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Autore: MiaandPat1402    29/11/2014    1 recensioni
Royal ballet school. Ci siamo, mancava solo una settimana e poi sarei stata lì, su quel palco, in quell'accademia a dimostrare a tutti la mia bravura, la mia passione e il mio linguaggio del corpo. Ma in una settimana possono succedere tante cose, e sono successe. Il mio sogno, la mia vita tutto è andato a farsi f*****e nell'istante in cui quell'idiota patentato mi ha investito con la sua moto. Ora di me è rimasto solo un corpo vuoto su una sedia a rotelle e tutto questo grazie a lui...Jorge Blanco. Grazie a lui ora vivo una vita come la morte. Quindi grazie Jorge per avermi rovinato l'esistenza per sempre.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Leon, Un po' tutti, Violetta
Note: Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti
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I passi dell'amore(?)
- Eh vai Martina, più su quelle braccia, gambe indietro eeee hop. Per oggi può bastare- mi urlò Angela Saramego la mia maestra di danza. Mi ritirai negli spogliatoi a cambiarmi. Mi levai le scarpe a mezza punta gli scalda muscoli, levai il body e la calza maglia. E misi i miei Jeans e la mia felpa. Stavo per andarmene quando mi chiamò Angela.- Martina... Ti è arrivata questa.- disse sollevando la busta rossa con una scritta nera. Avrei riconosciuto quella busta fra mille. -La Royal Ballet School ti convoca a un'audizione fra una settimana.-  urlai dalla gioia. Il mio sogno più grande stava per avverarsi. Presto sarei potuta diventare prima ballerina. Corsi subito ad abbracciare Angela. E piansi dalla gioia. Non poteva essere vero. Presi le mio cose, baciai sulle guancia Angela e corsi fuori. Camminai per tanto tempo, ma a me sembrarono minuti. Le lacrime mi rigavano il volto. L'euforia che avevo in quel momento era incontenibile. Sembrerò una bambina ma, per avere un'audizione alla royal ce ne voleva e io c'ero riuscita. Corsi verso casa... Il resto lo ricordo a rallentatore. Sentii una frenata. Un dolore atroce alle gambe urla, e degli occhi stupendi. Poi il nulla...
Non so se passarono giorni, mesi o addirittura anni. Non sentivo dolore, sentivo una pace interna. Mi trovavo in un posto, quasi surreale. Sembrava una nuvola.
Le voci le sentivo ovattate, lontane. Le gambe non riuscivo a muoverle. Cercavo in tutti i modi di muovermi, lottavo contro me stessa ma non ci riuscivo. Solo dopo tante lotte perse riuscii a svegliarmi. -Mi dispiace molto signori Stoessel vostra figlia non potrà più camminare-. Sentendo quelle parole il mondo mi crollò addosso. Non potevo neanche camminare, figuriamoci ballare. Tirai tutto quello che avevo sopra il comodino di quell'orribile stanza di ospedale. I miei genitori corsero da me. -Mi dispiace bambina mia, non potrai ballare più. Mai più.- dissero tristi. Non potevo e non volevo accettarlo. I miei piedi, le mie gambe erano nate per ballare. Io dovevo camminare e ballare. - Qui c'è l'uomo che ti ha investito...- Entrò l'uomo con gli occhi verdi. -Quindi sei tu la persona che mi ha rovinato la vita eh? Sei una merda. Io sono nata per ballare. Io ho un audizione da fare. Io ti odio. Odio non riuscire ad alzarmi da questo fottuto letto. Odio non poterti fare quello che tu hai fatto a me. Ti odio!- . Gli urlai, quelle fottutissime parole piangendo. Lui non disse niente. Uscì fuori dalla stanza e se ne andò. Che vada a farsi fottere...
   
 
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