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Autore: 365feelings    27/11/2014    3 recensioni
A distanza di nove mesi dalla sconfitta di Gea, Jason è fiducioso: tutto si sistema alla fine e, se non si sistema, vuol dire che non è la fine.
Jason Grace | Jason/Piper, post BoO, headcanons | Terza classificata al contest Fino alla Fine indetto da SunlitDays
Genere: Generale, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jason Grace, Jason/Piper, Leo Valdez, Nico di Angelo, Piper McLean
Note: Lime | Avvertimenti: Spoiler!
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Titolo: Everything will be ok in the end
Personaggio scelto: Jason Grace
Pacchetto scelto: Il mio migliore amico va a comprarsi un vestito da sposa (obbligo)
Genere: generale, commedia, malinconico
Rating: giallo
Avvertimenti: one shot, spoiler, lime
Conteggio parole: 4195
Introduzione: A distanza di nove mesi dalla sconfitta di Gea, Jason è fiducioso: tutto si sistema alla fine e, se non si sistema, vuol dire che non è la fine.
Note: qualche spiegazione
  •  Unpopular opinion: Jason è un personaggio bellissimo. Ho cercato di restare quanto più vicina al canon, tuttavia sono convinta che ciò che segue la guerra non possa essere liquidato in un paio di giorni. Quindi Jason si ritrova impegnato per mesi e sì, certo, potrebbe lavarsene le mani però è di Jason che stiamo parlando; in fondo rimane un romano, con un forte senso del dovere. Di conseguenza è lui a gestire la faccenda degli scambi tra i campi e ad occuparsi delle divinità dimenticate per strada, senza contare che nel mio headcanon Chirone gli chiede di tenere delle lezioni di scherma. Ha un’agenda un po’ piena, quindi, e il fatto di aver assaggiato in passato la libertà che si può vivere al Campo Mezzosangue lo porta a desiderare di avere più tempo per sé (e Piper); è il greco che c’è in lui che parla ora e che lo spinge a voler staccare la spina. Si trova inoltre davanti ad una serie di questioni irrisolte (Leo in primis) che abbatterebbero chiunque, tuttavia lui resiste e trova una soluzione. Credo inoltre che giochi un ruolo importante la famiglia: Jason è cresciuto senza genitori, non era nemmeno sicuro del giorno del suo compleanno. Quando trova Talia non è che poi abbiano molto tempo da trascorrere insieme, anzi; inoltre lei è poco più di una sconosciuta. Percy, al contrario, ha una madre, una casa, persino un passato con Talia: un po’ di invidia secondo me ci sta. Spero solo di non essere andata OOC perché ho scelto un pg come Jason.
  • Headcanon 1: prima di tornare al Campo con Calipso, Leo si concede una meritata vacanza.
  • Headcanon 2: Jason e Piper sognano Leo (per gentile concessione di Zeus, che nell’Iliade inviava i sogni spesso ingannatori, ma vabbè).
  • Headcanon 3: non sappiamo esattamente quante cose normali abbia fatto Jason da piccolo e mi piace pensare che alcune cose se le sia perse. Da qui Leo che vuole fargli vedere Star Wars.
  • Il finale (tutto si sistema alla fine e, se non si sistema, vuol dire che non è la fine) è una citazione tratta dal film Marigold Hotel.
  • Storia scritta per il contest Fino alla Fine; si è classificata terza *_____* E Tera ha addirittura fatto i banner! Appena capisco come inserirlo, aggiungo ache il mio :3
 
 
 


 
Everything will be ok in the end
 
 

La sensazione di cadere si interrompe quando apre gli occhi e con un sobbalzo si rende conto di essere sdraiato su un letto, molto probabilmente in infermeria. Ma la consapevolezza di essere ancora vivo è accompagnata da un lancinante dolore al costato che gli fa lacrimare gli occhi.
Subito al suo fianco accorre un semidio, probabilmente uno dei figli di Apollo, che gli posa una mano sulla spalla non fasciata (come se ci sia davvero il pericolo che si alzi; Jason non se le sente nemmeno, le gambe) e inizia a porgli delle domande.
«Ricordi come ti chiami? Sai dove ti trovi? Chi è tuo padre?»
Si sente la testa pesante e quando cerca di risponde la voce fatica ad uscire, gli sembra di aver mangiato sabbia.
«Leo e Piper? Gea è stata sconfitta? Gli altri?»
Il semidio lo tranquillizza e Jason annuisce appena perché muoversi è doloroso. Non è convinto, ma è tanto stanco, così stanco che potrebbe dormire per un anno intero e aver ancora voglia di riposare.
Si riaddormenta e sogna di un'esplosione che si mangia il cielo — che si mangia il suo migliore amico.
 
