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Autore: eLiAnA 98    28/11/2014    1 recensioni
Non mi sarei mai aspettata che la situazione prendesse questa piega. Mi trovo davanti ad una scelta che potrebbe cambiare il mio passato, sconvolgere il presente e distruggere il mio futuro.
Questa storia parla di una normalissima ragazza, un po' nerd e antipatica, la cui vita inizia a stravolgersi per colpa di giorno non particolarmente importante: il matrimonio di sua cugina.
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo


 

DUE ME AL MATRIMONIO DI MIA CUGINA


 

Maria Chiara non riusciva a dormire. Era una di quelle notti dove il sonno non arrivava neanche a pregarlo. Si girava e rigirava nel letto, tra le lenzuola bagnate di sudore per l'eccessivo caldo e il ventilatore sparato in faccia. Era a pancia in su ad osservare il soffitto, invidiando sua sorella che dormiva beatamente nel letto accanto al suo. Per giunta una zanzara maledetta le ronzava intorno, facendole muovere in aria le mani e uscire gemiti di frustrazione dalla bocca. Insomma, era una normale nottata estiva. E Maria Chiara odiava l'estate. Non per le continue notti insonni o per il caldo, beh, anche per quello, ma per il non fare niente tutto il giorno tutti i giorni dell'estate. Le sue giornate estive erano una conseguenza di quel fatidico giorno: il matrimonio di sua cugina.
Un paio di settimane fa Maria Chiara era scesa tranquillamente in cucina dalla sua camera quando ancora gli uccellini cantavano. Era mattiniera. Pensava che dormire fosse inutile, che le togliesse ore che potevano essere sfruttate in modo più produttivo che starsene coricati sul letto. Stava bevendo latte e Nesquik, come di sua abitudine, quando sua madre, aveva deciso di dargli la splendida notizia che sua cugina si sarebbe sposata tra una settimana.
«E con chi?!» rantolò, dopo aver tossito e sputato il latte andato di traverso.
«Con la prima persona incontrata per strada. Col suo fidanzato, con chi sennò! E pulisci il casino che hai combinato. »
Maria Chiara non ricordava neanche che sua cugina fosse fidanzata. Probabilmente l'aveva anche presentato a tutta la famiglia ma lei era, sicuramente, per i fatti suoi, come capitava ogni volta che la famiglia si riuniva.
«Ce l'ha detto due mesi fa, come fai a non ricordanti che fosse fidanzata? » l'aveva rimproverata sua madre facendo arrossire Maria Chiara. Passarono le settimane, fino ad arrivare a quella più brutta mai vissuta da Maria Chiara. Mamma stressata, zia stressata e cugina stressata. Anche se quest'ultime erano giustificate, Maria Chiara non capiva perché anche sua madre lo fosse. Va bene che la figlia di sua sorella, nonché figlioccia e nipote preferita si stava sposando, ma svegliarla all'alba, il giorno fatidico, per farsi una perfetta pulizia della pelle, andare dalla parrucchiera, depilarsi le sopracciglia, eccetera era un po' esagerato. Anche perché il matrimonio era di pomeriggio. Ma perché fare un matrimonio di pomeriggio in pieno luglio? Aveva pensato Maria Chiara irritata. Sua sorella, d'altro canto era felice. «Così posso dormire fino a tardi» aveva risposto gioendo Rebecca. Maria Chiara avrebbe voluto picchiarla. Borbottando e sbuffando, seguiti dai rimproveri della madre, era arrivata l'ora di mettersi in viaggio. La cerimonia iniziava alle sei, ma la famiglia Giuffrida era arrivata alle cinque. Con il vestito che indossava si sentiva in imbarazzo e ridicola. Appena si era guardata allo specchio non si era riconosciuta. Un pagliaccio con i trampoli, ecco cos'era. Rebecca l'aveva presa in giro per la sua incapacità di non saper camminare sui tacchi, definendola un cucciolo di dinosauro con gli occhi lucidi in cerca della mamma. E lei l'aveva mandata a quel paese con tutti i tacchi. Bianca, la sua migliore amica, aveva risposto che era un bellissimo cucciolo di dinosauro e le aveva ricordato di muovere i fianchi quando camminava; mentre Cristina, l'altra sua migliore amica, aveva risposto con un semplice “ Carina” al loro gruppo su Whatsapp, dove aveva inviato una sua foto col vestito.
Con un ritardo di un'ora e mezza Grazia, la sposa, era entrata in chiesa con il sollievo dei suoi parenti e dopo due ore di cerimonia, finalmente i novelli sposi uscirono dalla chiesa.
Per arrivare al ristorante ci volle un'ora, Maria Chiara era affamata, Rebecca si lamentava del dolore ai piedi, la madre di quanto fosse stato lungo il tragitto per arrivare fin lì. L'unico uomo della famiglia, Salvatore, era tranquillo, e per ingannare l'attesa era uscito fuori dal locale per fumare una sigaretta. Maria Chiara aveva invidiato suo padre in quel momento; anche lei avrebbe voluto fumare una sigaretta, ma non poteva perché i suoi genitori non lo sapevano.
