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Autore: porcelain heart    28/11/2014    7 recensioni
Ci sono dei brevi momenti di lucida malinconia in cui mi chiedo dove sarei, adesso, e che genere di persona sarei se – quasi quattro anni fa, io non avessi avuto l'immensa fortuna di vivere quello che in molti considerano un sogno irrealizzabile. Sarei ancora io? I miei occhi sarebbero della stessa sfumatura di castano, e la mia pelle della stessa pallida limpidezza? Al di là dei costosi vestiti che sicuramente non indosserei, e delle persone che ovviamente non conoscerei, sarei ancora la stessa ragazza? Crederei ancora in qualcosa, o sarei soltanto l'ennesima che – insieme alla speranza, ha peso perfino il coraggio di tentare?
seguito di "something I can't stop.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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« A chi non ha mai smesso di credere in loro,
perfino quando in cielo non brillavano stelle
»




Ci sono dei brevi momenti di lucida malinconia in cui mi chiedo dove sarei, adesso, e che genere di persona sarei se – quasi quattro anni fa, io non avessi avuto l'immensa fortuna di vivere quello che in molti considerano un sogno irrealizzabile. Sarei ancora io? I miei occhi sarebbero della stessa sfumatura di castano, e la mia pelle della stessa pallida limpidezza? Al di là dei costosi vestiti che sicuramente non indosserei, e delle persone che ovviamente non conoscerei, sarei ancora la stessa ragazza? Crederei ancora in qualcosa, o sarei soltanto l'ennesima che – insieme alla speranza, ha perso perfino il coraggio di tentare?
Sono pensieri strani, me ne rendo conto, dettati probabilmente da un'incondizionata sensazione di vivere giornate in bilico; è come se avessi costantemente paura di perdere tutto, di vedermi nuovamente catapultata in una realtà alla quale non appartengo più.. in fin dei conti, mi sento come se stessi leggendo il miglior capolavoro della letteratura che sia mai stato scritto, e vedessi le pagine finire man mano che, ingorda, divoro ogni parola nell'attesa di scoprire cosa accadrà dopo. Ho paura di molte cose, lo ammetto, ma, più di tutto, ho il folle terrore di dover vivere senza di lui, che mi ha donato una vita al di fuori delle aspettative, e soprattutto mi ha concesso una felicità solitamente negata a qualunque essere umano. Perchè nella vita si può avere tutto, ma quel tutto perde un prezzo se non si ha al proprio fianco quell'unica persona che sempre, sempre, sempre si vorrebbe trovare ad attenderci, al rientro a casa dopo una lunga giornata. Ed io, quel giorno di gennaio, l'ho incontrata, per la prima volta, ed in quel momento ho capito che non sarei mai appartenuta a qualcun altro in un modo così puro, e sincero.



Tic, tac.
L'orologio al polso della ragazza ticchettava rumorosamente, segnando lo scorrere di un tempo che veniva vissuto sulla pelle da tutte le persone che, nel bene e nel male, affollavano la sala; era un gran via vai di anime sconosciute a popolare quel luogo, passanti che mai più si sarebbero incontrati probabilmente, ognuno con la propria vita da inseguire, e con i propri sogni da lasciar fuggire. Nessun sentimento tangibile nei loro occhi, se non la paura di essere in ritardo, o l'attesa a renderli nervosi, mentre osservavano il tabellone luminoso posto sopra le loro teste, controllando così l'arrivo dei voli previsti in giornata. Fu proprio quando comparve la scritta "atterrato" accanto al volo proveniente da Tokyo, che Daphne avvertì quella strana sensazione di felicità mista ad insolita inquietudine, che la spinse a desiderare di trovarsi lontana da quel luogo, per un breve istante. Quando le porte scorrevoli si aprono lasciando comparire Niall Horan e Louis Tomlison, l'aria si colorò di una tangibile euforia, che spinse molti dei presenti a tentare di raggiungerli ed avvicinarsi più possibile, quasi come a voler aver un contatto con loro.
