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Autore: MartinaJ    30/11/2014    2 recensioni
"Le probabilità di innamorarsi a prima vista in un aeroporto sono milioni" è questo quello che diceva quello stupido cartellone che mi ha incastrato. Ovviamente negli ultimi giorni la fortuna, non girava proprio intorno a me e in un aeroporto, con mille persone che ci sono, proprio di quella persona dovevo innamorarmi follemente. Tanto follemente che quando lo vedevo, mi comportavo come una undicenne con le crisi di panico.
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Le giornate sono passate così, senza un significato preciso. Da quel giorno non l'ho più visto ed è stato difficile dimenticarlo. Ho cercato di concentrarmi solo sugli allenamenti e sul chiarimento con mio padre ma ogni volta, il mio pensiero si fermava su di lui. Molte volte facevo errori talmente banali, che non ci hanno messo molto a capire il mio stato d'animo. Hanno fatto di tutto pur di far sparire la nuvola nera che mi circondava, ma non ci sono pienamente riusciti. Con mio padre le cose son migliorate pian piano. Ci abbiamo messo molto per ricostruire un rapporto almeno degno di quel che ci lega. Dopo quella serata, dopo quel colpo al cuore, ho dovuto sopportare una sua atroce scenata e una settimana di rimproveri e frecciatine varie che mi hanno portato a rinchiudermi, per una settimana circa, dentro la mia stanza. In quei giorni sono stata malissimo e l'unica persona con cui riuscivo a parlare era Rafaella, la mia migliore amica. Ci conosciamo da quando siamo piccole e lei è l'unica che mi conosce davvero. Sa quando sto davvero male e quando, è solo uno stato d'animo passeggero. Ma non lo era. Ho pianto per giorni e lei, lei c'è stata. Ha detto che forse dovrei fare in modo di rincontrarlo, di chiarire questa pazzia ma io non ce la faccio. Non ce la faccio a rivedere quel volto e quello sguardo che mi hanno oscurato metà estate. Non è stata tutta colpa sua, anzi; io ci ho messo molta parte del mio. Ma a causa di questo, sono scaturiti mille problemi. Ma ormai non importa; domani mattina ripartiremo per Monaco, e questa storia sarà solo acqua passata.

-Mila, mi sistemeresti la camicia?- dice Mario bussando alla porta


-Effettivamente, a quante persone devo sistemare la camicia?- dico aprendo la porta e ritrovandomi davanti, circa 10 persone -Io prima o poi, vi ammazzo-


Mi metto lì, a sistemare tutti tra chiacchiere generali. Oggi giocheranno un'amichevole con i Los Angeles Galaxi, giusto per vedere come stanno messi. A detta di tutti, sarà una partita abbastanza semplice ma mai sottovalutare l'avversario; potrebbero rivelarsi più difficili da affrontare di quanto possa sembrare.


-Sei pronta per il discorso dell'anno?- dice Thiago mentre gli sistemo il colletto


-No; di sicuro comincerò ad incespicare le parole come una bambina di cinque anni-


-Ma zitta!- dice Müller allacciandosi la cravatta -Sei stata tutta la sera a ripassare e dici di non essere pronta?-


In effetti avevo passato tutta la cena e la serata a fare avanti e indietro per il corridoio, ripetendo il contenuto del discorso che dovrò tenere al posto del presidente.


-Si ma non è giusto. Insomma, lui non riesce a venire e io devo assumermi mille responsabilità. Proprio ingiusta come cosa- dico sbuffando


-Quanto la fai tragica mamma mia- dice Lahm cercando di trattenere una risata


-Non la faccio tragica; la faccio giusta. - dico piazzandomi davanti lo specchio


-Cos'è, oggi hai deciso di vestirti elegante?- mi dice David da vicino la porta


-Io? Se fosse per me verrei in tuta- dico cercando di sistemarmi il colletto - E inoltre eviterei di mettere queste cose qua- dico indicando le decoltè - Che sono peggio di una tortura-


