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Autore: kikka_67    30/11/2014    0 recensioni
Una strana tristezza le invade il cuore mentre osserva le ombre presenti in quegli occhi che la fissano disorientati e il viso di un bambino sorridente le balena in mente, il suo cuore è puro ma “lacerato” da profondi tagli causati dal dolore patito. Un lento sorriso le fiorisce sul viso e scorgendolo il ragazzo si rianima.
- Il mio nome è Narfi…mia signora.....
In questo racconto ritroverete i personaggi di “Non pensarmi .. ti sento!”, premetto che non è necessario leggere la storia precedente per poter comprendere questa. Spero vi piaccia, buona lettura.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Thor, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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In questo  racconto ritroverete i personaggi  di “Non pensarmi .. ti sento!”,  premetto che non è necessario leggere  la storia precedente  per poter comprendere  questa.  Se vi sono riferimenti a cose o a persone  realmente esistenti è puramente casuale, la storia totalmente inventata  e scritta da me, vuol essere un omaggio di una fan,  al film e ai personaggi di proprietà della MARVEL.  Se e quando userò delle foto per illuminare il racconto,  non ne farò uso improprio per mio tornaconto personale e ne citerò l’autore, mi riservo solo il piacere di ammirarle. Buona lettura. 

Il richiamo della madre.

 

Londra.

 


Come ogni mattina   siamo riuniti intorno al tavolo per la colazione.  Mio padre,  Adam,  è  trincerato dietro  il suo giornale preferito mentre i miei fratelli,  Zachary e Thomas  chattano con le loro ragazze e mia madre, Devi’,  beve  tranquilla un tea con poco zucchero e tanto limone.  All’improvviso un iridescente turbinio,  i cui bagliori si riflettono sulle mura della cucina,  interrompe quella che poi avrei ricordato come  l’ultima colazione tranquilla della mia vita.
La prima volta che vidi lo “zio” Thor piansi disperata, ero una poppante di appena un anno  e quel omone enorme mi faceva paura, ma dopo aver incrociato il suo sguardo azzurro trasparente come l’acqua,  lo adorai  e da allora  le sue visite sono sempre state fonte di gioia e divertimento.   Quando eravamo piccoli i nostri genitori ci avevano raccontato che lo zio era un mago e che viaggiava sempre a cavallo dell’arcobaleno ma  che non dovevamo dirlo a nessuno  perché se qualcuno lo avesse visto non sarebbe  più venuto a trovarci.  Dopo qualche anno riuscimmo a sapere quasi tutta la verità.

 Mio zio  viene  da  un altro “mondo”  di  un altro universo,  viaggia nello spazio alla velocità della luce e viene a rilassarsi …su Midgar.  Anche i miei genitori vengono da Asgard, ma hanno deciso di vivere e farci crescere  qui sulla Terra  molti anni fa.  Sono delle persone molto particolari, riescono a comunicare con il pensiero. Si, lo so…. è già  pazzesco pensarlo … figuriamoci …crederci!
 Domani è il mio compleanno e compiendo ventuno anni, potrò   seguirlo ad Asgard per una “vacanza”. Naturalmente il mio entusiasmo non è  esattamente condiviso  né dai  miei genitori né dai miei fratelli che sono gelosi del fatto che solo io ho il permesso di entrare nella città dorata.

- Zio Thor!! Evviva….. ce l’hai fatta ad arrivare! – esclamo al culmine della felicità, gettandomi tra le sue braccia.

- Ciao piccola. – risponde sorridente il mio gigante buono mentre con un gesto della mano ricambia i saluti dei miei parenti.

