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Autore: Glendora    29/11/2014    0 recensioni
Farla finita sembra davvero molto facile, soprattutto nella solitudine di una camera d'albergo a chilometri di distanza da casa. Questo, però, non sembra il destino di Ville Valo che, inaspettatamente, tra le mura di quello che sembra essere un vero e proprio girone dell'Inferno, troverà quello che ha sempre cercato, ciò che la fredda lametta di un rasoio appoggiato sulla pelle non è stata capace di dargli. Ma il fato ama giocare con le persone e Ville non è certo immune...
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Ville Valo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Uno psicologo dovrebbe dare consigli utili ai suoi pazienti, essere certo che siano i migliori per loro. Dovrebbe dare a quelle creature gli strumenti per ricostruire il loro mondo interiore pezzo dopo pezzo, provando a far risorgere la loro anima dalle macerie di un qualcosa apparentemente distrutto, morto. Uno psicologo dovrebbe dire la verità, perché essere sinceri è la base di una terapia e quando si ha a che fare con soggetti difficili, la sincerità è la sola cosa che ci si aspetta da un medico. Non si può pretendere che un paziente lo sia, se per primo non lo è il terapeuta.

Lily ha tenuto corsi su questo aspetto fondamentale della psicologia riabilitativa. È stata prima una studentessa, poi un’insegnante ed ha sempre fondato il suo approccio con le persone su questo unico, saldo principio di sincerità. Ora, però, sta chiedendo a Ville di aprirsi totalmente, prova a convincerlo che l’essere sinceri con il prossimo sia la sola cosa utile per andare avanti, ma è lei la prima a non credere più nella validità di questa equazione. Forse perché è lei che sta mentendo.

Mente a Connor, la sua sola famiglia, la persona che si è presa cura di lei dopo la scomparsa dei suoi genitori, che è stato come un padre per diciannove anni e che, per altrettanto tempo, le ha fatto da psicologo, da mentore, da guida.

Mente a Jasper, la sola persona degna di essere chiamata amico in una vita fatta solo di tanti conoscenti e nessuna vera persona alla quale legarsi davvero, troppo spaventata dell’abbandono per concedersi a qualcuno, troppo fragile anche solo per affidare la sua esistenza ad altri che forse non si meritano tanta fiducia.

Lily mente anche a se stessa. E finge. Lo fa in maniera spudorata, quasi senza ritegno, perché in quella menzogna c’è la vita, quella che vorrebbe poter vivere fino in fondo, quella che, senza una bugia, non potrebbe più essere la stessa. Ma in questa piccola falsità si nasconde il senso di colpa, quello verso i suoi pazienti, soprattutto verso Ville, che non merita di essere imbrogliato, non quando proprio lui ha fatto dell’inganno la sua vita.

Come può un singolo essere umano mettere in discussione tutto, ogni scelta, tutte le decisioni che Lily ha dovuto prendere? Com’è possibile che proprio lui, Ville, un aspirante suicida, sia capace di confonderla così tanto, arrivando perfino a farla dubitare di se stessa, della bontà delle sue azioni? Lily ha fatto una scelta molto importante: ha scelto di mentire alle persone che ama, che stima, a quelle che vorrebbe salvare. Lo ha fatto e continua a farlo perché crede sia meglio per tutti vivere in quella bugia, ma adesso non è più tanto sicura di aver fatto la scelta giusta. Ed è tutta colpa di Ville Valo.

Chi sei tu?

Lily crede nel destino ed è convinta che le cose avvengano per una ragione, che ci sia un significato nelle persone che si incontrano sul proprio cammino e sulle esperienze che si fanno durante il proprio percorso, ma pensare che Ville abbia un ruolo in tutto questo è una follia pura, perché fa crollare tutte le sue certezze e perfino le sue barriere.

Perché Ville è entrato nella sua vita proprio in quel momento? Perché lui, un musicista, un animo sensibile capace di scrivere canzoni profonde e bellissime? Perché ora? Perché quando ormai non c’è più alcuna possibilità di scegliere davvero il proprio cammino, irrimediabilmente segnato, così dannatamente in bilico?

