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Autore: RandomWriter    30/11/2014    7 recensioni
Si era trasferita con il corpo, ma la sua mente tornava sempre là. Cambiare aria le avrebbe fatto bene, era quello che sentiva ripetere da mesi. E forse avevano ragione. Perchè anche se il dolore a volte tornava, Erin poteva far finta che fosse tutto un sogno, dove lei non esisteva più. Le bastava essere qualcun altro.
"In her shoes" è la storia dai toni rosa e vivaci, che però cela una vena di mistero dietro il passato dei suoi personaggi. Ognuno di essi ha una caratterizzazione compiuta, un suo ruolo ben definito all'interno dell storia che si svilupperà nel corso di numerosi capitoli. Lascio a voi la l'incarico di trovare la pazienza per leggerli. Nel caso decidiate di inoltrarvi in questa attività, non mi rimane che augurarvi: BUONA LETTURA
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'In her shoes'
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RIASSUNTO DELLA PUNTATA PRECEDENTE:
 
Nathaniel si scontra per caso con Sophia ma la prima impressione che riceve della sorella della sua ex, non è delle migliori. Nel frattempo Kentin viene introdotto nel club di giardinaggio: il suo primo giorno si rivela un disastro ma Iris rimane soprattutto amareggiata per l’interesse che il ragazzo rivolge ad Erin. Sophia incontra più volte Nathaniel, che si rivela dotato di un pessimo senso dell’orientamento e si offre di accompagnarlo a destinazione, scoprendo che egli è il fratello della sua cara amica Ambra.
Un pomeriggio, mentre Erin e Iris stanno studiando, le due si trovano accidentalmente collegate a Skype e dall’altro capo dello schermo riconosco Castiel e i Tenia. I ragazzi si rivelano particolarmente chiassosi e allegri, ma alla fine, Erin e il ragazzo rimangono soli, anche se nessuno dei due confessa all’altro ciò che prova davvero.

 




 
CAPITOLO 41: SOGNI REALIZZATI E SOGNI INFRANTI
 
“si può sapere quanto ci mette?” sbuffò Kim contrariata.
L’alito caldo sfuggito alle sue labbra si vaporizzò nella gelida aria invernale. Allungò il lembo della pesante sciarpa di lana viola fino alla punta del naso, mentre Trevor ridacchiava:
“sembri una beduina!”
“fa freddo porca miseria! Se la tua ragazza non si sbriga, mi congelerò qui”
L’amico alzò le sopracciglia, sorridendo malizioso. Si chinò verso la ragazza, avvicinando la propria bocca in modo che potesse sentire il suo sussurro.
“perché non chiedi a Dajan di scaldarti lui?”
La mora sussultò, avvampando e voltandosi di scatto allarmata verso il cestista, impegnato nel frattempo in una conversazione telefonica a pochi passi da loro; fortunatamente per lei, non aveva seguito minimamente quello scambio di battute.
Il loro treno sarebbe arrivato da un momento all’altro e Kim non vedeva l’ora di essere seduta al caldo, dentro al vagone.
 
"non ho parole Rosalya... è un abito meraviglioso!"
L'esclamazione ammirata di Pam liberò nell'aspirante stilista una tale soddisfazione che sulle guance rosate fecero la loro comparsa un paio di fossette che solo i suoi sorrisi più luminosi riuscivano a mettere in luce.
"davvero ti piace?" indagò, mescolando nelle sue parole titubanza e trepidazione.
"e come potrebbe non piacermi?” chiese retorica, continuando a studiare ogni angolo di stoffa “la fattura è perfetta e non c'è una cucitura che non sia eseguita a regola d'arte. Non sei solo una bravissima stilista, ma anche un'ottima sarta!"
Rosalya non riusciva a smettere di sorridere: da quando la zia della sua amica le aveva proposto di confezionare un abito per la sua boutique, aveva lavorato con impegno a quel progetto e ci aveva messo settimane prima di convincersi a mostrarle il risultato finale. Pam si era spostata davanti allo specchio d’entrata che le permetteva di vedere la sua figura in tutta la sua altezza. Si voltò verso Jason, seduto sul divano. Il veterinario, alquanto indifferente alla moda, giocherellava con la gattina che lui stesso aveva recapitato in quella casa parecchi giorni prima. Le faceva roteare l’indice davanti al naso e Ariel, zampettava da una parte all’altra nel tentativo di afferrarlo.
"amore, non è una favola?" squittì la sua ragazza, costringendolo a focalizzare la sua attenzione su di lei.
"credo di sì" borbottò, incapace di fornire un qualsiasi aggettivo di apprezzamento per il capo di vestiario.
Pam sbuffò, delusa per lo scarso interesse suscitato e tornò a rivolgersi alla sua fatina dalle mani d'oro.
"fammi sapere quanto hai speso per confezionarlo, così possiamo pattuire il prezzo di vendita. Se sei d'accordo Rosalya, io stabilirei che mi spetti un 10% del guadagno. Cosa dici?"
"Un 10%?" ripetè la ragazza quasi offesa "non mi sembra giusto, non è troppo poco per te?"
"apprezzo molto la tua onestà tesoro, ma se ti accolli tu tutte le spese di confezionamento e la manodopera, non mi sembra giusto chiederti di più. Già esporre in vetrina un articolo del genere richiamerà sicuramente l'attenzione dei passanti, quindi diciamo che un'altra fetta di guadagni la prendo quanto a pubblicità"
Il sorriso della nascente stilista si distese ancora di più: non vedeva l’ora di lasciare quell’appartamento per mettersi di fronte ad un foglio di carta e disegnare il prossimo abito.
 