Adam lentamente abbassa il giornale ed incrocia brevemente lo sguardo con sua moglie, l’arrivo imminente del compleanno di Jane e con esso l’inevitabile  momento in cui avrebbero dovuto svelarle tutta la verità sulla sua natura mistica era giunto,   era stato un fardello molto doloroso da sopportare per  tutti  quegli  anni.
Jane aveva appena un anno quando avevano notato che  una tenue fiammella verde smeraldo le colorava il palmo della mano,  Devi’ aveva chiesto consiglio e la protezione di Heymdall, ma la bambina era troppo piccola per accertarsi con sicurezza quale fosse la magia che avrebbe guidato la sua vita.  Ad Asgard i suoi poteri celati,  fin ora,  avrebbero  rivelato il suo destino e con  il raggiungimento dell’essenza  divina,   accettando  i suoi poteri,  Jane avrebbe assunto  anche un  nuovo  nome.    Devi’ l’avrebbe accompagnata per assisterla in un’ulteriore cerimonia a cui  tutte le giovani donne  di sangue reale erano tenute ad affrontare.

 Una leggenda narra che solo un uomo può vivere accanto ad una   dea.  Esso verrà scelto e subirà  il richiamo della Madre   che lo designerà quale  compagno degno  per la figlia. Durante  quella cerimonia Devi’ designerà l’uomo il cui destino dalla nascita è legato a quello di Jane.  Come potrete intuire da soli,  Adam ignora completamente  cosa esattamente significa  quella cerimonia,  per cui la  presenza di sua moglie  è  assolutamente necessaria,  infatti Devi’ non ha  ancora avuto il coraggio di spiegarglielo.

 

Avevo dato fondo a tutti i miei risparmi per rifarmi il guardaroba e con grande soddisfazione finalmente chiudo  due enormi bauli, la mia vacanza sarebbe durata tutta l’estate e ritenevo necessario portarmi un po’ di tutto, mia madre continuava a ripetermi che era stato predisposto ogni cosa affinché trovassi tutto ciò di cui avrei avuto bisogno ma alla fine si era arresa davanti alla mia determinata volontà di portarmi dietro metà casa.

- Stai pensando di trasferirti in un altro stato? – chiede Thomas entrando nella mia stanza con Zachary alle calcagna.

I miei fratelli  hanno gli stessi identici occhi azzurro-grigi  e morbidi capelli biondi,  Zachary diventerà un astrofisico  per seguire le orme della nonna Jane mentre  Thomas è uno spirito libero e vuole  diventare un attore. Noi siamo come  i tre moschettieri, l’uno per l’altro.

- Spiritoso… sono  solo “due cosette”  che mi sono necessarie, state uscendo? –
- No,  siamo venuti a farti la paternale! Le solite raccomandazioni sui ragazzi la saltiamo, tanto ormai  la sai a memoria…. Ma ci chiedevamo se per caso… non avevi intenzione di trasferirti  per davvero….. in un’altra città. – chiede Zac sedendosi sul mio letto.
- No,  ho intenzione di ritornare, devo finire l’università,  state tranquilli non vi libererete tanto facilmente di me!   Come farei senza i vostri consigli sui ragazzi? –
- Ecco a proposito di ragazzi….visto che noi siamo lontani….mi raccomando sale  in zucca ok? Tieni la guardia alta e se ti mettono le mani addosso…. –
- Si lo so, un gancio ad altezza  inguine con tutta la forza che riesco! Così si sparge la voce che meno i ragazzi e non mi si avvicinerà nessuno! – mormoro fintamente sconsolata.

I suoi fratelli la guardarono con uno sguardo eloquentemente scettico, Jane con i suoi  lunghi capelli neri e gli occhi straordinariamente verdi, aveva sempre attirato nugoli di ragazzi perdutamente innamorati e finora era stato un lavoraccio tenerli lontani da lei, anche se dovevano ammettere che era in grado di difendersi da sola, bastava solo un suo sguardo irato  a scoraggiare anche il più impavido playboy . Jane sorridendo si siede in mezzo ai suoi fratelli  e intreccia le mani con le loro.

- State tranquilli, farò attenzione. Niente ragazzi…. ehm….strani! Va bene? –

La porta si riapre ed entra mio padre – Siete gentilmente pregati di uscire con sollecitudine da questa stanza.…. devo conferire con mia figlia. Vi ringrazio.  – mormora  sardonico mostrando con un gesto della mano l’uscita.

- Tranquillo papà,  la ramanzina sui ragazzi gliela abbiamo già fatta noi! – esclama ilare Thomas mentre mi strizza l’occhietto,  prima di uscire si gira e incrocia le dita per me a mo’ di scongiuro.


