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Autore: Blueorchid31    27/11/2014    10 recensioni
Ritorno allo shippuden, dopo gli avvenimenti degli ultimi due capitoli. La mia personalissima versione circa il buco temporale che intercorre tra il 699 e il 700. Naturalmente ci saranno lacrime, risate e tanto, tanto Sasusaku. Penso che abbiate capito che faccio veramente schifo nelle introduzioni, quindi vi auguro solo una buona lettura.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: Lemon, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Naruto Shippuuden, Dopo la serie
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#2 Pensare al domani















Per comodità Sakura pensò bene di trasferirsi nella tenda dei due convalescenti.

Il campo medico era praticamente vuoto e dato che gli ultimi ospiti necessitavano della sua costante presenza - o almeno si era convinta che fosse così - aveva preso il suo sacco a pelo e si era ritagliata un angolino, dalla parte della branda di Sasuke.

Aveva scelto con cura la sua postazione: da lì, infatti, avrebbe potuto guardarlo senza che lui se ne accorgesse - e a lei piaceva tanto guardarlo.

Durante la guerra e nelle poche "indimenticabili" occasioni in cui si erano incontrati, non aveva avuto modo di osservare con attenzione quanto lui fosse cambiato. I lineamenti erano delicati come quando aveva dodici anni, forse leggermente induriti solo all'altezza della mascella. I capelli ricadevano ai lati degli occhi ermeticamente chiusi - o almeno lo sperava, perché farsi cogliere sul fatto non sarebbe stato molto edificante - ; le unghie della mano destra erano scheggiate in vari punti, mentre dall'altro lato, il moncherino non sembrava poi così brutto fasciato. Il torace pallido si abbassava e alzava ritmicamente, scandendo i suoi respiri profondi. Era quasi certa che stesse dormendo e un ingestibile desiderio di toccarlo iniziò a ronzarle in testa come una mosca fastidiosa.

Non che in quei giorni non ne avesse avuta la possibilità, essendosi occupata lei delle medicazioni, ma quello che provava in quel momento era la voglia di accarezzarlo con dolcezza, senza una ragione ben precisa; scostare appena i capelli dalla fronte e testare la morbidezza della sua pelle per avere la certezza assoluta che lui fosse davvero lì, che non fosse uno dei suoi sogni in cui il team 7 era finalmente riunito e lui era ritornato a casa... da lei.

Sfruttando il rumore assordante proveniente dal letto del suo secondo paziente - quello biondo, quello che russava - abbassò la zip del sacco a pelo e sgusciò fuori.

In punta di piedi si avvicinò alla branda e quando fu proprio in corrispondenza del suo volto...



... decise di ritornare immediatamente indietro.



Tutto il coraggio, una volta trovatasi a pochi centimetri da lui, era improvvisamente scomparso. Si girò, quindi, e si mosse per ritornare al suo giaciglio, quando ebbe come la sensazione di essere osservata.

Non da Naruto, era certo, a meno che non riuscisse a russare anche da sveglio.

Spinse la coda dell'occhio fin dove era possibile - se avesse potuto, fin dietro la testa - e quella che fino a poco prima era stata una semplice e inquietante sensazione, si trasformò in certezza assoluta: era sveglio e la stava guardando.

Non doveva neanche essere un bello spettacolo... a differenza dei fortunati che avevano avuto il permesso di ritornare al villaggio, lei non aveva ancora potuto godere del piacere di una doccia. I suoi capelli erano sporchi e annodati e la sua tuta da jonin, sempre senza una manica, era da buttare tra i rifiuti tossici. Quantomeno era riuscita a sistemare le cicatrici provocate dall'acido, riducendole a piccoli aloni un po' più chiari rispetto al colore della sua pelle.

"Che stai facendo?"



"Ero stata colta dalla voglia di toccarti ma alla fine me la sono fatta sotto"



"Le fasciature. Dovevo controllare le fasciature"

Sperò che se la fosse bevuta. Spiegargli il vero motivo sarebbe stato umiliante e anche se aveva ormai accumulato una certa esperienza in quel campo, le sembrò assolutamente fuori luogo reiterare nuovamente quella traumatica esperienza.

