Buondì!!!! Accidenti, da quanto tempo manco da questo
fandom!!! Dovete sapere che questa storia l'ho iniziata qualcosa come quattro
mesi fa, ma non sono mai riuscita a finirla! E poi stamattina, dopo la grande
delusione che è stato High School Musical 3, finalmente sono riuscita a
darle una continuazione ed un finale per lo meno decenti e, spero, almeno un po’
carini! In ogni caso, non sono scomparsa dalla sezione hsm, ma ci bazzico un po’meno
perché ho in cantiere due long sui Jonas Brothers e ci tengo moltissimo
a finirle, visto il successo che stanno avendo. Anzi, se a qualcuno
interessasse leggerle -e non l’ha già fatto- si intitolano “Hanno
rapito i JoBros” e “Giorni Infiniti”.
Prima, però, commentate questa, eh!!!!
I personaggi di hsm non mi appartengono (neanche Lucas,
purtroppo... :-( ) e la storia non è scritta a fini di lucro.
Un bacione,
Temperance
Unexpected Love
Ryan Evans era
omosessuale.
Lo era sempre
stato, dato che, da che aveva memoria, non si era mai davvero sentito attratto
da una ragazza.
Non aveva mai
nemmeno avuto problemi ad ammettere a cuor leggero la propria sessualità,
anche se molti la trovavano malata, perversa o contro natura. Vi era
semplicemente abituato e non avrebbe mai potuto immaginare una vita diversa per
sè.
Almeno, fino a
quando lei non era arrivata, le cose erano state così.
Kelsi Nielsen era
una sua vecchia compagna di scuola che, dopo anni di soggiorno in Europa, gli
aveva telefonato, semi disperata, chiedendogli se, per caso, non avesse
intenzione di trovarsi una coinquilina. Le avevano offerto un lavoro ben
retribuito a New York e lei aveva subito colto l'occasione, senza fare prima i
conti con gli altissimi prezzi del settore immobiliare della grande mela.
La sua voce,
anche al telefono, rasentava l'isterismo e questo, unito al fatto che Kelsi era
stata una delle poche, durante il liceo a non prenderlo mai in giro, spinse
Ryan ad accontentare la sua proposta forse fin troppo rapidamente, senza
davvero soppesare le possibili implicazioni che quella convivenza avrebbe
potuto comportare.
Così,
circa un anno prima, Kelsi si era presentata alla porta della sua nuova casa
carica di valigie e di un fascino che il giovane non le ricordava.
La timida,
introversa pianista dell'East High era scomparsa, insieme ai suoi vestiti quasi
maschili e ai suoi spessi occhiali. La venticinquenne che aveva suonato il
campanello del suo appartamento in quella bella giornata settembrina era
abbigliata in modo sportivo ma molto femminile, con una tuta di felpa bluette
che sottolineava le forme esattamente al punto giusto. I capelli mossi erano
raccolti con un mollettone alla sommità del capo e solo un paio di
ciuffetti ricadevano morbidamente sul viso tondo, evidenziando il verde dei
dolcissimi occhi, resi leggermente lucidi dalle lenti a contatto.
Quel giorno per
Ryan Evans era stato l'inizio della fine.
Pian piano si era
reso conto che giovane e bella Kelsi con il suo modo di fare riservato e schivo
ma, paradossalmente, sempre allegro, gli faceva battere il cuore come e più
del suo attuale ragazzo che, comunque, non ci mise molto a diventare ex.
Si vestiva al
mattino pensando se ciò che indossava le sarebbe piaciuto, cucinava
secondo i suoi gusti, dava il meglio sul palco pensando che lei sarebbe stata
tra il pubblico e aveva persino abbandonato ogni genere di trucco, trovando
spaventoso il fatto di poterle sembrare ridicolo, di poter in qualche modo
apparire sbagliato ai suoi occhi.
Si rendeva conto
che, da quando Kelsi viveva con lui, qualcosa della sua natura aveva iniziato a
modificarsi inesorabilmente, per quando lui non lo desiderasse affatto.
Aveva iniziato ad
evitarla, mentre il suo cuore la chiamava disperatamente, a starle lontano il
più possibile, mentre non desiderava nient'altro che sentirla parlare o
cantare. Aveva persino preso in considerazione l'idea di chiederle di
andarsene, ma non aveva avuto la forza di farlo davvero.
Capiva benissimo
che ciò che provava per lei era ben più di semplice affetto e
aveva paura dei suoi sentimenti, soprattutto quando questi erano pressoché
impossibili da ignorare.