Il mio bellissimo papà prende il posto dei miei fratelli, si siede vicino a me  e sembra  titubante  su come iniziare il suo bel discorso. -Mi stupisco di lei rettore Inward, non l’avevo mai vista senza parole! – scherzo intenerita.
- Attenta …..ragazzina… non sei ancora partita e potrei anche cambiare idea e farti rimanere a casa! – borbotta irritato.
- Non puoi! La mamma ha promesso! E adesso …. rimarrò in silenzio mentre mi propinerai una tediosa filippica sui pericoli che potrei incontrare……. lontano da voi…. – mormoro dolcemente sorridendo sfacciata.
- Molto arguta.. come sempre, ma in errore questa volta. Volevo darti questo piccolo regalo che ti ricorderà… di noi. –

Da un piccolo sacchetto estrae una collana dorata con uno strano ciondolo iridescente,  con calma apre il gancetto e me la lega intorno al collo.  – Non toglierla mai, ti porterà fortuna. Si,  lo so, vi ho sempre detto che la fortuna non esiste e che conta solo il duro lavoro per ottenere qualcosa nella vita e la penso ancora così ma…. su Asgard… piccola mia… tutto è possibile, quindi prometti al tuo vecchio padre di tenerla sempre con te. –

Lo guardo un po’ perplessa, il mio “vecchio” padre è ancora il più figo di tutto il corpo insegnante dell’università di Oxford, sono sicura perché sono la direttrice del giornale dell’università e ho visionato io stessa i risultati di un recente sondaggio, ma per farlo contento annuisco sorridendo astuta – Quindi venerabile  padre …ho anche il suo benestare? –

- Ecco…. In realtà ….. sono costretto da “forza maggiore”  ad assentire.. mio malgrado… .. e va bene puoi andare, ma comportati bene!! – esclama ridendo davanti alle mie dimostrazioni entusiaste, insomma stavo saltando sul letto come una scimmia.

La porta della mia camera si apre per la terza volta e mia madre si ferma spiazzata dalla  scenetta che le si presenta davanti, io e mio padre ci ricomponiamo in fretta e lui con nonchalance si alza dal mio letto, si aggiusta la camicia, mi bacia sulla testa  e tranquillamente le si avvicina e si china sul suo viso per baciarla lievemente, ma come succede ogni volta che si toccano, si ritrovano avvinghiati.  E’ un piacere guardarli, nonostante siano sposati da più di venti anni, l’amore che li unisce è  ancora profondo e appassionato. Mi sono ripromessa che se non trovo un uomo che mi guarda, come mio padre guarda mia madre, rimango single! 

- Ehi ragaaaaazziiiii! Sono solo  le dieci del mattino! Non potreste continuare in camera vostra? Lo sapete che ho lo stomaco delicato! Perché mi costringete ad assistere …… - mi lamento fintamente irritata.
- Dacci un taglio Jane….. abbiamo capito.  Togliamo  il disturbo. – mormora mia madre sospingendo dolcemente  suo marito fuori dalla stanza.

 


Il viaggio velocissimo per arrivare ad Asgard è  stato traumatico  per me, stretta tra mia madre e lo zio Thor  sono stata scagliata in un turbinio di vento e luci e appena siamo riusciti a toccare il lucido pavimento di una costruzione circolare, ho dato di stomaco. Barcollante  e stupefatta ho  incrociato lo sguardo serio di un gigante con una scintillante armatura  e uno spadone immenso, che mi ha  studiata per un breve momento senza dire una parola, come benvenuto non è  stato molto eclatante.
- Mi…scusi…. – avevo balbettato imbarazzatissima.

Con tenera sollecitudine mia madre mi ha  aiutato a   salire su di una carrozza  che ci aspettava,  mentre lo zio Thor,  dopo aver alzato una mano,   ha afferrato   al volo una specie di enorme martello  e all’improvviso  la  maglietta e il  jeans che indossa   si  tramutano in  un’armatura finemente decorata  con tanto di mantello rosso sulle spalle.  Lo guardavo stupefatta,  con gli occhi fuori dalle orbite,  se non ci fosse stata mia madre accanto a me penso che sarei svenuta dalla paura.
 