Una figura di un imprecisato color verde acquamarina stava camminando con passo affrettato sul marciapiede innevato. Dajan fu il primo a notarla, voltandosi alla sua destra.
"per caso è quella Brigitte?" chiese, interrompendo l'ennesimo battibecco tra Trevor e Kim. Quella domanda sortì l’effetto di zittirli all’istante, distraendoli dalla loro diatriba.
Il sorriso che si disegnò sulle labbra di Trevor valse come una conferma: la sua ragazza li aveva finalmente raggiunti. Erano reduci da un viaggio in treno di circa un’ora, con direzione New York, dove Brigitte si era da poco trasferita. Lei e Trevor si erano conosciuti in Quebec, durante le vacanze natalizie e la ragazza si era talmente infatuata del cestista, da convincere i genitori a concederle il permesso di trasferirsi nella grande mela, dove avrebbe cercato lavoro come modella.
I due innamorati erano riusciti così a rendere più sopportabile il loro amore a distanza, ravvivato dai weekend alternati tra Morristown e New York.
Gli Uggs della canadese affondavano nella neve, inumidendoli e colorandoli di una gradazione più scura. Indossava un capottino dal colore vivace, quasi stridente contro il biancore circostante. Dalla messa in piega perfetta dei suoi ricci color caramello, all’andatura sicura, quella ragazza urlava fashion da ogni poro della pelle. Un senso di soggezione affiorò istantaneamente nell’unica componente femminile del trio: Kim considerò, con una certa riluttanza, il proprio giaccone verde militare, troppo largo rispetto alle sue spalle sottili, il jeans felpato e la sciarpa dalla lunghezza chilometrica, che aveva avvolto per più giri attorno al collo lungo, come se un enorme pitone la stritolasse.
Studiò di sottecchi l’espressione dei suoi amici, ma anziché soffermarsi sull’espressione inebetita e innamorata di Trevor, si rattristò per il sorriso cordiale che Dajan aveva sfoderato, tenendo lo sguardo fisso sulla modella in avvicinamento.
Quando Brigitte fu a due passi da loro, Kim osservò il colore dorato della sua pelle, che metteva in risalto le sue iridi verde acqua. Alla ricerca disperata di qualche imperfezione, l’ex velocista osservò che gli occhi erano leggermente distanziati, ma l’uso intelligente dell’eyeliner marrone sembrava smorzare quel piccolo neo, rendendo anzi più interessante quel viso. Le labbra erano voluminose e morbide, colorate da un rossetto viola borgogna, che si intonava perfettamente sulla carnagione della giovane modella.  
"mon amour" esordì la canadese, stampando un bacio casto al suo eroe americano.
Trevor le sorrise mentre Kim, di sottecchi, gli fece segno di pulirsi dai residui di rossetto lasciati dalla sua dolce metà.
"Kim e Dajan" commentò allegra la ragazza, guardando i due amici del suo ragazzo.
"sì sono loro" confermò Trevor raggiante.
Dajan allungò la mano, ma Brigitte, abituata ai modi europei, approfittò della stretta per avvicinarlo a sé e stampargli un bacio per guancia. La reazione di Kim fu alquanto evidente, tradendo una smisurata irritazione, congiunta ad uno stupore generalizzato. Il cestista dal canto suo, cercò di ricomporsi, anche se la sua espressione manifestava un palese imbarazzo per essere stato colto così alla sprovvista. Decisamente quel tipo di saluto non rientrava nel suo repertorio classico, fatto di amichevoli strette di mano o di più espansive pacche sulle spalle.
Brigitte fece per avvicinarsi a Kim per dare anche a lei un assaggio del calore europeo ma la mora indietreggiò, scattando sulla difensiva.
"non sono una tipa da bacini" borbottò.
Brigitte la guardò senza capire, sbattendo più volte gli occhi, enfatizzati dalle lunghe ciglia. Come aveva loro anticipato Trevor, la sua ragazza aveva non poche difficoltà a capire l'inglese, anche se più passava il tempo, e più il suo inglese migliorava: vivere a New York le aveva imposto di approcciarsi ad una lingua in cui aveva sempre rifiutato di applicarsi.
"non preoccuparti tesoro, Kim è fatta così" sdrammatizzò il ragazzo, brandendole la mano infreddolita. Sentì il contatto freddo dell’anello che lui le aveva regalato e si deliziò nel constatare che Brigitte non trascurava di indossarlo.
Tuttavia, nonostante il suo tentativo di rassicurarla, anche le parole del cestista non furono colte a pieno dalla francofona che se ne uscì con:
"je ne comprends pas" mormorò mortificata tra sé e sé.
"in Quebec non parlavi mai inglese?" intervenne Dajan, cercando di scandire la pronuncia il più possibile.
A quella semplice domanda, gli occhi di Brigitte si illuminarono e, presa da un esagerato entusiasmo, esclamò, in inglese:
"molto pochino perché la mia famiglia e amici parlano in francese solo. A scuola lo studiavo, ma ho mollato gli studi l’anno scorso per cercare la carriera di modella"
A dispetto delle sue carenze in fatto di comprensione, Brigitte si era espressa in modo piuttosto fluente, incappando in qualche piccolo errore che però non ostacolò certo i suoi interlocutori dal capirla. L’accento francese era piuttosto marcato e particolarmente stridente sulla erre, ma nel complesso rendeva la lingua quasi più musicale.
"ma quanti anni hai?" si interessò Kim, realizzando di non aver mai posto quella domanda a Trevor.
La canadese in tutta risposta guardò proprio quest’ultimo, con aria smarrita.
"ti ha chiesto l’età" mediò lui.
Per la seconda volta, sul viso di Brigitte si manifestò la perplessità più totale.
"vi mangiate troppo le parole voi due” ridacchiò Dajan e puntando lo sguardo sulla canadese, scandì “quanti-anni-hai?”
"oh si" intervenne lei "parlano davvero troppo veloci!" lo appoggiò la ragazza, sollevata di trovare un po’ di sostegno e sorridendo amabile verso Dajan.
La palpebra di Kim aveva cominciato a tremare in modo incontrollabile mentre la ragazza, dopo aver confermato di essere coetanea del suo ragazzo, aveva ben pensato di sequestrare per sé l’unica persona che riuscisse a capirla. Aveva cominciato a camminare parlando solo con Dajan al suo fianco, mentre Kim e Trevor li seguivano, fissando l’uno perplesso, l’altra scocciata, quell’insolito duo.
 