-Che ragazza femminile- dice Martinez cercando di non ridere


-Con lo stare in mezzo a voi, sono fin troppo femminile-


Tra risate e schiamazzi mio padre arriva dicendo che dobbiamo scendere tutti al più presto. Ovviamente quando chiama, tutti accorrono molto velocemente ma io, con questi tacchi, non vado molto veloce. Cerco di scendere cercando di non inciampare ma la moquette non aiuta. Per fortuna però, riesco ad arrivare in autobus sana e salva. Come sempre, appena ci sediamo, dobbiamo sentirci il mega discorso di mio padre, su quanto sia importante comportarci civilmente e dare il meglio. E poi ricorda, sfortunatamente, che sarò io a tenere il discorso davanti a milioni di persone. Che cosa stupenda; non vedevo l'ora. Avrei preferito un'ora di allenamento intensivo, piuttosto che il tenere un discorso. Dopo mezz'ora di tortura, finalmente posso infilarmi le Beats ed abbandonarmi in un mondo che è da sempre stato mio. Da quando sono approdata in questa squadra, io e Mario, nei lunghi viaggi, ci mettiamo sempre vicino perchè siamo gli unici a volerci concentrare solo sulla musica. Lui per concentrarsi sul pallone, io per scrollarmi di dosso pensieri e paure. Da quando ci siamo conosciuti, abbiamo stretto un'amicizia particolare. Non so spiegare cosa ci accomuna, ma è riuscito a tirarmi su di morale quando pensavo fosse impossibile. Ed ora eccoci qui; lui a volte mi parla di Ann e io lo ascolto attentamente non sapendo cosa raccontare. O non volendo raccontare assolutamente niente.


-Ehy- dice togliendomi le cuffie


-É successo qualcosa?- dico preoccupata


-No, volevo solo sapere come ti senti-


-Normale. L'ansia comincerà a venire dopo-


-Stai tranquilla. Sarà più semplice di quanto pensi-


Forse ha ragione, ma non è semplice per me pensarla così. Rimetto le cuffie, cambio canzone e cerco di non pensare a nulla.

****

Le squadre sono negli spogliatoi e prima della loro entrata, devo fare il mio discorso. Insomma mio; sembra scritto da uno di quegli oratori greci. Ma a parte questo, spero di riuscire a ricordare tutto. Non vorrei entrare ma purtroppo quel maledetto speaker, annuncia la mia entrata e io, pur volendo, non posso sottrarmi.

-And now, directly from Monaco, the dauther of the coach of Bayern Monaco, Milagros Rella!- 

Perfetto; la mia morte è vicina. Mi fanno cenno di entrare e contro voglia, scendo le scale e percorro il piccolo corridoio prima di entrare. Lo stadio è gremito di gente ed io l'unica cosa che vorrei fare è scappare; ma non posso, non di nuovo. Così vado al centro, continuando a stritolare il microfono. Dovrei iniziare a parlare ma il mio sguardo, si ferma su un punto fisso. Josh. Vedo una persona lì, seduta beatamente e credo sia lui ma forse mi sbaglio. Ormai lo vedo dappertutto. Così mi concentro sulla tribuna, ed inizio a parlare. Le frasi escono così, tranquillamente. Pensavo fosse una cosa impossibile e invece, è più semplice del previsto. Ringrazio Los Angeles per aver ospitato una squadra casinista come noi, ringrazio i Los Angeles Galaxi per averci fatto usufruire del loro stabilimento ed infine, ringrazio persino l'albergo per averci sopportato in questa lunga permanenza. Riesco a rientrare sana e salva, sotto gli applausi di tutto lo stadio e quando entro nello spogliatoio, è ancora peggio. Vengo accolta da applausi e cori da ultrà; roba da pazzi.

-Allora vuoi stare in campo con noi, o vuoi stare su in tribuna?- dice mio padre sistemando le ultime cose