- Jane, ti voglio presentare il principe e futuro re di Asgard, Thor Odison. La sua identità sulla Terra è segreta, quindi non si è mai mostrato nelle sue reali  vesti. – mi confida solenne mia madre.

- P-principe? Futuro re? – esclamo basita studiando il viso sorridente di mio zio, l’uomo che per tante volte si era seduto vicino  a me per giocare con i miei balocchi.
- Perdonami Jane, ma come ti ha detto tua madre, non potevo dirti nulla. Andiamo, siamo attesi a palazzo. –

Asgard è un’immensa città  assolutamente meravigliosa,  la mia espressione dev’essere pateticamente sconvolta e stupefatta di nuovo,  perché mia madre continua a osservarmi divertita. Le guardie che sono appostate ai lati di un altissimo arco decorato con segni strani appena scorgono lo zio Thor s’inchinano rispettosi. Il palazzo dove entriamo è luminosissimo e la grandiosità della costruzione e delle ricche decorazioni mi lasciano senza fiato, mi sembra di essere entrata in un libro di fiabe.

Due donne vestite con lunghe tuniche bianche ci accompagnano nella nostra stanza,  ci mostrano dei vestiti già pronti sul letto e una   meravigliosa stanza da bagno con una vera piscina di acqua calda tutta per noi, un servizio degno di un gran hotel a cinque stelle!  Quando ci lasciano  da sole senza esitazione mi lancio sul balcone e sotto i miei occhi si estende  una lussureggiante vetrina di piante e fiori dai colori accesi.

- Mamma, guarda che meraviglia! Non ci posso credere! – esclamo entusiasta. Oggi il mio aggettivo preferito è: meraviglioso.
- Jane vieni vicino a me, dobbiamo parlare.  Ci sono delle cose che devi sapere. – solo il tono serio della sua voce  mi distrae da ciò che ho sotto gli occhi.


La mitologia e i racconti fantastici fin da piccola non mi hanno mai affascinato molto, diventerò una giornalista che cerca sempre la verità, sono perversamente curiosa e non mi fido delle apparenze  e il racconto conciso ma assurdamente fantascientifico che ho appena ascoltato  su dei e poteri sovrannaturali e di esseri “alieni” che popolano l’universo mi pare così fuori dalla realtà che se non avessi mia madre davanti, penserei seriamente di essere impazzita.
 
- Mi stai prendendo in giro? – le chiedo indicandomi  con un dito.

-  Domani ti dimostrerò, mia piccola scettica,  che non ti ho raccontato fandonie.  Ma per il momento devi sapere che a  corte esiste un cerimoniale  molto rigido,  devi attenerti a certe regole, niente jeans, né magliette attillate, né scarpe da ginnastica e men che meno musica a tutto volume. Dopo che sarò partita ti verrà assegnata un’ancella che si occuperà di te, potrai rivolgerti a lei per qualsiasi cosa e per la tua sicurezza non potrai uscire dal palazzo. Qui gli stranieri vengono guardati con sospetto e ti posso assicurare che la migliore protezione per te è restare qui dentro. –  di nuovo il suo  tono  diventa serio.

- Mi stai facendo preoccupare… e lo zio Thor? –

- Il principe è molto indaffarato e quando potrà,  verrà sicuramente a trovarti, ricordati che qui è il futuro re e devi rispettare il suo rango. –

- E cioè ? Non potrò parlargli? Se non posso uscire che farò tutto il tempo chiusa in camera? – mi lamento scoraggiata, questa vacanza non si prospetta come avevo immaginato.

- Il palazzo è enorme e troverai certamente molto interessante scoprire alcuni dei  suoi segreti.  – mormora pazientemente.

Sono costretta ad indossare quella che sembra una tunica senza maniche lunga fino ai piedi, stretta in vita con un’altra cintura. – Mamma… dimmi che stai scherzando! Non posso mostrarmi in giro conciata in questa maniera ridicola! – esclamo allibita, specchiandomi per la centesima volta.

