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Autore: FeBookworm    27/11/2014    2 recensioni
Eccomi qui con il seguito ( tanto atteso spero!) di "Cuore e Ragione".
In questa storia vedremo come i piccoli Draco, Hermione, Blaise e James affronteranno dei nuovi anni ad Hogwarts e di come i poteri di Draco non andranno perduti. Di come, anzi, saranno utili all'ormai adulto Harry Potter.
Dal Prologo:
"Ma quelle voci, quelle luci argentate che lo proteggevano…Tutto nell’insieme facevamo parte di un qualcosa che lui non era ancora in grado di capire.
Quattro anni sono troppo pochi per rispondere a delle domande così grandi.
Forse, un giorno Draco avrebbe trovato la via…Avrebbe trovato tutte le risposte…
Per ora bastava tenere la sua testolina bionda protetta da tutti quegli sguardi e nascosta dal mondo.
Tom come sempre sapeva come proteggerlo.
Tom sapeva sempre tutto.
[....]
“I suoi poteri non rimarranno assopiti per sempre.”
“Ne sono consapevole, Cromo.”
“Prima dei suoi diciotto anni, Iride. Ricordalo. Draco dovrà ritornare ad essere l’Ultimo Oracolo.”
Genere: Avventura, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaise Zabini, James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Note dell'Autrice:
Ciao a tutte!!! Finalmente sono tornata a scrivere su Mente e Anima. Sono davvero dispiaciuta per tutta questa assenza, ma ho un sacco di altre storie a cui stare dietro, senza contare le One Shot che ogni tanto mi frullano nella testa. Spero che questo capitolo possa farmi perdonare.
Vi avviso che ormai siamo alle ultime battute per quanto riguarda Mente e Anima, ancora tre/quattro capitolo compreso l'Epilogo. Spero che però continuerete a seguirmi anche quando MeA sarà finita.
Per chi volesse essere sempre aggiornata sui miei aggiornamenti (che triste gioco di parole) vi lascio il link della mia pagina su FB
https://www.facebook.com/pages/FedeMorningRockEFP/663566033691978
Buona lettura!

-Fé-

Capitolo 21.

 
 
Uscito dall’infermeria Draco cercava di stare da solo il più a lungo possibile. Evitava i corridoi più affollati durante i cambi d’ora, non pranzava né cenava mai in Sala Grande insieme agli altri e faceva colazione il più presto possibile per dover salutare solamente i professori.
Di Tom ed Hermione no voleva nemmeno saperne. Più volte suo fratello aveva bussato alla porta della sua camera per recuperare un rapporto che ormai si era sgretolato del tutto. Hermione invece non si era mai fatta vedere, mai era venuta da lui e Draco ringraziava Merlino per questo. Se solo l’avesse vista, probabilmente l’avrebbe Schiantata. O torturata facendo uscire la vena sadica e pazza di zia Bella che c’era in lui. Perché Hermione era riuscita a far emergere dagli antri più remoti della sua Anima, dal fondo della sua stessa Mente, tutte le caratteristiche che lo avevano designato per ben due volte in due vite diverse a Serpeverde. Si era reso conto di volerla davvero denigrare come aveva fatto una vita fa, chiamandola Sanguesporco, Secchiona. Gli erano addirittura venuti in mente altri nomignoli cattivi. Approfittatrice era l’unico che non fosse così volgare. Si era anche reso conto di non sopportare più la sua voce, quella stessa voce che solo un mese prima avrebbe definito melodiosa e delicata. Quella voce era ingannatrice quasi quanto i suoi occhi.
I suoi occhi ingannatori e traditori.
Quegli occhi erano diventati per lui un qualcosa da evitare come la peste. Si ricordava ancora come una vita fa avesse sempre cercato quegli occhi ambrati, quasi potessero restituirgli la vita che si stava perdendo.
Quanto era stato sciocco…
Quegli occhi erano dei veri e proprio traditori. Lo erano sempre stati. E adesso lo erano ancora di più, soprattutto quando, una volta uscito dall’infermeria, li aveva visti colmi di finte lacrime per lui.
Chi cavolo credeva di poter infagottare?
Lui non di certo.
No, lui era fuori ormai dal suo incantesimo.
Hermione ormai poteva fare la vittima quanto voleva, ma lui non ci stava più al suo gioco.
Adesso si giocava secondo le sue di regole.
 
