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Autore: Astrea9993    29/11/2014    2 recensioni
I Babbani sembrano vivere inconsapevolmente le loro vite miopi e incapaci di vedere davvero ciò che li circonda, inconsapevoli della guerra che divide i maghi in due schieramenti e, il cui esito,  risulterà fondamentale per la loro sopravvivenza. I Babbani sembrano incapaci di combattere da soli le proprie battaglie.  
Ma Antonella White non è così, è una Babbana ed è fiera di esserlo. Coraggiosa, intelligente e testarda si troverà suo malgrado catapultata in un mondo magico popolato di strane creature, vecchi bislacchi, amici con la stesa maturità di un bambino di due anni, licantropi, pazzi assassini ed amiche leali e totalmente fuori di testa…
Antonella scoprirà un mondo bellissimo purtroppo minacciato da una terribile guerra e deciderà di combattere sia per proteggere coloro che ama, sia per dimostrare a tutti i maghi che non bisogna sottovalutare i Babbani perché questi sono molto meno inermi di quanto non si pensi…
Genere: Commedia, Guerra, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Marlene McKinnon, Nuovo personaggio, Regulus Black | Coppie: James/Lily
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Capitolo 30
 
Come tutto è iniziato e come avrebbe sempre dovuto finire
 
 
E alla fine anche l'ultimo giorno di esami era arrivato. 
Tutto si stava per concludere nel peggiore dei modi.
Quel giorno avevo sostenuto l'esame di trasfigurazione che, ovviamente, era andato malissimo.
Non avevo mai permesso ai sentimenti di distrarmi, ero sempre stata brava a separare la sfera emotiva dai miei doveri e non avevo mai lasciato che i sentimentalismi influenzassero negativamente le mie prestazioni eppure, questa volta, era stato così.
Nonostante quella mattina avessi volontariamente evitato sia James che Sirius il mio pensiero era ugualmente andato a loro e, il mio esame, si era senza alcun dubbio rivelato un disastro.
Probabilmente quei due idioti, dall'alto del loro egocentrismo, sarebbero stati felici di sapere di essere riusciti a farmi fallire l'esame.
Se Sirius lo avesse saputo avrebbe sorriso maliziosamente per poi concludere che la sua bellezza aveva il potere di ridurre in poltiglia la mente più brillante.
Questo era quello che avrebbe detto una volta, pensai amaramente, ora dubitavo che mi avrebbe parlato di nuovo.
Avevo dichiarato con convinzione a Regulus che io e suo fratello ci amavamo e quando avevo pronunciato quelle parole ero convinta che, in un modo o in un altro, io e Sirius avremmo superato questa crisi.
Ma ora la mia convinzione vacillava.
Quella mattina infatti, quando dopo una veloce colazione nelle cucine mi ero avviata in Sala Grande per sostenere il primo esame della giornata, James aveva cercato di parlarmi.
Certo, in quel momento io non ero pronta ad ascoltarlo e Remus, che doveva averlo intuito, aveva invitato l'amico a darmi del tempo.
James mi aveva cercata mentre Sirius mi aveva trattata come se non mi conoscesse e come se tra noi non ci fosse mai stato niente.
Sapevo che era stupido sperare che Sirius ricercasse il dialogo quando io non ero neppure pronta ad ascoltarlo ma quell'atteggiamento mi aveva ferita e mi aveva fatto provare il desiderio di cancellargli quell'espressione indifferentemente dalla faccia a suon di pugni.
Gli era bastato uno stupido litigio per cancellarmi.
Se pensava di potermi dimenticare e mettere da parte così facilmente si sbagliava di grosso! Mi ero detta furiosa, io non ero una delle sue solite sgualdrine!
Mi era capitato di arrabbiarmi altre volte e mi era già capitato di arrabbiarmi con Sirius ma, non avevo mai provato una rabbia così bruciante ed inestinguibile. Era la rabbia di una donna che si sentiva tradita e ferita nell'orgoglio.
Probabilmente era stato a causa di questa rabbia che non ero riuscita a concentrarmi sull'esame e avevo passato, senza neppure rendermene conto, tutto il tempo a realizzare disegni piuttosto realistici di Sirius che cadeva dalla scopa, Sirius affetto da spruzzolosi, Sirius arrostito da un drago e persino varianti più tipicamente Babbane come Sirius accoltellato.
Poi era arrivato il momento di consegnare ed era stato solo allora che mi ero ricordata di non essere una strega e che ovviamente non avrei potuto cancellare i miei scarabocchi con un colpo di bacchetta come faceva quell'idiota di Potter, così, dopo aver sonoramente imprecato alla Babbana e, già che c'ero, essermela presa anche con la biancheria intima di qualche celebre mago, avevo consegnato.
In quel momento avevo deciso che io ero una donna indipendente, una donna che non aveva bisogno di un uomo per sentirsi realizzata, che possedevo una cosa chiamata dignità e che non sarei stata a struggermi per Sirius-sono-un-idiota-Black un minuto di più.
Non avrei fatto la parte della stupida ragazzina innamorata, lo avrei ricambiato con la stessa moneta.
 