La ragazza rimase indietro, poggiata ad uno dei pilastri vicino l'ingresso; osservava la scena in religioso silenzio, cercando di memorizzare ogni singolo dettaglio, ogni sorriso, ogni più piccolo gesto. Una minuscola ed egoista parte di lei le suggeriva di raggiungerlo, di farsi strada tra tutte le persone che circondavano il ragazzo appena arrivato al terminal dell'aeroporto dopo un infinito volo che da Sydney l'aveva riportato lì on consecutivo scalo a Tokyo, e di poterlo sfiorare, così come non faceva ormai da un mese; non c'era niente che desiderasse di più, eppure non si mosse, mettendo a freno quell'istinto di appartenenza ed al contempo possessione, in attesa che il loro momento arrivasse. Aveva sentito parlare un paio di quelle ragazze, ed era venuta a conoscenza del fatto che alcune di loro fossero in quella stessa sala da più di nove ore, non avendo alcun indizio sull'orario in cui il volo sarebbe atterrato, e chi era lei per intromettersi prepotentemente nella loro gioia, rovinando poi tutto? Così, ammirandolo da lontano quasi come fosse la prima volta, attese che Mark la notasse, e le facesse un breve cenno di saluto con la mano, prima di avvicinarsi all'orecchio del biondo e bisbigliare qualcosa che lo portò ad alzare lo sguardo, fino ad incrociare quello di Daphne; lei trepidante, aveva congiunto le mani davanti le labbra, mentre il suo sguardo tradiva un'emozione che si mescolò in un istante con quella del ragazzo. In quel momento, quando quel castano si tuffò in un blu che neanche ricordava così intenso, annullando ogni forma di tempo o spazio circostante, Niall si scusò con le ragazze che ancora attendevano per un autografo, e raggiunse la sua piccola felicità, finalmente ad un passo da lui. Si fermò, in piedi davanti a quelle mani tremanti, e l'espressione sul suo viso mutò in un profondo oceano di dolcezza, che quasi lo fece singhiozzare; la sfiorò, con il dorso dell'indice, lasciando che esso scivolasse sulla sua guancia arrossata dall'insieme di strane sensazione che si dibattevano in lei, e, seguendo quell'invisibile percorso quasi con avidità, portò una mano sulla sua nuca, tirandola a sé. La strinse, in un abbraccio di disperato bisogno, quasi come a voler colmare il vuoto che la sua assenza aveva lasciato nei giorni di entrambi, affondando il viso tra i suoi capelli corvini, dal profumo di fiori selvatici e perdendosi in quei secondi di assoluta serenità.
"Mi sei mancato."
Si lasciò sfuggire Daphne, in un breve sussurro, mentre si aggrappava al maglione di cotone del ragazzo con entrambe le mani, quasi come se avesse trovato il suo riparo, il suo rifugio sicuro dal mondo.
"Andiamo via da qui."
Rispose lui, allontanandola con dolcezza e lasciandole un piccolo bacio sulla fronte, chinanandosi un po' per ovviare quella differenza d'altezza che li separava.
La ragazza annuì con il capo e Niall le prese la mano, sistemandosi poi in spalla lo zaino che era scivolato ormai all'altezza del gomito, incamminandosi con lei verso l'uscita e lasciandosi alle spalle il caos dell'aeroporto, scoppiato nuovamente nello stesso istante in cui Zayn aveva varcato le porte automatiche del terminal. Poco prima di oltrepassare l'uscio e ritrovarsi sul marciapiede, Daphne si voltò, salutando con un cenno della mano i ragazzi, che avrebbe sicuramente incontrato nei giorni seguenti, magari in privato; Harry le mandò un bacio con la mano, sorridendole, e subito dopo la ragazza venne inavvertitamente spintonata, perdendo quasi l'equilibrio.
"Scusa D, sono di fretta!"
Si sentì urlare, e non ebbe bisogno di guardarla per rendersi conto che si trattasse di July, arrivata in ritardo come al solito, che adesso si apriva un varco tra la folla per tentare di raggiungere Harry, circondato da fans.
Niall, nel frattempo, scoppiò a ridere, scuotendo il capo con aria divertita, rendendosi conto che in fondo non era cambiato nulla; riprese a camminare, portando con sé la ragazza, ed in un paio di minuti si ritrovarono nel parcheggio, che attraversarono rapidamente, camminando l'uno accanto all'altra. Cominciò a cadere una lettera pioggerellina, e presero a correre, un po' divertiti da quella buffa complicazione non poi così insolita visto il clima londinese, fino a raggiungere la Range Rover nera del ragazzo, parcheggiata palesemente al di fuori delle strisce di delimitazione.