Quando si sveglia, mentre sta ancora brancolando nel buio, la prima cosa che sente è il dolore. La seconda è che qualcuno gli sta tenendo la mano.
Pensa immediatamente a Piper, ma quando finalmente apre gli occhi e mette a fuoco la figura accanto al letto si rende conto che non è lei.
«Hei fratello, ben tornato tra noi».
«Talia?»
«E chi altri, se no?» risponde, stringendo un po' più forte la mano e sorridendogli. Jason nota che ha i vestiti stropicciati e gli occhi arrossati, come se avesse pianto. Pensa subito alle sue compagne; non ha idea di quale sia il bilancio dei caduti, ma non è così ingenuo da credere che i due schieramenti non abbiano riportato perdite. Non quando Leo è morto, ma cerca di allontanare il pensiero e torna a concentrarsi sulla sorella. Ed è strano, pensare a Talia in questi termini. Durante l’impresa non ha avuto davvero tempo per rifletterci, ma adesso, bloccato com’è in un letto in infermeria, se ne rende conto e questa realizzazione è accompagnata ad un’altra: Talia ha davvero pianto e lo ha fatto al suo capezzale. Jason non ricorda nulla di lei, ma la semidea, al contrario, ricorda tutto. Lo ha già perso una volta e durante la battaglia finale contro Gea ha rischiato di perderlo ancora e questa volta non ci sarebbero stati trucchi di Giunone a riunirli, questa volta sarebbe stato definitivo.
La consapevolezza che Talia, sua sorella, ha pianto per lui lo colpisce all'improvviso e gli riscalda il cuore, gli ricorda che ha una famiglia.
«Quanto ho dormito?» chiede.
«Un giorno».
«E sei stata qui tutto il tempo?»
La cacciatrice scuote il capo, porgendogli un bicchiere d'acqua e aiutandolo a bere.
«Ho dato il cambio a Piper credo due ore fa» spiega e intuendo la sua prossima domanda continua «Sta bene. La caduta ha causato più danni a te che a lei dal momento che le hai fatto da scudo. Le aquile vi hanno salvato e quando i guaritori vi hanno portati in infermeria eravate entrambi in stato di incoscienza, ma a Piper è bastata qualche ora di riposo e una razione di ambrosia per riprendersi. Mentre tu ci hai fatti un po’ preoccupare. Come ti senti?»
«Sono stato peggio» risponde e prova ad alzarsi. Per quanto il letto sia comodo e la voglia di tirare le coperte fin sopra la testa tanta, Jason sente di avere delle responsabilità nei confronti dei campi. Dovrebbe essere fuori ad aiutare.
«Non ne dubito» commenta con un sorriso «Tuttavia gli ordini del dottore sono chiari: hai bisogno di riposare».
 
Questa volta c'è Piper accanto a lui.
Ha l'aria stanca e i capelli raccolti in una treccia disordinata, sembra essere stata travolta da un uragano.
«Come stai?» le chiede, accarezzandole con il pollice il dorso della mano.
«Distrutta» risponde «Ci sono così tante cose da fare al Campo».
«Ce ne occuperemo insieme» la rassicura e poi aggiunge «Non vado da nessuna parte».
Piper sorride e si china per un bacio a fior di labbra, ma esita qualche secondo in più. A quel punto, di solito, Leo irrompe nella stanza o dovunque si trovino annunciando di aver fatto una scoperta sensazionale o qualcosa del genere.  Non lo fa apposta, è semplicemente Leo e a loro va bene così. O forse dovrebbe dire faceva, era, andava?
Per qualche istante rimangono così, labbra contro labbra, aspettandosi un «Interrompo qualcosa, piccioncini?» che però non arriva.
Coniugare i verbi al passato, scopre, fa più male delle costole incrinate.
 