L'opinione di Marlene era che il mio atteggiamento fosse strano ed inquietante.
Se Sirius infatti, pur essendo molto impulsivo, era sempre stato capace in caso di necessità di essere di una freddezza quasi spaventosa, io non ero così. Io non ero fredda anzi, ero una di quelle persone trasparenti, difficilmente capace di celare le proprie emozioni eppure, questa volta, ero riuscita a contenere, almeno all'apparenza, tutto quel vortice di emozioni.
Sembrava quasi impossibile eppure, nell'arco di una giornata, tra me e Sirius era calato il gelo più assoluto.
Sembrava quasi che quella visibile tenerezza che c'era stata tra noi non fosse mai esistita.
Agli occhi di coloro che ci circondavano quel gelo risultava quasi anormale, gli studenti di Hogwarts che erano ormai a conoscenza del nostro litigio si sarebbero aspettati altre urla e magari lacrime ma non di certo quella freddezza che sembrava più dolorosa di qualunque accusa o di qualunque insulto.
Persino le ammiratrici di Sirius, che di certo avrebbero dovuto essere liete della nostra apparente rottura, apparivano spiazzata da quella situazione ed io non avevo potuto fare a meno di sorridere tra me e me nel constatare che quelle ragazze non conoscessero affatto Sirius Black, non conoscevano quegli insopportabili difetti che me lo facevano mio malgrado amare ancora di più e non comprendevano quella testardaggine che probabilmente ci avrebbe condotti all'autodistruzione e alla reciproca distruzione perché era di questo che si trattava: era per orgoglio e testardaggine che nessuno dei due voleva fare il primo passo verso l'altro e, nonostante ne fossi consapevole, questo non mi aiutava a vincere l'orgoglio.
Sirius aveva messo da parte l'orgoglio decine di volte allo scopo di spingermi a cedere a quel sentimento che mi ostinavo a rifuggire e, questa volta, toccava a me fare un passo nella sua direzione, sapevo che avrei dovuto farlo, ma quella freddezza mi spaventava, mi faceva arrabbiare e soprattuto mi faceva soffrire e mi aveva spinta a reagire nascondendomi a mia volta dietro ad un muro di freddezza.
 
"Se fossi in te mi sbrigherei a porre fine a questa situazione, è a dir poco lacerante" aveva detto quella notte Marlene mentre ci precedeva e si avviava verso la Torre di Astronomia.
Aveva ragione, tutto questo era lacerante ma io non mi sentivo ancora pronta a cedere e, al momento, quel muro di ghiaccio appariva molto più sicuro, mi dissi mentre aspettavo che Lily  raccogliesse la borsa per uscire assieme a lei, Alice ed Emmeline.
In quel momento Lily Evans era colei che mi comprendeva meglio.
In quel momento entrambe eravamo a pezzi e, nessuna delle due, aveva alcuna voglia di dire all'altra che cosa fare, volevamo solo fingere di essere forti per poi poterci crogiolare in solitudine nel nostro dolore.
"credete sarà semplice? Non ho avuto il tempo di ripassare, ero troppo impegnata a studiare trasfigurazione!" si lamentò Alice mentre uscivamo in corridoio
"di certo andrà sempre meglio del mio compito di trasfigurazione" mi lamentai io
La McGranitt mi avrebbe uccisa.
"siete sempre andate bene in Astronomia, andrà bene anche questa volta" ci rassicurò Emmeline
"dannazione!" esclamai dopo essermi fermata un attimo a frugare all'interno della borsa che appariva stranamente leggera...
"ho dimenticato il telescopio" mi lamentai mentre mi affrettavo a tornare indietro
"vado con lei" soggiunse Lily mentre si affrettava a seguirmi "ho lasciato la piuma in camera, e dire che ero convinta di averla presa!"
 
