Una grande lezione
Il piccolo Romano stava giocando con un pallone, quando questi volò in aria e finì sulla chioma di un albero. Il bambino provò ad arrampicarsi sul tronco per prenderlo ma cadde col sedere a terra -Dannazione, stupido pallone proprio là dovevi andare a finire!- urlò mentre si massaggiava il fondoschiena. Un rumore lo attirò, sentiva dei passi che si avvicinavano, si voltò e vide un uomo con uno strano copricapo in testa.
-Hey tu mi prendi il pallone che è finito là sopra?!- urlò. L'uomo si girò, lo guardò per qualche secondo e disse -Ah tu devi essere Romano non è vero?-
-Uh?- "Hey ma questo come fa a sapere il mio nome?" il piccolo guardava l'uomo con aria curiosa -Ma si può sapere chi diavolo sei?! Come fai a sapere chi sono io?!-
-Oh, scusa non mi sono presentato, io sono Turchia.Come faccio a sapere il tuo nome dici? Be' come non si può conoscere il nipotino maggiore di Roma? Sei molto famoso sai e poi tutti ti adorano.-
Romano avendo sentito quelle parole fece il suo solito sorriso da bambino monello, tutti lo adoravano ed era una cosa che lo faceva sentire importante -Sì non per vantarmi ma quando sarò più grande erediterò il patrimonio di mio nonno.-
-Oh davvero? Complimenti.-
-Mio nonno mi ha detto tutto sull'Impero.- Romano incrociò le braccia e il suo viso assunse un'aria un po' da "saputello".
-E ti ha anche parlato delle terre al di fuori dei confini?- chiese il turco. Il piccolo italiano non si aspettava una domanda del genere ed il suo viso si rattristì di colpo -In realtà no. Ha detto solo che non ci posso andare.-
-Oh è una saggia, saggissima decisone, è troppo pericoloso! Solo le popolazioni più forti e coraggiose ci possono andare.- rispose Turchia.
-Ma io sono forte e coraggioso!- ribattè Romano.
-Non lo metto in dubbio! Ma le bellissime terre dell'Est non sono posti per un bambino! Ops!- l'uomo si tappò la bocca.
-Terre dell'Est?!- Romano s'incuriosì parecchio.
-Eh? S-senti piccolo perchè non vai un po' a giocare con gli altri bambini della tua età?-
-Mh... Ok.- sorrise il piccolo mentre se ne andava.
-Un'ultima cosa, promettimi di non andare in quegli orribili posti.-
-Non ti preoccupare.-lo rassicurò il bambino e se ne andò.
Romano correva correva finchè non raggiunse suo fratello intento a dipingere un quadro.
-Hey Veneziano! Veneziano ho scoperto un posto bellissimo!- disse con entusiasmo il maggiore.
-Aspetta fratellone non vedi che sto dipingendo?- rispose il minore.
-Ah andiamo!- si lamentò l'altro.
-Spero almeno che il posto di cui parli sia bello.- sorrise Veneziano.
-E' proprio uno sballo!-
-E dove sarebbe questo posto da sballo Romano?- domandò una donna.
-Ehm...- Romano si mise a pensare un momento, non poteva certo rivelare le sue vere intezioni -Vicino il territorio mesopotamico.-
-Il territorio mesopotamico? Che c'è di così bello nel territorio mesopotamico?- chiese il fratellino.
-Te lo dirò quando ci arriveremo!- rispose tra i denti quello più grande.
-Allora possiamo andare?- chiese educatamente Veneziano alla donna.
-Bè...?-
-Per favore.- dissero all'unisono entrambi i fratelli mentre sfoggiavano un sorriso a trentadue denti.
-Non ci trovo niente di male.- fu la risposta definitiva della donna.
I due bambini stavano già correndo via quando la donna aggiunse -Basta che con voi ci sia la lupa.-
-No, non la lupa!- esclamò Romano.
-Forza muovetevi prima arriveremo in Mesopotamia prima potremo adar via.- disse la lupa.
-Allora dove stiamo andando realmente?- domandò a bassa voce il minore in modo da non farsi sentire dalla lupa.
-Nelle terre dell'Est.-
-WOW!-
-Shhh!- lo zittì Romano -La lupa.-
-Come ce ne liberiamo?-
La lupa notò che i due bambini alle sue spalle bisbigliavano qualcosa fra di loro e gli corse incontro.
-Ma guardateli piccoli statarelli che crescono in Europa. Vostro nonno sarà entusiasta, senza contare che voi siete un'unica cosa.-
-Una che?- chiese Romano.
-Uniti. Inseprabili. Unici.- rispose la lupa.
I due bambini erano chiaramente confusi -Un giorno voi due sarete un unico stato.- disse l'animale.
