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Autore: Lily Liddell    27/11/2014    2 recensioni
Post-Mockingjay | Hayffie | Effie's POV {+Evelark}
~
Sequel di Rain.
{Potranno comunque essere lette separatamente.}
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Sono passati due mesi da quando Haymitch, Katniss e Peeta sono tornati al Distretto 12. Effie non se la passa bene, Plutarch le dà una mano ma il suo appartamento è stato distrutto durante i bombardamenti; è ancora psicologicamente sconvolta dall’esperienza in prigione e spera che il tempo guarisca le ferite.
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Capitolo 1:
Io non so più chi o che cosa sono. Al 13 ero una capitolina, alla Capitale sono una ribelle… Fortunatamente, fra le quattro mura di questo appartamento, sono solo Effie.
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Capitolo 18:
Dal momento che Peeta e Katniss hanno deciso di sposarsi pochi giorni prima del compleanno della ragazza, a lui tocca il compito di preparare non una, ma due torte.
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Capitolo 38:
L’odore pungente del detersivo s’infiltra nelle mie narici e non riesco a combattere la nausea.
I fumi profumati che evaporano dai vestiti appena lavati non sono nocivi ma mi vanno direttamente alla testa, causandomi continui capogiri.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Effie Trinket, Haymitch Abernathy, Katniss Everdeen, Peeta Mellark, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Atmosphere'
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4x03 Il brindisi
 
A cinque giorni dal matrimonio il panico è alle stelle. Almeno per quanto riguarda me.
Ci sono ancora un miliardo di cose da fare e ormai non c’è più tempo. Peeta continua a dirmi che è tutto sotto controllo, che andrà sicuramente benissimo, ma io ho la sensazione che sarà una tragedia.
Ricordo perfettamente come avevo pensato di organizzare il loro primo matrimonio, ogni dettaglio, anche se non avevo messo in pratica quasi nulla… se non il vestito.
Il vestito. Non ho ancora deciso che cosa mettere… Come posso continuare a rimandare? Eppure ogni volta che ci provo, succede sempre qualcosa che mi porta a posticipare.
Dal momento che gli sposini sono convinti della loro idea di voler tenere tutto molto piccolo, la cena la preparerà Peeta, con l’aiuto dei ragazzi della panetteria.
Abbiamo scelto insieme le portate e alla fine sono riuscita a trattenere Katniss, non sarà lei ad andare a cacciare la selvaggina per la cena, ma sarò io ad acquistarla.
Oggi, comunque, non devo pensare a nulla di tutto ciò. No, perché oggi arrivano gli ospiti ed è compito mio assicurarmi che sia tutto impeccabile.
Pochi giorni dopo la chiacchierata fra me e Katniss, lei si è decisa a chiamare sua madre.
Per quello che mi ha raccontato Peeta, la telefonata è durata più di un’ora e non è stato facile per la ragazza, ma nemmeno per sua madre. Alla fine la sua risposta era stata incerta, aveva detto che ci doveva pensare, perché non era sicura di poter tornare al Distretto 12.
Due giorni fa ha telefonato lei, una telefonata piuttosto breve – sempre a detta di Peeta – per scusarsi, e avvertire che non ce la faceva a raggiungerli. Io ho comunque deciso di riservarle un posto, nel caso dovesse ripensarci all’ultimo momento.
Katniss si è chiusa a riccio, dicendo che se lo aspettava, poi è sparita per ore, tornando di sera, quando avevo quasi convito Haymitch ad andare a cercarla.
Ieri è arrivato il treno merci con il carico di liquori, non ho nemmeno cercato di tenere Haymitch all’oscuro della notizia, perché sono convinta che in un modo o in un altro lo sarebbe venuto a sapere.
Con mia enorme sorpresa, però, dopo aver recuperato le sue casse, non si è chiuso in casa ubriacandosi fino allo svenimento, ma ha continuato ad essere reperibile.
Forse ha deciso di fare scorta per paura che il treno possa ritardare di nuovo, oppure ha deciso di darsi una regolata in vista del matrimonio imminente. Qualsiasi sia la sua ragione, non posso che esserne estremamente contenta. Un problema in meno di cui occuparsi; Haymitch sobrio non è molto più facile da gestire di Haymitch ubriaco, ma almeno è un po’ più ragionevole.
Mancano poco più di due ore all’arrivo del treno, il salotto di Katniss è già pronto per la prova che si terrà stasera, quindi ne approfitto e mi chiudo in camera mia. Devo trovare il vestito perfetto da indossare.