"Dovresti dormire"

Ottimo suggerimento che lei aveva intenzione di mettere in pratica immediatamente, uscendo da quella situazione imbarazzante.

Strinse i pugni e con la testa tra le spalle ritornò alla sua cuccia, la coda tra le zampe e una gran rabbia dentro. Se la prese con il suo pessimo istinto che le consigliava sempre le azioni più sbagliate e cercò di seguire il "consiglio" di Sasuke, sperando di non invocare il suo nome nel sonno come spesso le accadeva - di figuracce ne aveva fatte abbastanza.

Sasuke richiuse gli occhi.

Non poteva darle torto: dormire con quella mietitrebbia nelle orecchie non era una cosa semplice. Tuttavia, anche nel più completo silenzio, probabilmente non sarebbe riuscito comunque a chiudere occhio.

C'erano troppe questioni ancora da sistemare: i cinque kage non avevano ancora deciso cosa fare di lui e non sapeva se sperare o meno nel loro perdono. Una condanna a morte o una prigionia a vita, infatti, avrebbero risolto il secondo quesito : cosa fare della sua vita.

Tornare al villaggio? Ricominciare come se niente fosse accaduto?

Sicuramente Naruto e Sakura ne sarebbero stati contenti, ma lui... lui sarebbe riuscito a perdonarsi? E gli altri come l'avrebbero presa?

In un processo pubblico dove da una parte si fossero schierati coloro che lo ritenevano in fondo un eroe e quelli che ancora lo consideravano un nukenin, quale sarebbe stata la fazione più numerosa?

Sperava di evitarsi quantomeno quell'umiliazione, che i Kage decidessero in camera caritatis, senza coinvolgere la gente del Villaggio. Gli Uchiha erano invisi a Konoha ancor prima di tutto quello che aveva fatto lui, una punizione esemplare avrebbe ricevuto molti consensi.

In fondo non gli importava, si sentiva totalmente svuotato e in un certo qual senso aveva già ottenuto la sua libertà. Lo scontro con Naruto gli aveva fatto capire di poter contare sugli altri e che per quanto si pensa di poter fare tutto da soli, l'uomo, quello vero, non può essere un'isola. Solo con la collaborazione e la condivisione delle gioie e dei dolori della vita si può vivere un'esistenza completa.

Ma lui non era ancora pronto per il salto, non poteva cancellare anni di solitudine e reintegrarsi al villaggio come per magia. Il suo carattere necessitava di metabolizzare quella nuova possibilità e di capire se fosse quella giusta per sé e per gli altri e tra questi ultimi, c'era anche Sakura che continuava a fingere che tutto andasse bene, che lo guardava durante la notte e che fuggiva il suo sguardo di giorno.

Sapeva che quella misera parola non avrebbe risolto granché, che ci sarebbe voluto più di un "Perdonami" - per quanto sentito - per sistemare le cose con lei. Si sentiva in debito nei suoi confronti perché, nonostante tutto, lei non aveva mai smesso di credere in lui. Si vergognava per tutto ciò che le aveva fatto, ma il problema più grande adesso era capire cosa fare con lei. I suoi occhi tradivano ancora quel sentimento che gli aveva confessato, presto o tardi quel discorso sarebbe uscito fuori di nuovo e lui avrebbe dovuto darle una risposta... una risposta vera, non un criptico "grazie". Doveva analizzare i sentimenti che provava per lei e questo lo spaventava più di un processo, più di una condanna.

Non voleva più farla soffrire, non se lo meritava, questa volta la sua risposta sarebbe dovuta essere definitiva. Se avesse deciso di rifiutarla ancora, forse si sarebbe messa l'anima in pace e avrebbe ricominciato la sua vita con qualcun altro.



"Qualcun altro...

Ma chi?"



Naruto era sempre stato innamorato di lei e con lui fuori dai giochi avrebbe avuto campo libero. Da quello che aveva capito, però, in quel periodo che era mancato da Konoha, Hinata Hyuga aveva mostrato interesse per la testa quadra.