-COSA?!- urlarono i piccoli.
-Non possiamo essere un unico stato!- dichiarò Romano.
-Sì, sarebbe troppo strano!- aggiunse Veneziano.
-Bè mi dispiace di dovervi deludere piccoli, ma voi due fanciulli non avete altra scelta.- intanto che la lupa parlava il maggiore le faceva i versi -E' una volontà del grande Roma.-
-Allora quando sarò grande deciderò io cosa fare.- Romano fece l'occhiolino al fratellino.
-Non finchè ci sono io!- ribattè la lupa con aria di superiorità.
-In questo caso sei licenziata!- rispose l'italiano meridionale.
-Non funziona, solo Roma può licenziarmi.- il canide leccò la faccia di Romano.
-Ma noi siamo i suoi eredi.- intervenne quello del nord.
-Certo così dovrai fare quello che diciamo noi!- il maggiore spinse via la lupa.
-Non ancora miei cari! E per come vi vedo adesso direi che sarete una nazione patetica!- ringhio l'animale.
-Io non la vedo così!- e così dicendo Romano diede una testata fortissiama allo stomaco della lupa, che rimase a terra tramortita.
I due bambini scapparono.
-L'abbiamo seminata fratellone.- sorrise Feliciano.
-Tutto grazie a me!- si vantò Lovino.
-Adesso non esagerare, tutto ciò che hai fatto è dare una testata!-
-Tu invece non hai fatto un bel niente!-
-Ah sì- il più piccolo si buttò adosso al fratello e insieme rotolarono su un prato. Ridendo e scherzando arrivarono in una terra arida e deserta. I due si guardarono intorno, non avevano mai visto un paesaggio così secco e quasi privo di vegetazione.
-Siamo arrivati fratellino...- Romano iniziò ad esplorare la zona, dietro di lui c'era Veneziano che tremava un po' di paura. Il maggiore si girò e notando il fratellino terrorizzato lo prese per mano e disse -Non ti preoccupare ci sono io qui con te. Ti prometto che non ci succederà niente.-.
Feliciano guardò negli occhi il fratello e sorrise, le sue parole gli avevano dato coraggio.
-Hey cosa ci fate qui?!- improvvisamente comparve quel maledetto cagnaccio non si sa da dove -Cosa state facendo?! Ma sapete almeno che avete superato di gran lunga i confini dell'Impero?!- la lupa era preoccupatissima -Siamo tutti in estremo pericolo!-
-Pericolo?!- ripetè Romano -Ah! Io rido in faccia al pericolo!- si mise a ridere fragorosamente, ma smise subito quando sentì altre risate oltre alla sua.
Apparvero tre brutti ceffi col viso coperto, erano due uomini ed una donna: un uomo era vestito di verde, l'altro di giallo e la donna di nero.
-Bene bene chi abbiamo qui?- chiese la donna rivolgendosi ai suoi compagni.
-Belle prede suppongo.- rispose ghignando il verde.
I tre ignoti circondarono i due Vargas e l'animale -Allora cosa ci fate qui? Non è certo un posto per poppanti questo.- disse la donna.
-Non sono affari che vi riguardano bastardi!- rispose prontamente Romano.
-Oh abbiamo una piccola peste dalla lingua biforcuta.- osservò il verde.
-Sì e adesso se non vi dispiace noi ce ne andiamo.- la lupa prese per i vestiti i due bambini e se li trascinò, ma la donna le si parò davanti -Aspetta un momento, io ti conosco cagnaccio tu sei la consigliera di Roma.-
-E quindi voi dovreste essere i loro nipotini.- sorrise maleficamente il suo compagno.
Romano sbuffò -A me non fate proprio paura!-
-Attento a come parli Romano ora siamo nel loro territorio.- gli disse a bassa voce la lupa.
-Ma lupa tu dici sempre che i barbari* sono dei deboli, inutili e puzzolenti individui.-
-Shhh zitto non chiamarli barbari.-
-Mi hai chiamato barbaro?!- domandò con tono un po' stizzato l'uomo vestito di verde.
-No, ma cosa?! Non oserei mai!- rispose il canide.
-Perchè non ci facciamo quattro chiacchiere assieme?- chiese la donna.
La lupa tremava e ringhiava contro quei tre individui -Non ci teniamo grazie!- rispose, ma poi le venne un'idea -Ci ho ripensato perchè non ci parlate dei vostri successi militari?- quell'animale conosceva troppo bene la mentalità di quelle persone e sapeva che quando iniziavano a parlare di loro stessi non la finivano più e così fu. Romano, Veneziano e la lupa approffitando della loro distrazione se la diedero a gambe, ma per loro sfortuna il giallo se ne accorse e avvertì gli altri.