"Ricordami di affidartela più spesso, eh." Commentò il ragazzo, osservando con una leggera smorfia di disappunto quel parcheggio non esattamente dei migliori.
"Aah, non lamentarti!" Schioccò Daphne, alzando gli occhi al cielo, ed estrando dalla tasca dei jeans neri che indossava le chiavi, per poi sventolargliele sotto il naso. "Se vuoi, posso guidare io fino a casa.."
"Non scherziamo con le cose serie, per favore!" Rispose, strappandogliele praticamente di mano e raggiungendo il lato del guidatore, aprendo poi la portiera; salì a bordo, spostando indietro il sedile adattato alle esigenze della ragazza, ed allacciandosi poi la cintura mentre Daphne, dall'altro lato, aveva appena aperto il cruscotto per cercare il cavo aux così da poter collegare il proprio iPhone all'impianto stereo dell'auto. Selezionò la riproduzione casuale, e lasciarono Heathrow sulle note di "Robbers" dei 1975 – Niall poggiò la mano sinistra sulla gambe della ragazza, affondandovi i polpastrelli e lasciando che un sorriso gli increspasse le labbra.


"..ed a quel punto, Liam è scivolato, e ti giuro che è stato davvero imbarazzante."
Seduti uno di fronte all'altra al tavolo della cucina, Niall raccontava a Daphne alcuni aneddoti di quell'ultimo mese trascorso insieme ai ragazzi, intervallando ogni frase ad un boccone di gamberetti al curry, che afferrava maestralmente con le bacchette del ristorante cinese da asporto cui avevano ordinato la cena.
"Più imbarazzante di quando sei andato a sbattere contro la porta a vetri, l'anno scorso?"
Lo pizzicò lei, alle prese invece con un risotto alla cantonese che rendeva appena più complicata la consumazione del pasto. Il ragazzo scoppiò a ridere, scuotendo il capo, prima di poggiare le bacchette accanto alla ciotolina bianca in cui avevano riversato il cibo, ed alzarsi dallo sgabello. "Torno subito." Asserì, rivolgendole un sorriso ed allontanandosi in fretta, diretto verso la zona notte.
Un po' dubbiosa, Daphne lo lasciò andare, dedicandosi unicamente al suo pasto, canticchiando sottovoce; era così bello avere qualcuno con cui condividere quella casa! Durante i periodi di assenza di Niall, lei rimaneva a riempire quegli spazi vuoti, in cui la sua assenza diveniva tangibile: tutto sembrava urlare il suo nome, e per questo non si trovava sempre particolarmente a proprio agio. Adesso che lui era finalmente tornato, però, era come se quello fosse un piccolo nido, unicamente loro, in cui sentirsi liberi, e per una volta normali. Nascose un sorriso a quella consapevolezza, pensando a tutte le parole che non avrebbe mai avuto il coraggio di confessargli, cercando un modo per spiegare quei sentimenti e quelle emozioni che le toglievano quasi il respiro ogni volta che lui era lì, e si rese conto di come tornasse indietro nel tempo di quattro anni al solo pensare alla loro storia, ed a quello che avevano costruito.
Fu un suono secco a distoglierla dal filo dei propri pensieri, proveniente dal cellulare di Niall, lasciato incustodito proprio accanto alla bottiglia dell'acqua, in un momento probabilmente di distrazione; Daphne non era solita intromettersi nelle sue questioni private, ma ebbe appena il tempo di contestualizzare la provenienza di quella notifica, perchè i suoi occhi mettessero a fuoco l'anteprima del messaggio stesso. Si guardò intorno, ed un profondo senso di colpa le attanagliò lo stomaco quando allungò la mano destra, prendendo in mano lo smartphone e sbloccando lo schermo, ritrovandosi davanti delle parole che le causarono un tuffo al cuore.
"Grazie Niall per la serata! Spero di averti dimostrato la mia riconoscenza nel dopocena, e ricordati di me la prossima volta che torni a LA. Ti aspetto, xx"
Lasciò scivolarle dalle dita le bacchette, puntando una mano sul tavolo e facendo forza su quella per riuscire ad alzarsi in piedi; si rese immediatamente conto di come le gambe non le reggessero, ma fece appello a tutto il proprio coraggio per allontanarsi dalla cucina, e cercare Niall in ognuna delle stanze della casa, fino a trovarlo in camera da letto, rivolto di spalle rispetto alla porta.
