Fanfic su artisti musicali > Bruce Springsteen
Ricorda la storia  |      
Autore: MagicRat    27/11/2014    2 recensioni
Good night, it's alright Jane.
Genere: Drammatico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
«Dai, dai!»
«Quanti soldi avete preso? Quanta roba sarà?»
«Non lo so. Cristo, vuoi guardare la strada?»
«Si, si. Erano tanti soldi?»

«La strada, cazzo, guarda la strada!»


***

Era già buio quando una Buick nera sbucò fuori dal Lincoln Tunnel per mescolarsi al traffico di New York. La persona alla guida era ridotta male quasi quanto la macchina, i vestiti nuovi che indossava riuscivano a coprire i lividi, mentre il taglio che aveva sulla guancia era visibile a tutti.
Conosceva diverse scorciatoie che gli avrebbero permesso di arrivare più velocemente alla sua destinazione, invece scelse di adeguarsi al ritmo a singhiozzo del traffico per poter vedere meglio le punte illuminate dell’Empire State Building e degli altri grattacieli. Le strade erano un vero inferno, ma quella vista riusciva sempre ad affascinarlo, a fargli dimenticare che la parte della città alla sua portata era molto meno allettante.
Riuscì a trovare un parcheggio libero nei pressi del Village e ci infilò dentro la Buick. Prima di scendere controllò ancora una volta il contenuto del suo portafogli. Aveva soldi appena sufficienti per la colazione del giorno seguente, il resto era stato speso per i vestiti che indossava. Ci teneva a fare bella figura con le persone che avrebbe incontrato entro poche ore. Estrasse i documenti e pronunciò a bassa voce il nome scritto accanto alla sua foto, un nome che ormai non usava quasi più. Tutti avevano iniziato a chiamarlo Spanish Johnny, in seguito ad un goffo tentativo di sedurre una ragazza parlando in una lingua che con lo spagnolo aveva ben poco in comune. Mise il portafogli in tasca.
Per ultima cosa si infilò la sua Smith&Wesson dietro la schiena, il calcio nascosto dalla giacca, e poi si avviò nella notte calda, lungo le strade piene di gente raggruppata fuori dai locali e di ragazze che non facevano nulla per nascondere le loro intenzioni.
Camminava con lo sguardo basso, la testa persa nei suoi pensieri. Urtò violentemente la spalla di un uomo e si girò per scusarsi. Appena lo vide in faccia capì che non si era trattato di un incidente e si pentì di non aver proseguito per la sua strada.
«I soldi. Ce li hai i miei soldi?» chiese l’uomo. Spinse indietro l’orlo della sua camicia per lasciargli vedere il manico intagliato di un coltello. Johnny deglutì e si trattenne dal portare la mano alla sua pistola. Era meglio evitare i danni, per quanto possibile.
«No. Ma…. Domani. Domani sera avrò tutti i soldi che vuoi e…»
L’uomo lo colpì con un pugno, forte, esattamente sul taglio che aveva in faccia. Johnny perse l’equilibrio e cadde a terra, la vista annebbiata dal dolore.
«Ma smettila. Sei uno schifoso bugiardo.» L’altro sputò a pochi centimetri dalla sua faccia prima di andarsene via.
Johnny si rialzò lentamente scrollando le spalle e si sedette sui gradini d’ingresso di un palazzo, passandosi il dorso della mano sul taglio per asciugare le gocce di sangue che ne erano uscite. Come inizio faceva davvero schifo. Restò seduto per qualche momento, cercando di respingere l’ondata di rabbia e tristezza che stava per travolgerlo.
«Non starai mica piangendo, vero?»
Johnny sollevò di scatto lo sguardo e si accorse di una donna appoggiata contro un lampione spento. Il suo volto era nascosto dal buio, ma la sua voce era inconfondibile. Le andò incontro barcollante, sorridendo.
«Jane.»
«Ciao, Johnny.» Lui si chinò per baciarla sulla guancia, sentendosi impacciato. Jane cercò di sistemargli i capelli spettinati e passò la punta di un dito vicino al taglio.
«Cosa ti sei fatto?» Johnny liquidò la domanda con un gesto della mano. Non era importante. Improvvisamente tutto quanto sembrava aver perso importanza. Respirò ancora il suo profumo. «Vuoi… ti va di andare a bere qualcosa?»