In quel momento nessuna delle due sapeva l'importanza di quello che stava per accadere. Non sapevo come non avere con me uno stupido telescopio stesse per cambiare la mia vita e come la presenza di Lily si sarebbe rivelata fondamentale.
Avevamo compiuto quei gesti casualmente.
Era stato casualmente che ci eravamo apprestate a salire le scale per tornare sui nostri passi eppure ciò che non sapevamo era che in quel momento stavamo per cadere nella trappola che ci era stata attentamente tesa.
Ma io e Lily, nella nostra noncuranza, non avevamo fatto caso al fatto che le scale avessero appena cambiato direzione portandoci in un ala del terzo piano a noi sconosciuta, in fin dei conti tutti sapevano che alle scale di Hogwarts piaceva cambiare per cui perché preoccuparsi?! Certo, avevo imprecato nel constatare che ora, molto probabilmente, ci avremmo messo una vita a prendere il telescopio e a raggiungere la sede dell'esame ma nessuna delle due aveva avvertito il pericolo che incombeva su di noi.
Poi avevamo sentito delle urla ed istintivamente avevo iniziato a correre verso quel suono agghiacciante.
Col senno di poi mi ero resa conto della mia stupidità ma, in quell'istante, questa mi era sembrata la cosa più giusta da fare.
Qualcuno aveva bisogno di aiuto, questo era tutto ciò a cui ero riuscita a pensare.
"aspetta!" aveva esclamato Lily mentre si lanciava al mio inseguimento ma io avevo a mala pena sentito quelle parole.
Poi il buio.
 
 
 
*****
 
 
 
Due voci... No, tre voci maschili.
Tre persone che stavano litigando tra loro o, per lo meno, discutendo.
Per un momenti rimasi immobile, gli occhi chiusi e i sensi all'etra per cercare di comprendere dove mi trovassi e cosa stesse accadendo.
Per un momento mi concentrai per cercare di ricordare cosa fosse accaduto nonostante provassi un forte mal di testa.
A quanto pareva era questo che si provava quando si veniva schiantati perché, di questo ne ero certa, ero stata schiantata, il lampo di quell'incantesimo era tutto ciò che ricordavo assieme alla voce di Lily ormai lontana.
Quindi, ricapitolai tra me e me, ora sapevo cosa mi era successo: ero stata schiantata.
Non potevo ancora aprire gli occhi, i miei aggressori erano infatti ancora convinti che io fossi priva di sensi e non ci tenevo a fargli scoprire così presto di essere sveglia.
Mi concentrati sulle voci che mi circondavano:
"Ti sei fatto scappare la Evans!" Sbottò uno dei tre, sembrava essere fuori di se dalla rabbia
"Lui ha architettato tutto questo per attirarle in questa trappola e tu te la sei fatta sfuggire" rincarò la dose un altro che, dal tono della voce, sembrava essere divertito dal fallimento del compagno
"Certo! Ridi pure Mulciber!" Lo canzonò quello che ero ormai certa fosse Lestrange "ti divertirai ancora di più quando quella dannata sangue sporco tornerà con i rinforzi!"
"Non se io la fermo prima" intervenne per la prima volta il terzo uomo, quello che aveva appena fallito.
"Allora vai, Avery, ma ricorda le parole del professore: per diventare dei Mangiamorte dobbiamo dimostrare la nostra fedeltà al Signore Oscuro e noi non aspetteremo di cero te per portare a termine il nostro incarico." Acconsentì Lestrange
Quindi Lily era scappata, pensai con un moto di sollievo.
Ero certa che Avery non sarebbe mai riuscito a fermarla: Lily Evans era una delle migliori duellanti di tutta Hogwarts ed ero certa che sarebbe tornata con i rinforzi, dovevo solo resistere, resistere e prendere tempo. Dovevo evitare che mi uccidessero subito e fidarmi di Lily Evans perché, ne ero certa, se gli aiuti non fossero giunti per tempo sarei morta.
Cercando di allontanare dalla mente la paura che era solo controproducente mi concentrai sul resto dei miei sensi.
La superficie su cui ero adagiata era fredda e dura per cui supposi di trovarmi distesa sul pavimento ma, per il momento, era impossibile ricavare altri dati utili per comprendere dove mi trovassi o, per lo meno, era impossibile farlo senza aprire gli occhi.
Decisi allora di provare a muovermi ma, come immaginavo, per me era impossibile farlo liberamente: era come se delle funi avvolgessero il mio corpo ed io supposti che avessero utilizzato su di me l'incantesimo Incarceramus. 
Non mi restava altro da fare che continuare a fingermi svenuta e sperare che gli aiuti arrivassero presto.
"È arrivato il momento di svegliare la nostra ospite" mormorò Lestrange mentre sentivo i suoi passi avvicinarsi a me.
Era giunto il momento di aprire gli occhi.
 