Leo non è morto.
Lo hanno deciso la sera in cui Jason ha trovato la botola, pochi giorni dopo la vittoria contro Gea. Da allora non ne hanno più parlato e la prima settimana è passata come un sogno, ma in ogni loro azione c'è il pensiero che in qualche modo Leo è sopravvissuto.
Ci sono giorni in cui è difficile, in cui la sua assenza è una pugnalata al cuore quando meno se lo aspettano, in cui il suo ricordo — il ricordo del suo sacrificio — torna a tradimento. Lo trovano nel piatto della cena, la sera, dopo che le attività sono terminate e tutti stanno ridendo. Lo avvertono nelle esplosioni che occasionalmente si odono provenire dalla Cabina 9. È nel posto vuoto al loro fianco.
Allora stringono i pugni e strizzano gli occhi, perché Leo non vorrebbe che piangessero. In quei momenti Jason cerca lo sguardo di Piper e lo trova sempre un po' lucido e un po' malinconico, un po' speranzoso.
 
«Ho parlato con Chirone. Non c'è nessun problema e tuo padre ti sta aspettando» annuncia con un sorriso, ma invece di esultare per la bella notizia Piper esita.
Jason legge l’indecisione nello sguardo, quindi continua: «So che ti manca e che non lo vedi beh, da quando lo abbiamo salvato da Gea. Le tue sorelle riusciranno a cavarsela senza di te per un paio di giorni. Quanto a me, mi mancherai, quindi sbrigati a partire e torna presto».
Sa di averla convinta prima ancora che un sorriso raggiante le illumini il volto, lo capisce dal luccichio nello sguardo e si chiede quand’è che è arrivato a conoscerla così bene. E quando poi lo bacia, stringendo le braccia attorno al suo collo, comprende anche che le mancherà più del previsto.
«Starò via non più di cinque giorni» gli dice l’indomani, con una borsa in mano «Se succede qualcosa non esitare a chiamarmi».
«Vai e divertiti» le risponde abbracciandola ed è quasi tentato di tenerla stretta a sé.
 
Il primo mese scivola rapido alle sue spalle: ci sono così tante cose da fare, da ricostruire, da organizzare che Jason ha a mala pena il tempo di respirare. La guerra è finita, ma il lavoro da svolgere sembra aumentare di giorno in giorno. La pace tra i due campi è appena stata siglata ed è così fragile: è ora che bisogna prestare più attenzione. Octavian può anche essere morto, ma aveva un largo seguito e adesso che è diventato un eroe le sue parole e i suoi ideali hanno ancora più peso. Jason sa che è in questo momento — il momento in cui costruiscono il loro futuro — che si commettono errori e non possono permetterselo.
Il primo mese passa così, tra scartoffie e missioni diplomatiche. E lo stesso il secondo. Lui e Piper si vedono quando possono, spesso per un saluto veloce, un bacio, una caccia alla bandiera, ma il tempo sembra sfuggire loro dalle mani ed è frustrante. Sapeva che la pace non sarebbe stata più facile della guerra, ma sperava (gli Dei sanno quanto lo sperava) di riuscire a stare con Piper ed essere una coppia normale e fare ciò che le coppie normali fanno di solito. Per Giove, ha sedici anni; a quest'ora dovrebbe avere la patente e poter stare con la sua ragazza.
Tra una riunione e una lezione di scherma, dicembre arriva in un baleno e quasi non se ne accorge. All'improvviso le persone attorno a lui parlano di regali e pranzi con i parenti: il 25, realizza con una certa ansia, è dietro l'angolo.
 