L'idea di Naruto conteso da due donne era una scena talmente ridicola che involontariamente inarcò le labbra in un sorrisetto malefico.

Non lo invidiava affatto.

Con ogni probabilità avrebbe scelto la bigamia per non far torto a nessuno.

Tuttavia, non aveva notato alcuno sguardo languido tra i suoi due compagni di team - e lui era un grande osservatore - quindi la possibilità che Sakura ripiegasse su di lui erano infinitesimali. Inoltre, iniziare una nuova vita con Naruto non avrebbe cancellato quella passata: il ricordo del team7 sarebbe stato sempre troppo vivo e con esso il suo ricordo.

Passò quindi al candidato successivo: Sopracciglione.

Anche lui aveva sempre avuto un debole per Sakura, le aveva dichiarato più volte il suo amore con una teatralità da far impallidire un drammaturgo.

No, non poteva volerle così male.

A quel punto sarebbe stato meglio per lei rimanere zitella.

Shikamaru sembrava più interessato alle donne della sabbia.

Il "sostituto", quel tipo strano, era più ignorante di lui in ambito sentimentale, Sakura sembrava essergli affezionata, ma come amico, come "caso umano" forse, e anche in quel caso, essendo il suo sostituto, non l'avrebbe aiutata a dimenticare.

Kiba Inuzuka e Akamaru - perché con quei due o prendi il pacchetto completo o non se ne fa niente.

Francamente non sapeva se a Sakura piacessero i cani. Kiba aveva un caratteraccio e con Sakura non avrebbe avuto vita facile. Sarebbe stata una relazione un po' troppo turbolenta. E poi era troppo rozzo per lei.

Socchiuse appena un occhio e la spiò. Era raggomitolata nel sacco a pelo, i capelli dietro l'orecchio e un'espressione serena in viso.

Troppo rozzo.

Nonostante in quegli anni fosse cambiata, ogni volta che posava gli occhi su di lei rivedeva quella ragazzina noiosa, quella che era suo dovere proteggere.

Durante la guerra non si era interessato molto della sua incolumità, spesso aveva preferito proteggere Naruto e non lei.

Ma era stato necessario – o almeno questa era stata la sua scusante – perché senza Naruto la guerra poteva considerarsi persa e lei e Kakashi rappresentavano solo un peso e un pericolo. Avevano rischiato di cadere sotto l'effetto dello Tsukuyomi - e in quel caso era stato lui a proteggerli, perché erano vicini a Naruto - , erano stati a un pelo dal precipitare in un mare di lava - Naruto li aveva presi al volo e lui lo aveva salvato a sua volta.

Si chiese se davvero non gli interessasse della loro incolumità o se si cullasse sul fatto che Naruto sarebbe sempre accorso in loro aiuto prima di lui. Un retaggio di quello che era accaduto nella foresta della morte e durante il combattimento con Gaara "oscuro" - non quella specie di Gandhi che era diventato.



Sicuramente gli stava più simpatico prima che iniziasse anche lui a comportarsi da uomo saggio.

Evidentemente Naruto oltre che cocciuto doveva essere anche contagioso.



Naruto si era sempre lanciato nella mischia per difendere tutti, il ruolo del salvatore gli era stato sempre congeniale, mentre lui...

Lui voleva diventare forte, non pensava ad altro, anche se la vita in Team gli aveva insegnato a prendersi cura dei suoi compagni, soprattutto di Sakura che era l'elemento debole. Il suo ego aveva subito un grosso smacco vedendo più volte Naruto salvare baracca e burattini e a quel punto aveva deciso di percorrere la strada più facile per ottenere il potere. Orochimaru glielo stava servendo su un piatto d'argento anche se a un caro prezzo che alla fine di tutto sperava di non dover pagare – diventare il contenitore di quell'essere era una possibilità raccapricciante. Per fortuna al momento di pagare il conto, il sennin era troppo debole e lui molto, ma molto, potente e dopo aver ottenuto un diploma lampo in serpentologia l'aveva sconfitto. Certo rimaneva il segno maledetto, ma per un po', almeno fino a che non avesse ucciso Itachi, avrebbe potuto tollerarlo e usarlo a suo favore.