Al loro tavolo sedevano anche la famiglia Chisari, composta da sua zia Cettina e da suo marito Francesco detto Ciccio, i loro figli non erano stati invitati perché tutti e tre sposati; Grazia infatti, aveva invitato solo i cugini single. Maria Chiara e sua sorella si erano seduti al loro tavolo, mentre Ave e gli zii erano spariti in diverse parti del locale.
Rebecca aveva deciso di spettegolare un po' quindi aveva avvicinato Veronica, sorella di Grazia, per scoprire il motivo del ritardo di un'ora e mezza della sposa.
«Non voleva più sposarsi.» rispose con nonchalance Veronica alla domanda di Rebecca.
«Ma come?! Così, senza motivo?» aveva chiesto sorpresa Rebecca.
«Nel suo momento di panico ha detto che non era pronta al matrimonio. Pensa, voleva scappare dalla finestra!»
«Ma voi non abitate al secondo piano?» si intromise Maria Chiara, che stava ascoltando la conversazione.
«È questo il punto! L'abbiamo fermata due volte! Il fotografo se ne voleva andare perché non voleva essere coinvolto in un suicidio, Marco l'ha dovuto placcare nelle scale per non farlo scappare. Nel frattempo abbiamo cercato di convincerla che buttarsi dalla finestra non serviva a niente. Lei ha urlato, più e più volte, che “ non voleva suicidarsi, ma solo scappare!”» Veronica aveva mimato le virgolette con le dita. «Beh, nessuno gli ha creduto.» aveva detto riempiendosi il bicchiere di Rebecca d'acqua.
Le due sorelle Giuffrida erano con la bocca aperta a guardare Veronica bere con tranquillità come se gli avesse parlando del meteo.
«E quindi come l'avete convinta a sposarsi? » chiese Rebecca appena si fu ripresa, e dando a Maria Chiara una sberla per farle chiudere la bocca precedentemente spalancata per lo stupore.
«L'ha convinta nostro padre. O meglio costretta, a mio parere.» bevve un sorso d'acqua. «Gli ha detto che non aveva intensione di sprecare i soldi del matrimoni per un suo capriccio. Che ormai era grande e doveva prendersi le sue responsabilità. La mamma stava per svenire, meno male che tutto si è concluso per il meglio.»
Per circa mezz'ora commentarono il comportamento della sposa, poi incominciarono a parlare del più e del meno. Dopo un po' Veronica se ne andò, dicendo che doveva chiede una cosa a suo padre. Anche Maria Chiara doveva dire qualcosa a suo zio Mario, per esempio quanto ancora dovevano aspettare per farsi servire la cena. Maria Chiara aveva pensato con nostalgia e invidia alle altre sue due sorelle. C'era rimasta male quando aveva scoperto che la cugina non le aveva invitate; una perché in Francia a studiare e l'altra a casa col marito. A quel pensiero aveva sbuffato e visto suo padre sedersi al tavolo.
«Sei stato tutto questo tempo a fumare?» aveva chiesto Maria Chiara annoiata e un po' invidiosa.
«Certo che no. Sono stato con vostro zio a fare una cosa. Vostra madre dov'è?» rispose Salvatore con la sua voce roca per colpa del troppo fumo. «Da qualche parte...ma cosa hai sei andato a fare con lo zio Mario?» aveva domandato curiosa Rebecca.
«Lo zio ha avuto un problema col ristorante e io ho cercato di dargli una mano. Per colpa del ritardo di Grazia è successo un casino, ecco perché ancora non hanno servito la cena. Vado a cercare vostra madre, ma prima vado a fumare un'altra sigaretta.» detto questo Salvatore si era diretto verso l'uscita. Rebecca aveva sbuffato subito seguita da sua sorella.
La cena era stata servita alle ventidue e quarantacinque. Maria Chiara aveva così fame che stava per assalire il cameriere che si era avvicinato per servirli. Il loro tavolo era silenzioso, tutti impegnati a mangiare come se non ci fosse un domani. Quando la cena, il taglio della torta e le foto finirono, gli sposi incominciarono a scartare i regali. Dopo aver trovato oggetti di strane forme falliche, incominciarono i veri regali, come soldi, posate e tutto quello che una sposta può trovare nei suoi regali di nozze. Alle due di notte era finito il ricevimento, ma Ave aveva deciso di aiutare sua nipote quindi restarono lì un altro po'. Maria Chiara stava impazzendo; aveva sonno, caldo ed era stanca e voleva una stramaledetta sigaretta. Aveva deciso di uscire fuori per prendersi un po' d'aria e sedersi su una panchina. Si era levata le scarpe e si era appoggiata completamente allo schienale della panchina. Un