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Autore: Ausel    28/11/2014    2 recensioni
«Allora?»
Annabeth scrollò le spalle. «Non male.»
«Adoro questi biscotti, sono fantastici.» Addentò un altro pezzo. «Non è divertente? Infrangere le regole, dico.»
«Non mi capacito di come tu possa essere diventato Prefetto.»
«Magari un giorno te lo racconterò.»
Annabeth non replicò. Stava bene lì, seduta su quel pavimento, la schiena contro un mobile -forse un frigo-, a sorseggiare latte. Non l'avrebbe confessato nemmeno sotto tortura.

[Questa fanfiction partecipa all' "AU CONTEST - Wherever we are" , indetto da EmmaStar sul forum di EFP]
Genere: Comico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Chirone, Frank Zhang, Nico di Angelo, Percy Jackson
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Percy Jackson era un ragazxo insolito sotto vari punti di vista: innanzitutto nutriva una sospetta ossessione per l'acqua, principale -se non unico- motivo che l'aveva indotto a comportarsi in modo stranamente diligente per buona parte del quarto anno scolastico. Questa saggia decisione gli era valsa una spilletta d'oro a forma di "P", che non non c'entrava nulla con il suo nome (a differenza di quanto sostenesse fermamente Grover), ma si riconduceva al titolo di Prefetto assegnatoli dal preside Chirone. Dove stava l'acqua in tutto ciò? Nei bagni, o meglio, nel bagno. Quello dei Prefetti, appunto. Leggende su una certa vasca idromassaggio gli erano giunte qualche tempo prima da ragazzi più grandi di lui e, ovviamente, non si era fatto sfuggire l'occasione.
Ecco perché, in un caldo pomeriggio di settembre, andava a spasso per il treno invece di starsene seduto a mangiare come di suo solito. Una volta terminato l'ennesimo giro di controllo si accomodò, senza troppi complimenti, nel vano riservato ai suoi simili. Quel ruolo iniziava a piacerli davvero. Percy era consapevole che i Prefetti fossero due per Casa, ma non si curò troppo di scoprire l'identità degli altri. Tuttavia non diede il minimo segno di stupore quando Annabeth Chase varcò la soglia dello scompartimento, anzi. I corsi che frequentavano assieme erano relativamente pochi -gli risultava che prediligesse materie come Aritmanzia, Rune antiche e Babbanologia; tutti argomenti di cui s'intendeva quanto un pesce-, seppure abbastanza per capire il genere di persona che avesse davanti. Annabeth eccelleva in qualunque cosa, studiava regolarmente e assiduamebte, manteneva la media piu alta di ogni singolo studente di Hogwarts, era la perla di tutti i professori e godeva di una fama 10 volte superiore a quella di Percy. Insomma, tutto il suo contrario. 
La ragazza prese posto nella poltrona di fronte ed estrasse un libro dalla propria borsa, di cui il giovane non riuscì a decifrare il titolo. Questo ci porta alla seconda caratteristica insolita: Percy era dislessico. Non si trattava di un grande problema, perlomeno non quando aveva la possibilità di farsi leggere o copiare i compiti da qualche primino... Evento che accadeva spesso.
Assorto in chissà quali pensieri, tirò fuori una fetta di pizza e iniziò a osservare il passaggio scorrere dal finestrino. Sarebbe stato un viaggio lungo.


***

Annabeth sorrise raggiante alla vista di quei piccoli undicenni spaventanti, le ricordavano se stessa la prima volta che aveva varcato l'enorme porta della Sala Grande. Il tavolo di Corvonero le offriva un'ottima visuale dello Smistamento e, ogni volta che si aggiungeva un posto, non poteva che sentirsi orgogliosa. Essere Prefetto le infondeva una sensazione di responsabilità materna verso i nuovi arrivati, li avrebbe protetti a qualunque costo.
Appena il banchetto finì si alzò e fece disporre gli studenti in un'ordinata fila a coppie, pronta ad accompagnarli ai dormitori. Lo stesso non si poteva dire per la Casa di Grifondoro che, dietro loro, arrancava a fatica tra la massa brulicante. A capo c'era quel Perseus, o Percy -come si ostinava a farsi chiamare- , che aveva ottenuto la carica in un modo noto solo a lui. Personalmente, se fosse stata nei panni del preside, ci avrebbe pensato due volte prima di affidare delle innocenti vite ad un tale irresponsabile. Da fiera Corvonero qual era non avrebbe mai giudicato senza una solida base. E una base ce l'aveva. Non gli era passato inosservato sul vagone, un po' perché sedeva nella poltrona opposta e un po' per i suoi modi goffi. Aveva trascorso il viaggio sbriciolando merendine senza ritegno, dormendo, fissandola credendo di non essere visto e -cosa più importante- non si era mai alzato per i giri di controllo. Ricordava inoltre assai bene le volte in cui l'aveva sorpreso a copiare spudoratamente i compiti o a farseli fare, senza contare il fatto che la maggior parte del tempo in classe lo impiegava dormendo (per la cronaca, sbavava). Ecco perché non si stupì più di tanto quando un baby-Grifondoro rischio di cadere nel vuoto. Evidentemente, un certo Prefetto non li aveva avvertiti che alle scale piaceva cambiare. Sospirò. Per fortuna, non avrebbe mai avuto a che farci.


