Mi
manchi,
sai? non pensavo che sarei arrivato a dirlo davvero.
Ho sempre
vissuto nella speranza. Nella speranza di trovarti una cura.
Ho vissuto
con la speranza di non doverti dire addio.
Mi fa male
il cuore ogni giorno. Penso che sia in mille pezzi,
e che non esista collante per aggiustarlo.
Sai, quando
ho sentito la fitta sulla runa, quando avevo capito che ormai non
c’era più un
Noi, mi è passata davanti un’immagine. Il nostro
primo incontro. La mia bocca
che non sa mai quando deve stare zitta.
Ecco, se
quel giorno non fosse esistito, io non sarei stato nessuno.
Per la
verità non so proprio che fine avrei fatto. Dopotutto chi
era tra noi quello
calmo? Se tu non fossi stato al mio fianco, mi avrebbero trovato un
giorno o
l’altro, per strada ammazzato di botte. Lo so che stai
sorridendo ora, ma sai
anche che è la verità.
Mi sembra di
sentire ancora la tua mano che mi blocca un braccio, evitandomi una
qualche
rissa.
Sembrerà
stupido, ma da quando non sei più qui, a volte mi sembra di
sentire la tua mano
che si posa con gentilezza sulla mia spalla, con quella leggera stretta
che
usavi quando mi vedevi giù di morale.
Ecco
un’altra cosa che mi manca. La sola tua presenza sapeva
trasformare una mia
giornata nera, in una più splendida. Mi
bastava vederti per rendermi felice.
Mi mancano i
nostri sguardi complici. Quello scambio di sguardi, in cui capivamo
subito cosa
stava passando per la testa all’altro; quelle frasi
completate in coro, senza
averle programmate. Penso che se solo ci avessimo provato, sarebbe
saltato
fuori un macello
Mi mancano
le notti insonni in cui sgattaiolavo di nascosto nella tua stanza,
sperando di
trovarti sveglio per poter chiacchierare un po’ con te.
Finiva sempre che
riuscivi ad estraniarmi dai miei pensieri, con quel tuo tono calmo e
rassicurante. Ho sempre pensato che eri molto meglio della camomilla e
di tutti
quegli infusi che mi avevano propinato.
E’ brutto
dirlo, ma mi mancano anche tutte le notti passate su quella poltrona,
nella tua
camera.
Notti
passate a fissare il tuo petto, controllando sempre che continuasse il
suo
lento ma costante saliscendi; sperando di vedere al più
presto i tuoi occhi
aprirsi, guardarmi e dirmi di andare a riposare. Poi non ti davo mai
ascolto,
almeno finché non leggevo nei tuoi occhi la
verità.
Mi manca
allenarmi con te. Io che scherzavo su ogni cosa, tu che cercavi di fare
il
serio, quello che spiegava l’importanza
dell’allenamento e via dicendo, e dopo
una decina di minuti, non riuscivi più a trattenerti e
scoppiavi a ridere. Mi
manca la tua risata. Anche il solo mezzo sorriso che mi regalavi ogni
giorno, come
incitamento alla vita.
Mi manca
essere ripreso da te, perché insultavo il tuo gatto.
E’ ridicolo, ma ero geloso
di lui e lo sono tutt’ora, quando lo vedo fermo davanti alla
porta della tua
camera o quando l’avevo sorpreso sulla poltrona in camera
tua. Quel posto era
mio. Occupare quella poltrona era compito mio e anche sostare in
silenzio
davanti alla porta, ascoltando il melodioso suono del tuo violino.
Mi manca
sentirti suonare. Poter addormentarmi cullato da quella gradevole e
delicata
melodia.
Certe volte
quando passo davanti alla tua stanza, mi fermo perché mi
sembra di sentire il
tuo violino; mi è anche capitato di aprire la porta e
controllare, sapendo già
in partenza che era tutta una mia allucinazione e che non avrei trovato
nessuno
all’interno. Ma sarebbe stato bello. “Will,
Will sei tu?” mi avresti detto, interrompendoti e
voltandoti lentamente
verso la porta, con un sorriso che sapevi regalare solo a me.
Ora tutto
ciò è finito. Dissolto come polvere al vento.
Si lo so. Sento la tua voce che mi sta dicendo di vivere con i nostri
ricordi.
E hai ragione, hai sempre ragione Jem. Ma a me manchi tu. Manca la tua
presenza
fisica, il tuo contatto. Ogni cosa mi manca di te, lo capisci? E dei
semplici
ricordi non mi ridaranno mai indietro il mio migliore amico. Non sono
tangibili, ecco.
Tu lo eri. Mi
confortavi.
Con te ho
vissuto i momenti migliori della mia vita e lo sai perché il
cuore fa male?
Perché so che non potrò mai più
riviverli!
La vita
andrà avanti, mi hai detto un giorno. E’vero. Sta
proseguendo, ma senza di me.
Perché se la vita si è voluta prendere una
persona così buona e onesta come te,
allora dovrà rassegnarsi e prendersi anche il sottoscritto.
Siamo legati, no? Dove
va uno, va l’altro, dicevamo. E d’ora in avanti
sarà così. Lotterò per
raggiungerti, ovunque tu sia Fratello mio.
Sono entrata nei panni di Will, cercando di immaginarmi il suo dolore. Non è stato difficile, contando che io e la mia migliore amica siamo Will e Jem al femminile. Non è stato difficile, ma nemmeno così piacevole. E' terribile pensare alla perdita di un amico, soprattutto se con questi si ha un legame quasi fraterno.