Non avendo molte occasioni a cui poterli sfoggiare, i vestiti eleganti scarseggiano e quei pochi che ho gridano Capitol City. Non so nemmeno perché alcuni di questi sono ancora qui… prima o poi dovrò liberarmene.
Dopo mezz’ora di ricerca, trovo qualcosa di adatto. È un vecchissimo abito da cocktail, probabilmente rubato dall’armadio di mia sorella quando ero al Distretto 4. È rosso intenso, con un colletto di perline scure. Arriva a metà coscia, ma posso indossare delle calze color carne per essere sicura che nessuna cicatrice faccia qualche comparsa a sorpresa.
Non ricordo di averlo mai indossato prima, né di averlo visto a mia sorella, forse potrebbe addirittura essere mio e appartenere ad una delle collezioni di abiti che mi regalò Flavius, quando viveva ancora alla Capitale. I miei pensieri vanno immediatamente a loro, non li sento da molto e mi chiedo come lui, Venia e Octavia se la stiano cavando. Non so nemmeno se sanno del matrimonio… ne dubito; dovrei chiamarli.
Non adesso, adesso devo trovare qualche accessorio da aggiungere al mio abito, magari una sciarpa, no… forse qualche bracciale.
Lo indosso per vedere se mi entra e fortunatamente non incontro problemi, temevo veramente di aver esagerato con i biscotti di Peeta. A questo punto è il momento di decidere come tenere i capelli, mi posiziono di fronte allo specchio e tento invano di acconciarli in una maniera che mi soddisfi.
Alla fine ci rinuncio e li lascio sciolti, lunghi sulle spalle. È solo una prova oggi, posso sempre decidere di fare qualcosa di più elaborato il giorno del matrimonio.
Il numero delle mie paia di scarpe si è drasticamente ridotto. Alla Capitale ne avevo ancora molti, adesso mi sono rimasti solo diversi stivali e qualche tacco, ma la scelta non è abbastanza.
Fortunatamente, in una scatola in fondo all’armadio, riesco a trovare un paio di scarpe che posso abbinare al vestito; anche se, potendo, non sarebbero state la mia primissima scelta. Sono dei sandali piuttosto alti, rosa acceso. È un po’ che non utilizzo scarpe di questo tipo, ma sicuramente non avrò alcun tipo di problema.
Quando finisco di prepararmi controllo che le camere degli ospiti siano in perfetto ordine – visto che Johanna, Annie e Finn staranno da me in questi giorni – e decido di uscire, per vedere se Katniss ha bisogno di me.
Nel momento esatto in cui apro la porta di casa, mi ritrovo di fronte Peeta e Thom, carichi di valigie. « Effie, » Peeta sobbalza, rimanendo un attimo fermo a fissarmi, facendo qualche passo indietro e finendo inevitabilmente col calpestare i piedi del povero Thom, mentre cercava di arretrare. « Cosa-? »
« Scusate… » Cerco di dare una mano come posso, ma fra i tacchi e il vestito sono ben poco d’aiuto. « Il treno è arrivato un po’ in anticipo? »
« A dire il vero è arrivato in perfetto orario. » È Thom a farmelo notare, forse il tempo è passato più velocemente di quanto credessi mentre mi preparavo.
« Annie e Johanna sono a casa nostra. » Dice Peeta, mentre cominciano a sollevare le valigie e a portarle su per le scale.
Io li seguo lentamente, stando attenta a non essere nella loro traiettoria, nel caso dovesse cadere qualcosa.
Thom fra i due è quello più gracile, ma riesce tranquillamente a sollevare i bagagli senza eccessivi sforzi. « Dove li poggio? » Mi chiede, quando hanno portato tutto sul pianerottolo.
« Lì, la porta in fondo al corridoio e quella dopo. » Rispondo subito, cercando di far notare che ho una certa fretta.
Thom non sembra accorgersene, ma per fortuna posso sempre contare su Peeta, che mi fa un cenno veloce con la testa, prima di cominciare a portare tutto dove gli ho indicato.