"e quindi oltre a Kim, c'è anche questa Erin in squadra?" riepilogò Brigitte guardando storto Trevor.
I quattro aveva trovato rifugio in una tavola calda e stavano aspettando che il loro pranzo fosse servito.
Trevor e Kim si erano sforzati di scandire al meglio le parole, in modo da poter coinvolgere anche Brigitte nella conversazione ed erano riusciti a farsi capire, raccontandole della scuola e dell’imminente torneo di basket. Tuttavia, nonostante la trepidazione dei tre cestisti nel descrivere quell’evento, la modella sembra più interessata alla presenza di un secondo elemento femminile in squadra.
"oui" confermò Trevor, rispondendo alla domanda che gli era stata posta.
"è fidanzata?" incalzò Brigitte, scrutando una ad una le espressioni dei presenti. Disorientati da quella domanda, Dajan e Kim fissarono Trevor, che si affrettò a spiegare.
"Brit è un po' gelosa... sapete, con un ragazzo con il mio charme..." e le cinse le spalle, avvicinandola a sé, mentre Kim borbottava velocemente:
"mi chiedo di cosa si preoccupi: quale ragazza sana di mente verrebbe dietro a uno come te?"
"intanto una c'è l’hai davanti” la rimbeccò Trevor divertito.
“infatti non sono sicura che questa sia tanto a posto” malignò la mora, mentre Dajan ridacchiava.
Trevor, indispettito, rispose indirizzando un piccolo calcio sotto il tavolo che però finì per urtare la gamba del capitano della sua squadra.
"non ho capito Kim, potresti ripetere?" chiese Brigitte, con una certa nota di ansia nella voce.
"diceva che Erin ha già un altro per la testa" sviò Trevor, allungando la schiena all’indietro.
"ma va'?" sbottarono in coro Kim e Dajan, lasciando ancora più perplessa la canadese, che non riusciva ad afferrare il nesso della conversazione. Il trio non si era accorto di aver accelerato il ritmo di conversazione e lei faticava non poco a interpretare le parole che usavano.
"ma come, non ve ne siete accorti?” si stupì Trevor “pure tu Kim... ce li abbiamo anche in classe!"
L’amica piegò la testa di lato e, guardando incerta il ragazzo seduta davanti a lei, mormorò basita:
"dici che le piace Affleck?"
Trevor rimase per un attimo di sasso, poi quando realizzò quanto la ragazza potesse essere ingenua, lasciò ciondolare la testa verso il basso, sconfitto. Anche se la conosceva da anni, quel genere di affermazioni lo spiazzavano al punto da lasciarlo per un po’ senza parole.
"il nuovo studente?" intervenne quindi Dajan, aspirando la Coca-Cola con la cannuccia.
"beh, non mi sorprenderebbe… Kentin è carino" commentò candidamente Kim.
A quelle parole, il flusso di Coca attraverso la cannuccia si arrestò poichè Dajan aveva cominciato a tossicchiare istericamente, nel tentativo di liberare le vie aeree.
"ma non capite proprio un cazzo voi due!" si esasperò finalmente Trevor, riprendendosi dallo shock e alzando gli occhi al cielo "del resto non mi sorprende che siate ancora single" quasi li accusò.
Si guadagnò un’occhiataccia da ciascuno dei due amici ma prima che potesse aggiungere dell’altro, fu la voce di Brigitte, alta e squillante, a farli sobbalzare.
"UFFA! Non sto capendo più nulla! " e cominciò a masticare delle lamentele in francese.
"Kim! Vieni in bagno con me!" aggiunse subito dopo, alzandosi di scatto. Si portò all’altro lato del tavolo e afferrò saldamente il polso della mora. Quest’ultima era talmente confusa che si limitò ad assecondarla, senza opporre la minima resistenza.
"m-ma che le è preso?" balbettò Dajan sconvolto, guardando le due ragazze sparire dietro la porta dei servizi.
Trevor, dapprima anch’egli basito, cercò di riprendersi:
“lei è fatta così: cambia umore all'improvviso. Un momento è dolce e accondiscendente, quello dopo invece diventa una tigre... non ti dico a letto poi" sogghignò malizioso, rivolgendo un’occhiata d’intesa al ragazzo, che però sembrò disinteressato a quel genere di dettagli.
"allora, vuoi dirmi chi piace ad Erin?"
Trevor intrecciò le mani dietro la nuca e rispose compiaciuto:
"il nostro vecchio capitano"
Dajan imitò l’espressione adottata da Kim poco prima e, con evidente perplessità, replicò:
"e come fa a conoscere Paul? Si è diplomato due anni fa"
La vena d’irritazione sulla tempia di Trevor cominciò a pulsare ad un ritmo frenetico, aumentando l’irrorazione sanguigna al cervello.
"ma allora sei più indietro di Kim!" sbraitò l'amico, perdendo la pazienza "le piace Castiel!" urlò, attirando l'attenzione della clientela.
"Castiel?" ripetè Dajan come se fosse una parola estranea al suo vocabolario.
"adesso non venirmi a dire che non si capiva"
"ma se sono amici…"
Trevor scosse il capo, sconfitto e rassegnato. Adagiò la schiena contro la poltroncina e, guardando dal basso l’amico, esordì chiamandolo per cognome:
"senti un po' Morgan… per quanto riguarda il basket, lo sai, sei un asso e per questo ti stimo… ma in fatto di questioni amorose sei un grandissimo imbecille”
Il sopracciglio sinistro di Dajan si sollevò, accigliando l’espressione del ragazzo, mentre Trevor continuava:  "e ti dirò di più: era ancora più palese il fatto che anche a Castiel, Erin piacesse davvero"
Soddisfatto della sua affermazione, il ragazzo attese la replica del suo capitano che appariva piuttosto scettico e diffidente verso quanto aveva appena sentito:
"il giorno in cui sentirò Black dichiararsi ad Erin, mi farò avanti con Kim" proferì infine.
Trevor, in parte sorpreso per quell’uscita, increspò le labbra:
"mi piacerebbe fare questa scommessa con te vecchio, ma il fatto è che se aspettiamo che sia Castiel a mettersi con Erin perché tu ti faccia avanti con Kim, il Polo Nord si sarà sciolto da un pezzo"
 
"no ti sbagli Brigitte, non c'è niente te tra Erin e Trevor!"
Erano cinque minuti che la cestista ripeteva quella cantilena, ma convincere una furente canadese che aveva equivocato il senso della conversazione, si stava rivelando un'impresa ardua.
"davvero? Perché se Trevor mi tradisce, io devo sapere Kim!" insisteva l’altra, afferrandole le braccia con veemenza, quasi ad ostacolare un’eventuale tentativo di fuga da parte della mora.
"certo, ma sta tranquilla... se anche avesse dei strani grilli per la testa, penso che nessuna se lo prenderebbe, tanto meno Erin che è una abbastanza intelligente"
Presa dall’imbarazzo, Kim borbottava giustificazioni che fortunatamente Brigitte non intendeva, dal momento che erano un’implicita offesa alla sua persona. Fortunatamente, il suo modo di vedere il ragazzo, alla stregua di un fratello, l’aveva resa cieca all’interesse che invece riscuoteva tra una non indifferente rappresentanza femminile. Così la mora si era ritrovata in un bagno di un locale di New York a convincere la ragazza del suo migliore amico che non c’erano possibilità che lui la tradisse, anche perché non c’erano ragazze a cui lui potesse interessare.
Cercando di scandire al massimo le parole, infine Kim concluse:
“senti Brigitte: Trevor-non-ti-tradisce e, visto che lo conosco bene, ti assicuro che non lo farà mai. Erin è innamorata di un altro, ma non so di chi e di certo non-di-lui! Hai capito ora?”
La modella studiò gli occhi sinceri della sua interlocutrice e lo sguardo determinato con cui le comunicava che non c’era altro da aggiungere. Sollevata e rincuorata dalla fiducia che le suscitava quella ragazza, annuì soddisfatta.
 
