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Autore: Alexiel Mihawk    27/11/2014    2 recensioni
Saori Kido è stata spesso vista come un personaggio negativo, nel corso della sua storia personale ha però seguito un lungo cammino di maturazione, di sviluppo, passando dalla giovane fanciulla viziata, abituata a vedere divenire ogni suo desiderio realtà, a una divinità vera e propria, sempre pronta a dare la propria vita per un ideale di giustizia, per un bene superiore.
Saori è poco amata dal fandom, ne sono consapevole e in parte dispiaciuta, perché penso sempre che questa ragazzina di soli tredici anni si sia ritrovata ad avere a che fare con qualcosa di più grande di lei e ogni volta mi domando come. Come sia riuscita ad affrontarlo.
Con questa breve raccolta vorrei fare un ritratto della sua persona per cercare di approfondire quei lati che troppo spesso lasciamo da parte, perché alla fine odiarla è più facile.
[Raccolta | Saori Kido ]
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Saori Kido
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Infanzia in tre tempi
Autore: Alexiel Mihawk (alexiel_hamona su LJ)
Pairing: Nessuno
Rating: PG, Verde
Avvertimenti: One shot, Introspettivo, Missing moment
Conteggio parole: 604
Note: eccomi di nuovo ad aggiornare, con un capitolo che spero sarà per voi più soddisfacente. Siccome ne ho parlato con Stellareika, ho deciso di spiegare anche voi il perché di questo capitolo ambientato nel passato di Saori si trovi proprio a questo punto. La prima motivazione, nonché causa di forza maggiore, è che l’ho scritto dopo, dopo che avevo già iniziato la raccolta e di conseguenza non mi è stato possibile ordinare i capitoli secondo un ordine cronologico. Ho dunque deciso di rivedere l’intera struttura della raccolta secondo un ordine diverso: nei primi tre capitoli ho cercato di parlare di Atena come la vediamo adesso, partiamo dai 13 e arriviamo ai sedici anni, vedendo sfumature di Atena che riconosciamo nelle sue azioni, azioni che abbiamo visto con i nostri occhi nella serie; ora vorrei fare un salto indietro per vedere come ci siamo arrivati a questo punto, per vedere il percorso che ha fatto Atena per poi chiudere con Atena di nuovo adulta. Una sorta di composizione ad anello, se mi passate l’arroganza. Sperando di riuscire a mantenere il proposito.
E con questo vi lasciato al capitolo.
 
 
Infanzia in tre tempi.
 
 
Tutti i bambini hanno paura del buio.
Qualcuno direbbe che è normale, che è giusto così, perché l’oscurità rappresenta tutto ciò che l’uomo non può controllare, ciò che non può vedere ed è normale temere qualcosa che non si può vedere.
Saori ha quattro anni e non fa eccezione, ancora inconsapevole della sua natura divina, si comporta esattamente come una bambina normale e a Mitsumasa si stringe il cuore ogni volta. Per riuscire a farla addormentare le ha comprato un carillon. È un oggetto piuttosto pregiato, come ogni cosa in quella casa, composto da sottili strati di carta colorata, costellata da forellini, quando viene acceso parte una melodia di Chopin e sulle pareti bianche della stanza si riflette l’universo.
Saori ancora non sa riconoscere le stelle, ma ogni volta che vede il soffitto tingersi di viola e di blu chiude gli occhi tranquilla.
Saori ancora non sa di essere Atena, ma le sue costellazioni vegliano già su di lei.
 
La prima volta che Saori chiede a suo nonno dei suoi genitori ha cinque anni.
Mitsumasa non sa cosa risponderle, perché come si può dire a una bambina che non ha né una madre né un padre? A quell’età è impossibile comprendere cosa sia l’incarnazione di una divinità, quindi lascia perdere e le racconta la storia di una donna bellissima e intelligente e di uomo potente e ambizioso, le racconta del loro incontro e come da questo incontro sia nata lei. Non che a Saori basti e come tutti i bambini parte con le domande, domande che non fanno che metterlo in difficoltà: « Ma dove sono ora? Sono morti? Mi hanno lasciata qui? Non mi volevano? Ma si volevano bene? Ma mi volevano  bene? »
Nessun bambino dovrebbe mai arrivare al punto di chiedersi se è stato desiderato, e gli occhi di Saori mentre i dubbi la assalgono sono così grandi (e così pieni di lacrime) da togliergli il sonno. E Kido sa che un giorno dovrà dirle la verità, dovrà dimostrarle la verità e risvegliare la dea che ora vive come una fanciulla, fino a quel momento, però, non può fare altro che inventarsi storie. Forse un giorno la ragazza che considera sua nipote lo guarderà con i suoi freddi occhi celesti e gli rinfaccerà un’infanzia di menzogne, ma fino a quel momento Mitsumasa si riserva di decidere come crescerla.
E sceglie di crescerla come una bambina normale.
 
Saori ha sei anni e non capisce perché suo nonno insista nel circondarsi di pezzenti.
Tutti quei ragazzini che girano per la villa la innervosiscono e la irritano, non le piacciono e le sembra che rubino l’attenzione di Mitsumasa, che dovrebbe, invece, essere concentrata tutta su di lei.
Si diverte a dimostrare loro quanto siano inferiori, perché è giusto che non si sentano speciali, alla fine la fondazione non è diversa da un orfanotrofio qualsiasi (a parte per gli allenamenti e per l’istruzione particolare che Kido vuole venga impartita) e lei, lì dentro, è l’unica ad avere una famiglia, ad essere desiderata.
Quando chiede perché abbia radunato lì tutti quei ragazzini, suo nonno le risponde che è per un bene superiore, Saori non ha assolutamente idea di cosa voglia dire, ma gli dà ragione, perché quell’uomo è tutto ciò che ha e lei vuole renderlo fiero.
Mitsumasa la guarda orgoglioso e per dimostrarle quanto quei ragazzi (che poi sono i suoi figli, ma come può dirglielo?) non contino nulla al suo confronto, le lascia fare tutto ciò che vuole, le regala tutto ciò che vuole e si preoccupa che il sorriso non scompaia mai dal suo volto.
È tutto ciò che può fare, per ora.






   
 
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