«E i soldi per offrirmi da bere ce li hai?»
Il ragazzo fece una smorfia. «Hai visto tutto, eh?»
«Più o meno.»
«In ogni caso i soldi per offrirti da bere non mi mancano mai. Andiamo?»
Entrarono in un locale affollato e si sedettero ad un tavolino piccolo e isolato. Johnny non le disse che la scelta non era stata casuale, non voleva rovinare quel momento, almeno ancora per un po’. La guardava e le sue labbra continuavano ad essere incurvate in un lieve sorriso.
«Allora?»
«Allora, cosa?» Jane fece finta di non capire.
«Lo sai cosa. Non vuoi dirmelo ancora?»
«Oh, quello. No. Non è il momento giusto.»
Quando si erano conosciuti, mesi prima, Johnny si era presentato usando il suo soprannome e lei era scoppiata a ridere, dicendogli che se lui era Johnny lo Spagnolo, allora lei era Jane del Portorico, anche se il colore pallido della sua pelle suggeriva tutt’altro. Non si erano ancora detti i loro veri nomi. Era il loro gioco, continuavano a ripetersi che dovevano aspettare il momento adatto, anche se nessuno dei due sapeva se questo momento sarebbe mai arrivato davvero.
Per un po’ parlarono di cose senza importanza e Jane cercò di evitare il più a lungo possibile l’unica domanda che voleva fare veramente, fino a quando esaurirono gli argomenti banali e tra di loro calò il silenzio.
«Johnny, cosa succederà domani sera?»
Lui giocherellò con il bicchiere vuoto. Il sorriso si era spento. «Perché me lo chiedi?»
«Hai detto all’uomo che ti ha tirato il pugno che domani sera avrai i soldi per lui.»
«Non ho intenzione di dare un centesimo a quello! Da domani sera noi due…» si rese conto di aver alzato la voce e si zittì. Controllò l’orologio appeso alla parete e scosse la testa. «Non ti preoccupare per quello che ho detto» cercò di tranquillizzarla. «Devo incontrare delle persone, adesso. Possiamo vederci più tardi?»
Lei lo guardò per qualche istante negli occhi e annuì. Aveva sperato di sbagliarsi, invece Johnny aveva appena confermato i suoi sospetti.
«Jane.»
Annuì e non disse niente, sapeva che sarebbe stato inutile.
«Ti aspetto a casa.»
Johnny la guardò uscire dal locale e poi si avviò lungo un corridoio. Salì le scale e si fermò davanti ad un gigante che sorvegliava una porta, ostentando una sicurezza che non provava veramente.
«Sono Johnny. Devo vedere Harry.» Il gigante mosse impercettibilmente la testa e gli aprì.
Dentro, la stanza era debolmente illuminata. Ad un tavolo erano seduti cinque uomini, delle volute di fumo si alzavano dalle sigarette che tenevano in mano. Johnny tirò fuori la sua Smith&Wesson e la appoggiò su un mobile, vicino ad altre pistole e coltelli. Si sedette all’unico posto rimasto libero.
«Harry.»
«Johnny.» L’altro fece un cenno con il capo per salutarlo. Era vestito come un banchiere e Johnny pensò che era un aspetto insolito per uno che, come lavoro, le banche le derubava.
Il tavolo era cosparso di fogli e alcune mappe. Su una piantina della città la Cinquantasettesima strada era stata evidenziata con un tratto rosso e un punto era contrassegnato da una X, il loro obiettivo.
Controllarono la planimetria della banca che Johnny aveva studiato attentamente per ore, orari che conosceva a memoria e percorsi che sperava l’avrebbero condotto sano e salvo al sicuro, una volta che tutto sarebbe finito.
Poi passeremo tutto il tempo in riva al mare.
«È tutto chiaro?»
Chissà se la sabbia sotto il boardwalk è gialla come quella di qui.
«È tutto chiaro Johnny?»
«Uh?» Johnny si riscosse dai suoi pensieri. Gli altri annuivano e fumavano mentre ripassavano ancora una volta i propri ruoli. Erano diventati bravi a mascherare la tensione.
«Si. Si, tutto chiaro.»
«Dopo torniamo qua, ci dividiamo i soldi e poi ognuno va dove vuole. Lontano dalla città, però. Almeno per un po’ di tempo.» Harry fece scorrere lo sguardo sui volti degli uomini e chiese ancora una volta «È tutto chiaro? Ci sono domande?»
Johnny fece di no con la testa, imitando il movimento delle altre persone.
«Ci vediamo domani sera, allora.»