 
 
Harry Potter entrò nello studio del Preside Silente con la testa china. Si sentiva in colpa per tutto quello che era successo, per come fosse stato incapace di gestire la situazione al nuovo Torneo Tre Magi. Sperava che il suo mentore non fosse troppo deluso da lui.
“Harry, mio caro, siediti pure” gli disse Silente appena lo vide.
Il dio del Tempo non era stato cattivo con lui. Sul suo viso non si leggeva nessuna traccia di vecchiaia o di sofferenza. Certo, le rughe erano rimaste, gli occhi diventavano sempre più stanchi, ma non aveva mai perso quella lucentezza che l’aveva sempre contrassegnato.
Silente rimaneva la colonna portante di Hogwarts, che passassero solo dieci anni o più di un secolo.
“Mi avete fatto chiamare, professore?” gli chiese Harry sottomesso.
“Harry, mio caro, non sei più uno studente. Puoi tranquillamente chiamarmi Silente. Anche se a volte anche io dimentico che non sei più il ragazzo dello stanzino delle scope” gli rispose sorridendo.
Anche Harry sorrise:”Ogni tanto vorrei ritornare a esserlo. Mi sembra che ci fossero meno problemi allora.”
“Davvero? Nonostante Voldemort?”
Harry annuì. Era da un po’ di tempo che pensava a quanto era successo in quegli ultimi trent’anni. I nuovi Mangiamorte, Hermione trasformata nel nuovo Signore Oscuro, la seconda vita di Draco e Hermione, i suoi figli sotto il controllo dello spirito malvagio di Ron…Per non parlare poi di Bellatix che sbucava fuori dal nulla. Queste nuove calamità erano più devastanti di quelle che aveva affrontato lui da adolescente, e per questo ne era così spaventato. Sperava solo che si placassero prima o poi.
“Veniamo a noi Harry. Ti ho fatto venire qui per un motivo particolare.”
“Ditemi pure, signor Silente”.
“Come ben sai, Harry, sono molto vecchio. No, non contraddirmi, è un dato oggettivo. Alla fine dell’anno presenterò le mie dimissioni.”
“Sono sicuro che la professoressa McGranitt sarà un’ottima preside.”
Silente annuì:”Lo penso anch’io, ma ormai anche Minerva è anziana e a lei è sempre piaciuto più insegnare che gestire la burocrazia scolastica. Per questo ti ho fatto venire qui. Volevo proporti come mio sostituto.”
Harry sbarrò gli occhi:”Come scusi?”
“Voglio che tu prenda il mio posto, Harry” ripeté tranquillamente Silente, come se fosse la cosa più normale su questa Terra.
“Credevo che bisognasse essere un professore di Hogwarts per avere una minima possibilità di diventarne il preside, signore.”
Silente annuì:”E’ così infatti, ma credo che sia giunto il momento che le cose cambino ormai. Harry, per tutti questi anni Hogwarts ha avuto dei presidi che superavano i sessant’anni di età, presidi molto vecchi perché, com’è credo popolare, è la vecchiaia che ci rende saggi e capaci di gestire le situazioni più difficili. Ma, mio caro Harry, il mondo sta cambiando eci saranno sempre nuovi pericoli sempre più minacciosi a gravare sul Mondo Magico e su Hogwarts. Per quanto io confidi in Minerva, non so per quanto tempo avrà la forza necessaria di affrontare gravi problemi come quelli che sono appena accaduti con il Torneo TreMaghi e il signor Malfoy. Abbiamo bisogno di nuove leve, Harry,e chi meglio di te? Hogwarts è stata la tua casa quando non ne avevi nessuna, sei cresciuto tra queste mura e hai imparato a conoscerne tutti i segreti. Senza contare il fatto che sei stato il più giovane Auror nella storia e il più giovane CapoAuror della storia. Chi meglio di te potrebbe difendere Hogwarts e il significato che essa ha per tutti i giovani Maghi e per tutte le giovani Streghe? Ma, ovviamente, non voglio assolutamente obbligarti. Mi prometti che ci penserai?”
Harry annuì come un automa, ancora scosso da quella notizia. Si alzò senza aspettare il permesso di Silente e se ne andò, la testa ancora piena di tutte le parole che il suo mentore gli aveva appena detto. Doveva ancora digerire per bene la notizia prima di poter realizzare che Silente aveva assolutamente ragione.
Solo lui sarebbe stato in grado di affrontare il nuovo Futuro che attendeva Hogwarts. Solo il Bambino che è Sopravvissuto poteva garantire la sopravvivenza di milioni di altri.
 
 
 