- Jane come ti ho detto devi conformarti a certe regole, finché sarai ospite qui, mi aspetto la massima serietà e una sollecita collaborazione.  -

Per la prima volta mi soffermo ad osservare mia madre che  sembra  leggermente diversa dal solito, a casa ride spesso, scherza e ci abbraccia in continuazione.  La  donna che ho davanti veste perfettamente l’abito riccamente decorato e il suo contegno sereno e composto le conferisce un’aria regale che non avevo mai notato. La sua pelle sembra risplendere è come se fosse avvolta da un alone  rilucente.

- Perché mi fissi in quella maniera? – chiede curiosa.

- Stavo pensando che sei bellissima, eterea persino….  – rispondo sinceramente stupita.

- Beh… il tuo tono è chiaramente incredulo…. Ma lo prendo come un complimento. Ti ringrazio. – dice abbracciandomi.

Poco dopo un’ancella bussa alla nostra porta e lentamente ci accompagna nella sala dei ricevimenti e di nuovo entro in un mondo fatato, mi sembra di assistere in diretta ad un ballo nella sfarzosa sala di Versailles  all’epoca del Re Sole, l’enorme salone  è gremito di persone vestite in modo elegante che  sorridono e conversano amabilmente  tra loro ma  nonostante l’apparente noncuranza    sento  che la nostra presenza viene silenziosamente notata.

Lo zio Thor ci viene incontro sorridendo  e prendendomi per mano mi trascina davanti ad una coppia molto distinta che mi osservano molto attentamen
te.
- Jane, ti presento il Re degli Dei, Odino  e la Regina di Asgard, Frigga. Madre, padre questa giovane donna è Jane Inward, figlia di Adam e Devi’. –

Maestà… è un piacere conoscervi finalmente e vi ringrazio dell’ospitalità.  - mormoro imbarazzata sotto lo sguardo curioso dei sovrani. Non si aspetteranno davvero che io m’inchini o faccia la riverenza?!! Eh no… dai…. Non ce la posso fare!!

- Sei la benvenuta ad Asgard, Jane figlia di Adam e Devi’. – mormora dolcemente la regina.

La regina è una bellissima donna, il suo  sguardo dolce  sembra avvolgermi,  mi tranquillizza, sento di aver trovato una persona di cui fidarmi, ma è il re ad attrarre maggiormente la mia attenzione, il suo sguardo azzurro come quello del figlio è penetrante, acuto, sembra studiarmi con attenzione prima di rivolgermi la parola.

- Benvenuta Jane. – sussurra con voce decisa
.
- La ringrazio maestà. – rispondo senza abbassare lo sguardo, ho come l’impressione che apprezzi di più la mia sincera mancanza di etichetta che una falsa adulazione.


Lentamente retrocedo di qualche passo per permettere anche a mia madre di salutare il Re  e la Regina e con curiosità osservo le persone che rumoreggiano nella sala, finché non incrocio lo sguardo beffardo di un ragazzo che mi fissa dall’altra parte della stanza.  E’ mollemente appoggiato ad una colonna e il suo atteggiamento impudente   gli costa la solitudine, infatti non ha nessuno vicino,  sembra quasi che sia un emarginato tanto è evidente l’impegno degli altri invitati a stargli lontano.  Il suo sguardo altero sembra giudicarmi e deridermi e  molto probabilmente la mia espressione aggrottata non sfugge a mia madre che mi raggiunge subito.

- Sei preoccupata…. Cosa è successo? – chiede premurosa.

- C’è un idiota che continua a fissarmi e sembra immensamente divertito dalla mia faccia…. lo conosci? – mormoro irritata sorridendole  appena.

- No… non mi sembra. Lo sai che per attirare l’attenzione alcuni  “scimmiotti” si atteggiano…. Lascialo perdere. – mormora con leggerezza.


