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Autore: Cara_Sconosciuta    01/11/2008    3 recensioni
Ryan Evans era omosessuale. Lo era sempre stato, dato che, da che aveva memoria, non si era mai davvero sentito attratto da una ragazza. Non aveva mai nemmeno avuto problemi ad ammettere a cuor leggero la propria sessualità, anche se molti la trovavano malata, perversa o contro natura. Vi era semplicemente abituato e non avrebbe mai potuto immaginare una vita diversa per sè. Almeno, fino a quando lei non era arrivata, le cose erano state così.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kelsi Nielsen, Ryan Evans
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buondì

Buondì!!!! Accidenti, da quanto tempo manco da questo fandom!!! Dovete sapere che questa storia l'ho iniziata qualcosa come quattro mesi fa, ma non sono mai riuscita a finirla! E poi stamattina, dopo la grande delusione che è stato High School Musical 3, finalmente sono riuscita a darle una continuazione ed un finale per lo meno decenti e, spero, almeno un po’ carini! In ogni caso, non sono scomparsa dalla sezione hsm, ma ci bazzico un po’meno perché ho in cantiere due long sui Jonas Brothers e ci tengo moltissimo a finirle, visto il successo che stanno avendo. Anzi, se a qualcuno interessasse leggerle -e non l’ha già fatto- si intitolano “Hanno rapito i JoBros” e “Giorni Infiniti”.

Prima, però, commentate questa, eh!!!!

 

I personaggi di hsm non mi appartengono (neanche Lucas, purtroppo... :-( ) e la storia non è scritta a fini di lucro.

Un bacione,

Temperance

Unexpected Love

Ryan Evans era omosessuale.

Lo era sempre stato, dato che, da che aveva memoria, non si era mai davvero sentito attratto da una ragazza.

Non aveva mai nemmeno avuto problemi ad ammettere a cuor leggero la propria sessualità, anche se molti la trovavano malata, perversa o contro natura. Vi era semplicemente abituato e non avrebbe mai potuto immaginare una vita diversa per sè.

Almeno, fino a quando lei non era arrivata, le cose erano state così.

Kelsi Nielsen era una sua vecchia compagna di scuola che, dopo anni di soggiorno in Europa, gli aveva telefonato, semi disperata, chiedendogli se, per caso, non avesse intenzione di trovarsi una coinquilina. Le avevano offerto un lavoro ben retribuito a New York e lei aveva subito colto l'occasione, senza fare prima i conti con gli altissimi prezzi del settore immobiliare della grande mela.

La sua voce, anche al telefono, rasentava l'isterismo e questo, unito al fatto che Kelsi era stata una delle poche, durante il liceo a non prenderlo mai in giro, spinse Ryan ad accontentare la sua proposta forse fin troppo rapidamente, senza davvero soppesare le possibili implicazioni che quella convivenza avrebbe potuto comportare.

Così, circa un anno prima, Kelsi si era presentata alla porta della sua nuova casa carica di valigie e di un fascino che il giovane non le ricordava.

La timida, introversa pianista dell'East High era scomparsa, insieme ai suoi vestiti quasi maschili e ai suoi spessi occhiali. La venticinquenne che aveva suonato il campanello del suo appartamento in quella bella giornata settembrina era abbigliata in modo sportivo ma molto femminile, con una tuta di felpa bluette che sottolineava le forme esattamente al punto giusto. I capelli mossi erano raccolti con un mollettone alla sommità del capo e solo un paio di ciuffetti ricadevano morbidamente sul viso tondo, evidenziando il verde dei dolcissimi occhi, resi leggermente lucidi dalle lenti a contatto.

Quel giorno per Ryan Evans era stato l'inizio della fine.

Pian piano si era reso conto che giovane e bella Kelsi con il suo modo di fare riservato e schivo ma, paradossalmente, sempre allegro, gli faceva battere il cuore come e più del suo attuale ragazzo che, comunque, non ci mise molto a diventare ex.

Si vestiva al mattino pensando se ciò che indossava le sarebbe piaciuto, cucinava secondo i suoi gusti, dava il meglio sul palco pensando che lei sarebbe stata tra il pubblico e aveva persino abbandonato ogni genere di trucco, trovando spaventoso il fatto di poterle sembrare ridicolo, di poter in qualche modo apparire sbagliato ai suoi occhi.

Si rendeva conto che, da quando Kelsi viveva con lui, qualcosa della sua natura aveva iniziato a modificarsi inesorabilmente, per quando lui non lo desiderasse affatto.

