Si stava stretti, in quel vicolo. E aveva fame. Era uscito senza far colazione per vedere cosa stesse succedendo, e ora si trovava impossibilitato a rientrare. Dannata folla in protesta. Osservava il modo in cui la massa si agitava, poi lanciava minacce di morte, poi ancora si scatenava afferrando i forconi e alzandoli al cielo, come per dimostrare che la causa per la quale si battevano avrebbe salvato il mondo. Per cosa protestavano? Ilwyn neanche se lo ricordava. Gliel'avevano detto, qualche giorno prima, i suoi "amici": tre compagni che a parer suo non avevano nulla di meglio da fare e perciò lo tormentavano con inutili chiacchiere. Anche il motivo della protesta, l'aveva sentito, classificato come futile e subito dimenticato, sostituito da formule matematiche - o forse dalla ricetta dell'amatriciana. Oh, guarda, c'è un bambino li lì in mezzo!, pensò Ilwyn mentre restava in disparte, lontano da tutto quel fracasso assordante, che altro non faceva che convincerlo ad allontanarsi di qualche altro centimetro. Vide il bambino essere lentamente, gradualmente, orrendevolmente risucchiato dai protestanti, i quali non lo consideravano nemmeno. Chiuse gli occhi. Forse non era molto migliore di quella massa informe, neanche lui aveva mosso un dito per aiutare il bambino. Ma che avrebbe potuto fare, piccolo e insignificante com'era? Accantonò il pensiero e riaprì gli occhi. Dopo qualche minuto la folla finì di sfociare nella piazza, e liberò il passaggio. Senza pensarci due volte, s'infilò nel piccolo appartamento. Prese un pacco di biscotti e lo aprì. Ne ingoiò subito due, poi aprì il frigo per prendere il latte, ma si accorse subito, con disappunto, che era spento. Doveva essere saltata la corrente: Addio contenuto. Un solo pensiero attraversò la sua mente. "Domani protesto".