« Dovete cambiarvi. » Sono le prime parole che si sentono dire quando escono dalla stanza che ho lasciato a Johanna, e i due ragazzi si scambiano uno sguardo confuso. « Per la prova del- oh, per l’amor del cielo, andate a cambiarvi e basta. » Non posso perdere tempo anche con loro, la mia battaglia è Haymitch, ci metterò ore per convincerlo a prepararsi. « E, Peeta… non mettere i vestiti del matrimonio. Né tu, né Katniss. »
« Perché? »
Spiegare la storia delle superstizioni adesso è poco produttivo, per non parlare del fatto che non ho tutto questo tempo a mia disposizione. « Perché altrimenti rovinerete la sorpresa. » Rispondo semplicemente, con un sorriso un po’ plastico.
Dal solo sguardo di Peeta, capisco che non c’è nessuna sorpresa da rovinare… quindi chiudo gli occhi per un istante e respiro profondamente.
« Okay, niente vestiti del matrimonio e alla cerimonia farò finta di non aver mai visto l’abito di Katniss, va bene? » Il suo tono di voce, gentile e un po’ compassionevole, fa quasi passare in secondo piano questa seccatura.
Annuisco, facendogli cenno di non preoccuparsi.
Insieme lasciamo la mia casa e ci dirigiamo verso quella di Katniss, fortunatamente non devo entrare perché vedo che i miei tre ospiti si stanno già muovendo verso la mia direzione.
Saluto quindi Thom e Peeta, con la promessa di rivederci a breve e vado poi in contro ad Annie, che ha già aperto le braccia per abbracciarmi.
La stringo calorosamente, rendendomi conto solo in quel momento che tutti e tre mi erano mancati incredibilmente. Finn è il secondo a ricevere le mie attenzioni, lo prendo in braccio per qualche momento, schioccandogli un sonoro bacio sulla guancia che lo fa sorridere.
Johanna ha le braccia incrociate al petto, e mi saluta con un cenno di capo e un mezzo sorriso, prima di squadrarmi da capo a piedi. « Perché sei tutta in tiro? » Mi chiede, mentre ci avviamo verso casa.
« Fra poco ci riuniremo tutti a casa di Katniss, per cercare di capire come funzionerà il matrimonio. » Le rispondo, senza aspettarmi quello che dice subito dopo, con un sorriso sornione sulle labbra.
« Bel vestito. Un colore a caso. »
Annie corruga la fronte alle parole di Johanna e per un istante anche io sono confusa, poi capisco a cosa allude e non riesco a trattenere un lieve lamento, mentre apro nuovamente la porta di casa.
« Ti assicuro che quest’abito era l’unico che potessi mettere. »
Anche se poco convinta, Johanna mi sorpassa, colpendomi scherzosamente con un’anca quando mi passa vicina.
Mentre faccio un veloce giro della casa, cerco di spiegare la situazione, ovviamente lei non è contenta e preferirebbe riposare dopo il viaggio.
Non ha tutti i torti, ma sarà una prova veloce senza troppe pretese, giusto per essere sicura che sia tutto pronto. Poi potranno riposare quanto vorranno.
Dopo aver mostrato loro le rispettive stanze, le lascio in pace in modo che possano cambiarsi anche loro e sistemarsi con calma.
A questo punto non posso rimandare oltre. Armata di coraggio e perseveranza, mi dirigo verso la casa di Haymitch, cercando di non precipitare a terra per colpa del terriccio che bisticcia con le suole delle mie scarpe.
Passa diverso tempo da quando busso alla sua porta a quando lui viene ad aprirmi. È trasandato ma non più del solito, cerco subito il suo sguardo per capire se è presentabile. Riesco a leggergli in faccia che ha bevuto, ma è ancora lontano dall’essere ubriaco.
Un’altra cosa che riesco a percepire immediatamente, sono i suoi occhi sul mio corpo. È vero, quest’abito era l’unico veramente adeguato, ma forse c’era anche un tubino viola da qualche parte, buttato chissà dove. Non avevo tempo di cercarlo, comunque.
È il rosso; gli è sempre piaciuto come mi sta. Qualche volta, durante i suoi deliri da ubriaco, è arrivato perfino a farmi dei complimenti per questo. Beh, sempre se quelli si potessero considerare come dei complimenti.
Non è nemmeno un segreto a dire il vero, Johanna lo sapeva, così come lo sapevano Finnick e Chaff… non riesce mai a tenere la bocca chiusa quando alza troppo il gomito.
« Bel vestito, Principessa. Dove pensi di andare conciata così? » L’espressione sul suo volto è genuinamente confusa, comincio a ricredermi sul lontano dall’essere ubriaco.