Iride camminava avanti e indietro per la stanza, stando ben attenta a non farsi vedere, a non farsi nemmeno percepire, da Draco. Doveva dirgli una cosa importante, anzi importantissima, ma non trovava il coraggio per farlo. Cromo le aveva dato un arduo compito: convincere l’Ultimo Oracolo a cedere ai suoi Poteri per farlo diventare un loro pari, per sottrarlo a questa vita piena di sofferenza e per ergerlo a protettore di tutti i Maghi che verranno dopo di lui.
Ora, il vero problema non era la proposta in sé. Loro due ne avevano passate di peggio, lei stessa gli aveva proposto di peggio. Cos’era la possibilità di diventare un dio in confronto a quella di poter diventare il nuovo Signore Oscuro? Niente.
Il vero problema era la sua reazione. Per una volta, per la prima volta in tutta la sua esistenza accanto a Draco, Iride non sapeva come lui avrebbe reagito alla sua proposta. Da un lato sperava che lui le dicesse di no. Non aveva mai immaginato Draco in mezzo a loro nell’Olimpo. Se l’era sempre immaginato come un tenero padre di famiglia, con Hermione che gli sfornava un figlio ogni due/tre anni e con Tom accanto a lui che lo aiutava nella gestione delle multinazionali famigliari. Questo era l’avvenire che si era sempre immaginata per lui. Un avvenire che però non si sarebbe mai realizzato. Dall’altro lato invece pregava il Fato che lui dicesse di sì. Ragionando come una madre, voleva sottrarlo a tutto quel dolore inutile, portarlo in un posto dove non ci sarebbero più stati sofferenze e cuori spezzati. Voleva far sì lui si sentisse protetto e amato, anche se non da quella traditrice.
Ma queste erano le sue di speranze, cosa ne sapeva lei se erano anche quelle di Draco?
Iridion” la chiamò lui.
Lei sobbalzò e improvvisamente gli apparve davanti:”Sì?”
“I tuoi turbamenti interiori mi stanno facendo venire il mal di testa. Che cosa c’è?”
Iride sostenne il suo sguardo, quasi sfidandolo:”C’è una cosa che devo dirti.”
Draco, sdraiato sul letto con un braccio a coprirgli il volto, non si scompose minimamente:”Allora dimmelo.”
“In realtà è Cromo quello che dovrebbe dirti una cosa, ma a mandato me come messaggera. Lui avrebbe una teoria da esporti.
Draco sospirò pesantemente:”Iride, parla.”
“C’è un motivo se continui a soffrire in questo modo, Draco” disse Iride prendendo finalmente coraggio.
“Affido la mia Anima e la mia Mente a gente che non se lo meriterebbe?” azzardò Draco sarcastico.
“Beh, in parte. Ma c’è una ragione di fondo più importante. Tu non appartieni a questo mondo” disse Iride tutto d’un fiato. Via il dente via il dolore, giusto?
Draco si alzò di scatto dal letto:”Cosa vuoi dire con questo?”
“Tu non sei del tutto un mortale, Draco. Hai dei poteri che ti rendono superiore a loro. Non guardarmi così, non ti sto facendo uno di quei discorsi che ti faceva Lucius sulla purità del Sangue. Quello che sto cercando di dirti io va ben oltre. Sei l’Ultimo Oracolo, Draco. Questo ti rende una creatura a metà tra i mortali e gli dei. Nella tua vita passata magari potevi anche conviverci con questo fatto, ma adesso non più. In questa nuova vita i tuoi poteri sono cresciuti dentro di te fin dall’inizio, anche se io li avevo assopiti in un antro nascosto della tua Anima e della tua Mente. Sono cresciuti con te e sono diventati più forti con te. Tu sei più forte di prima. Ma adesso non riesci più a controllarli. Continui a lottare contro di essi, ma non capisci che l’unica cosa che devi fare è lasciarti andare e fare in modo che prendano il sopravvento. Solo così riuscirai a smettere di soffrire, elevandoti e diventando superiore a tutto questo dolore.”
“Iris, no. Smettila” disse Draco scuotendo la testa:”Non andare avanti.”
“Draco, vuoi davvero questo? Vuoi che smetta di andare avanti solo perché sto per darti una soluzione a tutto questo? Non è da te questo atteggiamento.”
Draco si alzò dal letto e andò verso di lei, urlandole contro:”Quello che mi stai proponendo tu è ancora peggio. Mi stai dicendo di scappare, di abbandonare questo mondo dimostrandomi il codardo che tutti pensavano che fossi quando ero un ragazzino!”
“Nessuno l’hai mai pensato in questa vita, Ultimo Oracolo” gli rispose lei glaciale:”Non sei più quel Malfoy. Con l’incantesimo di Cromo quel Malfoy non è mai esistito.”
Draco la guardò con gli occhi sbarrati:”Io…io non…”
Iride gli accarezzò una guancia come se fosse sua madre:”Draco, non ti piacerebbe rimanere con me e Cromo? Stare insieme a Hermes e Febo? Ti siamo sempre stati accanto durante tutte e due le tue vite, ti abbiamo amato e protetto. C’eravamo noi insieme a te durante la tua prigionia a Malfoy Manor per opera di Bellatrix. Noi non ti abbiamo mai abbandonato.”
Draco scoppiò a piangere. Che fossero lacrime di gioia o di dolore questo Iride non seppe dirlo.
“Fammi finire la scuola, prima. Ho alcune cose che devo sapere concluse prima di venire con te.”
Iride annuì lentamente, stringendolo a sé e cullandolo come aveva spesso fatto:”Quando sarai pronto, Draco. Solamente quando sarai pronto verrai con me.”
   
 
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