Come in quel
momento.
Quel momento in
cui lui era seduto sul letto, il capo affondato tra le mani, ascoltando
attentamente l'acqua scrosciare dalla doccia, senza poter fare a meno di
immaginare lei, vestita solo di quel getto tiepido e di un po'di schiuma, gli
occhi colore della speranza chiusi per proteggersi dagli attacchi di quel
liquido ristoratore ed impudente, i capelli bagnati perfettamente aderenti a
quel corpo che troppe volte aveva potuto vedere senza che gli fosse mai
concesso toccarlo, le mani, mani di musicista, delicate e leggere, portate
morbidamente ad accarezzare....
No.
Non ci doveva
pensare.
Lui era gay,
dannazione, era sempre stato gay, non poteva avere fantasie del genere sulla
sua coinquilina.
Non voleva
averle, non...
Ryan tese
l'orecchio alla ricerca di un suono che, però aveva cessato di esistere.
L'acqua non cadeva più. Perfetto.
Il suo sogno ad
occhi aperti era finito.
Aveva appena
finito di ripromettersi -per l'ennesima volta- che sarebbe stato l'ultimo,
quando la porta della camera si aprì e Kelsi, in reggiseno, infradito e
mini calzoncini di jeans fece il suo ingresso, dopo aver sussurrato un
inudibile 'permesso'.
"Scusa se ti
disturbo, ma devo aver dimenticato il phon in piscina. Posso usare il
tuo?"
Ryan annuì,
assente, indicando con gesto vago la cassettiera in uno dei cui scomparti era
riposto l'elettrodomestico.
La giovane donna
vi si avvicinò con passo sicuro e si chinò a recuperare
l'asciugacapelli nero, mentre lui ne ammirava i movimenti aggraziati, la figura
piccola ma assolutamente perfetta, per lo meno ai suoi occhi.
"Grazie!"
Trillò Kelsi, srotolando il cavo e infilando la spina nella presa.
"Ti dispiace se resto qui? Credo di essere rimasta un po' troppo sotto la
doccia e in bagno non si respira."
Ryan si strinse
nelle spalle, alzandosi in piedi, cosciente che avrebbe dovuto lasciarla sola,
onde evitare disastri imminenti.
"Fai pure."
Biascicò, ordinando ai propri piedi di muoversi verso il salotto ma
restando immobile esattamente dov'era. Ecco, era successo, quella ragazza gli
aveva mandato in tilt qualche circuito. Quello che collegava il movimento delle
gambe con il cervello, per esempio.
"Vuoi
qualcosa da bere?" Domandò, sperando che una scusa sarebbe servita
a farlo allontanare più facilmente.
"No, grazie,
sto bene così."
Merda.
"Sicura? Un
bicchiere d'acqua? Un tè?"
Kelsi ridacchiò,
voltandosi a guardarlo.
Triplo salto
carpiato da parte del suo cuore.
"Di acqua
credo di averne già avuta fin troppa, in questi giorni." Constatò,
facendogli l'occhiolino, mentre i piedi di lui, presa l'iniziativa, iniziavano
a portarlo verso di lei.
"Sai, non
credo che tra me e Dean funzioni."
Dean. Il suo
fidanzato. L'istruttore di nuoto.
"Davvero?
Hai intenzione di lasciarlo?"
Kelsi si strinse
nelle spalle, continuando a muovere il phon su e giù sui capelli ancora
umidi.
"Non so,
penso di sì... Anzi, ne sono certa. Mi fa così arrabbiare... non
capisce cosa è davvero importante per me, pensa solo alla sua acqua,
alle sue gare...che si sposi un pesce, accidenti!"
"Hai
ragione..." Acconsentì il giovane, decidendo, sconfitto, di
assecondare il movimento spontaneo dei propri arti inferiori.
"E poi c'è
un altro."
Stop.
Piedi e cervello
si fermarono in contemporanea e Ryan seppe che, se avesse ancora voluto
fuggire, in quel momento ci sarebbe riuscito alla velocità della luce.
"Un
altro?" Domandò, appena udibile al di sopra del soffio
dell'asciugacapelli.
"Sì...ma
lascia stare, tanto è un amore impossibile." Decretò lei,
interrompendo il flusso d'aria. Poi si voltò di nuovo verso di lui, con
un sorriso un po'malinconico. "Immagino che tu non abbia un diffusore,
eh?"
Ryan scosse la
testa senza proferir parola.