***

Percy era felice, finalmente. L'acqua della vasca gli arrivava fino al collo e convenne che dover aspettare il qunto anno per diventare Prefetto era una follia..Niente poteva rilassarlo più di un bagno caldo, nemmeno una nuotata nel Lago Nero che, per quanto fosse allettante, aveva declinato poichè 
1. Pullumava di mostri
2. Era freddo
3. L'orologio segnava le 23 passate. 
Una persona saggia e razionale non avrebbe mai rischiato una punizione per un motivo all'apparenza futile, ma Percy e l'acqua formavano una cosa sola e -diciamocelo- non brillava per astuzia. 
Chiuse gli occhi, pronto a restare immobile per almeno un'ora. Quando li riaprì, erano trascorsi 10 secondi. Una figura femminile si ergeva a qualche metro di distanza, paralizzata. Percy sbattè le palpebre.
«Annabeth?»
La ragazza non rispose.
«Ehm... Questo è il bagno dei maschi.»
Fu allora che la bionda si riscosse. «Lo so.»
«Ma tu non sei un maschio.»
«Però, che fulmine.*»
Percy fissò il soffitto in un gesto di esasperazione.«Posso sapere il perché della tua presenza o devo ipotizzare strane idee?»
Annabeth esibì una smorfia di disgusto.«Volevo farmi un bagno.»
«A quest'ora.»
«Non sono io quella circondata da bollicine, se non te ne sei accorto.»
«Okay, colpevole.» Percy alzò le braccia, come se davanti a lui ci fosse un ladro e non una giovane con le idee confuse. Forse lo studio le aveva dato alla testa. «Ma ciò non spiega perché non sei nell'altro.»
Annabeth serro i pugni. Percy non dubitava della sua capacità di strangolarlo.
«È rosa. Io odio il rosa. Lo trovo un colore nauseante.»
Il ragazzo annuì, convinto. «Meglio il blu.» Improvvisamente, un'espressione furba si fece largo sul suo viso. «Pensa se si venisse a sapere: Annabethh Chase, Prefetto Corvonero e alunna modello, beccata nel cuore della notte in una situazione -come dire- compromettente. Sarebbe terribile, non credi?»
«Sai che potrei ucciderti, feriti gravemente o obliviarti senza troppi problemi? Me la cavo molto bene con gli incantesimi.»
Percy sorrise. «Sì. Ma ho un'offerta più conveniente.»
«Ne dubito.»
Un sospiro triste invase la stanza. «Peccato, avevi una bella reputazione.»
Annabeth si morse il labbro. «Che vuoi?»


***

«Ci rinuncio.»
«Abbiamo appena iniziato.»
«Non ce la faccio, Perse-»
«Percy.»
Annabeth alzò gli occhi al cielo. «Parlare con te è come aspettare la pioggia durante la siccità. Inutile e deludente.*»
Percy abbozzò uno dei suoi soliti sorrisi che avrebbero fatto sciogliere chiunque. Annabeth avrebbe tanto voluto avvicinarsi, perdersi in quegli occhi verdi... E prenderlo a schiaffi. Si trattenne. «Apri il libro. E togliti quel sorriso di dosso. Lo odio.»
«Come il rosa?»
La ragazza lo incenerì con lo sguardo e Percy sghignazzò sotto i baffi. 
Studiarono per circa due ore, finché un rumore interruppe il silenzio creatosi.
«Era il mio stomaco, scusa.»
«Sono disgustata.»
«Io affamato. Andiamo a racimolare qualcosa nelle cucine?»
«Neanche per sogno.»
«Eddai.» Percy sorrise di nuovo. «Ti prego.»
«È sbagliato.»
«Non è vero, gli elfi sarebbero più che felici di vederci.»
Annabeth corrugò la fronte. «Elfi?»
«Sì, elfi domestici. Sono loro che cucinano, non lo sapevi?»
«Non sono mai stata nelle cucine.»
«Fantastico!» Percy battè le mani una contro l'altra. «Seguimi.»