I tre cattivi iniziarono ad inseguire le loro prede e riuscirono ad acciuffare la povera lupa intanto i due bambini continuavano a scappare -Aspetta fratellone!- Veneziano si fermò improvvisamente -Dov'è la lupa?!- chiese. Romano si guardò intorno ma dell'animale non c'era traccia -Andiamo dobbiamo tornare indietro a prenderla!- tornò indietro e il più piccolo lo seguì.
I tre barbari stavano torturando la povera lupa predendola a bastonate -Com'è divertenete!- esclamò la donna.
-Hey!- i tre individui girarono la testa verso il luogo da dove proveniva la voce -Idioti! Perchè non ve la prendete con qualcuno alla vostra altezza?!- urlò Romano.
-Come te!- rispose la donna. I tre lasciarono stare la lupa e ricominciarono ad inseguire i due fanciulli. L'inseguimento non durò molto perchè i Vargas presero un piccolo sentiro formatosi da alcune rocce ed alla fine si ritovarono in un vicolo ceco. I tre sghignazzarono -Che c'è non fai più lo spavaldo ora?- la nera fece un balzo intenta a buttarsi su di loro, i due bambini si abbracciarono chiudendo gli occhi aspettando che la donna li colpisse. Per loro sorpresa non successe nulla, Impero Romano era lì e tirava pugni e calci violentissimi ai tre barbari, questi essendo a conoscenza del fatto che non sarebbero mai riusciti a battere il loro avversario scapparono via.
Romano e Veneziano si avvicinarono lentamente al nonno -N-nonno?- disse Romano a bassa voce.
-Silenzio Romano!- Roma era davvero molto arrabbiato -Andiamo a casa!-.
Il sole stava tramontando e loro erano quasi arrivati alla grande villa di Roma quando questi si fermò -Lupa!- l'animale si avvicino al suo "padrone" con le orecchie abbassate -Sì mio signore?-
-Porta a casa Feliciano! Devo dare una lezione a Lovino.- ordinò l'Impero mentre guardava severamente il nipote maggiore, il bambino si nascose dietro il fratellino.
-Veneziano andiamo.- disse la lupa -Romano...- sospirò -Buona fortuna.- e detto questo si allontanò insieme a Feliciano.
-Romano.- Roma lo chiamò con tono autoritario. Il piccolo si avvicinò al nonno giocherellando con le mani e tenendo lo sguardo basso, solo quando gli fu vicino lo alzò per guardare l'uomo.
-Romano mi hai molto deluso.- Roma rivolse uno sguardo a suo nipote.
-Lo so...- rispose Romano con tono mortificato.
-Avrebbero potuto ucciderti, mi hai dissubedito deliberatamente e quel che è peggio hai messo tuo fratello in pericolo!-
-Stavo solo cercando di essere coraggioso e forte come te!- si giustificò.
-Io sono coraggioso e forte solo quando devo esserlo. Romano essere coraggiosi e forti, non significa andare in cerca di guai.- gli spiegò il nonno.
-Ma tu non hai paura di niente?- chiese il piccolo.
-Oggi ho avuto paura.-
-Davvero?-
-Sì. Temevo di doverti perdere.- rispose Roma prendendo il nipote in braccio.
-Ma allora anche i più potenti hanno paura?- chiese Romano sorridendo, il nonno annuì.
-La sai una cosa?- aggiunse il bambino.
-Che cosa?-
-Credo che quei barbari abbiano avuto una paurissima.-
L'Impero rise -Perchè nessuno può permettersi di sfidare tuo nonno. Vieni qui!- iniziò a grattare la testa di Lovino, quest'ultimo si dimenava ed alla fine diede una bella testata sullo tomaco del suo vecchio liberandosi dalla presa.
Roma corse e Romano lo inseguì, poi quando gli fu abbastanza vicino saltò -Ti prendo!- esclamò.
Il nonno lo prese al volo e si buttò di sua spontanea volontà a terra ridendo.
-Nonno, noi siamo amici vero?- chiese il fanciullo.
-Certo!.-
-E staremo sempre insieme vero?-
A quella domanda Roma si mise seduto come facevano gli indiani e mise il piccolo sulle sue gambe -Lovino, lascia che ti dica una cosa che Etruria** disse a me. Guarda le stelle.- i due alzarono i loro occhi verso il cielo -I grandi Antichi ci guardano da quelle stelle.-
-Davvero?-
-Sì. E ricordati che quegli Antichi saranno sempre lì per guidarti. Un giorno ci sarò anch'io.-.
Note:
*Il modo in cui i romani chiamavano coloro che erano al di fuori dell'Impero.
**Zona antica dell'Italia centrale dove vivevano gli etruschi.
Nota dell'autrice: Allora che ne pensate fino ad esso? Vi piace :D?