Quello è il primo Natale post-molte cose (post-impresa, post-Gea, post-Leo soprattutto) e gli arriva alla gola. Ha ancora lavoro da svolgere (le cose da fare non finiscono mai) e soprattutto non ha idea di come le persone normali trascorrano le feste. Ha conosciuto sempre e solo il Campo Giove e Nuova Roma ma adesso è al Campo Mezzosangue e ci sono sempre meno semidei, quelli che restano chiedono che sia fatto nevicare, appendono addobbi alle loro Cabine e non sembrano per nulla intenzionati a svolgere le normali attività.
Quando riceve l'invito di Sally Jackson non sa nemmeno se deve portare qualcosa. Percy ride; porta te stesso, gli dice, basterà. Jason non ne è sicuro e raggiunge l’Upper East Side un po’ guardingo e un po’ agitato.
Ogni preoccupazione si scioglie sulla soglia di casa Jackson-Blofis, quando Sally lo accoglie con un abbraccio caldo. È così, pensa, che deve essere avere una madre. Dalla cucina provengono il profumo dell’arrosto e le voci delle ragazze, Paul è in salotto che apre una bottiglia di vino e chiacchiera con Frank; manca solo Nico, che Percy è andato a recuperare personalmente al Campo. Quando arrivano anche loro, si mettono a tavola, gomito contro gomito, e Jason non crede di esagerare quando afferma che quello è il miglior pranzo di sempre.
È Piper a proporre un brindisi a Leo — Leo senza il quale tutto quello non sarebbe possibile, Leo che in qualche modo è sopravvissuto; non sa come, ma deve essere così.
Quattro ore dopo sono tutti acciambellati sul divano o sulle poltrone davanti al caminetto, sazi e sorridenti. Jason tiene Piper tra le sua braccia mentre aggiorna Percy sul lavoro che sta svolgendo e quando qualcuno suona al campanello nessuno ha la forza e la voglia di alzarsi per andare ad aprire. Ci pensa Sally, annunciando la visita di Talia. La semidea è passata per un saluto veloce, ma Annabeth la convince a restare. Si rievocano ricordi, volano Testa d’Alghe e Faccia di Pigna, ci sono altre risate. Nico e Frank giocano a Mitomagia mentre Hazel chiacchiera con Piper, un messaggio Iride proietta l’immagine di Reyna che festeggia il natale a Nuova Roma con sua sorella.
È così, riflette, che deve essere avere una famiglia.
E un po’ lo invidia, Percy, che ha una madre da cui tornare e una casa con una stanza tutta per sé, un’infanzia, persino un passato con Talia e ha Paul, che non è suo padre, ma che lo ama come fosse figlio suo.
Tuttavia, mentre scopre come sua sorella è diventata una Cacciatrice e Piper lo pulisce dallo zucchero a velo con cui si è sporcato mangiando i biscotti di Sally, non c’è spazio per niente che non sia la felicità. Tutto quello è così bello e prezioso e luminoso per poter essere rovinato con l’invidia.
 
Ha spostato il letto alle spalle della statua di suo padre, una nuova collocazione che diventerà permanente perché, blocco di marmo o meno, quella statua è inquietante e se non l'ha ancora tolta è solo perché sta cercando un modo per farlo senza offendere Giove.
«Mi piace la nuova disposizione» commenta Piper, entrando nella Cabina con una borsa a tracolla.
«Anche a me. Hai quello che ci serve?»
«Ovviamente» risponde sedendosi sul letto accanto a lui. Dalla borsa estrae prima un computer portatile nero e poi un DVD. In realtà non hanno davvero il tempo per guardare un film, manca poco più di mezz'ora alla cena, tuttavia quello è l'unico momento che sono riusciti a ritagliare in mesi di saluti e baci frettolosi. L’ultima volta che sono stati insieme risale a Natale ed è già passato un mese. Intendono fare qualcosa che tutte le coppie fanno, comportarsi da adolescenti quali sono e non da eroi anche solo per mezz'ora. Sarà il loro primo appuntamento e non sarà perfetto, ma è quello che hanno e Jason non intende lamentarsi, non quando ha Piper così vicina.
«Come hai fatto a procurarteli?»
«Figli di Ermes» risponde mentre il computer si accende «Prima di andare a New York con Percy, Annabeth mi aveva detto che hanno tutto. E se non ce l'hanno te lo possono procurare».
«Buono a sapersi. Quindi questo è il quarto film?»
«No, è il primo anche se c'è scritto quarto».
«Allora qual è il primo?»
«Il quarto» risponde e osserva prima lo schermo del computer su cui sono già apparsi i titoli di apertura del film e poi lo sguardo perplesso del ragazzo.
Jason non è davvero interessato a Star Wars (era Leo ad insistere perché lo guardasse) e in quel preciso momento, solo con la propria ragazza e desideroso come non mai di baciarla e al diavolo tutto, si sente adolescente come non lo è mai stato.
«Sai che ti dico? Lasciamo perdere il film».
Piper dà voce ad un pensiero che molto probabilmente Jason non sarebbe riuscito ad esprimere perché stanno già violando diverse regole trovandosi da soli nella sua Cabina in orario di attività, ma è esattamente quello che desiderava sentire. Per cui non esita un secondo di più e con una mano avvicina il volto della ragazza e con l'altra chiude il computer, posandolo a terra e liberandole le gambe. Subito Piper si stringe a lui e lo bacia con entusiasmo mentre scivolano distesi sul materasso.
Quando si rendono conto della posizione in cui si trovano, Piper infatti è finita a cavalcioni su di lui e Jason ha le mani appoggiate sui suoi fianchi, arrossiscono entrambi, ma nessuno accenna a muoversi. Si guardano timidamente negli occhi e quelli di Piper continuano a cambiare colore, virando dal dorato all'azzurro come un caleidoscopio impazzito.
Le accarezza la guancia, le dita che trovano la sua bocca e ne disegnano il profilo. Sotto la lieve pressione del suo pollice, Piper dischiude le labbra e Jason si sporge per baciarla nuovamente.
È in quell'istante che lo sguardo cade sulla scollatura della maglia, che in circostanze normali non attirerebbe l'attenzione, ma quella decisamente non è una circostanza normale. Riesce infatti a vedere il bordo del reggiseno e l'incavo dei seni e sente il sangue affluirgli al volto. È come guardare uno scorcio di paradiso, ma si impone di distogliere lo sguardo e torna a concentrarsi sul volto della ragazza, scoprendolo in fiamme. Sta per scusarsi quando Piper fa una cosa inaspettata e si libera della maglia.
Quello che segue sono mani che toccano, cercano, accarezzano e bocche affamate che gemono e si incontrano. Jason avverte il proprio cuore battere all'impazzata ed è certo che se Piper resta un secondo di più in quella posizione non sarà in grado di controllarsi: le cinge i fianchi e la fa rotolare sotto di lui, quindi riprende a baciarla. Bocca, guancia, mento, collo, clavicola, seno, ventre.
Lei lo stringe a sé e Jason avverte le sue mani sulle spalle, tra i capelli, sulla schiena, sotto la maglia, ovunque ed è una sensazione bellissima. Vorrebbe non finisse mai e mentre la sente gemere sotto di sé, il seno premuto contro il proprio petto, realizza con una scarica di eccitazione che non gli basta, che vuole di più. Più di quei momenti, più di quei baci caldi e umidi, di quelle carezze sempre più intime, ora tremanti ora sicure. Vuole tutto, vuole Piper e quando i bacini sfregano è a lui a gemere, la voce arrochita dal piacere.
 
