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Autore: Dream_ers    28/11/2014    0 recensioni
-Ben trovato figlio mio –disse-non abbiamo molto tempo. Devi andare al campo, trovare i compagni giusti e risvegliarmi, affinche io possa fermare l’avanzata della regina dei serpenti.- -Chi sei tu? E perché mi chiami figlio?- chiesi. (Ok, suppongo avrei dovuto mostrare più attenzione sulla parte del risveglio e della regina dei serpenti, ma dalla discussione dei miei ieri sera ero particolarmente sensibile sull’argomento ) -Perché ti chiamo figlio? Beh, perché sono tuo padre!- detto questo scoppiò in una risata così allegra e bonaria che quasi mi sentii in colpa per lo stato in cui si trovava, poi proseguì -Non abbiamo molto tempo, domani la regina manderà qualcuno a prenderti, scappa, segui Selena , e risvegliami.- affermò, come per rammentarmi le priorità.
Genere: Avventura, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Polluce
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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JOSEPH

Into the night
desperate and broken
the sound of a fight
father has spoken
 
“Chiuse gli occhi e si dissolse. Una nebbiolina si divise in rivoli di energia azzurra, ma non era spaventosa come la potenza azzurra emanata da Crono. In pochi attimi ricolmò la grotta. Un ricciolo di vapore si infilò nella mia bocca, e così accadde anche a Grover e agli altri. Grover  ne ricevette di più. I cristalli si offuscarono. Gli animali ci rivolsero uno sguardo triste. Dede il dodo sospirò. Poi divennero tutti grigi e si sgretolarono in polvere.  I tralci appassirono.
E un attimo dopo eravamo da soli in una grotta buia, con un letto vuoto. Accesi la torcia. Grover trasse un respiro profondo. ”stai…..stai bene?” Gli chiesi. Sembrava più grande. E più triste. Prese il suo cappello dalle mani di Annabeth , lo ripulì di fango e se lo infilò saldamente sulla testa ricciuta. “Ora dovremo andare a dirglielo” disse “Il grande dio Pan è morto.”

Una fitta al cuore. Incespicai e mi accasciai a terra. Dopo una giornata stupenda come quella proprio non ci voleva.
Selena mi guardò preoccupata ,e anche in quella situazione non potei non notare quanto fosse bella.                                              
I capelli neri le scendevano armoniosi dalla testa fino a sfiorare con la punta l acqua dello stagno, le sue piccole mani affusolate erano contratte da uno spasmo causato dall’ impotenza che le trasmetteva la situazione, e il suo delicato visetto da fata era corrucciato, cosa che non gli si addiceva: quel viso era fatto per i sorrisi affettuosi e le risatine accompagnate da un rossore nelle gote , tipico delle ragazze timide. Ma ciò che mi stupì davvero in quel momento erano gli occhi. Mentre era china su di me, con le mani sul mio volto, gridando il mio nome con paura, mi alzai e nei suoi teneri occhioni azzurri notai una cosa che non mi aspettavo di trovare : comprensione.                  
Era come se lei capisse il motivo del mio malessere, come se fosse un segreto accessibile soltanto a noi due.
Solo che io non lo sapevo. Dopo qualche minuto mi alzai e mi appoggiai a un albero ,rifiutando con cortesia la mano postami da lei(orgoglio maschile?). Subito sembrò sollevata e le sue labbra si curvarono in un sorriso che mi faceva sentire bene e, nello stesso tempo in colpa per averla fatta soffrire. -Josh, stai bene? - mi chiese  -che ti è successo?-.                          
Purtroppo non seppi che risponderle ma lei, come se sè lo aspettasse , allargò le braccia ,e alzandosi da terra disse:
- Qualunque cosa fosse sono contenta che sia passato. Ora va ‘prima che Christine ti venga a cercare e ti trascini a casa per le orecchie!- Mi abbracciò e si incamminò verso il bosco seguendo il corso del fiume, dove stava quella casa che non mi aveva mai lasciato vedere.                
Ah, a proposito , Christine è mia madre e se non mi fossi dato una mossa , non solo mi avrebbe preso per le orecchie, ma mi avrebbe anche inchiodato al muro. La mia è una famiglia di semplici agricoltori e da noi vige la regola del “Non allontanarti di casa e non ti inoltrare nel bosco o i mostri ti mangeranno!” o almeno così diceva lei. Io l‘avevo sempre presa come un modo per tenere sott’occhio i bambini... eh se solo le avessi dato retta!                    