 
 
*****
 
 
 
Lily Evans stava correndo come non aveva mai corso in vita sua. Era accaduto tutto all'improvviso: un lampo di luce e Nelly era caduta a terra e lei si era trovata improvvisamente da sola. A fatica era riuscita a respingere gli incantesimi che continuavano ad essere scagliati contro di lei, maledizioni oscure che non conosceva e soprattutto di cui non conosceva gli effetti. Di una sola cosa era certa: non doveva farsi colpire.
Poi aveva capito, aveva compreso che non sarebbe mai riuscita a raggiungere Nelly, allo stato delle cose non era neppure in grado di salvare se stessa: come poteva solo pensare di salvare l'amica?
Un profondo taglio le lacerava il braccio sinistro lì dove una maledizione l'aveva colpita di striscio eppure, il dolore non era nulla rispetto a quel senso di impotenza.
Aveva combattuto contro se stessa, contro la parte più impulsiva di sé che le diceva di combattere, di non rifuggire lo scontro ma poi aveva pensato a Nelly e al fatto che non poteva permettersi di soccombere lì altrimenti per la sua amica non ci sarebbe più stata speranza.
Questo le aveva dato la forza.
Con dolorosa determinazione era riuscita ad arrestare il tremore che, se ne era accorta solo ora, scuoteva il suo corpo, poi era riuscita a colpire il suo aggressore.
Non ricordava neppure che incantesimo avesse usato, sapeva solo che improvvisamente Avery era caduto a terra e lei aveva iniziato a correre alla cieca senza neppure sapere dove stesse andando e senza trovare il coraggio di voltarsi, di assicurarsi che lui non la stesse seguendo.
Poi era caduta a terra, la bacchetta era finita a qualche metro da lei...
 
 
 
*****
 
 
 
 
Un aula in disuso, buia e ricoperta di polvere, questo era il luogo in cui mi trovavo.
"Da quanto tempo sei sveglia" chiese Lestrange, in quel momento era sorprendentemente calmo ma quella quiete risultava più spaventosa delle urla o delle minacce.
"Da un po' " ammisi ben sapendo che mentire sarebbe stato inutile.
Per un momento eravamo restati in silenzio a scrutarci negli occhi come se l'uno stesse cercando le debolezze dell'altra ma io sapevo bene che in quel momento Rabastan Lestrange leggeva nei miei occhi esattamente ciò che io leggevo nei suoi: ferrea determinazione.
Era deciso a distruggermi, a strapparmi la dignità a cui, in quel momento più che mai, mi aggrappavo.
Eravamo consapevoli che quella fosse la fine e, a prescindere da ciò che sarebbe accaduto, sarei andata incontro alla fine con onore.
"Se non sbaglio avevo fatto una promessa" disse Lestrange mentre mi afferrava brutalmente per i capelli e mi trascinava al centro dell'aula "ho fatto una promessa a te e al tuo ragazzo" continuò poi mentre si soffermava a scrutarmi un ultima volta prima di levare la bacchetta "finirà come tutto è iniziato e come avrebbe sempre dovuto finire"
 