Lo spingo con una mano dentro casa, lui non fa resistenza. « Alla prova della cena per il matrimonio, dove verrai anche tu dopo esserti rimesso a nuovo. »
« Assolutamente no. » Protesta immediatamente, ma io non mi aspettavo nulla di diverso.
« Assolutamente sì. » Ribatto con fermezza, continuando a spingerlo verso la porta del bagno. « Forza, spogliati e fatti una doccia, io vado a prenderti dei vestiti puliti. »
Mi sembra di essere tornata a decenni fa, quando non c’erano ancora Katniss e Peeta, eravamo solo noi due e dovevo sempre occuparmi io di tutto.
Haymitch mi afferra per un polso, senza stringere veramente, prima di strattonarmi quasi scherzosamente verso di lui. « Dopo di te, dolcezza. »
Con un gesto fermo ma delicato, lo costringo a lasciarmi andare, prima di rifilargli un’occhiataccia. « Ti voglio fuori di questa casa fra trenta minuti esatti. »
Dopo qualche altra chiacchiera, riesco a convincerlo, quindi salgo al piano di sopra per cercare di trovare i vestiti che avevamo scelto tempo fa, sperando non li abbia fatti sparire.
La stanza è un macello, come al solito. Vestiti ovunque, il letto è sfatto e l’aria è viziata. Apro un po’ le finestre, sperando di migliorare la situazione, almeno noto con piacere che la quantità di bottiglie vuote sul pavimento non è esagerata. Non so nemmeno a quanto risalgono, il che è un bene.
Trovo finalmente il completo che sto cercando, seppellito sotto un cumulo di coperte e panni sporchi. Andrebbe stirato, ma non c’è tempo, quindi recupero quello che mi serve e lo porto in salotto.
Busso alla porta del bagno, per cercare di farlo sbrigare e poi lo avviso che sto uscendo di nuovo, per raggiungere gli altri a casa di Katniss.
Spero solo di non essere stata troppo poco convincente, se sarà il caso manderò qualcuno a venirlo a prendere.
Arrivata di nuovo a casa della ragazza, mi rendo conto che ci sono ancora alcune cose da sistemare. In questo momento ci sono solo lei, Peeta e Thom. Degli abitanti del distretto non dovrà arrivare nessun altro per ora.
Poco dopo, Annie, Johanna e Finn ci raggiungono. Noto con piacere che mi hanno dato ascolto e si sono cambiate.
Dal momento che Haymitch tarda ad arrivare, comincio ad organizzare alcune cose basilari, come la sistemazione dei posti. Voglio concedergli ancora qualche minuto di tempo…
La mancanza della madre di Katniss si fa sentire, per una manciata di secondi lei fissa il posto contrassegnato con il suo nome, finché non decido di levarlo – almeno per adesso.
Dopo aver catturato l’attenzione di tutti, comincio a spiegare nel dettaglio cosa stiamo facendo tutti qui, in questo momento e come procederà la giornata del matrimonio.
« Quindi mi stai dicendo che non è nemmeno una vera cena? » Mi canzona Johanna, mentre prende posto fra Annie e Thom, lanciando un’occhiata un po’ esplicita a quest’ultimo, che mi fa sentire leggermente a disagio.
« Sono solo le quattro del pomeriggio. » Le faccio notare con cortesia, tossicchiando leggermente quando lei allunga le mani per afferrare le posate.
Ignorando il mio avvertimento e cominciando a giocare con la forchetta, Johanna sbuffa annoiata, adocchiando il bicchiere vuoto davanti a lei. « Quindi immagino che non ci sarà nemmeno da bere. »
Sto per rispondere, ma la voce di Haymitch arriva dalle mie spalle. « Niente alcool prima delle cinque. Nuova regola del Distretto 12, non lo sapevi? » Dal suo tono riesco a sentire il ghigno che ha disegnato sul viso, ma quando mi volto per fargli notare che è in ritardo, le mie proteste muoiono sul nascere.
Quello non è il completo che avevo scelto.
« Dove l’hai trovata? » Non è molto educato il modo in cui ho posto la domanda, ma è stato piuttosto naturale. L’ultima volta che ho visto quella giacca è stato più di cinque anni fa. Non avevo nemmeno idea che l’avesse tenuta.
Riconosco la mano di Portia, l’aveva disegnata per lui durante il Tour della Vittoria, la adoravo.
« Chiusa in un baule, adesso siamo pari. » Di nuovo quel tono e quel sorriso, è insopportabile.