Il team Taka non aveva mai avuto niente a che vedere con il Sette, ma aveva bisogno di una squadra per poter affrontare l'Akatsuki e arrivare a Itachi. Karin, a tratti, gli ricordava Sakura. Con Suigetsu aveva lo stesso rapporto che la Kunoichi aveva con Naruto e... anche la rossa, come lei, aveva dimostrato più volte di tenere particolarmente a lui – anche in modi alquanto imbarazzanti.

Si era circondato di tre elementi che in stranezza se la battevano, ma che in fondo servivano allo scopo. Con loro non aveva condiviso la sua infanzia, non aveva un passato comune se non quello di far parte del vivaio di Orochimaru e in quanto ad affezione non avevano mai occupato un posto speciale nei suoi pensieri.

Ma se fossero morti? Se Kakashi e Sakura fossero morti, come l'avrebbe presa?

Dati gli ultimi avvenimenti, probabilmente male, ma in quel momento in cui la cosa che gli premeva di più era sconfiggere Kaguya – e diventare in seguito il principe dell'oscurità - forse non avrebbe provato nulla.

La situazione era leggermente cambiata quando era stato lui, poi, a trovarsi in difficoltà e Sakura e Obito lo avevano salvato.

Si era accasciata su di lui, sfinita dallo sforzo, e i loro sguardi si erano incrociati.

Nelle sue iridi verdi, che strenuamente cercava di tenere aperte, aveva visto un incredulo sollievo e... anche qualcos'altro. Qualcosa che per un momento, un solo istante, lui aveva condiviso: era affetto, misto a quella gratitudine che la maschera di necessaria indifferenza che aveva deciso di indossare non gli consentiva di dimostrare a parole. Non era stata fortuna, ma la determinazione di Sakura a consentirgli di oltrepassare il portale. Il suo viso era imperlato di sudore, pallido, e la pelle bruciata del suo braccio destro, scottava sotto le sue dita.

Era talmente palese che lei non avesse rischiato tanto solo per paura che senza il suo apporto le sorti della guerra sarebbero inevitabilmente state a favore del nemico.

Questo ragionamento poteva valere per Obito, ma non per lei.

Lei aveva da sempre tentato di salvarlo: da se stesso, dalla vendetta, dal dolore. Ma non le aveva mai dato la possibilità di farlo.

Era forse giunto il momento?

Darle quella possibilità, poteva essere la chiave di volta che gli avrebbe consentito di vivere finalmente quei giorni felici che lei gli aveva promesso anni prima?

Le sue sinapsi stavano scricchiolando sotto il peso di quei ragionamenti che riteneva fin troppo necessari anche se assurdi, dato che a breve avrebbe dovuto prendere una decisione - ammesso che ne avesse avuta la possibilità.

In quegli anni non aveva mai pensato all'amore, in senso romantico. Non era affatto predisposto a effusioni come camminare per strada mano nella mano, sbaciucchiarsi in pubblico o partecipare a noiose cene con i suoceri – tutte cose che sicuramente dovevano piacere oltremodo a quella ragazza dai capelli rosa.

Lei non aveva minimamente idea di qual fosse la sua idea di coppia e... neanche lui, dato che non era utile per vincere battaglie o per soddisfare vendette.

Si trovò quindi a riflettere su questo aspetto.

Forse vivere tutta la vita con una donna, avere dei figli, formare una famiglia e sperare che nessuno decida un giorno di trucidarla poteva essere più o meno un'idea, ma troppo lontana dalla realizzazione immediata che avrebbe voluto Sakura.

Inoltre, a lei sarebbe bastato? Ovvero, lei si sarebbe accontentata dei suoi modi bruschi, della sua indolenza nel parlare e della totale assenza di romanticismo?

Francamente, in una situazione come quella, non riusciva a immaginarsi diversamente. Lui non era tipo da fiori e cioccolatini, da paroline dolci sussurrate all'orecchio, lui era... un Uchiha!