Comunque, arrivato a casa mia madre mi accolse con un mestolo e con il servizio buono di piatti -Apparecchia , e in fretta che a cena vengono zio Philip e nonno Sam- disse agitando il mestolo come monito in modo molto efficace. Se zio Phil non aveva portato anche zia Eveline voleva dire solo una cosa: riunione di lavoro. Il nonno, lo zio e il papà sono i proprietari di un’azienda agricola fra le più famose nel raggio di 50 miglia, e una volta al mese si riuniscono a casa nostra, bevono vino rosso e parlano di lavoro.                          
Io faccio di tutto per evitarle ma mio padre mi obbliga sempre a partecipare .  -Se buon sangue non mente-dice- tu un giorno ti ritroverai a capo dell’azienda come lo sono io e lo era tuo nonno prima di me.- Io detesto queste riunioni, e le sopporto solo perché c è zio Phil che mi tiene compagnia.                                
All’inizio si finge interessato, poi comincia a parlare con mia madre, e quando lei inizia a raccontare vecchie storie sul suo “fratellino “lui si ritira con una scusa e mi fa l’occhiolino, e allora andiamo in camera mia a parlare della mia vita.
A fine riunione torna di sotto, fra gli sguardi severi del nonno e di mamma, e si ritira. Penso che sia lui la mia vera figura paterna, in lui mi riconosco più di quanto non faccia con mio padre, anche se fisicamente siamo due gocce d‘acqua: più alti della media ,stempiati, capelli ricci aggrovigliati e color rame (anche se i suoi sono bianchi per l età).                                                            
L unica cosa che ho di mio sono gli occhi: non grigi e severi come quelli di papà, ne nocciola come quelli di mamma, e neanche di quel verde quasi giallo come zio Phil ,i miei sono verdi, verdi come le selve che circondano casa mia, selvaggi e attraenti al tempo stesso. Finito di apparecchiare suonò il telefono di casa, era il nonno, che si scusava per non essere venuto e rimandava la riunione al giorno seguente. Mamma si infuriò mentre papà accettò la cosa com’era solito fare, sorridendo comprensivo ma con una nota grave negli occhi. Cenammo noi con il servizio buono, ma non fu una cena tranquilla.              
O meglio, all’apparenza era tranquilla, ma negli occhi dei miei si stava svolgendo una lotta.
Mamma voleva che papà facesse qualcosa e papà si opponeva strenuamente, ma alla fine si sapeva chi avrebbe vinto: sarò stato la copia di mio padre, ma l ostinazione l ho presa tutta da mamma.          
Mi ritirai per andare a dormire, e stavo per prendere sonno quando senti uno sprazzo del discorso dei miei ,che passavano davanti la mia camera:   -Dobbiamo farlo partire domani stesso, lo guideranno Selena e mio fratello-      
-Christine, la procedura prevede che sia un satiro ad accompagnarlo, e in sua assenza…-                                                    
-Robert, cosa vuoi che me ne importi della procedura?! Non ho intenzione di aspettare che quel rimbambito di Chirone mandi una delle sue capre fin quaggiù, io lo so di chi è figlio lui, e anche tu lo sai!-                              
 -Fossi in te non alzerei così la voce , aspetta almeno che saluti Elena... e poi non mi fido di tuo fratello, è un perdigiorno arrogante!-                                                                   
-Non ti permettere , è pur sempre mio fratello, e sai benissimo che senza il suo potere la vostra ditta...- e uscirono in terrazza. Ora non riuscivo proprio a prendere sonno: perché dovevo partire senza salutare Elena (la mia sorellina che ora era da zia Eveline )? Chi era Chirone?   E quale potere aveva mio zio, cosi potente da far funzionare l’ intera ditta?                
E soprattutto, di chi ero figlio?  Queste domande  mi accompagnarono finche non presi sonno, e popolarono i miei incubi.
Di solito nei miei incubi prendo un brutto voto a scuola, Selena si ammala, oppure mamma mi appende le orecchie al muro perché sono in ritardo: insomma ,cose normali.                                      