-Papà, secondo te mi piace guardare le partite dalla tribuna?-

-Ahahahaha, non cambierai mai- dice ridendo e uscendo dallo spogliatoio

****

La partita è quasi finita e per fortuna sta andando tutto bene. Stanno facendo un'ottima partita e i goal non sono mancati. A segno, per ora, sono andati Müller, Götze e Robben. Per fortuna, almeno due dei tre hanno avuto un'esultanza normale; ma non si può dire la stessa cosa di Mario. Appena ha fatto goal, all' 87esimo dato che io ero in piedi poco distante da mio padre, è venuto ad esultare tra di noi e mi ha fatto rompere un tacco. Glielo avrei suonato in testa ma alla fine, come potevo farlo; aveva fatto goal. Ed ora, che siamo quasi al 90esimo, siamo già tutti pronti a buttarci in campo, neanche se avessimo vinto la Champions League. Ma alla fine per una squadra ogni match è importante. E questo test, come lo definisce mio padre, lo aiuterà a capire come gestire la nuova squadra durante la stagione ma, a quanto pare, già ha capito come farlo. Finalmente l'arbitro fischia tre volte e tutti si buttano nella mischia; compresa io mezza zoppicante a causa del tacco rotto. Raggiungo gli altri e comincio a parlare con loro ma quando è il momento di salutare i tifosi, scorgo una persona che voltandosi mi fa' rimanere pietrificata.

-Devo andare- dico velocemente a David che è di fianco a me -Di a mio padre che son rientrata per cambiarmi le scarpe.-

-Ma cosa?- chiede alquanto confuso

-Ti spiego dopo!- dico quasi correndo verso gli spogliatoi

Entro, prendo delle scarpe di ricambio e corro fuori, per quanto mi è possibile. Non capisco se mi segue o cosa. Insomma, sapevo che non seguiva il calcio e oggi, proprio il giorno in cui sapeva che ci sarei stata, si presenta allo stadio? Ma dai; questa volta voglio affrontarlo davvero. Senza cercare scuse; voglio proprio sapere il perchè si è presentato qui, pur sapendo che ci sarei stata. Esco nel parcheggio e non vedo alcun tipo di movimento. I tifosi sono ancora dentro per cui, se lui è qui, dovrei vederlo. Comincio a girare tra le macchine come un ladro fin quando non lo vedo lì, bello tranquillo, vicino alla sua jeep. Mi avvicino senza farmi alcuno scrupolo e tiro fuori le parole, senza alcun timore.

-Ora vorrei sapere- dico facendo un bel respiro -Perchè sei venuto proprio qui, oggi-

Voltandosi mi squadra dalla testa ai piedi e poi decide di rispondere -Perchè non sarei dovuto venire-

-Josh, lo sa tutto il mondo che ti piace il basket, non il calcio. E mi pare che questo- dico indicando lo stadio -Non sia un palazzetto-

-Io faccio quel che voglio- dice con un tono che fa trasparire una fierezza tale, che mi viene voglia di prenderlo a schiaffi

-Ah, tu fai quel che vuoi? Bene. Ma se staresti almeno male la metà di come sto io, faresti in modo di non vedermi o per lo meno, non faresti lo stronzo in questo modo!- dico cercando di non alzare la voce

-Ha parlato la santa!-

-Oh, ma che vuoi eh? Sei venuto qua per cercare lo scontro? Io non sarò stata corretta, ma tu proprio non puoi parlare. Parli tanto del non ferire le persone e invece sei il primo a contraddire le tue stesse parole!- Ora stavo decisamente urlando

-Non fare la moralista per favore; di le cose come stanno. Si sa che non te ne frega un cazzo, stai facendo solo scena per farmi sentire in colpa-

-Se non me ne fregava un cazzo, non sarei mai stata male e non avrei mai cercato di dimenticarti! Ma sai che c'è? Sei proprio un stronzo Hutcherson!-

-Ah io? Evita di fare la povera vittima Milagros e guarda le cose come realmente stanno!-

-E io pure che ci perdo tempo! Ma vaffanculo va!- alzo i tacchi e me ne vado

Che faccia di cazzo. C'è ma come si permette; non sono come una macchinetta usa e getta. Con quale coraggio viene fin qua e riesce a dire quelle cose non lo so. È solo un bimbo viziato a cui non frega nulla degli altri. E io che ci sono stata male, che ci ho sofferto, che mi sono fatta mille problemi. Ma al diavolo tutto quanto! Non vedo solo l'ora di tornare a Monaco e di lasciarmi alle spalle, tutta questa maledetta storia. Il solo fatto che una persona come lui sia riuscito a distruggermi in così poco tempo, mi fa' rabbia; troppa rabbia. Riesco a rientrare nello spogliatoio nascondendo a fatica, le mille emozioni che mi girano nella mente ma ovviamente, non riesco mai a nasconderle decentemente.

