

-Non ancora miei cari! E per come vi vedo adesso direi che sarete una nazione patetica!- ringhio l'animale.

-Io non la vedo così!- e così dicendo Romano diede una testata fortissiama allo stomaco della lupa, che rimase a terra tramortita.

I due bambini scapparono.

-L'abbiamo seminata fratellone.- sorrise Feliciano.

-Tutto grazie a me!- si vantò Lovino.

-Adesso non esagerare, tutto ciò che hai fatto è dare una testata!-

-Tu invece non hai fatto un bel niente!-

-Ah sì- il più piccolo si buttò adosso al fratello e insieme rotolarono su un prato. Ridendo e scherzando arrivarono in una terra arida e deserta. I due si guardarono intorno, non avevano mai visto un paesaggio così secco e quasi privo di vegetazione.

-Siamo arrivati fratellino...- Romano iniziò ad esplorare la zona, dietro di lui c'era Veneziano che tremava un po' di paura. Il maggiore si girò e notando il fratellino terrorizzato lo prese per mano e disse -Non ti preoccupare ci sono io qui con te. Ti prometto che non ci succederà niente.-.

Feliciano guardò negli occhi il fratello e sorrise, le sue parole gli avevano dato coraggio.

-Hey cosa ci fate qui?!- improvvisamente comparve quel maledetto cagnaccio non si sa da dove -Cosa state facendo?! Ma sapete almeno che avete superato di gran lunga i confini dell'Impero?!- la lupa era preoccupatissima -Siamo tutti in estremo pericolo!-

-Pericolo?!- ripetè Romano -Ah! Io rido in faccia al pericolo!- si mise a ridere fragorosamente, ma smise subito quando sentì altre risate oltre alla sua.

Apparvero tre brutti ceffi col viso coperto, erano due uomini ed una donna: un uomo era vestito di verde, l'altro di giallo e la donna di nero.

-Bene bene chi abbiamo qui?- chiese la donna rivolgendosi ai suoi compagni.

-Belle prede suppongo.- rispose ghignando il verde.

I tre ignoti circondarono i due Vargas e l'animale -Allora cosa ci fate qui? Non è certo un posto per poppanti questo.- disse la donna.

-Non sono affari che vi riguardano bastardi!- rispose prontamente Romano.

-Oh abbiamo una piccola peste dalla lingua biforcuta.- osservò il verde.

-Sì e adesso se non vi dispiace noi ce ne andiamo.- la lupa prese per i vestiti i due bambini e se li trascinò, ma la donna le si parò davanti -Aspetta un momento, io ti conosco cagnaccio tu sei la consigliera di Roma.-

-E quindi voi dovreste essere i loro nipotini.- sorrise maleficamente il suo compagno.

Romano sbuffò -A me non fate proprio paura!-

-Attento a come parli Romano ora siamo nel loro territorio.- gli disse a bassa voce la lupa.

-Ma lupa tu dici sempre che i barbari* sono dei deboli, inutili e puzzolenti individui.-

-Shhh zitto non chiamarli barbari.-

-Mi hai chiamato barbaro?!- domandò con tono un po' stizzato l'uomo vestito di verde.

-No, ma cosa?! Non oserei mai!- rispose il canide.

-Perchè non ci facciamo quattro chiacchiere assieme?- chiese la donna.

La lupa tremava e ringhiava contro quei tre individui -Non ci teniamo grazie!- rispose, ma poi le venne un'idea -Ci ho ripensato perchè non ci parlate dei vostri successi militari?- quell'animale conosceva troppo bene la mentalità di quelle persone e sapeva che quando iniziavano a parlare di loro stessi non la finivano più e così fu. Romano, Veneziano e la lupa approffitando della loro distrazione se la diedero a gambe, ma per loro sfortuna il giallo se ne accorse e avvertì gli altri.

I tre cattivi iniziarono ad inseguire le loro prede e riuscirono ad acciuffare la povera lupa intanto i due bambini continuavano a scappare -Aspetta fratellone!- Veneziano si fermò improvvisamente -Dov'è la lupa?!- chiese. Romano si guardò intorno ma dell'animale non c'era traccia -Andiamo dobbiamo tornare indietro a prenderla!- tornò indietro e il più piccolo lo seguì.

I tre barbari stavano torturando la povera lupa predendola a bastonate -Com'è divertenete!- esclamò la donna.