 
 
*****
 
 
 
Per un momento, nel vedere Lily travolgere Peter e cadere a terra, James aveva creduto che sarebbe iniziato il secondo round, che lui e Lily avrebbero litigato ancora, poi si era soffermato a scrutare meglio la ragazza, aveva visto il modo spasmodico con cui aveva raccolto la bacchetta, il modo in cui l'aveva puntata contro di loro e poi  James aveva visto il sangue.
"calmati! Siamo noi!" aveva esclamato mentre istintivamente si chinava e aiutava la ragazza ad alzarsi, avrebbe voluto abbracciarla, stringerla a se, ma qualcosa lo trattenne dal farlo
"sei al sicuro" disse invece mentre la cingeva delicatamente per i fianchi, avrebbe voluto prenderla per le braccia ma la ferita al braccio sinistro della ragazza sembrava dolorosa.
"Nelly" mormorò solamente Lily, lo sguardo distante come se ancora avvertisse l'ombra di coloro che fino ad poco prima l'avevano braccata su di se, come se ancora non avesse davvero compreso di essere al sicuro.
"dov'è lei!" esclamò Sirius senza riuscire a trattenersi mentre afferrava Lily per le braccia
 facendole emettere un gemito di dolore
"Sirius!" Intervenne James
"Evans!" Esclamò Sirius ignorando totalmente l'amico "dimmi dov'è Antonella!" Sbottò mentre scuoteva violentemente Lily per le spalle.
Tutto in Sirius sapeva di tensione, necessità e paura.
"Eravamo al terzo piano" disse Lily che sembrava suo malgrado essere tornata maggiormente in se "Avery e Lestrange ci hanno attaccate ed io non sono riuscita ad aiutare Nelly"
 
 
 
*****
 
 
 
Dolore.
Questa era l'unica cosa che provavo.
Non era la prima volta che provavo dolore, ero sempre stata piuttosto vivace e nell'arco della mia vita mi ero spesso fatta male: mi ero rotta ed incrinata tutto ciò che si poteva rompere per non parlare poi delle storte, dei lividi e dei tagli, ma questo era diverso.
Questo era dolore allo stato puro, era come se tutte le mie ossa si stessero disintegrando nello stesso istante, era come se tutti i mie nervi fossero stati colpiti nello stesso momento.
Tutto era svanito per lasciare posto unicamente a quella lacerante sofferenza.
Tutto era scomparso e per un momento avevo persino dubitato che nel mondo esistesse davvero qualcosa di diverso da quella sofferenza, nulla sembrava più reale di fronte a quel dolore.
Le mie stesse urla, che si confondevano con altre grida, mi apparivano così distanti e il tempo sembrava essersi arrestato.
Da quanto tempo era che urlavo?
Il tempo non era importante, lo spazio era irrilevante, la dignità a cui fino ad allora mi ero aggrappata non contava più nulla.
Volevo solo che finisse.
 
 
 
*****
 
 
 