Nathaniel esitò un attimo sulla tastiera del computer ed infine scrisse:
E quindi da due settimane che sono qui, finora ho conosciuto solo quattro persone, inclusa la sorella di Erin ma non l'ho più vista in giro
 
Castiel lesse quel messaggio apparso sullo schermo e, storse il labbro:
Perché sei sempre il solito asociale. Va a qualche festa, che cazzo fai la sera scusa? Risolvi gli integrali composti?
 
Nathaniel: Non sfottere! Anche tu hai detto che non ti eri mosso dall'alloggio quando sei arrivato in Germania... devo acclimatarmi…
 
Dopo tre minuti da quando aveva premuto invio, il biondo non aveva ancora ricevuto una risposta. Intuendo cosa stesse combinando l’amico, digitò con un sorriso ironico:
 
Se stai cercando il significato della parola, sappi che significa "adattare il corpo al clima e alla temperatura locale"
 

Dopo quel messaggio, la risposta di Castiel non tardò ad arrivare:
E cosa sei? una foca che è stata trasferita in un acquario? Che cazzo hai da acclimatarti! Esci fuori e vai a divertirti!
 
Nathaniel: una volta tanto forse hai ragione... Erin l'hai più sentita?
 
Castiel: mi sa che la linea se ne sta andando...
 
Nathaniel: non fare il coglione!
 
Castiel: ok, ok, non ti scaldare.... no, è da un bel po’ che non la sento. Solo quella volta in cui mi hanno obbligato Ace e Chester.
 
Nathaniel: e pensi che non sentirla ti aiuterà a dimenticarla? Ma perché invece di fare l'orgoglioso non provi a darmi retta: ti dico che le piaci...

 
Castiel: Sì, come a un gatto piace l'acqua
 

Nathaniel sospirò rassegnato:
Dio quanto sei testardo
 
Castiel: Abbastanza da farmi trovare irresistibile <3

 
Il biondo scoppiò a ridere fragorosamente, ringraziando di essere solo in quel momento. Era rintanato nella sua stanza del campus, che condivideva con un ragazzo di nome Spencer.
 
Nathaniel: da quando sei tra i tedeschi ti sei parecchio sciolto Cas. Comincio a pensare che faticherei a riconoscerti
 
Castiel: Sicuramente il nuovo taglio non aiuta -_-
 
Nathaniel: Toh!  Come mai adesso usi le faccine? O.o
 
Castiel: sono simpatiche... ho trovato un sito dove ce ne sono elencate un po' ~_~
 
Nathaniel: Non hai proprio un cazzo da fare oggi eh?
 
Castiel: I ragazzi sono ad incidere, ma tra poco dovrebbero uscire, così andiamo a bere

 
Nathaniel puntò lo sguardo nell’angolo in basso a destra del pc. A quell’ora a Morristown era arrivato il momento di cenare: era l’occasione perfetta per mettere a frutto il piano che da un po’ di giorni macchinava nella sua mente. Impugnò il cellulare ed entrò nell’applicazione di Whatsapp, scorrendo i contatti nella rubrica, finchè trovò il nome di Erin.
"Castiel è in linea su Gmail. Ce la fai a connetterti ora?"
 
In casa Travis, Pam aveva appena controllato la cottura dell’arrosto. Il corso di cucina aveva migliorato notevolmente le sue abilità come cuoca, tanto da farle azzardare dei piatti più complicati di quelli che costituivano il suo abituale menù. Da pochi giorni inoltre anche la sorella di Jason, nonché insegnante di biologia di Erin, si era unita al corso, sostituendo il fratello i cui impegni lavorativi gli impedivano una frequenza costante. Pam aveva raccontato alla nipote di quanto Miss Joplin fosse buffa tra i fornelli e impacciata quanto lo era lei pochi mesi prima. Inevitabilmente, anche complice la vicinanza di età e la presenza di Jason nelle loro vite, le due donne  avevano legato moltissimo.
Erin stava messaggiando con Rosalya, la quale le stava raccontando della mail che aveva spedito quel giorno a Nathaniel, per aggiornarlo sulle ultime novità. I due si tenevano in costante contatto, l’uno parlando della sua esperienza al campus e l’altra raccontandogli delle ultime novità del liceo.
Quando vide comparire il messaggio da parte del suo ex, Erin aprì la cartella con tranquillità: di certo non si aspettava di leggere:
"Castiel è in linea su Gmail. Ce la fai a connetterti ora?"
 
Cominciò ad agitarsi, alzandosi in piedi di scatto. Sentì un’ansia pazzesca, come se non sapesse cosa fare: erano passate due settimane da quando l’amico aveva fatto la sua comparsa su Skype e da allora, non si era più fatto vivo. Aveva provato più volte a controllare dal pc se il ragazzo fosse in linea, ma ogni suo tentativo si era rilevato una speranza mal riposta. Forse Castiel l’avrebbe mandata a quel paese, ma valeva la pena provarci lo stesso. Del resto l’aveva sempre detto che lei era invadente:
"zia, devo assolutamente andare al pc! Mangio dopo" farfugliò, correndo in camera.
Pam fece capolino dalla cucina, ma ormai della nipote non c’era più traccia.
 
Nathaniel: Non riesci proprio a tornare per il torneo di basket?
 
Castiel: Tu tornerai?
 
Nathaniel: No
 
Castiel: Allora non rompere le palle a me. Il biglietto per l'America non costa 5 euro.
 
Nathaniel: Ah giusto, non usi più i dollari. Come ti trovi a usare gli euro?
 