Jane e Johnny ondeggiavano abbracciati al ritmo della musica che arrivava dall’appartamento al piano di sopra. Johnny respirava l’odore caldo e dolce dei capelli della ragazza, con gli occhi chiusi.
«Vuoi ancora venire via con me?» le chiese.
«Certo.» Jane sospirò contro la sua spalla «Potremmo andarcene via adesso, senza aspettare. Subito. Oppure potremmo restare qui e…»
Johnny smise di ballare e si scostò dalla ragazza, per poterla vedere in faccia. «Qui non è più sicuro» la interruppe «e se ce ne andassimo via adesso, senza niente, finiremmo con il commettere gli stessi errori. E io non voglio. Voglio portarti in un posto più bello, e vivere una vita migliore di questa.»
Restarono insieme per tutta la notte e tutto il giorno seguente. Parlavano distesi sul letto fino a quando non si addormentavano e si alzavano solo per mangiare qualcosa.
Jane se ne stava con la testa appoggiata al petto del ragazzo, lo ascoltava parlare di un posto caldo in Florida o forse in California e sapeva che erano solo fantasie, ma non le importava. Lo ascoltava parlare e si perdeva nelle sue parole, perché ogni tanto è bello cedere ad un’illusione.
Quando Johnny si svegliò c’era una luce gialla che entrava dalla finestra. Indossò le braghe e si sedette sul davanzale, con i piedi appoggiati al terrazzino della scala antincendio. Il suo corpo era coperto da un velo di sudore. Quella sera l'afa e lo smog della città non lasciavano scampo a nessuno.
Osservò un gruppo di ragazzini che giocavano a basket, giù in strada. Prese un lungo respiro. Da lì non si vedevano né l’Empire né il Chrysler, solo il susseguirsi delle finestre degli altri appartamenti e di muri rovinati dal tempo. Si girò per guardare Jane dormire e cercò di fare meno rumore possibile per non disturbare i suoi sogni, ma la ragazza si svegliò comunque.
Si rese conto che lui stava per andarsene e sorrise, asciugando velocemente una lacrima dall’angolo dell’occhio. «Ah, questi giovani romantici» mormorò, lasciandosi appena sentire da Johnny.
Lui si sedette sul bordo del letto e le accarezzò dolcemente il viso. «Quando torno mi dirai il tuo nome?»
Jane annuì e non cercò di fermarlo, perché sapeva che sarebbe stato inutile. Si limitò ad abbracciarlo ancora una volta.
«Johnny, puoi lasciarmi questa notte, ma non lasciarmi da sola.» gli disse piano all’orecchio.
Johnny la baciò sulla guancia e le sorrise, prima di uscire.
«Buona notte, Jane.Va tutto bene.»

***

«La strada, cazzo, guarda la strada!»
Il ragazzo biondo alla guida rise nervoso insieme a Johnny, prima di lanciare un’occhiata allo specchietto retrovisore. «Merda!»
«Cosa…» Johnny fu interrotto dall’urlo delle sirene alle loro spalle. Si girò e vide le macchine della polizia farsi largo tra le altre auto. «Merda.»
Non doveva preoccuparsi, avevano calcolato anche questo. «Riesci a seminarle, vero?» chiese ugualmente al ragazzo biondo.
«Si.» adesso non rideva e non faceva più domande sui soldi. Era concentrato, con gli occhi fissi sulla strada davanti a lui.
Il vetro posteriore esplose in mille pezzi e prima dello schianto Johnny riuscì a vedere il ragazzo accasciarsi sul volante, uno schizzo rosso sul parabrezza. Poi per alcuni minuti ci fu solo il buio.
Quando riaprì gli occhi era disteso sull’asfalto, le punte degli edifici sembravano ripiegarsi su di lui. Non ricordava di essere sceso dall’auto. Non sentiva più niente. Sospirò e sorrise.
«Buona notte, Jane. Va tutto bene.»

 

*************************

Buona sera a tutti!

Questa storia è il risultato di un ascolto ossessivo compulsivo di Incident On 57th Street e troppe ore in alta quota (probabilmente anche troppi episodi di Boardwalk Empire) e vegetava già da diversi mesi nel cassetto della scrivania. È anche una fanfiction un po' inutile, visto che la canzone in questione, come altre scritte da Bruce, è già in partenza una storia, con dialoghi e personaggi perfetti. Io mi sono limitata ad aggiungere qualcosa (e a prendere in prestito il nome del protagonista di Harry's Place), sperando di non aver rovinato troppo la storia raccontata nella canzone.
Come sempre critiche, suggerimenti o altro sono sempre ben accetti. Spero di leggere presto nuovi capitoli in questa sezione :)
Ora torno a studiare, adieu!

 

  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Bruce Springsteen / Vai alla pagina dell'autore: MagicRat