Sirius correva, la rabbia che gli lacerava il petto e gli attanagliava il cuore.
Era arrabbiato.
Era arrabbiato con Lestrange e con Avery ed era arrabbiato con Lily Evans che aveva lasciato Nelly da sola. Sapeva che la ragazza aveva fatto la cosa più sensato, aveva cercato aiuto, ma non poteva fare a meno di essere arrabbiato perché Lily Evans era tornata indietro mentre la sua Antonella era ancora lì, da sola e svenuta.
Era arrabbiato con Nelly che aveva tolto il braccialetto che lui le aveva regalato e, grazie al quale, se solo lei lo avesse indossato, a quell'ora sarebbe già riuscito a trovarla. Se solo Nelly avesse indossato il bracciale a quell'ora sarebbe stata già al sicuro tra le sue braccia e invece, per uno stupido litigio, aveva deciso di toglierlo ed ora lui non sapeva dove lei fosse e si trovava a correre verso la sala comune per recuperare la Mappa del Malandrino, si trovava a maledire lo spazio e il tempo perché la rabbia era preferibile alla paura che suo malgrado gli attanagliava il cuore.
Le minacce di Lestrange gli risuonavano nella mente e non poteva fare a meno di pensare al fatto che Nelly era da sola e che quando i professori si sarebbero accordi della sua assenza sarebbe stato tardi. Hogwarts era immensa e ad ucciderla sarebbero bastati pochi istanti, un lampo di luce verde e tutto sarebbe finito.
Sirius sperava di avere tempo, sperava che quei dannati Mangiamorte che si sentivano così al sicuro ed invincibili perdessero tempo e, subito dopo, si malediceva da solo perché più tempo avrebbe implicato più dolore per la donna che amava e poi si ritrovava a dover ammettere che non gli importava nulla del dolore, non importava quanto Antonella avrebbe dovuto soffrire, lei era forte, gli bastava solo che vivesse.
Era quasi arrivato alla sala comune, Remus e James che lo seguivano silenziosamente, James che aveva persino lasciato che fosse Peter ad accompagnare Lily in infermeria e ad allertare la professoressa McGranitt.
Mancava poco, il ritratto della Signora Grassa ormai così vicino e poi era apparso lui.
La figura di suo fratello che si stagliava al centro del corridoio.
Per un momento aveva meditato sul fatto che Regulus non avrebbe dovuto essere li.
Lestrange ed Avery erano stati furbi, avevano scelto di colpire nel momento in cui il coprifuoco era già scattato e in cui i professori erano impegnati per via dell'ultimo esame, in quel momento nessuno avrebbe dovuto essere in giro per il Castello, eppure lui era lì.
"Non dovresti essere impegnato a sostenere l'esame di Astronomia, Sirius?!" Intervenne suo fratello, il consueto tono freddo e distaccato intriso di quel senso di superiorità.
Normalmente avrebbero litigato e Sirius avrebbe intimato a Regulus di farsi gli affari suoi, ma non ora, non in quell'istante.
"Ti prego, non adesso" si limitò a dire Sirius
 
 
 
*****
 
 
 
Il dolore era cessato.
Il mio corpo era ricaduto pesantemente a terra completamente inerte.
"Puoi urlare finché vuoi nessuno ti sentirà" mormorò Lestrange mentre si chinava su di me e mi sfiorava delicatamente il volto e le labbra che mi ero morsa in uno spasmo di dolore.
"Credevi che con la fine dell'anno tutto si sarebbe concluso, è stato stupido da parte tua. La fine dell'anno significava solo che presto avremmo lasciato Hogwarts e che non avevamo più alcuna ragione per mantenere un basso profilo" continuò distrattamente, quell'improvvisa delicatezza era rivoltante.
"A giudicare dal tuo sguardo direi che non hai ancora imparato la lezione" disse poi in un sospiro "non sei ancora pronta" concluse prima di levare nuovamente la bacchetta...
 
 
 
*****
 
 
Regulus scrutò per un istante il fratello, il suo sguardo sembrava così disperato.
Non aveva mai visto quell'espressione nel fratello che appariva sempre così sprezzante, orgoglioso ed indifferentemente. Per la prima volta la barriera di indifferenza dietro alla quale Sirius nascondeva il dolore sembrava essere crollata e forse era stata quell'improvvisa trasparente vulnerabilità a spingere Regulus a seppellire i rancori e le rivalità e a comportarsi per la prima volta dopo tanto tempo da fratello.
 
 
 
*****
 
 
 
 
"Fa male?!" domandò Lestrange mentre per la seconda volta si piegava su di me
"Vuoi che tutto questo finisca? Non devi far altro che chiedero" mormorò in un sussurro.
Quindi le cose stavano così: Rabastan Lestrange non voleva semplicemente uccidermi, voleva annientarmi, piegarmi, voleva che fossi io a pregarlo di uccidermi e, in quell'istante, se solo fossi riuscita a trovare la forza per parlare lo avrei fatto molto volentieri.
Perché avrei dovuto continuare a vivere in quel mondo costituito unicamente da dolore e sofferenza? Perché lottare? Perché prolungare le mie sofferenze?
 