«Jason Grace» lo chiamano i fratelli Stoll mentre sta raggiungendo il padiglione per il pranzo e il tono promette guai.
«Travis» li saluta non appena lo affiancano, passandogli le braccia attorno al collo «Connor».
Non ha idea di cosa vogliono (perché devono sicuramente volere qualcosa) e il suo istinto gli suggerisce di non chiedere, perché non vuole davvero sapere.
«Jason Grace» ripete Travis «Il prode Jason Grace. Hai preso precauzioni?»
«Di cosa...?»
«Non fingere di non sapere» interviene Connor «Abbiamo notato, ieri, l'assenza tua e di Piper. Che strana coincidenza, non trovi? Soprattutto quando è uscita dalla tua Cabina prima di cena. Era piuttosto trafelata e aveva la maglia al rovescio».
«Voi...»
«Tranquillo, non lo diciamo a nessuno» lo rassicura Travis «Però volevamo essere sicuri. Sai, siete in una età in cui gli ormoni sono difficili da controllare ed è fondamentale prendere precauzioni. Di norma non ci interessiamo alle questioni amorose altrui, ma vedi, voi siete stati così occupati a salvare il mondo — e ve ne siamo eternamente grati — però dubito che abbiate trovato del tempo per una lezione o due di educazione sessuale».
«Io e Piper non abbiamo fatto nulla ieri» si affretta a dire non appena trova uno spiraglio per potersi inserire. I fratelli lo osservano come se stesse mentendo, ma è la verità. Si sono baciati, certo, Piper si è anche tolta la maglia e Jason è sicuro di aver vissuto la mezz'ora più bella della sua vita, ma non sono andati oltre — non ancora.
«Oh, che peccato» commenta Travis e sembra deluso.
«Mi devi dieci dracme» commenta allora Connor «Ti avevo detto che non avrebbero concluso».
«Ma contano di concludere, non è vero?»
All'insinuazione del maggiore dei fratelli Stoll, Jason arrossisce e ciò che ha appena udito passa in secondo piano. Il suo silenzio viene interpretato come un assenso e fa sogghignare i due semidei.
«Non sappiamo al Campo Giove cosa vi insegnano oltre a crescere così possenti ed integerrimi» continua imperterrito «O cosa tu abbia già fatto. A questo proposito tu e Reyna...»
«Non c'è mai stato nulla» spiega e pare che questa volta sia Connor a dover pagare al fratello ben sette dracme.
«Va bene, ti crediamo. Dunque, dicevamo. Cosa ti hanno raccontato, la storia delle api e dei fiori o quella della cicogna? Non importa, saprai ormai che non è così che vanno le cose».
Jason è certo di essere arrossito nuovamente e non riesce a credere che Travis Stoll gli stia facendo questo discorso, in ogni caso annuisce e spera che tutto ciò finisca il prima possibile.
«Ottimo. Allora sappi che non c'è niente che ci rende più felice di una coppia che arriva a conoscersi in senso biblico, tranne forse rivestire di cioccolato la Cabina di Katie e vincere le scommesse e certo, sconfiggere i cattivi. Però prendete le dovute precauzioni, mi raccomando. Il sesso sicuro è il primo passo verso una convivenza pacifica».
«Non credo che...».
«Fidati, avrai bisogno di preservativi e te ne serviranno in abbondanza. È una figlia di Afrodite, non so se mi spiego» lo interrompe Connor, ammiccando «Quindi fai un salto in infermeria. Terzo cassetto dal basso».
 