Ma quell' incubo fu tutt’altro che normale. Prima di tutto non era propriamente un incubo, era più un sogno strano, ma mi trasmetteva un’inquietudine che mai avevo provato nella vita. Ero in una stanza che un tempo era abitata da qualcuno , ma si vedeva che quel qualcuno l’ aveva abbandonata. Mi guardai intorno: una stanza piccola, con un lettino come quelli che usavano i romani e mura di mattoni scrostati tutt’intorno. C' era un vago odore di bosco , come se poco tempo prima li ci fosse stata una foresta. L’ambiente era silenzioso, ma se tendevi l orecchio potevi udire l eco dei versi di molti animali.
Era come il fantasma di un parco naturale. Ero così concentrato a guardarmi intorno che non vidi subito lo spettro...beh, vedere è una parola grossa, diciamo che non lo percepii subito. Ma guardando il lettino con la coda dell’occhio riuscivi a scorgere una forma vagamente umana, ma fatta di vapore. Poi la forma parlò, e giuro che non dimenticherò mai la sua voce. Aveva un tono di voce fermo, ma tranquillo e gentile , come se non fosse stato in grado di far del male a qualcuno neanche se avesse voluto.    -Ben trovato figlio mio –disse-non abbiamo molto tempo. Devi andare al campo, trovare i compagni giusti e risvegliarmi ,affinche io possa fermare l’avanzata della regina dei serpenti.-                                                                
-Chi sei tu? E perché mi chiami figlio?- chiesi. (Ok, suppongo avrei dovuto mostrare più attenzione sulla parte del risveglio e della regina dei serpenti, ma dalla discussione dei miei ieri sera ero particolarmente sensibile sull’argomento )
-Perché ti chiamo figlio? Beh, perché sono tuo padre!- detto questo scoppiò in una risata così allegra e bonaria che quasi mi sentii in colpa per lo stato in cui si trovava, poi proseguì -Non abbiamo molto tempo, domani la regina manderà qualcuno a prenderti, scappa, segui Selena , e risvegliami.- affermò, come per rammentarmi le priorità.                                                                          Poi scomparve , e si portò dietro l' odore di parco naturale.                                        
Allora chiusi gli occhi e li riaprii fra le coperte in un bagno di sudore.                                                              
Subito mi venne ad accogliere Nespola , la nostra cagnetta. Mi leccò la faccia , si guardò la coda e poi si addormentò sul mio letto. Come vorrei essere un cane. Mi infilai il mio braccialetto portafortuna , mi pettinai  i capelli alla meno peggio e mi alzai , ma non feci in tempo ad uscire dalla camera che i miei mi vennero in contro -Buongiorno!- disse mamma raggiante , mentre papà mi salutò con uno sguardo che evidenziava la sconfitta di ieri sera  -Vestiti e vai da Selena ,che ti stava cercando.-  Era Sabato ,e di solito il Sabato lei mi chiama e andiamo a fare un giro al lago, per cui niente di strano. Mangiai qualcosa al volo, mi vestii e uscii , sulla via mi ritrovai Nespola che mi veniva in contro (ma quando era uscita dal mio letto?) piena di piume nere. “Avrà catturato un corvo” pensai. Mentre camminavo verso il lago incontrai zio Phil che camminava fra il grano maturo.  Non so come ma ebbi l’impressione che al suo cospetto il grano si sforzasse di crescere più bello e più forte. -Hey Josh!- mi salutò -fatta colazione? Hai mangiato dei cereali? Sono ricchi di fibre.-                                              
Mio zio è fissato con i cereali, non so perché. Dopo averlo rassicurato, mi inoltrai nel bosco, e sentii un ruggito , un urlo da donna, e un imprecazione in un’altra lingua (greco? )Senza pensarci un attimo mi misi a correre con un solo pensiero in testa “Selena”. Mentre correvo sentii alle mie spalle un latrato, un fruscio d’ali, e Nespola era sparita.   Strano, ma avevo altre cose di cui occuparmi. Pensai che Selena fosse stata attaccata da un lupo, allora presi un bastone e mi diressi allo stagno.                                