Castiel: Sono proprio colorati, altro che le nostre banconote, ma non bastano mai. Qua costa tutto tanto... o porca troia!
 
Nathaniel: Che c'è?
 
Castiel: Erin mi ha scritto...
 

Nathaniel sorrise malefico; il suo semplice ma efficace piano era andato a buon fine:
Allora ti saluto Black, non vorrei mai fare da terzo incomodo :P
 
Senza dare il tempo all’amico di replicare in alcun modo, Nathaniel chiuse la pagina di Gmail e si distese soddisfatto sul letto.
 
Erin: Posso approfittare di questa tua fugace apparizione, per disturbarti un po'?
 

Castiel cominciò a sentirsi sempre più nervoso. Nelle ultime due settimane, l’assenza della ragazza aveva cominciato a pesargli di meno. Il detto “lontano dagli occhi, lontano dal cuore”, sembrava funzionare per lui, ma ora che lei aveva stabilito un contatto, le sue certezze cominciavano a vacillare. Decise di optare per un atteggiamento il più naturale possibile, così digitò:
 
Castiel: E da quando in qua ti fai tutte queste formalità?
 
Erin: Da quando qualcuno ha ben pensato di non farsi più vivo... ovvio che poi mi faccio delle paranoie -.-‘’
 
Castiel: Come sta andando l'allenamento?

 
Erin sorrise irritata. Castiel stava platealmente cambiando discorso. Tuttavia, decise che non era il caso di arrabbiarsi con lui: da quando era partito, gli perdonava molte più cose di quante avrebbe dovuto.
 
Erin: Sono quasi due settimane che Boris mi sta allenando personalmente
 
Castiel: Boris? Ma non ti stava allenando Dajan?
 
Erin: E tu come lo sai?

 
Castiel: Io so tutto u.u
 
Erin: Non prendermi in giro! Come lo sai?

 
Erano passati cinque minuti e Castiel, pur risultando on line, non le aveva ancora dato una risposta. La ragazza si spazientì e scrisse:
 
Erin: Sto aspettando...
 
Castiel: Io e Nate ci sentiamo ogni tanto… me l’ha detto lui
 
Erin rilesse quella frase più e più volte; in cuor suo voleva arrabbiarsi, protestare sul perché l’amico avesse riservato il suo prezioso tempo solo a Nathaniel, ma dall’altro era troppo eccitata nel sentire che finalmente i due erano tornati amici. Quell’amicizia così unica era l’ultimo tassello mancante di un puzzle che ormai era perfetto: quando il biondo sarebbe tornato dalla California, lui e Rosalya avrebbero ufficializzato la loro unione, sarebbe stato reintegrato nel gruppo e niente e nessuno li avrebbe più divisi. La sua gioia era tale che sentì gli occhi inumidirsi per la commozione.
 
Castiel: Ci sei ancora?
 
Erin: Si, scusa, è che mi hai lasciato senza parole... non ci speravo quasi più… quindi è per questo che Nathaniel oggi mi ha avvertito che eri on line?

 
Castiel sorrise beffardo, trovando la conferma dei suoi sospetti. Con quell’aria da santarellino, il suo amico poteva ingannare tutti, eccetto lui. La velocità con cui si era defilato dopo che Erin si era connessa erano suonate strane agli occhi del moro, ma non aveva avuto il tempo di protestare perché il ragazzo era già sloggato.
 
Castiel: non aveva più senso tenergli il muso. È sempre stato il mio migliore amico...
 
Prima di premere invio, tentennò qualche secondo sulla tastiera. La barretta verticale lampeggiava instancabile, quasi a spronarlo ad aggiungere quel pensiero che negli ultimi giorni ripeteva più volte a se stesso:
 
Castiel: non aveva più senso tenergli il muso. È sempre stato il mio migliore amico...... come del resto lo sei tu…  
 
Non le aveva mai detto di considerarla sua amica, ma era un passo dovuto se voleva mettere una pietra sopra a ciò che provava per lei. Premette invio, sospirando pesantemente.
Erin lesse quella frase e la felicità che aveva provato poco prima, venne brutalmente rimpiazzata dallo strappo del suo cuore che si lacerava in due. In quel momento l’inconscia e improbabile speranza che lui potesse ricambiare i suoi sentimenti, era stata annientata per sempre: con parole intrise di miele e dolcezza, confessando quanto lei fosse importante per lui, il ragazzo di cui era innamorata, aveva tracciato un confine molto nitido e soprattutto invalicabile: quello dell’amicizia.
Eppure lei stessa, tempo prima aveva usato parole analoghe, definendolo il suo migliore amico.
Se avesse potuto tornare indietro di due mesi, ritrovarsi lì, con le gambe incrociate a terra davanti a lui, in quel freddo campo da basket, avrebbe forse cambiato ogni cosa? Chiuse gli occhi, figurandosi nella sua mente quella scena. Castiel era seduto davanti a lei, sulla panchina e la guardava con serietà, dall’alto verso il basso. Le aveva appena chiesto perché si fosse aperta solo con lui, perché era l’unica persona a cui lei avesse raccontato di Sophia:
perché ti amo” sarebbe stata la risposta giusta, ma anche se all’epoca fosse stata consapevole dei suoi sentimenti, Erin fu costretta ad ammettere che quelle parole non sarebbero mai uscite dalla sua bocca.
Osservò l’ora indicata accanto all’ultimo messaggio inviatole da Castiel e realizzò di aver lasciato trascorrere ben dieci minuti senza dare segno della sua presenza. Non sapendo cosa scrivergli, ammise:
 
Erin: Mi fa uno strano effetto sentirtelo dire...
 
Castiel: Perché? Forse volevi sentirti dire dell’altro?
 

Il cuore di Erin, nonostante la ferita infertagli da poco, cominciò ad accelerare.
La gola le si era seccata in un batter d’occhio e faticò non poco a credere a ciò che il ragazzo le aveva appena chiesto. Non poteva vederlo, ma era sicura che non ci fosse dello scherno dietro quelle parole. Le mani tremanti sorvolarono la tastiera, cominciando poi a digitare una serie di parole delle quali però non era soddisfatta. Continuava a cancellarle e riscriverle, ma la sua insicurezza cresceva in misura proporzionale alla sua ansia. Stremata per lo stress a cui stava sottoponendo se stessa, optò per un:
 
Erin: C’è qualcos’altro che devo sentire?
 