Di nuovo, Kelsi
gli diede le spalle.
"Mi sa che
dovrò tornare in piscina e sperare che non me l'abbiano rubato...anche
se la vedo nera." Così dicendo, la ragazza si chinò a
staccare la spina e i piedi di Ryan ripresero il controllo della situazione,
questa volta assecondati dal loro proprietario: così non ci sopravviveva
più...e se quello di Kelsi era un amore impossibile, tanto valeva
tentare, no?
Con decisa
delicatezza, le cinse la vita con le braccia, chinandosi a sfiorarle il collo
con le labbra.
"Resta..."
Sussurrò, sentendola irrigidirsi all'improvviso.
Sorpresa, Kelsi
si lasciò sfuggire dalle mani il phon, che cadde sul tappeto con un
morbido tumpf.
Nessuno ci fece
caso.
“Ry...che
cosa stai facendo?”
“Non lo so.”
Replicò lui, spostandole con una mano i capelli dal collo e continuando
a baciarla, ad assaggiare lentamente la sua pelle chiara, ricoperta da una
leggera pelle d’oca. “Ma mi piace.”
Kelsi sorrise a
quella risposta un po’ingenua e un po’maliziosa, riuscendo,
malgrado le gambe della stessa consistenza della gelatina, a riconquistare la
posizione eretta. Gettò, poi, la testa di lato, permettendo al giovane
di continuare al meglio il proprio lavoro. Le sue mani si strinsero intorno ai
polsi di lui, impedendogli anche fisicamente di tornare sui suoi passi.
Il corpo di Ryan
contro il suo le provocava una strana sensazione, diversa da tutte quelle
provate con i ragazzi con cui era stata e decise che doveva assaporarla al
meglio, così gli rilasciò i polsi e si rigirò lentamente
nel suo abbraccio, trovandosi a guardare dritta nei suoi occhi color del cielo.
“E il tuo
amore impossibile?” Domandò lui, accarezzandole piano la schiena
in grandi cerchi.
“Forse mi
sono sbagliata. Forse non lo è.”
“Non è
amore?”
Kelsi scosse il
capo, sfiorandogli una guancia con la mano.
“Non è
impossibile.”
Prima che Ryan
fosse riuscito ad afferrare ciò che quelle parole implicavano, la
ragazza si alzò in punta di piedi e lo baciò.
Senza la
timidezza che Ryan conosceva come una parte integrante di lei, senza timori o
falsi pudori. Lo baciò con la forza di un desiderio represso, con la
passione di un sentimento intrappolato che riconquista la sua libertà.
Come nessuno
aveva mai fatto.
Le sue labbra
erano così diverse da quelle di cui aveva fino ad allora assaggiato il
sapore... erano morbide, sapevano di quel cioccolato che lei tanto amava, ma
anche di mare, di cielo, di tutte le sinfonie che aveva suonato, di tutte le
sue coreografie, di tanti sipari alzati e abbassati, di tanti luoghi mai
visitati.
Sapevano d'amore,
si trovò a pensare, concedendo alla sua lingua l'ingresso nella propria
bocca e dando ufficialmente inizio ad una danza che sperava non si sarebbe
fermata tanto presto.
La sua lingua
giocava con quella di lei, le sfiorava con tocchi leggeri i denti e il palato,
mentre le sue mani facevano lo stesso sulla sua schiena e nei suoi capelli.
Per quanto
riguardava Kelsi, non era nemmeno ben sicuro di cosa stessero facendo le
sue, di mani, ma, qualunque cosa fosse, era meravigliosamente piacevole.
Quando si
separarono, fu solo di pochi millimetri per riprendere fiato.
Le punte dei loro
nasi ancora si sfioravano quando Kelsi sorrise, notando i capelli scombinati di
lui e la sua espressione piacevolmente sconvolta.
"Sono la
prima, eh?" Domandò, allontanandosi da lui e sedendosi sul letto.
Ryan annuì,
con un sorriso un po'sghembo e un po'sognante, accomodandosi accanto a lei.
"Beh, dica
qualcosa, signor Evans...qual è il suo commento in merito?"
Per tutta
risposta, Ryan si sporse verso di lei e le sfiorò nuovamente le labbra in
un secondo bacio, più casto e più dolce del primo.
"Quindi non
ti sei pentito?"
"Nemmeno un
po'." Rispose il giovane, abbracciandola di nuovo e dandole un bacio sui
capelli asciugati da poco. "Cambiare non è sempre così
tremendo, dopotutto..."
Fine...