Non riesce a credere di star davvero ascoltando il consiglio dei fratelli Stoll. Sono Travis e Connor: nessuno sano di mente si fiderebbe di loro. Forse le scartoffie relative alla costruzione delle nuove camerate per ospitare i greci lo hanno fatto impazzire.
Mentre si china e apre il terzo cassetto dal basso si sente un ladro e spera vivamente che nessuno lo abbia visto entrare. La situazione è già abbastanza imbarazzante di suo, non occorre che lo sorprendano con le mani in un cassetto pieno di preservati. Dei, essere un adolescente a volte è davvero imbarazzante.
Quando Travis gli aveva detto che ce n'erano di tutti i tipi non scherzava; Jason ne prende uno alla fragola e uno alla ciliegia e si chiede quale sia il senso dei gusti, salvo realizzarlo e arrossire fino alla radice dei capelli.
Si affretta quindi ad intascarne una manciata presa a caso e a richiudere il cassetto per andarsene di lì il prima possibile.
Uscendo inciampa in Nico che nell'ultimo periodo staziona in infermeria sempre più spesso senza un motivo preciso. Si scusa frettolosamente, desideroso come non mai di tornare ai propri incarichi, ma l'altro gli chiede se si sente bene.
«Benissimo» risponde un po' troppo frettolosamente.
«Sei strano. Il turno di Will inizia tra cinque minuti, comunque, puoi chiedere a lui se ti senti male» gli dice Nico con sospetto, salvo arrossire «Non che io sia qui per Solace, ovvio. Inoltre non sono davvero sicuro che abbia il turno oggi».
«Tranquillo» replica, lieto che il figlio di Ade si sia distratto «Sto alla grande. Salutami Will».
 
Ha appena finito di discutere con Frank i dettagli dei programmi di scambio tra i due campi che un nuovo messaggio Iride lo mette in contatto con una ninfa; la fanciulla gli notifica che gli è stato negato il permesso di conferire con Zeus.
L'entusiasmo per le decisioni prese qualche minuto prima lascia posto all'amarezza. Sono quasi tre mesi che chiede udienza per poter sottoporre agli dei la questione delle divinità minori tutt'ora dimenticate.
Non gli resta quindi che ricorrere a Giunone e sperare che la storia dell’essere il suo campione valga ancora qualcosa. Mentre riflette sul da farsi si sente incredibilmente stanco, come se non avesse mai fatto altro per tutta la vita. Non era così che voleva trascorrere i mesi successivi all'impresa e si chiede se finirà mai, se arriverà il giorno in cui potrà essere solo Jason Grace e non il figlio di Giove, il pontifex maximus, uno dei Sette che ha sconfitto Gea. Solo Jason Grace, il ragazzo a cui piace leggere fino a tardi, giocare a basket e mangiare brownies.
Ma non occorre che gli venga data una risposta, in fondo resta un bravo soldato romano, già la conosce. Non finirà mai. I mostri torneranno, ci saranno altri nemici, l'Olimpo dovrà nuovamente essere protetto. E allora bisogna prepararsi, rafforzare i confini, addestrare eroi, rendere saldi e duraturi i rapporti con il Campo Giove e Nuova Roma, continuare a svolgere il suo lavoro, che è lungo e faticoso, non sempre gratificante.
Ma quando solleva lo sguardo e vede Nico integrarsi, quando torna da una riunione con i romani e trova Piper ad aspettarlo, il sorriso caldo e le labbra morbide, tutta la fatica e la stanchezza sembrano svanire. Resta solo il sollievo di sapere le persone che ama al sicuro, felici.
È consapevole che molto probabilmente il suo lavoro non basterà, ma fa del suo meglio e non è forse questo che conta? Impegnarsi per realizzare più bene che male.
«Lo sai, vero, che non serve che tu faccia tutto da solo?» gli dice Piper in un momento di pausa «Stavo pensando che potrei andare io a Nuova Roma come portavoce e Nico potrebbe venire con me».
 