Nonostante ciò che ha appena asserito,  Devi’ si ritrova, durante la festa,  ad  osservare  discretamente  quel ragazzo, il suo viso le ricorda qualcuno ma non riesce a dare un volto a quella strana sensazione.  I lunghi   capelli neri sono  trattenuti in una coda sulla nuca e gli   occhi chiarissimi sono illuminati da un’alterigia sardonica mentre osserva gli ospiti evitarlo elegantemente,  segno che è dotato di una mente brillante che riesce a vedere la falsità  che lo circonda,  sicuramente risulta alquanto irritante,   ma  deve ammettere che è  decisamente attraente. All’improvviso la sua percezione si rivela ai suoi occhi prepotentemente e senza che possa dominare  i suoi gesti, alza una mano e inequivocabilmente la tende verso il ragazzo dal cui viso scompare ogni animosità.
In pochi secondi il silenzio scende sulla sala e tutti gli sguardi degli ospiti  sono puntati sulla stranissima scena,  Devi’ è intensamente concentrata sul viso del giovane uomo che lentamente si avvicina,  egli non può ignorare il richiamo  né ribellarsi in alcun modo. Quando sono uno di fronte all’altra,   il ragazzo accoglie la mano tesa della dea tra le sue e un lieve bagliore per un attimo illumina quelle mani congiunte.


Le stelle sono oscurate,
Le nuvole coprono altre nuvole,
E l’oscurità vibrante e risonante,
Nel vento ruggente che soffia turbinante,
Vi sono le anime di un milione di folli,
Ma il luccichio di una tenue luce,
Rivela da ogni parte, 
Chi ha  il coraggio d’amare.


Una strana tristezza le invade il cuore mentre osserva le ombre  presenti in quegli occhi che la fissano disorientati e il viso di un bambino sorridente le balena in mente, il suo cuore è puro ma “lacerato” da profondi  tagli causati dal dolore patito.  Un lento sorriso le fiorisce  sul viso  e scorgendolo il ragazzo si rianima.
- Il mio nome è Narfi…mia signora. Le mie origini…. adesso…. vi sono note, siete convinta di aver scelto in maniera appropriata? – le chiede serio.
- E’ il tuo destino  che ti ha portato dinanzi a me…. ed io …. ti scelgo…. Narfi di Asgard.  – proclama e la sua  voce sicura risuona in tutto il palazzo.
- Vi prego mia signora di concedermi una grazia, non rivelate  subito a vostra figlia cosa siamo destinati a diventare l’uno per l’altra, vorrei….che  mi conoscesse per ciò che sono….. prima di sapere che ….. il suo  destino….  è  di vivere  vicino a me. -  mormora con gli occhi pieni di una tenera fragilità.
- Jane non ha ancora raggiunto l’essenza divina  per cui il richiamo della Madre non ha ancora  effetto su di lei. Tu incarni l’uomo del suo destino ed è certo che  ne sei  degno, ma ho deciso di acconsentire  alla tua richiesta perché mia figlia non conosce nulla di questo mondo, non ti aspettare da lei  ciò che non hai ispirato. – risponde sincera. 

Il richiamo della Madre è un’antica potente magia,  è indissolubile, nessuno può spezzare questo legame, Devi’ ha trovato un altro figlio e Narfi è l’uomo  destinato ad amare ed onorare Jane.  Il concetto  della  famiglia è sacro,  la sua protezione avvolge ogni suo  membro ed è ben chiaro a  tutti gli ospiti presenti  in sala che il nuovo figlio della dea Kali’ verrà protetto con una tenera e costante attenzione.   L’unica altra  persona  inconsapevolmente  coinvolta  e totalmente ignara di ciò che è appena avvenuto, li sta osservando sbalordita.


Avevo  notato lo strano interesse con cui mia madre osservava quell’idiota borioso,  ma vederla tendergli la mano e  lui raggiungerla e accogliere quella mano tra le sue mi ha preoccupato  non poco, solo la ferrea stretta dello zio Thor mi ha impedito di interrompere quella commuovente scenetta.   Le parole incomprensibili che si sono scambiati,  in una strana lingua antica,  sembravano aver catturato l’attenzione di tutti gli invitati, dopo averle  pronunciate,  mia madre aveva osservato un attimo di silenzio a beneficio di quell’individuo che si fosse presentato  a  contestare il suo volere, ma nessuno aveva osato fiatare.  Poco dopo, con  un  sorriso aveva   preso sottobraccio quel ragazzo e lo  aveva  portato  davanti  a  me guardandomi allegramente.