-Hey!- i tre individui girarono la testa verso il luogo da dove proveniva la voce -Idioti! Perchè non ve la prendete con qualcuno alla vostra altezza?!- urlò Romano.

-Come te!- rispose la donna. I tre lasciarono stare la lupa e ricominciarono ad inseguire i due fanciulli. L'inseguimento non durò molto perchè i Vargas presero un piccolo sentiro formatosi da alcune rocce ed alla fine si ritovarono in un vicolo ceco. I tre sghignazzarono -Che c'è non fai più lo spavaldo ora?- la nera fece un balzo intenta a buttarsi su di loro, i due bambini si abbracciarono chiudendo gli occhi aspettando che la donna li colpisse. Per loro sorpresa non successe nulla, Impero Romano era lì e tirava pugni e calci violentissimi ai tre barbari, questi essendo a conoscenza del fatto che non sarebbero mai riusciti a battere il loro avversario scapparono via.

Romano e Veneziano si avvicinarono lentamente al nonno -N-nonno?- disse Romano a bassa voce.

-Silenzio Romano!- Roma era davvero molto arrabbiato -Andiamo a casa!-.

 

Il sole stava tramontando e loro erano quasi arrivati alla grande villa di Roma quando questi si fermò -Lupa!- l'animale si avvicino al suo "padrone" con le orecchie abbassate -Sì mio signore?-

-Porta a casa Feliciano! Devo dare una lezione a Lovino.- ordinò l'Impero mentre guardava severamente il nipote maggiore, il bambino si nascose dietro il fratellino.

-Veneziano andiamo.- disse la lupa -Romano...- sospirò -Buona fortuna.- e detto questo si allontanò insieme a Feliciano.

-Romano.- Roma lo chiamò con tono autoritario. Il piccolo si avvicinò al nonno giocherellando con le mani e tenendo lo sguardo basso, solo quando gli fu vicino lo alzò per guardare l'uomo.

-Romano mi hai molto deluso.- Roma rivolse uno sguardo a suo nipote.

-Lo so...- rispose Romano con tono mortificato.

-Avrebbero potuto ucciderti, mi hai dissubedito deliberatamente e quel che è peggio hai messo tuo fratello in pericolo!-

-Stavo solo cercando di essere coraggioso e forte come te!- si giustificò.

-Io sono coraggioso e forte solo quando devo esserlo. Romano essere coraggiosi e forti, non significa andare in cerca di guai.- gli spiegò il nonno.

-Ma tu non hai paura di niente?- chiese il piccolo.

-Oggi ho avuto paura.-

-Davvero?-

-Sì. Temevo di doverti perdere.- rispose Roma prendendo il nipote in braccio.

-Ma allora anche i più potenti hanno paura?- chiese Romano sorridendo, il nonno annuì.

-La sai una cosa?- aggiunse il bambino.

-Che cosa?-

-Credo che quei barbari abbiano avuto una paurissima.-

L'Impero rise -Perchè nessuno può permettersi di sfidare tuo nonno. Vieni qui!- iniziò a grattare la testa di Lovino, quest'ultimo si dimenava ed alla fine diede una bella testata sullo tomaco del suo vecchio liberandosi dalla presa.

Roma corse e Romano lo inseguì, poi quando gli fu abbastanza vicino saltò -Ti prendo!- esclamò.

Il nonno lo prese al volo e si buttò di sua spontanea volontà a terra ridendo.

-Nonno, noi siamo amici vero?- chiese il fanciullo.

-Certo!.-

-E staremo sempre insieme vero?-

A quella domanda Roma si mise seduto come facevano gli indiani e mise il piccolo sulle sue gambe -Lovino, lascia che ti dica una cosa che Etruria** disse a me. Guarda le stelle.- i due alzarono i loro occhi verso il cielo -I grandi Antichi ci guardano da quelle stelle.-

-Davvero?-

-Sì. E ricordati che quegli Antichi saranno sempre lì per guidarti. Un giorno ci sarò anch'io.-.

 

Note:

 

*Il modo in cui i romani chiamavano coloro che erano al di fuori dell'Impero.

 

**Zona antica dell'Italia centrale dove vivevano gli etruschi.

 

Nota dell'autrice: Allora che ne pensate fino ad esso? Vi piace :D?

 

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Axis Powers Hetalia / Vai alla pagina dell'autore: TheBlackPrincess