Provo qualcosa per te?

Confusa ed incapace di darsi una risposta, lei così abituata a trovare la soluzione a tutti i dilemmi della vita e a tutte le domande che la circondano, Lily apre un cassetto della sua scrivania e guarda assorta quello che ci ha nascosto dentro, nulla più che una pila di cd comprati quando ha accettato il caso di Ville, insieme ad una cartella clinica che non appartiene a nessun paziente di quell’ospedale.

Lily prende in mano il plico di fogli scritti con una grafia che non è la sua, quindi afferra un cd dalla copertina nera con sopra un disegno dorato, bello e perfetto, che cerca di decifrare: sa che è un simbolo, qualcosa che rappresenta Ville, ma dietro all’intreccio di curve e linee c’è molto di più di quello che è stato scritto su di esso e vorrebbe poterne comprendere il segreto, forse perché sa che Ville non le racconterà mai la verità celata dietro all’heartagram.

È ormai calata la sera a Philadelphia, ma Lily non torna a casa, non ancora. Casa sua è l’ospedale, vicina ai suoi pazienti e ai suoi ricordi: i suoi genitori lavoravano entrambi lì, lei ogni tanto andava a trovarli, nonostante quello non sia il posto adatto ad una ragazzina, eppure si è sempre sentita legata a quel posto, ha un valore importante per lei, continuerà ad averne, forse perché non è mai stato solo un ospedale, ma un guscio nel quale rinchiudersi nel momento di maggiore sconforto. È per questo che fatica ad abbandonarlo la sera, quando tutti gli altri medici sono tornati al calduccio delle loro case, quando ormai le visite e le terapie si sono concluse. Lei, invece, resta lì, alla ricerca del fantasma di un passato non poi così lontano da poter essere dimenticato.

Inserendo il cd nello stereo, Lily scorre l’elenco delle tracce e decide di soffermarsi su una canzone in particolare, colpita dal titolo che sembra evocare in lei sensazioni sopite, ricordi mai cancellati. La musica parte dolce, ma allo stesso triste ed intensa proprio come colui che ha scritto quella melodia. Chiudendo gli occhi, Lily si immerge in essa, si lascia trasportare dalla voce di Ville che la porta lontano nella sua memoria e nei suoi ricordi: quella sembra essere la colonna sonora della sua vita, dei suoi desideri e delle sue paure, ma quel che è davvero strano è che sembra che Ville abbia scritto quel brano proprio per lei, per quel momento in particolare.

 

No one can free you now
From the chains around your heart
Don´t be afraid now
Just dive in this emptiness
And hold your breath on your way down


È lei che sta scivolando nel vuoto, mentre si lascia trasportare dalla marea nell’attesa che qualcuno arrivi a salvarla, a portarla via da quella vita di lacrime e sogni infranti che non smette mai di farla soffrire.

Mentre ascolta quelle parole, le sue parole, Lily legge la cartella clinica che tiene ancora stretta tra le mani: non è cambiato nulla dall’ultima volta che l’ha aperta, ma ora quello che ci trova scritto sembra non fare poi così paura.

***

Quando Jasper è entrato nella stanza di Ville per portargli la cena, l’uomo ha fatto una cosa che non avrebbe mai pensato di fare, almeno non in un luogo come quello: approfittando di un attimo di distrazione dell’inserviente ha rubato le chiavi della sua prigione. Ha notato che ne ha due paia con sé e spera che questo possa ritardare il momento in cui lui scoprirà di essere stato derubato di qualcosa di cosà prezioso: ha bisogno di andare da Lily, di vederla ancora, non come paziente, ma come uomo, per capire che cosa c’è di così speciale in lei che lo fa sentire diverso.

Dopo essere stato chiuso dentro la sua stanza, Ville aspetta. Dalla finestrella della camera può notare il cambiamento di luce, lo scemare del tramonto in favore del velo oscuro della notte e quando ormai tutto il cielo è ammantato della dolce trapunta stellata, decide di agire. Forse non avrà molto tempo, forse verrà beccato subito, ma non gli importa: almeno avrà tentato e questo gli basta.

