Era mattina presto, quando mi svegliai sentendo le labbra di Edward poggiarsi sulla mia fronte. Edward, la mia ragione di vita, il mio compagno per l'eternitá, eternitá nel vero senso della parola perchè questa mattina mi sono risvegliata come in una nuova vita e adesso sono come lui, un vampiro: immortale, incantevole, forte...

I battiti del mio cuore sono cessati ma è come se sentissi le pulsazioni ancora più forti di prima perchè adesso so che nulla potrá separarmi da Edward.

Mi ha trasformata subito dopo il parto, avvenuto nello studio di Carlisle. Quando ero incinta non conoscevamo ancora il sesso del bambino perciò avevamo deciso che se fosse stato un maschietto l'avremmo chiamato EJ. Appena diedi alla luce il neonato Edward mi disse che era femmina, e mi disse dolcemente «È Renesmee», era il nome che avevamo pensato se fosse stata femmina, e lo era. Renesmee è un nome strano ma è sicuramente unico. Mi era venuto in mente giocando con il nome di mia madre Renee e quello della madre di Edward, Esme.

Subito dopo aver aperto gli occhi - di un colore rosso opaco - testai la mia potente vista e osservai il pallore della mia pelle. Edward poggiò la sua mano delicatmente sulla mia guancia,

«Sei bellissima» disse mentre mi osservavo allo specchio. Non del tutto consapevole della mia forza sovraumana lo abbracciai e con voce soffocante mormorò «Emh...Bella...sei molto più forte di me al momento!». Non ci feci caso perchè ero immensamente felice e avrei desiderato stringerlo per sempre, ma poco dopo mollai la presa soffocando una risata.

«Adesso tocca a te non farmi a pezzi.» disse con il suo straordinario sorriso stampato in viso.

«Dov'è Renesmee? » gli domandai, «Bella, prima dobbiamo controllare che sia tutto sotto controllo.»

Stavo cercando di rispondergli, ma la voce non voleva uscire. Mi portai la mano alla gola perchè sentivo come un bruciore, però non lo era del tutto, era come se fosse mischiato ad un fastidioso formicolío.

Lui mi guardò preoccupato, poi mi prese per un braccio per trascinarmi fuori di casa e disse agitato «Hai bisogno di andare a caccia!».

Per attraversare il bosco avevamo fatto una corsa. Non era una delle mie solite corse goffe, questa volta sfrecciavo tra gli alberi velocissima guardando i boccioli dei fiori che si schiudevano, i ragni che formavano ragnatele e si nutrivano delle loro prede. Vedendo quest' immagine pensai subito a me e a Edward. Prima eravamo lui il predatore forte e coraggioso e io la preda debole e indifesa. Beh, per la prima volta non mi sentivo più così, avevo più autostima verso me stessa, cosa che non era mai successa quando ero umana.