-Con una che entra qua con quella faccia, come facciamo a continuare a festeggiare?- mi fa notare Robben tenendo la borraccia in mano

-Perchè, ora cos'ho?- dico cercando di far finta di nulla

-Hai una faccia- dice Alaba avvicinandosi -Hai pianto per caso?- dice quasi come se avesse paura di chiedere

-In effetti, hai gli occhi gonfi e rossi- constata Müller facendo capolino dalle docce asciugandosi i capelli

-Non ho niente davvero- dico scostando i capelli -Sarà l'allergia a qualcosa-

-E a cosa? All'erba del campo?- dice Mario producendo una risata generale

-No coglione- dico tirandogli il primo oggetto che mi capita sotto mano

-Certo che sei strana eh. Cioè è da un bel po' che ogni tanto ti ritroviamo così- conclude Ribery massaggiandosi la testa

-Sarà la nostalgia di casa- dico facendo spallucce -Ma ora basta pensare a me. Dobbiamo festeggiare; festeggiare come si deve-

E mi lascio trasportare senza pensare a niente e nessuno.

****

-Femminucce muovetevi! Non fate i bradipi!- 

Solita delicatezza di mio padre che si aggira per i corridoi bussando più volte alle porte non avendo ancora capito, che siamo distrutti dalla sera prima. E che serata. Per la prima volta da quando siamo qui, si può dire che ce la siamo spassata. Tra musica, alcool e risate, non ricordo quasi nulla. So solo di essermela spassata, e di non aver pensato per una volta a Josh. Ed ora? Dormo all'impiedi. Sembro uno zombie che cammina e mio padre, non sentendo una mia risposta, continua a bussare. Giuro che quella mano gliela stacco. Mi avvio verso la porta e la apro con una sciattezza tale, che non ho neanche la forza di biascicare qualcosa.

-Vedo che siamo sveglie- dice accennando un sorriso

-Papà, evita di fare battute- dico sbadigliando

-Bene, vedo che non riuscite neanche a parlare- dice roteando gli occhi -Meglio che me ne vado altrimenti tutte le mie buone intenzioni, svaniscono- dice passandomi avanti

Richiudo la porta con la voglia di prepararmi pari a quella di un bradipo. Non ho voglia di prepararmi nè di prendere un volo; ho solo voglia di rientrare nel letto e dormire. Ma non posso; devo mettermi in sesto per forza. Così sistemo il tailleur sul letto, e vado nella doccia. L'acqua calda e l'odore di pesca del bagnoschiuma mi fanno dimenticare tutto. Riesco sempre a perdermi nello scroscio dell'acqua ma c'è sempre la pecora nera, che deve interrompere tutto.

-Spero per te che il motivo della tua interruzione sia importante- dico guardando Mario con uno sguardo truce

-E allora.....- dice chiudendo la porta ma la blocco

-Che vuoi?-

-Ehm- dice titubante -Mi servirebbe una mano-

-Due minuti e arrivo- dico richiudendo la porta ma lui la blocca

-E io?-

-E tu, come era ovvio, resti fuori- dico facendogli la linguaccia e chiudendo la porta

Poichè dobbiamo partire alle 12 e sono già le 10, devo alquanto muovermi. Mi vesto in un batter d'occhio e sistemo i capelli velocemente, prima di fiondarmi nella camera di Mario. Di sicuro avrà problemi con la valigia e di fatti, non mi sbaglio. Mentre David, santo David, aveva ripreparato tutto e il suo spazio era a dir poco immacolato, Mario ha lasciato uno stazzo. Scarpe, vestiti, tute in giro per tutta la stanza. Mi sembra di stare in una stalla, non in una camera.

-Cos'è, ti sei trovato la cameriera?- afferma Alaba trattenendo una risata

-Ah no- dico alzando le mani e guardando il cumulo di vestiti -Io questo casino non lo metto a posto-

-E dai!- Mario fa' capolino dalla porta del bagno -Ti prego, ti prego, ti prego!- dice quasi mettendosi in ginocchio

-Che pena- dice David uscendo mentre ride

-E va bene- dico quasi arrendendomi -Ma solo perchè se mio padre vede questo casino, ti taglia le gambe- dico quasi ridendo all'idea

Ci buttiamo a capofitto nella miriade di panni da riordinare. Dire che è un disastro è dire poco ma il mio obbiettivo è far risplendere questa stanza, nel giro di un'ora.