Ma appena arrivai compresi che non sarebbero bastati tutti i bastoni del mondo per salvarla. Prendete un serpente, moltiplicatelo per tre e attaccatelo ad un corpo di drago. Se lo farete avrete una vaga idea di quello che stava attaccando Selena. Era sbucato fuori  dal lago e colpiva con una testa alla volta, in una sequenza repentina e mortale. Mentre una testa attaccava le altre due sputavano qualcosa che sembrava acido e sbuffavano vapore tossico. Io solitamente sono un tipo coraggioso, ma in quel momento me la sarei data volentieri a gambe. Poi vidi Selena e rimasi a bocca aperta.                                                  
La mia piccola e tenera Selena stava combattendo quel drago con dell...acqua? le sue gambe snelle erano piegate in una posa da combattente e le sue braccia disegnavano linee e onde nell’aria. E l’acqua del lago emulava alla perfezione ogni sua mossa. Un cappio d acqua avvolse la serpe e un’onda disumana la sommerse, ma ebbe lo stesso effetto di una doccia fredda. Il mostro si rialzò e stava per riprendere l’assalto ma all’improvviso si voltò e fiutò l’aria, in cerca di un altro bersaglio.
Sospirai sollevato per circa tre secondi, poi mi resi conto che ero io l’altro bersaglio. Ho partecipato a diverse gare di corsa a scuola, sia con gli amici che come disciplina, ma credo di non aver mai corso così velocemente in vita mia. C' è da dire che la foresta non mi rendeva le cose facili: ad ogni passo spuntava una fronda o una radice sul mio percorso ,ma con qualche graffio riuscii ad uscirne e mi diressi verso casa.                                                      
Con il senno di poi portare un mostro a tre teste dalla mia famiglia non si rivelò un gesto da bravo figliolo, ma sul momento non ci pensai, avevo solo paura , per me e per Selena. A metà strada, qualcosa mi afferrò e mi lancio verso l alto, e mi ritrovai tre diverse fauci pronte a dilaniarsi la mia carne. Mentre ero indeciso su quale delle tre soddisfare un forcone volò dal nulla e centro in pieno la testa di mezzo. Quella prese a dimenarsi trascinando le altre con se, e io sbattei sul suo mento e finii per terra, dolorante, ma vivo. Mi voltai e vidi zio Phil scattare di lato, saltare , e riprendere al volo il forcone ( più di quanto lo avessi visto muoversi in tutta la mia vita) e da li aggredire e schivare teste come se non avesse fatto nient’ altro in vita sua.                                                          
Mentre cercavo un modo per aiutarlo sentii un grido, mi girai e vidi Selena che correva verso di me, e dietro di lei una sorta di fusione fra un’aquila e una pantera che si tuffava in tempo per difendere mio zio da una testata fatale.                  
-Josh, seguimi e ti porterò in salvo!- urlò Selena - i tuoi saranno al sicuro, sono allenati a combattere mostri, ma se non ce ne andremo subito ne arriveranno altri e il tuo braccialetto ha esaurito l' incantesimo di protezione! -
Troppe domande senza risposta , troppe cose non quadravano. Mi sentivo male, e stavo per svenire quando vidi mia madre e mio padre.  Non sembravano spaventati, o meglio sì, ma come se davanti a loro fosse comparso un calabrone, e non un drago assassino. Mio padre sfoderò una spada e si lanciò all’attacco gridando -Non mirare alle teste mira al cuore Phil!!- e mamma di rimando -Voi distraetelo così Josh potrà andarsene!-  Sarei potuto rimanere lì per tutto il giorno a contare quante domande avevo senza risposta, oppure potevo seguire Sel, l’unica persona che manteneva una parvenza di senso logico. Optai per la seconda scelta.                                      
Mentre scappavamo Selena urlò “Nespola qui!” e la pantera volante si staccò dalla testa numero 3 per venirci incontro (ormai con tutte le domande senza risposta potevo scrivere un libro). Arrivammo al lago e io avevo il fiatone. Purtroppo il piano di fuga vacillò quando Selena mi ci buttò dentro e si tuffò anche lei. Riemersi  sputacchiando, e stavo per dirle qualcosa ,quando notai che sembrava sapere il fatto suo. Aveva gli occhi chiusi e dalle mani fuoriusciva un filo sottile azzurrognolo che sembrò prenderci e trascinarci via sempre più veloce, giù, giù verso il mare e poi in una baia. Non so dire quanto tempo era passato ma mi buttai sulla sabbia. Le domande senza risposta mi ronzavano in testa sempre più insistenti e ogni mia certezza vacillava.                        
Con un sospiro di sollievo feci una cosa che volevo fare da quando avevo visto quel drago immenso guardarmi e digrignare i denti. Svenni.
   
 
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