Dopo aver inviato il messaggio, cominciò a torturarsi le unghie, facendole schioccare contro le dita.
Non voleva sbilanciarsi poiché aveva il terrore di aver mal interpretato le intenzioni di Castiel e ammettere di essere innamorata di lui era un rischio troppo grosso.
 
Castiel: Dipende da cosa vuoi sentirti dire Erin… anche se ammetto che non è il massimo confessartelo in questo modo. Vorrei essere lì, prenderti la mano e guardarti negli occhi per dirti che io ti aafagdsgshreoooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooog5g6G/98.FAGG—AGERRERQ
 
Erin era diventata color porpora: aveva letto tutto d’un fiato quella frase, finchè non era arrivata alla fine. Non capiva.
Semplicemente non riusciva a darsi una spiegazione: l’amico le stava confessando di provare qualcosa per lei, ma quella serie finale di caratteri senza senso non trovava una motivazione plausibile.
 
Erin: ???
 
Dopo tre minuti buoni, Castiel scrisse:
 
Castiel: scusami, mi ero assentato convinto che si trattasse di un secondo, invece mi hanno trattenuto. Ace si è messo in mezzo e ha scritto solo stronzate per divertirsi un po’.
 

In quel momento Erin aveva appena trovato la persona che, giurò a se stessa, avrebbe odiato fino alla morte. Proseguì nella lettura del messaggio di Castiel:
 
Castiel: scusami, mi ero assentato convinto che si trattasse di un secondo, invece mi hanno trattenuto. Ace si è messo in mezzo e ha scritto solo stronzate per divertirsi un po’. Lascia perdere quello che ha scritto, ma vedo che ti sei resa conto da sola che era solo un mucchio di stupidate
 
“ma perché non mi hai lasciato andare fino in fondo Cassy?” mugolò Ace, massaggiandosi il capo dolente per il colpo che aveva ricevuto dal compositore.
“MA COS’HAI NEL CERVELLO?! AZOTO LIQUIDO?” abbaiò Castiel furente.
“avrei fatto il lavoro sporco al posto tuo, di che ti lamenti?”
“mi lamento del fatto che vai in giro a fare dichiarazioni non autorizzate”
“ah, ma allora volevi dirglielo tu? Sei proprio un romanticone” lo schernì il biondo, torturandogli una guancia come se fosse un pupazzo di pezza. Castiel lo allontanò in malo modo e replicò seccato:
“non c’è niente da dire! E’ una mia amica adesso”
“ma non quando sei arrivato qui” puntualizzò il suo compagno di camera, maliziosamente.
“porca troia Ace! Chi cazzo sei, uno spicologo?”
“un che? Guarda che si dice psicologo”
Castiel era talmente fuori di sé che ormai non riusciva neanche ad articolare bene le parole: poiché queste gli venivano sempre meno, spinse il ragazzo fuori dalla porta e si chiuse a chiave nella stanza. Tra Ace e Chester, non avrebbe saputo dire quale dei due fosse il più irritante.
Tornò a guardare sullo schermo del pc e lesse il messaggio di Erin:
 
Erin: Beh, non sono così scema da averci creduto… ormai ti conosco no?
 
E invece non lo conosceva affatto, perché altrimenti la sua mente avrebbe capito subito che non poteva essere Castiel quello che le stava scrivendo dall’altra parte del mondo. “Prenderti la mano e guardarti negli occhi”… avrebbe dovuto realizzare immediatamente che mai e poi il ragazzo le avrebbe rivolto simili parole.
Per l’ennesima volta, si ritrovò a maledire Ace e gli augurò un attacco di diarrea notturno, per compensare l’enorme delusione a cui l’aveva sottoposta.
Castiel dal canto suo, sorrideva amaro. La reazione di Erin era più che prevedibile e diventava l’ennesima conferma del fatto che la decisione che aveva preso settimane prima, fosse la migliore: doveva sopprimere quello che provava per lei e in quel senso, la lontananza l’avrebbe aiutato. Si era buttato a capofitto nella musica, svolgendo il lavoro di due mesi in appena dieci giorni e la casa discografica, i Tenia, lo staff, tutti, erano orgogliosi di quello che avevano battezzato “il loro piccolo Mozart”.
L’unico inconveniente a cui il musicista non aveva fatto fronte era l’emozione che ancora provava quando la sentiva. Era combattuto tra il bisogno di starle lontano e il desiderio di non lasciare sfumare del tutto la loro amicizia, perché se avesse continuato ad ignorarla, al suo ritorno non l’avrebbe certo trovata pronta ad accoglierlo nemmeno come amica.
 
Castiel: Discorso chiuso… si parlava di Boris…
 
Erin: sì, diciamo che alla fine ho capito che per Dajan sono più un impiccio che altro per i suoi allenamenti settimanali con Kim… lei è arrivata ad un livello pazzesco O.o… durante le vacanze si deve essere allenata tantissimo… e io invece sono rimasta indietro perché il mio personal trainer ha ben pensato di prendere un aereo per la Germania >:-(
 
Castiel: non dare la colpa a me se sei un caso disperato. Comunque non mi hai ancora spiegato di Boris
 
Erin: adesso ci arrivo! Dammi il tempo di digitare, porca miseria!

 
Castiel passò i successivi secondi a bombardarla di messaggi della serie:
 
Castiel: sei lentaaaaaaa
 
Castiel: muoviti
 
Castiel: me ne vado
 
Castiel: ma quanto ti ci vuole?
 
Castiel: le capre puzzano
 
Erin: ma la smetti?! 
 
Castiel: mi sto annoiando…
 
Erin: sono desolata di essere la fonte del suo tedio monsieur, tuttavia dovrà pazientare ancora, e soprattutto, smetterla di interrompermi!
 
Castiel: tedio? Ma come scrivi?
 
Erin: esiste nel vocabolario…
 
Castiel: sì, come no… non mi sorprende che Condor ti dia voti bassi sui temi
 
Erin: Condor non mi capisce
 
Castiel: se è per questo neanche io
 
Erin: siete due uomini, per questo porto pazienza
 

Castiel sorrise e finalmente, come sperava Erin, le lasciò il tempo per spiegargli del suo nuovo allenamento.
 
Erin: Dopo aver visto che le mie abilità erano alquanto deludenti, Dajan ha proposto a Boris di allenarmi lui. Dice che è l’unico modo per recuperare qualcosa… e sono due settimane che il coach mi sta sottoponendo a un allenamento speciale… dice che è una cosa che posso fare solo io, e così potrò rendermi utile per la squadra, dal momento che non so saltare, schiacciare...
 
