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Autore: DelilahAndTheUnderdogs    29/11/2014    1 recensioni
La vita a Storybrooke cambia vistosamente con un nuovo arrivo.
Pippi Calzelunghe riuscirà a integrarsi?
01. Storybrooke {Anche per me, Pippi Calzelunghe, anche per me.}
02. Apocalisse {In principio non avevo nome ma tutti ormai mi chiamano Mercoledì.}
Genere: Introspettivo, Malinconico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Emma Swan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Di mantelli e spade.'
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01.
Storybrooke

Il locale le parve lontanamente famigliare, in seguito un senso d’ansia le pervase il corpo già gracile di per sé.
Chi era quella ragazzina? Da dove veniva? Era sicura di averla già vista … ma dove in nome del Cielo?
“Cosa vuoi mangiare?” fu l’unica domanda sensata che Emma riuscì a formulare decentemente fra le molte che le affollavano la mente.
“Frittelle” trillò felice l’altra figura scuotendo le trecce rosse umide e flosce.
Emma ordinò ulteriormente due coca-cole, la donna studiò attentamente la piccola bambina  mentre quest’ultima mangiava con voracità la deliziosa la pietanza oleosa tracannando a colpi secchi la bevanda che le stava in fronte.
“Chi ti manda?” il tono di Emma era  caustico, non ammetteva replica alcuna.
“Nessuno, me ne sono semplicemente andata” rispose Pippi abbassando leggermente gli occhi.
“Conosci la Regina delle Nevi?”
“Certo che la conosco: non c’è bambino in Scandinavia che non sappia quel nome” rispose accigliata  Pippi.
“Ti ha portato lei qui?” continuò Emma con tono impaziente facendo ondeggiare i capelli biondissimi: Tommy, pensò Pippi nostalgica.
Quel ragazzino le aveva sempre dato filo da torcere (come la sorella del resto) e già le mancava: non doveva  provare nostalgia, se n’era andata per loro dopotutto!
“Perché sei scappata? Come fai parlare la mia lingua se provieni dalla Scandinavia? La vera domanda è … chi sei?”
“Dovevo andarmene … per il bene comune  e poi, ehi: io sono Pippi Calzelunghe e da me  ci si può aspettare di tutto.”
Dovevo immaginarmelo, rimuginò Emma. Chi sano di mente si portava un primate sulle spalle? Oppure viaggiare con un quadrupede a pois neri su sfondo bianco?
Pippi rivolse un sorriso insicuro all’interlocutore che le stava davanti per poi illuminarsi quando vide il gioco delle freccette.
“Ti va di fare una  partitina?” saltò su la bimba indicando il gioco appeso alla parete verde.
Emma accettò di buon grado data l’esuberanza eccessiva  di una creatura apparentemente fragile e mingherlina.
Stava per perdere contro una dodicenne alquanto strana e sovrannaturale.
Qualcosa sarebbe chi ambiato a Storybrooke, Emma se lo sentiva a pelle come una morsa potente non era capace di decidere se nel bene o nel male.

***

Ricordò, Hook, il primo incontro con Efraim Calzelunghe: erano entrambi giovani e inesperti. Il primo preferiva stendere i nemici su un campo di battaglia, l’altro a tavola.
Il Tricheco – come Hook l’aveva affettuosamente soprannominato- non aveva avuto scampo e si batté con dignità uscendone illeso e vinto.
Davanti a lui c’era la figlia del quasi rivale  coi capelli dannatamente rossi – te la ricordi sua madre, eh Hook?
L’aveva vista una sola  volta ed era incinta, incinta di Pippi: era una donna di straordinaria bellezza inviolabile e sembrava una figlia del mare, anche se non lo era.
Essere la sorella minore diseredata della Strega  Buona del Sud non doveva giovarle minimamente e aveva chiesto al pirata nerboruto il perché.
“È un pugno negli occhi Oz. Una gabbia perfetta e luccicante. L’ho portata con me, via. L’unica cosa decente di tutta la mia miserabile vita” sorrise leggermente “è bella vero?”
chiese retoricamente guardandola accarezzarsi il grembo docile, in un angolo della taverna.
Il risultato di quell’amore era davanti agli occhi increduli di Hook: imperfetto e glorioso al tempo stesso.
Erano a casa Blanchard e Pippi era seduta sulla penisola in legno con le scarne gambe incrociate all’indiana, fissando una ad una le facce dei presenti (soffermandosi su Henry di quando in quando diventando più rossa  dei suoi capelli). Hook stava pressoché in disparte senza aprire bocca notando la gestualità mascolina (identica al padre) della ragazzetta con fare grintoso.
Si sentì chiamato in causa quando la bocca di Pippi pronunciò le seguenti parole: “Per me è un piacere conoscerti Hook, mio padre mi ha sempre parlato bene di te.”
“Anche per me, Pippi Calzelunghe, anche per me.”

   
 
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