Non è mai stato tanto sicuro in vita sua. Mai una volta nella sua esistenza ha sentito di fare la cosa giusta nel momento giusto: mai, tranne questa volta. Sgusciando furtivo tra i corridoi bui dell’ospedale, Ville avanza a piedi nudi cercando di non fare alcun tipo di rumore, ma quando arriva davanti alla porta di Lily esita un attimo prima di entrare.

Sente benissimo in sottofondo le note di qualcosa di conosciuto, ma il volume è troppo basso per riuscire a distinguere chiaramente la musica ed il suono delle lacrime di Lily lo distoglie quasi immediatamente da tutto il resto.

Perché sta piangendo? Che cosa è successo? Il dolore di Lily è qualcosa di terribile per Ville che non riesce a sopportare la consapevolezza di avere la donna a pochi passi da sé, ma di non poter fare nulla per consolarla.

 

No one can hurt you now
In this haven safe and sound
Just hold your breath on your way down

This fortress of tears
I've built from my fears for you
This fortress won´t fall
I've built it strong for you

 

Le parole della canzone giungono ora chiare fino a lui come se avesse sempre saputo quali fossero, come se non avesse aspettato altro che cantare quelle parole in quel preciso istante, forse perfino creandole per quell’istante.

Ora sa che cosa deve fare e senza preoccuparsi di bussare entra nella stanza lasciando Lily senza parole, tra le lacrime. La luce soffusa della piccola lampada sulla scrivania di Lily disegna i contorni delle loro ombre che si perdono sulle pareti bianche dello studio della donna.

“Che ci fai qui?” Chiede in un sussurro nascondendo la cartella sotto dei fogli.

“Ho rubato la chiavi a Jasper” risponde lui avvicinandosi, incapace di mentirle.

“Non ti ho chiesto come sei uscito dalla stanza, ti ho chiesto che cosa ci fai qui…”

“Se ti rispondo tu mi dici perché piangi?” Ormai Ville è davanti alla donna che è rimasta seduta sulla poltrona: solo ora si rende conto di quanto quell’uomo sia bello, di quanto sia perfetta la sua anima nonostante sembri rotta e scheggiata. “Sono qui per te…” dice infine, accarezzandole i morbidi capelli castani.

“Sai, è strano: ti stavo pensando.”

“Colpa della canzone” sogghigna lui abbassando lo sguardo, come intimidito.

“No, stavo pensando a te molto prima…e la canzone è bellissima.” Afferrando la mano di Ville, Lily l’accarezza e ne traccia il profilo con le sue dita per poi legarla alla sua stretta intrecciandole in un dolce nodo.

Il cuore di Ville batte all’impazzata, mai avrebbe pensato di provare qualcosa di così forte, di così incomprensibile e di così puro solo attraverso un gesto così semplice e tenero e all’improvviso tutto quello che ha provato fino ad ora, tutto l’amore travolgente per le donne sbagliate, tutta la passione bruciante per qualcuno che non l’ha mai ricambiato, svanisce come una bolla di sapone scoppiata nel vento.

C’è solo Lily, la sua mano morbida e calda, i suoi occhi velati dalla tristezza e dalle lacrime. Solo quella donna minuta e delicata che ha smesso di essere una dottoressa, che è solo e semplicemente Lily.

Attirandolo dolcemente a se, Lily abbraccia poggiando la testa sulla pancia di Ville che ha un sussulto a quel contatto inaspettato. Accarezzandole i capelli con la mano libera, lascia che lei rimanga allacciata in quell’abbraccio dolce e delicato mentre sente le lacrime della donna bagnare la sua maglietta.

 

This fortress of tears

I've built from my fears for you
Believe me
This Fortress won´t fall
I've built it strong for you

 

Non te ne andare, resta come me...

Resterò qui con te se tu lo vorrai, per sempre… 

Mentre la canzone continua a suonare rimbalzando sulle pareti della stanza, Lily e Ville rimango fermi ed immobili in quel perfetto momento di pura complicità che nessuno di loro ha mai conosciuto prima.

   
 
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