In quel momento mi arriva un calcetto sotto al tavolo da parte di Johanna. « Chiudi la bocca Trinket, o entreranno le mosche. »
Non uscirò viva da questa casa.
Katniss e Peeta cominciano a ridere sotto i baffi, evito volontariamente lo sguardo degli altri presenti a tavola, concentrandomi sui due ragazzi.
Cerco di farli stare composti, mentre riprendo a spiegare tutto quello che dovrà succedere. Ignoro tutte le seguenti frecciatine di Johanna, se non le do corda smetterà.
« Andiamo Effie, » Si lamenta Katniss, quando le faccio notare per l’ennesima volta che sta tenendo i gomiti sul tavolo. « Finn è in piedi sulla sedia. »
Chiudo gli occhi per un istante, contando fino a dieci per sbirciare subito dopo il bambino, che si sta divertendo a saltellare sul cuscino della sedia, sotto gli occhi vigili di Annie. « Cara, » Le sorrido forzatamente; qui stiamo sfiorando il ridicolo… « Finn ha quattro anni, tu stai per sposarti. »
Il tempo trascorre piuttosto velocemente, fra un rimprovero e quattro chiacchiere. Nonostante i miei sforzi, Katniss continua a stare scomposta sulla sedia.
Ormai manca poco da ridefinire, anche se forse è rimasta la cosa che mi preoccupa di più.
« Dovremmo- » comincio, con un tono di voce pacato. « Dovremmo provare a fare un brindisi. O un discorso… insomma, qualcosa per gli sposi. » La voce si affievolisce sempre di più, perché so che non ci sarà alcun volontario e che alla fine toccherà a me scrivere qualcosa e consegnarlo a chi di dovere.
Katniss e Peeta si scambiano uno sguardo incerto, poi entrambi riprendono a guardarmi.
Annuisco appena, sto per alzarmi quando la voce di Johanna mi ferma. « Posso? »
La sensazione di disagio e quasi paura che provo in questo momento è inspiegabile. Sollevo lo sguardo su Johanna, cercando di capire se stia scherzando o meno. Sul suo volto c’è un sorriso che non promette nulla di buono. « Ho due parole da dire, per- » Si ferma, come a cercare le parole giuste da pronunciare. « per ringraziarti di questa giornata e di tutto quello che stai facendo. »
Non finirà bene.
Annuisco, perché non posso fare altro, con il cuore che continua a tamburellarmi nel petto, impazzito.
Si alza in piedi, sollevando il bicchiere – sbagliato – e vuoto, poi incrocia lo sguardo con Katniss, e mi sembra che nei suoi occhi ci sia un’espressione quasi complice. Forse non ha nulla in mente, forse vuole solo essere-
« Tra rose e fior, nasce l’amor. »
Lascia stare, Effie. Mi ritrovo di nuovo a chiudere gli occhi, inspirando molto lentamente. Tentando disperatamente di ignorare il suo tono cantilenante.
« Effie ed Haymitch si voglion sposar, »
« Johanna… » È un sussurro appena percettibile, mentre ogni muscolo del mio corpo si irrigidisce e porto una mano a coprirmi appena le labbra.
« Partono in due, tornano in tre… » Riesco a percepire il calore e il rossore che si sta espandendo sulle mie guance, e il sottofondo di risatine indistinte non mi aiuta affatto, mentre lei continua. « Questo vuol dire che è nato un bebè. »
« Johanna. » Quasi non mi accorgo che mi sto alzando.
Le ultime parole di quello strazio sono pronunciate velocemente, cercando di controllare una risata. « Con- i capelli rosa e problemi di alcolismo. »
« JOHANNA! » È uno strillo acuto, che causa ilarità generale, mi ritrovo avvampata in volto, mentre mi sporgo verso di lei per afferrare quel maledetto bicchiere che sta sventolando in aria.
Lei però ha riflessi migliori dei miei e mi afferra il polso, trascinandomi verso di lei con una forza che non mi aspettavo. Mi ritrovo sollevata da terra, fra rumori di sedie che si spostano e piatti che cadono a terra.
Le orecchie mi fischiano dall’imbarazzo e la velocità degli eventi unita alla vergogna non mi fa comprendere a pieno le dinamiche dei fatti.
In due momenti distinti mi ritrovo prima sull’altra metà del tavolo, poi a terra – inchiodata al pavimento dal corpo di Johanna.
All’inizio credo si sia sentita attaccata e abbia reagito di conseguenza, poi mi rendo conto che sta sorridendo e il mio stomaco si stringe quasi dolorosamente.