Suo padre non aveva mai mostrato alcun tipo di emozione nei confronti di sua madre, almeno non davanti a lui e Itachi; la rispettava come madre dei suoi figli, come donna dedita al Clan, ma per quel che ne ricordava, non aveva mai assistito ad alcuna effusione tra i due che non fosse un pudico bacio sulla guancia.

Suo padre sì che era un vero uomo, tutto d'un pezzo. Forse, se un giorno avesse avuto un figlio maschio lo avrebbe allevato come suo padre aveva fatto con lui e Itachi, rendendolo un ragazzo forte. Gli avrebbe insegnato il caton e anche il chidori, gli avrebbe vietato di utilizzare troppo lo sharingan e avrebbe distrutto la stele prima che fosse in grado di leggerla e decidere di cavare gli occhi a un suo eventuale secondogenito.

Si sentiva stressato solo all'idea.

Quale donna al mondo - oltre Sakura naturalmente - avrebbe potuto accettare di portare un cognome scomodo come il suo?

Ma soprattutto, per procreare bisognava essere in due (fonte: Suigetsu) e per una nuova stirpe di Uchiha serviva una donna all'altezza – e Sakura era pur sempre un sennin e un ottimo ninja medico.

Gli parve estremamente strano e inopportuno che il nome di Sakura comparisse sovente nei ragionamenti che stava facendo.

Sicuramente doveva essere stata la costante frequentazione in quei giorni o il fatto di averla sotto gli occhi che dormiva sul suo giaciglio, a creare i vari collegamenti – non che lui avesse iniziato il ragionamento chiedendosi cosa provasse per lei... quello era già passato in secondo piano rispetto all'idea di marciare su Konoha con una schiera di piccoli Uchiha "maschi" e sottomettere le figlie "femmine" del Dobe.

Era davvero divertente pensare a un futuro così roseo... quanto impossibile.

Il problema di fondo risiedeva in quel marasma di rimpianti, rimorsi e sensi di colpa che si portava dietro da troppo tempo.

Come poteva pensare al futuro, quando il suo intero essere era ancora proteso verso il passato?

La domanda che doveva realmente porsi era "chi lui fosse" e per il momento non poteva darsi una risposta perché sapeva solo quello che sarebbe potuto essere: qualsiasi cosa avesse voluto.

Non era più obbligato a ricoprire alcun ruolo: non doveva più essere un vendicatore, un nukenin o il cattivone che manteneva la pace con la forza – anche se la terza opzione continuava a non dispiacergli nonostante fosse stato costretto ad accantonarla causa forza maggiore(non aveva più alcuna intenzione di sorbirsi nell'arco della sua longeva vita un altro sermone da parte di Naruto).

Fino a che non fosse stato in grado di rispondere con coerenza a quella domanda e non avesse espiato, almeno in parte, le sue colpe, sapeva che non sarebbe riuscito a prendere alcuna decisione in merito ad altre questioni, per così dire, più frivole.

Il modo attraverso il quale avrebbe portato a termine questa sua personalissima missione non gli era ancora ben chiaro, ma ci avrebbe riflettuto su.

Rimaneva comunque il pericolo Sakura: questa volta, ne era certo, non avrebbe sentito ragioni e di fronte a un suo ennesimo rifiuto, per quanto motivato (da egoismo puro, che Sakura avrebbe sicuramente compreso), probabilmente lo avrebbe spedito dall'altra parte del globo con un cazzotto oppure avrebbe fatto Harakiri nella Piazza di Konoha, davanti a tutti gli abitanti che lo avrebbero pertanto ridefinito un mostro. In entrambi i casi l'epilogo non era affatto allettante.

Non poteva contare sulla sua comprensione, con che diritto poi, visto che ancora era in forse circa il perdono.

I suoi gesti erano confusi e contraddittori, sintomo che si trovasse a disagio in sua presenza.

Qualcosa nella sua brillante mente gli suggerì che lei, molto probabilmente, non lo avesse ancora perdonato e che le sue aspettative per il futuro non prevedessero di aspettare ancora.

