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Autore: ale_rado    27/11/2014    1 recensioni
a voi è mai successo che dal nulla sbuca lui e sembra il bel principe azzurro venuto a salvare la bella principessa?
a me è successo...
Tratto da una storia vera.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1: Il Cowboy

Era passato da poco il 7 ottobre, il mio compleanno, quando quel venerdì nuvoloso seppure caldo, strano qui a Trieste, passando davanti all' ENAIP (corso professionale meccanica o informatica) un ragazzo alto e robusto, dagli occhi scuri e i capelli castani, che teneva nella mano destra una bottiglia di birra e il in quella sinistra una sigaretta quasi finita mi si parò davanti.
Il suo alito sapeva di alcol in un modo mostruoso.
"Hey bella, bevi un po' con me?" disse poggiandosi al muro per non perdere l'qeuilibrio, l'alcol... a quel tempo ancora lo disprezzavo, così come l'odore del fumo che proveniva dal mozzicone di sigaretta che teneva in mano.
"no, no grazie" dissi senza pensarci, lo schivai e ci passai oltre, ci provai, mi si parò avanti di nuovo.
"dai, non lasciarmi qui a bere da solo, resta a bere solo un goccetto con me.
"ti ho detto di no" ripetei con tono più deciso, cerò ancora qualche volta di convincermi ma non cedetti, quando mi prese il braccio tirandomi verso di lui sussultai a quel putno a dividerci si mise un ragazzo alto, non lo vidi bene subito, guardava l'altro ragazzo, dandomi la schiena.
"non l'hai sentita? ti ha detto di no più volte quindi ora la lasci stare e te ne vai!"
Aveva i capelli castano chiaro, lo guardavo come se fossi la damigella in pericolo in quei film Western e lui fosse il cowboy venuto a salvarmi dalle grinfie di quel brigante.
"io stavo parlando con lei, non con te e scommetto che la bambolina può benissimo difendersi da sola" il "brigante" della situazione tentò di avvicinarsi di nuovo a me ma quello bello, il cowboy lo ha fermato.
"ascoltami bene: ora o te ne vai o ti arrivano un paio di pugni che nemmeno quella puttana di tua madre ti riconosce." a quel punto storsi il labbro, se c'era una cosa che odiavo era che si insultassero le madri, lo odio tutt'ora.
Ma era "il mio salvatore" non ci feci troppo caso.
"okay, okay, non c'è bisogno di arrivare alle mani" il brigante indietreggiò.
"a me pare proprio di si"
"no, no... volevo solo-" non riuscì a terminare la frase che il cowboy lo interruppe.
"ma come? sei ancora qui?" il brigante mi guardò poi se ne andò.
il mio salvatore si girò e sorrise, aveva gli occhi verdi con dei riflessi azzurri e gialli, le labbra sottili e carnose di un fucsia tenue, la pelle leggermente olivastra e un neo un po' dietro rispetto alla guancia destra.
Era alto e robusto, non come l'altro... l'altro era carnoso, lui era più muscoloso.
mi rivolse un bel sorriso facendo intravidere i denti bianchissimi.
"va tutto bene?" mi chiese, io sorrisi, credo di essere pure arrossita e annuì.
Era davvero molto bello, non riuscivo a dire nulla... così lui sorrise capendo e mi porse la mano destra.
"sono Mattia" ogni altro rumore era sparito dalla mia testa, solo il suo nome.
"e tu?" chiese alzando un sopracciglio e ampliando il sorriso.
"com-? oh, io... io sono Alessia" dissi timidamente prendendogli la mano e stringendola, era forte anche se la pelle era liscia. mi piaceva la sua mano.
"Alessia, te lo ha mai detto nessuno che hai un nome bellissimo?" ora ne sono sicura, in quel momento sono arrossita!
"bene, allora te lo dico io, Alessia, hai un nome bellissimo! ma mai bello quanto te..." aggiunse più piano. basta. ero persa.
nessuno mi aveva mai detto che sono bella, ne che ho un bel nome.
Lui sorrise divertito "sei sicura di stare bene?"
"si, si sto bene" .
silenzio - cazzo no, di qualcosa... ti prego...-
come se avesse sentito i miei pensieri parò:" senti, ti va se ti accompagno a casa?"  io annuì immediatamente e cominciammo ad incamminarci.
"quanti anni hai?" mi ha chiesto poco dopo.
"tredici, tu?"
"diciotto" disse tranquillo all'apparenza, si stava mordendo l'interno del labbro.
oh cazzo, cinque anni in più di me, all'epoca per me erano un po' troppi.
Non sapevo che dire, me ne sono stata zitta per i pochi passi che restavano per arrivare a casa mia.
Arrivammo al portone del mio condominio.
"grazie, sia per il tizio sia per avermi accompagnata a casa" dissi quasi dolce.
"nulla, anzi, domani ti va se ti accompagno di nuovo? non si sa mai che quel tipo decida di nuovo di infastidirti" io sorrisi e annuì immediatamente nella mia ingenuità. "perfetto, a che ora scendi di solito?"
"alle sette e tre quarti" dissi chinando lievemente il capo di lato.
"perfetto alle sette e quarantasei sarò sotto il ponte della ciclabile (dall'altro lato dlla strada). a domabi, buon pranzo"  mi diede un bacio sulla guancia e se ne andò, io entrai e gli sorrisi salutandolo con la mano.
   
 
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