***

«Allora?»
Annabeth scrollò le spalle. «Non male.»
«Adoro questi biscotti, sono fantastici.» Addentò un altro pezzo. «Non è divertente? Infrangere le regole, dico.»
«Non mi capacito di come tu possa essere diventato Prefetto.»
«Magari un giorno te lo racconterò.»
Annabeth non replicò. Stava bene lì, seduta su quel pavimento, la schiena contro un mobile -forse un frigo-, a sorseggiare latte. Non l'avrebbe confessato nemmeno sotto tortura. 
«Parlami di te.»
«Non saprei cosa dirti.»
Percy si leccò un dito. «Qualcosa che ti faccia sembrare più umana e sopportabile, meno secchiona.»
«Fingerò di non averti sentito.» Riflettè un attimo. «Niente, non possiedo quei requisiti.»
«Va bene.»
La ragazza sembrò colta alla sprovvista. «Davvero?»
«Sì.» Percy inclinò la testa. «Perché non dovrebbe?»
«Oh, così. Sei un tipo un po' asfissiante, ficcanaso. Non pensavo che potessi lasciar perdere tanto facilmente.»
«Questi si chiamano "Pregiudizi".»
«Allora dimostrami che mi sbaglio.»
«L'ho appena fatto.»
Annabeth si alzò.. «Torniamo di sopra.»


***

Forse era morto. Sì, non c'erano altre opzioni. Se solo l'avesse saputo con un po' di anticipo avrebbe stilato un testamento, ma ormai non aveva più tempo. Al mio caro amico Grover -riflettè- lascio la mia scorta segreta di cibo messicano (puoi trovarla sotto il letto). A Nico, fratello minore che la vita non mi ha dato, dono la maglia a forma di teschio regalatami da qualcuno anni fa e che non ho mai usato (wow, delle rime!). A Frank - uno strattone lo riportò alla realtà.
«Da chi hai copiato?»
«Da nessuno.»
Frank Zhang incrociò le braccia. «Non ci credo.»
Percy non potè che dargli ragione. «Nemmeno io, ma è così.»
«Allora come puoi aver preso una "A"?»
«Ehy, ehy, ehy; vacci piano con la fiducia. Ho studiato.»
Frank scoppiò in una rumorosa risata, la mano sulla pancia per evitare che questa cadesse. «Davvero divertente, davvero. La verità.»
«Ho ricevuto ripetizioni.»
«Da chi?»
Il ragazzo ci pensò su, non aveva voglia di ammetterlo. Farlo avrebbe significato altre domande, domande a cui non avrebbe saputo come rispondere. «Una persona, non la conosci.» Percy sorrise. «Su, andiamo a sgraffignare qualcosa per festeggiare.»


***

Stava prendendo una brutta strada, non avrebbe dovuto cedere. Iniziavano sempre cosi quelle tragedie di cui leggeva su "La Gazzetta del Profeta": un ricatto, la trasgressione di varie regole, la vittima obbligata ad agire contro il proprio volere... E poi? Finivano sempre male. Forse Percy era meno scemo di quanto sembrasse, probabilmente si trattava di un sadico manipolatore volto a umiliarla e deriderla pubblicamente. 
Nonostante ciò, mentre volava a 10 metri di altezza, non poté fare a meno di preoccuparsi per la sua incolumità. Avrebbe tanto voluto che fosse colpito da un Bolide, eppure non si sentiva di augurarglielo. Che poi, lei il Quidditch lo odiava. Come il rosa, come il sorriso di Percy, come i ragni e come altre 394* cose che avrebbe potuto elencare se non fosse stata impegnata a controllare che qualcuno non si rompesse l'osso sacro. In fondo, faceva parte del suo dovere di Prefetto. 
«Quell'idiota,» bofonchiò «un vero irresponsabile.»
Ancora non riusciva a credere di aver seriamente accettato il suo invito alla partita, sempre che si potesse definire "invito" in quanto la partita era pubblica. Infatti lei c'era andata per quello, sì, perché voleva avvicinarsi al Quidfitch. Di certo non per Percy, impossibile.
Non capiva un granché di sport però, quando il ragazxo segnò, intuì lo stesso che doveva trattarsi di una bella notizia. Almeno per i Grifondoro, da fedele Corvonero non avrebbe mai tifato per la squadra avversaria. Impensabile. Allora perché stava sorridendo?
Merda.