La spingo via, e lei non fa resistenza, poi avverto due mani possenti afferrarmi per le spalle e risollevarmi finché i miei piedi non toccano nuovamente terra.
Non mi volto nemmeno per vedere chi degli altri presenti sia stato, e marcio dritta verso la porta, offesa e indignata, mentre le risate sciamano lentamente in un brusio nervoso.
Al diavolo il brindisi, al diavolo Johanna, al diavolo Haymitch e al diavolo il matrimonio!

Ci vogliono tre ore per farmi calmare; sono in salotto, sul divano e sto cercando di non pensare a nulla.
Ma è impossibile e la mia mente va automaticamente a ripercorrere tutto quello che è successo. L’imbarazzo mi stringe immediatamente il petto, portandomi quasi le lacrime agli occhi. Come si fa ad essere così insopportabili?
Con che coraggio guarderò Haymitch domani? E i ragazzi? Me ne sono andata senza dire una parola, non ho nemmeno controllato in che stato fosse la tavola.
Mi sono ritrovata dei pezzi di vetro nei capelli, non so quante cose si siano rotte.
Non avrei dovuto reagire in quel modo, conosco Johanna e il suo modo di fare… era quello che voleva, farmi esplodere. E c’è riuscita.
Coprendomi il viso con le mani e scuotendo la testa, quasi disperata, avverto qualcosa che mi strattona il vestito. Apro gli occhi per ritrovarmi il piccolo Finn, in piedi, di fronte a me.
« Che c’è tesoro? » Gli chiedo gentilmente, dimenticando quello a cui stavo pensando all’istante.
« Zia Johanna ha detto che le dispiace per quello che è successo a tavola. » Ha le mani intrecciate dietro la schiena e sta ondeggiando sul posto, come se stesse recitando una poesia.
Non posso che sorridere al piccolo, accarezzandogli affettuosamente la testolina bionda. « Ti ha chiesto lei di venirmelo a dire? »
Finn annuisce, poi si volta in direzione delle scale. Seguo i suoi movimenti, e in cima alla rampa Johanna è appoggiata con la schiena alla parete, ci sta guardando senza dire nulla.
Distolgo lo sguardo da lei per concentrarmi di nuovo su Finn. « Puoi dire a zia Johanna che se vuole chiedermi scusa, sarebbe buona educazione farlo di persona. »
Il bambino annuisce, e poi con uno scatto iniziale, comincia a correre verso le scale. Una volta in cima riferisce ciò che ho detto, ma Johanna lo prende in braccio e si allontana.
La rabbia iniziale è svanita, una scusa tramite Finn è comunque più di quanto mi aspettassi. Farò passare la notte, poi se sarà il caso mi chiarirò con lei e anche con gli altri.
L’unica nota positiva di tutta questa faccenda è che almeno non è successa alla vera cena del matrimonio.
Lo avevo detto che una prova era necessaria.


A/N: Salve! Scusate se ci ho messo un po’ più del solito ad aggiornare. Non sono sicura con quanta velocità scriverò adesso, perché scarseggiavo un po’ in quanto a creatività. Però spero di essermi fatta perdonare scrivendo un capitolo decisamente più lungo del solito.
Che dire? Almeno adesso sappiamo qual è il punto di rottura di Effie… xD
Il prossimo capitolo è quello del matrimonio, non vedo l’ora di scriverlo!
Se vi interessa, giusto per curiosità se cliccate > QUI < potrete vedere una foto di Elizabeth Banks come l’ho immaginata in questo capitolo.
Un’altra cosa, i riferimenti a Haymitch che adora Effie in rosso, li ho messi perché mesi fa scrissi una one shot che riguarda proprio questo argomento. Se volete la potete trovare qui, è ambientata prima dei 74th Hunger Games.
E invece per quanto riguarda la giacca di Haymitch, è una piccola citazione ad una mia vecchia long, 13 Days, ambientata durante il loro Tour della Vittoria, dove scoppia la prima scintilla.
In genere non lo faccio, ma questa volta volevo ringraziare le due persone splendide che mi hanno aiutata sia a correggere il capitolo che a farmi trovare la giusta ispirazione, senza di loro avreste dovuto aspettare ancora. Vi adoro! :)

Grazie mille anche a tutti voi, come al solito, per aver letto! Fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo con una recensione, alla prossima!
 

x Lily
   
 
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