Forse è solo un sogno, forse è solo la cena della sera prima e non deve prestarci attenzione o forse c'è sotto qualcosa, forse ha un significato. Jason non ne è sicuro, quindi aspetta e il sogno torna una, due, cinque notti. Cambia qualcosa, il paesaggio il più delle volte, in altri caso si tratta della luce. Per tre volte è la pianura che fronteggia un mausoleo di pietra, guglie alte contro il cielo azzurro e palme tutto attorno. Un’alta volta è la porta di Brandeburgo, un’altra ancora è la cupola azzurra di un santuario.
Non sa cosa tutto ciò voglia dire, ma qualcosa gli suggerisce che riguarda Leo e più il tempo passa, più ne è certo. Deve essere così.
È una sera d’aprile quando decide di condividere i propri pensieri con Piper e per farlo la porta nel posto in cui per l'ultima volta hanno parlato del loro migliore amico. La semidea lo intuisce perché non appena sono sul tetto della Cabina 1 gli chiede se il loro incontro abbia a che fare con Leo. Jason annuisce e prega di non sbagliarsi, che i sogni accumulati nell’ultimo mese abbiano davvero il significato che crede.
Piper gli prende la mano e lo guarda con fiducia; puoi farcela, sembra dirgli.
«Sto facendo dei sogni».
«Paesaggi? A volte monumenti?» domanda la semidea e poi aggiunge «Li sto facendo anch'io».
Lo sguardo di entrambi si illumina di speranza e un sorriso attraversa i loro volti.
«E pensi che vogliano dire quello che credo?»
Piper annuisce con vigore: Leo è vivo ed è da qualche parte lì nel mondo!
«Dovremmo dirlo a qualcuno» commenta «Agli altri, innanzi tutto. E a Chirone».
«Potremmo chiedere anche a Clovis, in fondo suo padre è Ipnos».
Annuiscono entrambi, sebbene nessuno dei due sembri intenzionato ad avvertire gli amici. Non subito.
«Ho... Ecco, io ho sognato anche una ragazza» continua «Che non ho mai visto» aggiunge frettolosamente, rendendosi conto che ad alta voce suona peggio di quanto facesse nella sua testa. Ma Piper non appare turbata e anzi chiede: «Pensi che si tratti di Calipso?»
«Assomiglia alla descrizione e stava mangiando un taco al tofu».
«Sembra proprio lei. Forse Leo è riuscito a raggiungerla. Si troverebbe ad Ogigia, quindi?»
E lo sa a cosa sta pensando: se si trova ad Ogigia vuol dire che non può più tornare indietro. Vuol dire che è vivo, ma che non è davvero lì da qualche parte. Però ci sono i sogni, tutti quei paesaggi…
«Non ci sono mai stato. Ma non credo che ad Ogigia ci siano i grattacieli».
 
A distanza di nove mesi dalla sconfitta di Gea, Jason si ritrova ancora con un titolo che non ha mai chiesto e una lista sempre più lunga di divinità dimenticate; Giunone non gli ha promesso nulla, ma ha detto che parlerà con Giove. Grazie all'interesse di Will Solace gli scambi tra i campi avranno inizio a breve e quell'estate Percy e Annabeth torneranno al Campo. Piper ha scoperto la sua chiacchierata con i fratelli Stoll e ha trovato i preservati; non sembra arrabbiata, anzi, è piuttosto decisa ad usarli e questo spinge lo a cercare un posto tranquillo tutto per loro. I sogni continuano a colorare le sue notti e Clovis conferma che dietro c'è qualcuno. A distanza di nove mesi dalla sconfitta di Gea, Jason è fiducioso: tutto si sistema alla fine e, se non si sistema, vuol dire che non è la fine. 
   
 
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