- Jane cara, volevo presentarti Narfi un nostro lontano …ehm……cugino. Non l’avevo riconosciuto subito perché ero su Midgard quando è nato, ma la somiglianza con il padre mi ha incuriosita e alla fine la mia memoria è tornata a funzionare! Narfi questa è Jane,  mia figlia. – esclama ilare.

Mia madre non è in grado di dire menzogne e quando mente la sua voce s’innalza spontaneamente di parecchie ottave e adesso ha praticamente urlato.  Il motivo  per cui intavola questa messinscena dev’essere importante, quindi con un sorriso poco sincero, non sono una brava attrice neanche io,  tendo la mano verso questo nuovo “cugino”.
- Ciao , piacere di conoscerti…. Narfi.  – mormoro pacata.

Jane …. Che strano nome… la  ragazza che ho di fronte,   sta cercando di mascherare lo sforzo che compie per credere alle false parole della madre.. è… semplicemente  meravigliosa. Il suo incarnato è  perfetto,  il manto lucido e setoso dei suoi capelli neri le ricopre le spalle e gran parte della schiena e i suoi occhi  verdi intensamente acuti  m’incantano, inconsapevolmente mi chino verso di lei,   vorrei avvicinarmi di più per sentire il suo profumo, ma la sua mano tesa mi distrae.  Sono cosciente di non poterla toccare, perché se la sfioro,  in questo frangente,   consacro  “Il richiamo della Madre” ed io voglio che sia lei a scegliermi… a volermi tanto da… tenermi con sé per sempre. Ignoro quindi la sua mano ed accenno ad un lieve inchino, preferisco che, per il momento,   mi creda un distaccato lontano parente.
- Il piacere è mio….. cugina. – mormoro con voce suadente.
 Appena aveva varcato la soglia della sala avevo assaporato quella spontanea  ed entusiasta  curiosità  con cui osservava ciò che aveva intorno e  ammirato  l’assoluta mancanza di timore che aveva dimostrato al cospetto del Re, ma si era mostrata troppo  schietta e scevra di malizia  perché riuscisse a sopravvivere a contatto con quelle serpi che le sorridevano e  la squadravano perfide. L’avevo compatita per la sua ignara quanto incauta fiducia con cui interagiva con chiunque, se fosse rimasta a lungo in quella corte l’avrebbero schiacciata. Ma lo sguardo perplesso e stupito  che aveva ricambiato la mia occhiata sprezzante, non era impaurito o scoraggiato ma solo molto sconcertato, molto probabilmente la padronanza  di  sé stessa era sostenuta dalla sicurezza che matura in ogni individuo quando viene amato e curato dalla propria famiglia.  Ciò che era sempre mancato a me e a mio fratello.
Quando ho  incrociato lo sguardo della dea Kalì,  sono  rinato,  un manto caldo e avvolgente aveva finalmente scacciato il perenne inverno che mi straziava l’anima,  il mio destino era segnato e quella giovane donna mi avrebbe salvato da ciò che sono. Il figlio di un principe ripudiato, un padre desiderato,  amato ma  sprezzante del dolore che infliggeva ai suoi figli e a sua moglie,  che pur di ritrovarlo,  ci aveva abbandonato.

    Un intenso  e appassionato desiderio mi scuote il corpo, io che ho  sempre rigettato le tenere offerte d’amore di tutte le donne che ho conosciuto e usato per il mio piacere, tremo  al solo pensiero di sfiorare  quella che è una  sconosciuta,   ma che sono  destinato ad amare e a seguire per sempre. Ho chiesto che le venisse celato questo legame, per darle una scelta, una possibilità di rifiutare un’imposizione così assoluta e senza  una risoluzione  diversa da quella di cedere al volere del Cielo. Una  scelta che io non ho mai avuto nella mia vita,  trascorsa   sopportando  la condanna e il castigo di colpe non mie.  Voglio che mi ami, che mi brami e che mi accolga tra le sue braccia quando sarà sicura che sono io, l’unico uomo,  che desidera accanto a sé.
 
  
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