"Niall." Lo chiamò, con un fil di voce.
Lui si voltò, sgranando appena gli occhi, colto palesemente alla sprovvista. "Che succede, D?"
Prese fiato, imponendosi di mantenere un certo autocontrollo; si avvicinò, mostrandogli lo schermo e lasciandogli il tempo di leggere il contenuto di quel breve sms, che lo fece impallidire di colpo.
"Guardami negli occhi e dimmi che non è come penso, ti prego." Sussurrò, mentre la voce si riduceva esponenzialmente, ed il fiato cominciava a mancarle. "Per favore, Niall, io.. ti prego." Insistette, ed incrociando il suo sguardo trovò quella verità che tanto stava cercando di negare, giungendo alla consapevolezza che c'era stata un'altra, che qualunque cosa fosse accaduta, lui aveva trovato conforto tra le braccia di qualcuna che non era lei.
"Come hai potuto farmi questo.." Le sue parole suonarono retoriche; lui poggiò le mani sulle spalle della ragazza, tenendola immobile e guardandola dritta negli occhi, cercando di farla ragionare. "E' stato un momento di debolezza, io.. ero ubriaco."
Daphne scosse il capo, divincolandosi dalla sua presa ed indietreggiando di qualche passo, portandosi entrambe le mani sul volto e lasciando che l'iPhone raggiungesse il pavimento. "Così ubriaco da lasciarle il tuo numero?" Niall distolse lo sguardo, e la ragazza scoppiò in lacrime di rabbia, che bruciarono sul suo viso, avvelenandole le labbra tremanti.
"Tu non mi ami." Sibilò, guardandolo, riversandogli addosso tutta la rabbia e la frustrazione. "Sei mancato un mese, Niall! Un solo mese, e.." Si morse il labbro a sangue. "Come hai potuto farmi questo? Come.. come ti è venuto in mente di.." Non trovava neanche il modo per esprimere il proprio dolore, e tutto quello che riusciva a fare era balbettare frasi sconnesse, livida di rabbia. "Mi fidavo così tanto di te, io ero.. ero pronta a fare qualunque cosa! Spiegami per quale motivo ti ostini a stare con me, se poi alla prima tentazione cedi come se nulla fosse.. non sono abbastanza per te, forse? Pensi ch-" Lui la interruppe con un gesto della mano, prima di voltarsi ed indossare il giubbotto di pelle che aveva lasciato sullo schienale della sedia; afferrò al volo le chiavi dell'auto poggiate sulla scrivania, e si diresse verso la porta. Si fermò, ad un passo da essa, e voltandosi verso di lei le porse una piccola scatolina blu scuro, di forma quadrata, che fino a quel momento aveva stretto nella mano sinistra, quasi come a volergliela nascondere. Daphne la prese un po' riluttante, e la aprì lentamente, rimanendo a dir poco stupefatta; si portò una mano davanti le labbra, e le lacrime ripresero a scorrere copiose sul suo viso.
"Te l'avrei chiesto, Daphne." Schioccò. "Stasera ti avrei chiesto di sposarmi." Continuò, osservandola con uno sguardo colmo di tale rancore da scavare un baratro tra i due. "Hai distrutto tutto." Sussurrò, rivolgendole quelle ultime misere parole, prima di allontanarsi dalla camera e raggiungere la porta principale dell'appartamento, che oltrepassò prima ancora che lei potesse tentare di fermarlo, o almeno di discuterne.
La ragazza, rimasta sola, portò di nuovo il proprio sguardo su quello splendido ed elegante anello che sarebbe stato suo, se solo le cose fossero andate diversamente; lo sfilò dalla scatola in cui era riposto, rigirandoselo tra le mani, notando poi una piccola incisione con le loro iniziali, e la data di quel concerto in cui lui l'aveva notata la prima volta, e da cui era iniziato tutto. Si inginocchiò sul pavimento, poggiando la testa sul bordo del letto, in perfetto silenzio, tra i resti di un amore ormai andato in frantumi.
Ebbe la strana lucidità di prendere il proprio cellulare, e comporre rapidamente un numero che ormai conosceva a memoria, dovendo cancellare un paio di volte delle cifre digitate per sbaglio, la mente annebbiata ed il corpo che rispondeva a malapena agli stimoli.
"July, ho bisogno di te."

  
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