 
 
 
*****
 
 
 
"Che cosa sta succedendo?" Aveva chiesto Regulus, anche lui sembrava aver lasciato cadere tutte le maschere e quei modi ricercati erano svaniti, lo sguardo partecipe fisso negli occhi del fratello.
"Dobbiamo trovare Nelly, Avery e Lestrange hanno aggredito lei e la Evans. Nelly è ancora con loro"
Regulus rimase per un attimo in silenzio.
Non credeva che i compagni di casa avrebbero fatto davvero del male alla ragazza, probabilmente era uno scherzo, di cattivo gusto, ma pur sempre uno scherzo, eppure, qualcosa nello sguardo del fratello gli impediva di liquidare la faccenda...
"Seguitemi, credo di sapere dove si trovino" disse alla fine
 
 
 
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"Chiedilo e tutto finirà, tutto il dolore svanirà" continuò Lestrange, il suo tono appariva ora così carezzevole, quelle parole così allettanti...
Poi avevo avvertito distintamente quelle urla disperate, quelle urla che non erano mie, e mi ero ricordata che c'era altro oltre a tutto quel dolore e che io non ero da sola, non ero l'unica che in quel momento  stava soffrendo...
In quell'istante le urla cessarono.
"Non è per niente divertente, questa qui continua a svenire" si lamentò Mulciber
"Il suo fisico è più debole" rispose piuttosto disinteressato Lestrange
"Reinnerva" disse Mulciber dopo aver puntato la bacchetta contro la ragazzina che giaceva ai suoi piedi e che io mi soffermai a guardare per la prima volta solo allora, Era bionda e giovane, più giovane di me.
"Mary, se credi che finirà tutto così velocemente ti sbaglio di grosso" soggiunse poi Mulciber nel levare nuovamente la bacchetta.
Non so cosa scattò in me in quell'istante, forse era stato rendermi conto di essere la più forte a spingermi a reagire o forse, più semplicemente, quel moto di ribellione si era fatto nuovamente strada in me spingendomi a trovare una nuova forza che fino a pochi istanti prima non credevo di possedere. Ero riuscita a muore quel corpo dolorante che credevo ormai completamente inerte, ero riuscita a rialzarmi, barcollando ed incespicando, ero strisciata carponi ma, alla fine, ero riuscita a frappormi tra la ragazzina e il lampo di luce. Io ero la più forte e, in quell'istante, dovevo essere forte per entrambe.
 
 
 
*****
 
 
 
Remus Lupin era appena entrato nel proprio dormitorio, la loro era sta una mossa azzardata ma, alla fine, James e Sirius avevano deciso di recarsi nell'aula del terzo piano dove, a detta di Regulus, Avery e Lestrange solevano trascorrere il proprio tempo mentre lui si sarebbe occupato di verificare, per sicurezza, le loro posizioni sulla Mappa del Malandrino per poi riferire eventuali cambiamenti agli amici.
Stavano giocando d'azzardo con la vita di Nelly ma il tempo continuava a scorrere implacabilmente e questo era tutto ciò che potevano fare.
Velocemente Remus si affrettò ad estrarre la Mappa e a cercare i nomi di Nelly, Lestrange e Avery nei dintorni del terzo piano.
Lily aveva detto che lei e Antonella erano state attirate in trappola sentendo delle urla femminili quindi assieme a Nelly doveva esserci una ragazza e almeno un altro aggressore.
Avrebbero dovuto esserci almeno cinque persone, invece non c'era niente.
Nelly, Lestrange ed Avery erano spariti dalla mappa. 
 
 
 