Aveva iniziato ad evitarla, mentre il suo cuore la chiamava disperatamente, a starle lontano il più possibile, mentre non desiderava nient'altro che sentirla parlare o cantare. Aveva persino preso in considerazione l'idea di chiederle di andarsene, ma non aveva avuto la forza di farlo davvero.

Capiva benissimo che ciò che provava per lei era ben più di semplice affetto e aveva paura dei suoi sentimenti, soprattutto quando questi erano pressoché impossibili da ignorare.

Come in quel momento.

Quel momento in cui lui era seduto sul letto, il capo affondato tra le mani, ascoltando attentamente l'acqua scrosciare dalla doccia, senza poter fare a meno di immaginare lei, vestita solo di quel getto tiepido e di un po'di schiuma, gli occhi colore della speranza chiusi per proteggersi dagli attacchi di quel liquido ristoratore ed impudente, i capelli bagnati perfettamente aderenti a quel corpo che troppe volte aveva potuto vedere senza che gli fosse mai concesso toccarlo, le mani, mani di musicista, delicate e leggere, portate morbidamente ad accarezzare....

No.

Non ci doveva pensare.

Lui era gay, dannazione, era sempre stato gay, non poteva avere fantasie del genere sulla sua coinquilina.

Non voleva averle, non...

Ryan tese l'orecchio alla ricerca di un suono che, però aveva cessato di esistere. L'acqua non cadeva più. Perfetto.

Il suo sogno ad occhi aperti era finito.

Aveva appena finito di ripromettersi -per l'ennesima volta- che sarebbe stato l'ultimo, quando la porta della camera si aprì e Kelsi, in reggiseno, infradito e mini calzoncini di jeans fece il suo ingresso, dopo aver sussurrato un inudibile 'permesso'.

"Scusa se ti disturbo, ma devo aver dimenticato il phon in piscina. Posso usare il tuo?"

Ryan annuì, assente, indicando con gesto vago la cassettiera in uno dei cui scomparti era riposto l'elettrodomestico.

La giovane donna vi si avvicinò con passo sicuro e si chinò a recuperare l'asciugacapelli nero, mentre lui ne ammirava i movimenti aggraziati, la figura piccola ma assolutamente perfetta, per lo meno ai suoi occhi.

"Grazie!" Trillò Kelsi, srotolando il cavo e infilando la spina nella presa. "Ti dispiace se resto qui? Credo di essere rimasta un po' troppo sotto la doccia e in bagno non si respira."

Ryan si strinse nelle spalle, alzandosi in piedi, cosciente che avrebbe dovuto lasciarla sola, onde evitare disastri imminenti.

"Fai pure." Biascicò, ordinando ai propri piedi di muoversi verso il salotto ma restando immobile esattamente dov'era. Ecco, era successo, quella ragazza gli aveva mandato in tilt qualche circuito. Quello che collegava il movimento delle gambe con il cervello, per esempio.

"Vuoi qualcosa da bere?" Domandò, sperando che una scusa sarebbe servita a farlo allontanare più facilmente.

"No, grazie, sto bene così."

Merda.

"Sicura? Un bicchiere d'acqua? Un tè?"

Kelsi ridacchiò, voltandosi a guardarlo.

Triplo salto carpiato da parte del suo cuore.

"Di acqua credo di averne già avuta fin troppa, in questi giorni." Constatò, facendogli l'occhiolino, mentre i piedi di lui, presa l'iniziativa, iniziavano a portarlo verso di lei.

"Sai, non credo che tra me e Dean funzioni."

Dean. Il suo fidanzato. L'istruttore di nuoto.

"Davvero? Hai intenzione di lasciarlo?"

Kelsi si strinse nelle spalle, continuando a muovere il phon su e giù sui capelli ancora umidi.

"Non so, penso di sì... Anzi, ne sono certa. Mi fa così arrabbiare... non capisce cosa è davvero importante per me, pensa solo alla sua acqua, alle sue gare...che si sposi un pesce, accidenti!"

"Hai ragione..." Acconsentì il giovane, decidendo, sconfitto, di assecondare il movimento spontaneo dei propri arti inferiori.

"E poi c'è un altro."

Stop.

Piedi e cervello si fermarono in contemporanea e Ryan seppe che, se avesse ancora voluto fuggire, in quel momento ci sarebbe riuscito alla velocità della luce.

"Un altro?" Domandò, appena udibile al di sopra del soffio dell'asciugacapelli.

"Sì...ma lascia stare, tanto è un amore impossibile." Decretò lei, interrompendo il flusso d'aria. Poi si voltò di nuovo verso di lui, con un sorriso un po'malinconico. "Immagino che tu non abbia un diffusore, eh?"