****


-Femminucce! Forza, forza andiamo! Muovete quelle chiappe flaccide che vi ritrovate!-

-Ma tuo padre deve sempre fare lo sclerato quando siamo in aeroporto?- mi chiede Holger prendendo la valigia

-E che ci vuoi fare; gli piace fare la prima donna!- dice Toni non dandomi il tempo di rispondere e provocando risate generali

-Kroos se non la finisci, facciamo i conti a Monaco! Altro che scaldare la panchina!- risponde di rimando mio padre

-Ma coach- dice Kroos con la faccia da cucciolo -Sappiamo che lei è una persona buona-

-Speciale- continua Holger

-Magnanima- dice Neuer

-Ma soprattutto buona- riprende Toni

-Finitela di fare i lecca culi- dico incrociando le braccia -L'unica che può farlo sono io; vero papà?- dico sbattendo le palpebre e sorridendo come un'ebete

-Se non la finite tutti quanti- dice guardandosi intorno -Specialmente tu Boateng. Smettila di importunare tutte le ragazze che vedi in giro- dice provocando delle risate generali mentre Jerome, che stava cercando di abbordare una delle ragazze alla biglietteria, si volta quasi imbarazzato -Comunque, stavo dicendo; se non la finite vi faccio lucidare le scarpette con la lingua-

-Quanta crudeltà- constata Lahm allontanandosi velocemente dalla pacca di mio padre

Tra risate e commenti ci dirigiamo verso il gate per imbarcarci, quando mi sento chiamare. Mi volto e trovo un ragazzo che corre affannato verso di me.

-Milagros! Milagros!- urla correndo

-Si, sono io. E tu sei?- dico sorpresa

-Connor, Connor Hutcherson- e l'unica cosa che faccio è voltarmi, ma lui mi blocca -So che non hai voglia di ascoltarmi ma per favore. Dato che mio fratello è sia un codardo, sia un coglione, sono venuto qui per lui-

-Non credo che a 20 anni gli serve la balia- dico irritata sotto gli sguardi di metà squadra

-Non gli serve una balia, ma un fratello che gli fa' notare i propri sbagli si-

-E sentiamo, cosa avrebbe da dirmi eh?- la rabbia e il nervosismo continuano a crescere

-Non voglio nè difenderlo nè niente, ma ti chiedo solo di leggere questa- dice porgendomi una lettera 

-L'aveva scritta per dartela ieri ma poi è stato un cretino e non te l'ha data-

-Non me ne faccio nulla di questa- dico pronta a riconsegnargli la lettera ma Thiago mi blocca

-Dai Mila, cosa ti costa dargli un'occhiata- io mi giro guardandolo in modo truce ma alla fine mi convinco

-E va bene. Vedremo quali idiozie ci sono scritte-

-Grazie e rifletti su quelle parole. Buon viaggio!- dice salutandomi

-Ciao Connor- dico voltandomi pronta ad imbarcarmi

Volevo dimenticare tutto, volevo lasciarmi tutto alle spalle, ma non credo che con questo pezzo di carta ci riuscirò.


NOTE  AUTRICE:

Hello everyone! Allora devo dire che ultimamente mi sento abbastanza puntuale nel postare questi capitoli. Vabbè, a parte questo, non uccidetemi. Lo so, lo so, come fa' ad essere così stronzo? Sinceramente non lo so nemmeno io. ma la mia mente, ultimamente, partorisce solo idee di questo tipo. Milagros sta per tornare a Monaco; cosa pensate che accadrà? E cosa più importante la lettera. Santo Connor veramente ma cosa avrà scritto Josh lì? Non posso dirvi nulla, anche perchè non lo so ancora neanche io! Un bacio a tutte e grazie ancora per le recensioni; siete fantastiche. A domenica prossima.
PS. Se volete recensire a me fa' solo piacere!







  
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