Castiel: Sì lo so, sei una giocatrice abbastanza inutile
 
Erin: Non ti rispondo come meriti perché sono una signora
 
Castiel: In cosa consiste la strategia di Boris quindi? Ti mette a fare la ragazza pon-pon per sollevare il morale della squadra?
 
Erin: al prossimo commento sarcastico, giuro che mi tolgo dalla chat
 

Prima di inviare il messaggio però considerò che quella minaccia valesse davvero a poco per Castiel: era ovvio che l’interesse a restare lì, a chiacchierare, non era reciproco. Stava per correggere il messaggio, ma accidentalmente, premette il tasto Invio.
A quel punto la risposta del ragazzo era alquanto scontata, dal momento che non era uno che cedeva ai ricatti, né tanto meno supplicava le persone. Eppure, nonostante la prospettiva poco incoraggiante, il moro scrisse:
 
Castiel: d’accordo la smetto. Allora, seriamente, di cosa si tratta?
 
Erin sorrise radiosa e si affrettò a spiegargli il piano di Boris, ma appena le sue dita si spostarono sulla tastiera, realizzò una sconcertante verità che fu costretta a riferire all’amico:
 
Erin: ma sai che mica l’ho capito?
 
Castiel reclinò la testa all’indietro, e cominciò a ridere sguaiatamente.  Se la immaginava, con quell’espressione smarrita e al contempo adorabile, mentre cercava di afferrare il senso degli esercizi a cui la sottoponeva il suo allenatore. Tuttavia quel genere di pensieri erano veleno per lui e cancellò dalla sua mente l’uso dell’aggettivo adorabile. Intanto Erin scriveva:
 
Erin: è quasi un mese che non ci vediamo, ti rendi conto? Sembra passata una vita dal concerto…
 

Quel messaggio turbò alquanto il ragazzo. Per quanto potesse imporsi di non pensare a lei, c’era un dubbio che lo tormentava da settimane: cosa ne pensava Erin del loro bacio. Non sapeva come introdurre l’argomento, ma di certo l’approccio diretto era da evitare.
 
Castiel: Ti ricordi di cosa abbiamo parlato quella volta sul tetto?
 
Erin: Abbiamo parlato di qualcosa in particolare? Avevo bevuto troppo, ho i ricordi ancora annebbiati.
 
Castiel: Non ti ricordi niente?
 

La ragazza esitò, cercando di rispolverare la memoria. Aveva ricordi molto annebbiati di quella situazione, così gli riferì:
 
Erin: Abbiamo parlato di film? Tipo di memorie di una geisha... può essere? Non mi ricordo altro... perché questa domanda?  C'è qualcosa che dovrei ricordare?
 
La mascella di Castiel si schiantò contro il tavolo.
Non poteva credere di essersi dannato ore e ore, notte dopo notte, al pensiero di cosa pensasse di lui Erin e del loro bacio, quando in realtà quella scema aveva rimosso ogni cosa a causa dell'alcol. Avrebbe voluto chiederglielo la prima volta che si erano sentiti su Skype, due settimane prima, ma si vergognava troppo; finalmente aveva scoperto la verità, ma era un’opzione così remota, che l’aveva scartata quasi subito.
In fondo però era meglio così: tra di loro non doveva essere accaduto nulla, lui non avrebbe dovuto fornirle alcuna spiegazione e al suo ritorno non ci sarebbero state strane tensioni tra di loro.
 
Castiel: no niente di particolare… te lo chiedevo solo per capire quanto fossi ubriaca
 

“abbastanza da non opporti a quel bacio” pensò tra sé e sé il ragazzo, ma inviò solo il messaggio che aveva appena digitato.
Da lontano sentì la voce di Damien che lo chiamava:
“ehi Cas, noi abbiamo finito. Muovi il culo che usciamo”
L’amica nel frattempo gli aveva risposto:
 
Erin: e pensare che da quella sera è cambiato tutto… non saresti lì se non fosse per il concerto
 
Castiel stava per aggiungere qualcos’altro, ma il richiamo dei suoi amici divenne più insistente:
 
Castiel: mi stanno chiamando. Scusami ma devo disconnettermi. Ci sentiamo un’altra volta, d’accordo?
 
Erin: farò finta di crederti -.-
 
Castiel: a cosa?
 
Erin: al fatto che ci sentiremo… dovranno passare altre due settimane immagino no? Dovrò ripiegare sui miei informatori (Nath) per beccarti on line… ma si può sapere perché caspita fai così il prezioso? Lys mi ha detto che gli hai scritto una volta sola!
 
Castiel: Cip, non rompere le palle… sono un uomo impegnato
 
Erin: lo so… però visto che il tempo per scrivere a Nathaniel lo trovi, potresti dedicarne un po’ anche al resto dei tuoi amici, non ti pare? Sono contenta, non sai quanto, che voi due vi siate riappacificati, ma secondo te, come ci sentiamo noi a non avere tue notizie? È come se non te ne importasse nulla…
 
Castiel: non è così, è solo che

 
Il ragazzo esitò, indeciso sul come concludere la frase.
Non poteva dirle che sentirla, acuiva quei sentimenti che da giorni cercava di soffocare.
Non poteva dirle che ogni volta che pensava a lei sentiva un peso sullo stomaco.
Non era vero che aveva scritto una sola volta a Lysandre: lui e l’amico avevano cominciato a sentirsi nell’ultima settimana, anche se Castiel gli aveva chiesto di non dirlo ad Erin.
Era solo lei il suo problema.
 
 Castiel: non è così, è solo che sono un idiota, porta pazienza
 
Quando lesse quel messaggio, Erin pensò immediatamente ad una persona: Sophia. La sorella aveva sempre avuto un talento particolare nell’impedirle di tenerle il muso. Non riusciva a serbarle rancore a lungo, e così era con Castiel. Di fronte a loro, Erin era costretta a sventolare bandiera bianca e perdonare loro ogni sgarbo. Del resto, si trattava delle persone a cui voleva più bene in assoluto.
 