piacevole vento fresco gli aveva accarezzato il viso facendola rilassare al tal punto da farla quasi addormentare. Un tonfo e un gemino di dolore l'avevano fatta sussultare; si era guardata intorno non vedendo nessuno, finché da un cespuglio, non era uscita fuori una ragazza. La sconosciuta non si accorse subito di lei, anche perché quando era uscita dal cespuglio borbottando, si stava guardando il gomito sbucciato. Era vestita in modo sportivo ed era sporca di terra. A Maria Chiara le sembrava tremendamente familiare, come se l'avesse già incontrata prima. Tutto si era fatto più confuso quando la sconosciuta aveva alzato il volto e si erano guardate negli occhi. Maria Chiara era impallidita e aveva boccheggiato, come se gli fosse mancata l'aria. La sconosciuta, dopo un attimo di smarrimento, era scappata via. L'aveva osservata correre fino a quando non era sparita dalla sua vista. Era rimasta ferma ad osservare dove la ragazza era scomparsa. Impossibile. Aveva pensato. Forse c'era qualche fungo allucinogeno nel risotto, ma neanche lei aveva credeva a quel pensiero. Aveva deciso di rientrare dentro il locale, e dopo dieci minuti la famiglia Giuffrida era dentro la macchina diretti a casa. Rebecca si era addormenta nel sedile, così come la madre, ma Maria Chiara non riusciva a non pensare a quella ragazza uscita dal cespuglio. Appena erano rientrati a casa sua sorella,dopo essersi struccata era andata a letto, Maria Chiara quella notte non avrebbe dormito, troppo presa dai suoi pensieri. Era dal giorno dopo che Maria Chiara odiava l'estate. Essendosi addormentata all'alba si era svegliata alle tre del pomeriggio. Aveva trascorso il resto della giornata riposandosi, leggendo o facendo la zazzamita sul divano sperando che le zanzare non la mordessero. Avendo dormito di giorno, la notte era rimasta sveglia fino a tardi, ripensando a quella sconosciuta uscita dai cespugli. Il matrimonio di sua cugina gli aveva scombussolato tutte le giornate dell'estate. Di giorno dormiva, di pomeriggio giocava alla playstation, e la notte, non riuscendo a dormire, si guardava film o telefilm che non era riuscita a seguirsi d'inverno per colpa della scuola. In pratica era diventata quello che lei più odiava: una pigrona nulla facente.
Come ogni notte cercava di dormire, ma come sempre non ci riusciva. Sbuffando si alzò dal letto, infastidita dalla zanzara che cercava di rubargli il sangue. Andò verso la scrivania e accese il computer. Quella sera era il turno di “ Doctor Who “. Mentre il computer si accendeva, andò verso il cassetto dell'intimo, dove nascondeva le sigarette. Ne prese una, insieme all'accendino, e si piazzò davanti alla finestra a fumare. Il vento era fresco come la notte del matrimonio e fu inevitabile per lei non pensare a quella ragazza. Non ne aveva parlato con le sue migliore amiche, pensando che l'avrebbero presa per pazza, ma lei stava impazzendo, più pensava a quella ragazza più era certa che fosse Lei. I lunghi capelli lisci castani chiaro erano suoi di sicuro, l'alto e snello corpo era il suo, solo più grande. La faccia era sempre quella, ma più matura. E gli occhi, la certezza l'aveva avuta dagli occhi. Aspirò l'ultimo soffio di nicotina e buttò fuori il fumo, sperando che la stanza non si impregnasse del classico odore di sigaretta. Lanciò la cicca dalla finestra e tornò a guardare la strada di notte. Gli occhi di quella ragazza erano uno verde e uno castano, esattamente uguali a quelli di Maria Chiara. O aveva una sorella gemella dispersa o quella lontana notte al matrimonio di sua cugina, Maria Chiara aveva visto se stessa.


 

-La zazzamita è una terminologia prettamente Catanese per chiamare la lucertola  

Angolo di un autrice che non si può chiamare tale:
Grazie a tutti i pazzi che sono entrati in questo link e hanno letto la mia storia :) Sfortunatamente non ho i capitoli già pronti, quindi pubblicherò a ogni morte di papa. Scherzavo, o almeno spero di no. In pratica pubblicherò quando avrò finito il capitolo(che saranno più lunghi di questi) e non credo che avverrà troppo spesso .-. Lo so, mi dispiace sono un frana. Comunquee spero che il prologo vi sia piaciuto e vi abbia incuriosito un po'( perché l'ha fatto vero? VERO?) Se non vi è piaciuto lascite una recensione costruttuva, scrivendo quello che non vi aggrada( le crititche sono sempre ben accette u.u). Se vi è piaciuto lasciate una recensione e basta. Detto questo vi lascio stare, ciaoo :D



 

  
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