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Improvvisamente il dolore si arrestò.
Lentamente alzai gli occhi per scorgere Lestrange strappare la bacchetta dalle mani di Mulciber "lei è mia!" aveva concluso il Mangiamorte prima di afferrarmi e trascinarmi rudemente lontano da Mary, ogni traccia di delicatezza era svanita.
"È per questo che ti odio!" esclamò ormai completamente vinto dall'ira prima di puntare per l'ennesima volta la bacchetta su di me.
L'ondata di dolore mi travolse nuovamente mozzandomi il fiato e, questa volta, se possibile, la maledizione appariva ancora più potente di prima ma, allo stesso tempo, questa volta ero preparata. Nel tentativo di non emettere alcun suono mi morsi le labbra e mi infilzai le unghie nei palmi delle mani ma neppure un gemito scaturì dalle mie labbra.
"urla!" esclamò adirato Lestrange mentre abbassava la bacchetta e mi alzava con forza da terra afferrandomi rudemente per le braccia e scuotendomi e, per un istante, avevo pensato che volesse colpirmi alla Babbana invece si limitò a scrutarmi negli occhi e a parlare "è per questo che ti odio, perché mi fai dubitare della veridicità di ciò in cui credo ed è per questo che devi essere annientata" concluse in un sussurro.
Dovevo morire perché ero la prova vinte del fatto che non vi fosse alcuna differenza tra maghi e Babbani.
Dovevo morire perché pur essendo una Babbana avevo dimostrato di possedere coraggio, senso dell'onore e dignità.
"Lestrange" mormorai trovandomi mio malgrado, nonostante il dolore e la sofferenza, a sorridere "sei più patetico di quanto credessi"
"crucio!" esclamò lui mentre io ricadevo a terra travolta da una nuova ondata di dolore, il mio corpo che si contorceva dagli spasmi ma le labbra ermeticamente serrate.
Poi avevo avvertito un esplosione ed il dolore era svanito.
Era stato allora che avevo capito di essere in salvo, poi l'oblio.
 
 
 
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Era stata con facilità che avevano messo fuori gioco Avery che, evidentemente, non si aspettava che i soccorsi arrivassero così in fretta.
Sirius lo aveva schiantato con facilità ed era stato con disinteresse che lo aveva visto ricadere al suolo con violenza.
In quel momento l'unica cosa di cui gli importava era Antonella e, finché non l'avesse rivista, non si sarebbe dato pace.
Avrebbe attraversato le fiamme dell'inferno e avrebbe combattuto contro Voldemort in persona pur di riaverla.
Sirius si era fiondato subito sulla porta di quell'aula polverosa ormai da tutti dimenticata ma, come da copione, la porta era sigillata.
Sirius non aveva neppure provato ad aprirla con un alohomora e, per evitare di perdere altro tempo prezioso, l'aveva abbattuta con un bombarda.
E poi lei era apparsa ai suoi occhi, era lì, distesa a terra esangue, così pallida da fargli temere di essere arrivato troppo tardi.
Sirius si era subito lanciato su di lei incurante delle maledizioni che lo sfioravano e lasciando a James l'ingrato compito di guardargli le spalle e poi l'aveva stretta a se è aveva avvertito quel battito forse un po' debole ma costante.
Era stato solo a quel punto che si era voltato a scrutare il fratello che era rimasto li, impietrito sulla porta.
Regulus si trovava improvvisamente a scegliere tra il fratello e il cammino che  desiderava intraprendere
"Portala fuori di qui" gli aveva intimato Sirius mentre estraeva la bacchetta e si preparava a fronteggiare Lestrange.
E Regulus era rimasto immobile a scrutare la ragazza a terra senza sapere cosa fare.
"Sei davvero uno stolto, Black" lo canzonò Lestrange "si è solo presa gioco di te, lei è solo una sporca Babbana, è solo feccia" concluse divertito mentre schivava le fatture di Sirius
"Tu lo sapevi" affermò Regulus con decisione ed era stato a quel punto che Sirius aveva voltato le spalle al nemico per scrutare negli occhi il fratello
"Regulus..." aveva mormorato Sirius ma non c'era stato bisogno di parole perché Regulus aveva letto la verità negli occhi del fratello.
E poi Lestrange aveva approfittato di quell'attimo di distrazione, Mulciber era riuscito a liberarsi di James, i due avevano afferrato quella che sembrava una vecchia bottiglia ed erano svaniti nel nulla.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo dell'autrice
Salve a tutti!
Come avevo già precedentemente accennato questo è l'ultimo capitolo della mia Fanfiction.
Ringrazio eliseCS che ha recensito lo scorso capitolo e tutti coloro che mi hanno "seguita" fino a qui.
A questo capitolo, seguirà un epilogo che cercherò di postare domani.
Grazie mille a tutti.
Astrea
 
 
  
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