 
A: nathaniel_daniels@gmail.com
OGGETTO: Incredulità al 100%
 
“guarda, ancora fatico a crederci! Le è davvero piaciuto ^^. Grazie per i complimenti, ma io avevo davvero paura che non le piacesse :S… e invece… oddio, non sto più nella pelle XD Ma ti sembra possibile Nath? Prima Castiel, poi tu e ora a me!!!!! Cioè, voglio dire… è come se la fortuna stesse girando finalmente. Queste opportunità che ci vengono concesse, con Cas in Germania, tu all’università della California, io che vendo le mie creazioni… non è tutto troppo bello per essere vero?? :D
Deve esserci sicuramente una fregatura da qualche parte, però per ora voglio solo godermi questa felicità gratuita ^^).
Baci
Rosa
 
Il mattino successivo Nathaniel rilesse più volte quella mail con un sorriso stampato sulle labbra. L’energia di Rosalya, il suo entusiasmo erano per certi versi contagiosi. Adorava quel suo lato così esuberante ed entusiasta, enfatizzato dalla recente opportunità che la zia di Erin le aveva concesso.
Lei e Castiel stavano sicuramente realizzando il loro sogno, ma lui? Poteva davvero dirsi soddisfatto di dove era arrivato?
Si stiracchiò, allungando la schiena e si guardò attorno: libri riposti in perfetto ordine sulle mensole, un letto completamente rifatto e manuali di informatica: era quella la vita che voleva?
Quella domanda lo ossessionava da ormai troppo tempo.
Nel tentativo di darle una risposta, aveva cercato di deviare dal percorso tracciatogli da suo padre, ma si era perso per strada, trovandosi costretto a tornare sui suoi passi. Aveva letteralmente appeso il microfono al chiodo, dopo aver realizzato quanto potesse essere spietata la logica di Gustave Daniels.
Non era destinato a diventare un vocalist e, a distanza di mesi da quella cocente delusione, si accorse che era rimasto talmente annichilito da quell’esperienza, che ormai non gli importava più nulla.
Aveva finito per assecondare le volontà della sua famiglia, senza reagire in alcun modo o tentare di ribellarsi: la sua passione per la musica, il sogno di fondare una band con il suo migliore amico erano svaniti e non era rimasto nulla a rimpiazzarli. Solo un vuoto abissale in cui era impossibile trovare una minima traccia di speranza per il futuro.  
Nathaniel Daniels, direttore esecutivo della DDC, la Daniels Dreams Company. Quel nome sembrava farsi beffe di lui, che proprio a causa di quell’azienda, aveva dovuto annullare i suoi sogni
“ma che sogni ho?” rifletteva amareggiato il biondo, distendendosi sul letto “Rose ha sempre sognato di diventare stilista e si sta impegnando anima e corpo per diventare qualcuno un giorno, Cas sfonderà sicuramente nella musica, è un genio…  ma io? Che cazzo mi è rimasto?”
Sbuffò innervosito, mettendosi seduto.
Erano molti i motivi che portavano i suoi coetanei a invidiarlo. Tra i tanti, la sicurezza economica garantitagli dal nome che portava, dal posto di lavoro che lo avrebbe atteso una volta concluso il suo percorso di studi… eppure erano privilegi che avrebbe ceduto al primo passante per strada, pur di non essere Nathaniel Daniels.
Si spostò sulla scrivania, dove era rimasto fino a poco prima per leggere la mail. Guardò la foto dei suoi vecchi amici, dalla quale non si separava mai. Non vedeva l’ora di tornare da loro, al liceo, ora che con Castiel ogni cosa era risolta. Anche se Erin era la sua ex ragazza, Rosalya gli aveva raccontato di come fosse stata la mora ad insistere perché si facesse avanti. Non ci sarebbero state tensioni tra di loro e se il suo migliore amico si fosse deciso, probabilmente all’interno di quel gruppo, le coppie sarebbe state addirittura due: Castiel con Erin e lui con Rosalya.
Era tutto perfetto, era quel genere di epiloghi che aveva sempre sognato, o per lo meno, in cui sperava da quando Debrah era riuscita a rovinare tutto. Ripose la foto al suo posto e guardò fuori dalla finestra.
Non poteva dare la colpa solo alla ragazza: anche lui si era fatto circuire, si era lasciato convincere dai suoi discorsi che solo successivamente, gli apparvero in tutta la loro insensatezza.
Era stato semplicemente stupido ma rimarginare sul passato era inutile.
Ora era tutto risolto e non avrebbe commesso lo stesso errore una seconda volta: Castiel era come un fratello per lui e non avrebbe permesso a nessuno di dividerli ancora.
Afferrò il giubbotto e uscì dalla stanza. Era stanco di restarsene rintanato all’interno: era una giornata soleggiata e la temperatura sfiorava i dieci gradi.
 
 
 
 
NOTE DELL’AUTRICE:
Eccomi finalmente ^^. Non per fare un patetico tentativo di captatio benevolentiae, ma devo dire che mi siete mancate in queste settimane :’)… mi è mancato il controllare assiduamente EFP per vedere se avrei trovato recensioni/messaggi, che solo un nuovo capitolo fresco di stampa può calamitare^^. Quindi intanto lasciatemi dire, BUONGIORNO <3 (in realtà adesso sono esattamente le 23.25, ma sono bazzecole -.-).
Allora, devo dirlo: non ho più tempo per fare nulla u.u… il fatto è che vi avevo promesso che sarei ricomparsa dopo 15 giorni ma se non fosse per la mia mania autolesionista di fare promesse, penso che anche questa settimana non avrei pubblicato il capitolo :S… davvero, mi si stanno sommando un sacco di impegni vari, e la cosa mi scoccia tantissimo, perché le voglia di scrivere non è scemata :(.
Se avessi voluto rispettare il mio intento iniziale, il capitolo sarebbe risultato molto più lungo, con una parte che dovrete aspettare la settimana prossima per leggere… e questa parte riguarda uno di quei personaggi che mi ha sempre messo in croce: Nathaniel; è un personaggio che nel gioco mi mette un nervoso assurdo ma che nella mia storia ho cercato di descrivere nel modo più imparziale possibile, nel senso che non volevo portarvi a condividere la mia “mal sopportazione” nei suoi confronti… e con questo capitolo, devo dire che sta cominciando a fari simpatia o.O… Sarà perché sto immaginando le scene del prossimo chapter, oppure perché comincia a prendere più spessore anche il suo punto di vista (qualcosa aveva raccontato Ambra a durante la cena di Erin dai Daniels), ma credo che d’ora in avanti non mi dispiacerà parlare del biondo ;).
Ok, mi fermo qui. Grazie per aver letto! Alla prossima :).
 

 
  
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