Ryan scosse la testa senza proferir parola.

Di nuovo, Kelsi gli diede le spalle.

"Mi sa che dovrò tornare in piscina e sperare che non me l'abbiano rubato...anche se la vedo nera." Così dicendo, la ragazza si chinò a staccare la spina e i piedi di Ryan ripresero il controllo della situazione, questa volta assecondati dal loro proprietario: così non ci sopravviveva più...e se quello di Kelsi era un amore impossibile, tanto valeva tentare, no?

Con decisa delicatezza, le cinse la vita con le braccia, chinandosi a sfiorarle il collo con le labbra.

"Resta..." Sussurrò, sentendola irrigidirsi all'improvviso.

Sorpresa, Kelsi si lasciò sfuggire dalle mani il phon, che cadde sul tappeto con un morbido tumpf.

Nessuno ci fece caso.

“Ry...che cosa stai facendo?”

“Non lo so.” Replicò lui, spostandole con una mano i capelli dal collo e continuando a baciarla, ad assaggiare lentamente la sua pelle chiara, ricoperta da una leggera pelle d’oca. “Ma mi piace.”

Kelsi sorrise a quella risposta un po’ingenua e un po’maliziosa, riuscendo, malgrado le gambe della stessa consistenza della gelatina, a riconquistare la posizione eretta. Gettò, poi, la testa di lato, permettendo al giovane di continuare al meglio il proprio lavoro. Le sue mani si strinsero intorno ai polsi di lui, impedendogli anche fisicamente di tornare sui suoi passi.

Il corpo di Ryan contro il suo le provocava una strana sensazione, diversa da tutte quelle provate con i ragazzi con cui era stata e decise che doveva assaporarla al meglio, così gli rilasciò i polsi e si rigirò lentamente nel suo abbraccio, trovandosi a guardare dritta nei suoi occhi color del cielo.

“E il tuo amore impossibile?” Domandò lui, accarezzandole piano la schiena in grandi cerchi.

“Forse mi sono sbagliata. Forse non lo è.”

“Non è amore?”

Kelsi scosse il capo, sfiorandogli una guancia con la mano.

“Non è impossibile.”

Prima che Ryan fosse riuscito ad afferrare ciò che quelle parole implicavano, la ragazza si alzò in punta di piedi e lo baciò.

Senza la timidezza che Ryan conosceva come una parte integrante di lei, senza timori o falsi pudori. Lo baciò con la forza di un desiderio represso, con la passione di un sentimento intrappolato che riconquista la sua libertà.

Come nessuno aveva mai fatto.

Le sue labbra erano così diverse da quelle di cui aveva fino ad allora assaggiato il sapore... erano morbide, sapevano di quel cioccolato che lei tanto amava, ma anche di mare, di cielo, di tutte le sinfonie che aveva suonato, di tutte le sue coreografie, di tanti sipari alzati e abbassati, di tanti luoghi mai visitati.

Sapevano d'amore, si trovò a pensare, concedendo alla sua lingua l'ingresso nella propria bocca e dando ufficialmente inizio ad una danza che sperava non si sarebbe fermata tanto presto.

La sua lingua giocava con quella di lei, le sfiorava con tocchi leggeri i denti e il palato, mentre le sue mani facevano lo stesso sulla sua schiena e nei suoi capelli.

Per quanto riguardava Kelsi, non era nemmeno ben sicuro di cosa stessero facendo le sue, di mani, ma, qualunque cosa fosse, era meravigliosamente piacevole.

Quando si separarono, fu solo di pochi millimetri per riprendere fiato.

Le punte dei loro nasi ancora si sfioravano quando Kelsi sorrise, notando i capelli scombinati di lui e la sua espressione piacevolmente sconvolta.

"Sono la prima, eh?" Domandò, allontanandosi da lui e sedendosi sul letto.

Ryan annuì, con un sorriso un po'sghembo e un po'sognante, accomodandosi accanto a lei.

"Beh, dica qualcosa, signor Evans...qual è il suo commento in merito?"

Per tutta risposta, Ryan si sporse verso di lei e le sfiorò nuovamente le labbra in un secondo bacio, più casto e più dolce del primo.

"Quindi non ti sei pentito?"

"Nemmeno un po'." Rispose il giovane, abbracciandola di nuovo e dandole un bacio sui capelli asciugati da poco. "Cambiare non è sempre così tremendo, dopotutto..."

 

 

 

 

Fine...

   
 
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