***

«E ora, Annabeth, usciamo nella notte e seguiamo la fugace tentatrice: l'avventura.*»
Due braccia rubate allo spettacolo, si disse. «Ricordami perché lo sto facendo.»
Percy sorrise. «Perché la vita è tropo breve per passarla studiando. E perché ti ho convertita al lato oscuro.»
«Al lato oscuro.»
«Sì.»
«Quello fatto d'infrazioni, uscite fuori orario, gite in cucina e altre azioni che se scoperte ci porterebbero all' espulsione immediata?»
«Esattamente.»
«Okay.» Annabeth respirò profondamente. «È eccitante. Infrangere le regole.*»
Il giovane le cinse le spalle con un braccio. «Così mi piaci.»


***

«Hai freddo?»
«No.»
«Sinceramente.»
«Sì.»
Percy estrasse una giacca dallo zaino e gliela porse.
Annabeth sorrise.«Forse non sei stupido come pensavo.»
«Prego, non c'è di che.» Illuminò il sentiero con la lanterna. «Bel posto, no?»
«La Foresta Proibita? Insomma, non è il mio genere.»
«Il tuo ideale di notte trasgressiva sarebbe dormire in biblioteca. E non guardarmi così, non ho intenzione di farti passare la notte qui.»
«Continuo a non capire perché sei voluto venire.»
Il ragazzo la fissò. «Perchè è un luogo diverso dagli altri. È affascinante per questo.»
«Almeno finché non ci sbrana un lupo mannaro.»
Percy sbuffò. «Vuoi tornare indietro? Vai pure, posso stare anche da solo.»
«Con piacere.» Annabeth mosse qualche passo.
«Il castello è dalla parte opposta.»
La bionda invertì la marcia, decisa a far valere la propria dignità. Poi cadde.
«E allora dillo che non sai camminare.» 
Annabeth cercò di tirarsi su, rifiutando la mano di Percy attorno a un braccio. «Non... Fiatare.. Togli.. Quella... Mano. »
«Okay.» Percy ubbidì e la ragazza ruzzolò di nuovo.
«Tu... Stronzo.»
Il ragazzo fischiò. «Cosa odono le mie orecchie? Annabeth Chase che usa un simile linguaggio scurrile? La mia influenza deve averti davvero fatto male. Hai cambiato idea? Vuoi dormire lì per terra?» 
«Aiutami. E non sorridere.»
Percy sorrise. «Scusa, è un'abitudine.»
Finalmente, Annabeth fu di nuovo in piedi. «Sei odioso.»
«È la mia specialità.»
«Ti riesce parecchio bene. Che facciamo?»
«Io avrei un' idea.» E prima che Annabeth potesse ribattere, le labbra di Percy erano già sulle sue.


***

Percy Jackson era un ragazzo insolito sotto vari punti di vista: innanzitutto a scuola manteneva la media dell "O", giustificandosi con la scusa di non voler competere con la sua ragazza la quale, invece, era la prima della classe. Come fosse riuscito a superare i G. U. F. O. non ci è lecito saperlo. Fatta sta che, in un caldo pomeriggio di giugno, i due sedevano comodamente nel vano-treno riservato ai Prefetti. Percy non potè fare a meno di guardarla mentre leggeva. Sorrise, sarebbe stato un viaggio lungo.





 





*

1. Hermione Granger a Ron Wessley in "Harry Potter e il calice di fuoco".

2. Frase modificata dal film "Cinderella Story".

3. Riferimento al libro "Harry Potter e il prigioniero di Azkaban".

4. Silente a Harry Potter in "Harry Potter e il Principe Mezosangue".

5. Frase midifucata dal film "Harry Pitter e l' Ordine della Fenice"

   
 
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