Avere un confronto con lei adesso era impensabile. Era già tanto, secondo i suoi metri di giudizio, che lei gli rivolgesse ancora la parola.

Non doveva continuare a illuderla a meno che non fosse del tutto convinto di vedere anche lui un futuro con lei accanto.

Probabilmente tutti quei ragionamenti non avrebbero portato a una risposta nell'immediato, ma non poteva negare di avere un legame speciale con lei, qualcosa che non era un sentimento fraterno come quello che provava per Naruto, qualcosa di cui era totalmente ignaro e che fino a quel momento non aveva mai sfiorato neanche l'anticamera del suo cervello.

Non era a suo agio, lo sentiva... e non aveva idea di come uscire da quella situazione in maniera indolore, almeno per lei.

Forse se lo avesse pestato a sangue e gli avesse amputato un braccio, le cose sarebbero andate apposto da sole, senza bisogno di parole.

Quanto odiava le parole e poi con lei non era mai riuscito a usare quelle giuste. Con Naruto era diverso, era logorroico e a lui spettava solo il compito di ascoltare e ascoltare e ascoltare e spesso dargli ragione per sfinimento.

Ma lei... lei avrebbe posto domande e preteso risposte.

C'erano troppe cose in sospeso, tra cui reciproci tentati omicidi, un "grazie" campato in aria, una serie di offese pronunciate gratuitamente durante la guerra, una mano conficcata nel petto e un "perdonami per tutto quello che ho fatto finora" che meritava un approfondimento in virtù di quanto elencato prima.

Al solo pensiero l'idea di fuggire non era poi tanto orrenda come opzione, dopotutto era abituato alla vita del nukenin, ma era altrettanto inquietante la sicurezza che quei due avrebbero ricominciato a rincorrerlo fino ai confini del mondo per riportarlo a casa.

Se poi ripensava agli eventuali suoi "sostituti" sentiva uno strano formicolio alla mano sinistra – quella che ormai cinguettava solo nei suoi sogni. Da un certo punto di vista era come se lui fosse convinto di avere il sacrosanto diritto di averla per sé, anche solo per poco e che comunque Sakura non si sarebbe accontentata di nessun altro.

Sasuke non poteva sapere quanto quel pensiero potesse essere vero e che quegli stessi ragionamenti stessero movimentando anche la notte di Sakura che, come un'anima in pena, si girava e rigirava nel sacco a pelo, pensando al domani.













Angolo Autrice



Buonasera!

In ritardissimo, lo so, sono imperdonabile. Mi sono un attimo bloccata a metà per qualche giorno perché avevo iniziato il ragionamento di Sasuke e non riuscivo ad uscirne in nessun modo. Paranoia cosmica!

Comunque alla fine spero di essere stata abbastanza coerente. Questo è uno dei buchi che desideravo colmare: che diavolo hanno fatto quei tre prima dei funerali? Siccome non ci è stato dato modo di saperlo, ho immaginato una notte di paranoie sul futuro, con una Sakura che vorrebbe avvicinarsi a Sasuke ma teme di essere respinta ancora e un Sasuke che non sa che fare della sua vita. Tutta la pallosissima parte del ragionamento di Sasuke sarebbe in pratica il primo sentore che poi porterà alla sua decisione di partire per il suo viaggio di espiazione. Ma prima di arrivare a quel punto ci sono altri buchetti sparsi da colmare.

Spero di aggiornare il prima possibile le altre fan, ma non vi prometto nulla, forse Kitchen nel fine settimana.

Ringrazio tutti coloro che hanno inserito anche questa storia tra le seguite, le preferite, le ricordate e chi ha recensito i precedenti capitoli. Vi invito a esprimere le vostre considerazioni sulla storia e a darmi anche qualche consiglio sulla trama ( io ce l'ho in mente, ma i consigli potrebbero farmi considerare degli aspetti dei "buchi" che potrei rischiare di tralasciare).

Un bacione

Blueorchid31









































   
 
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