Si nasce così, con la consapevolezza di avere qualcosa di sbagliato, quando si è marci dentro.
Non è qualcosa che ti succede, un evento che ti spezza, un accadimento che ti prosciuga.
Ci nasci, così.
E ci impari a convivere, certo che un giorno o l’altro quel verme che ti rode l’anima avrà la meglio.
Certo che finirai con l’avere solo odio intorno a te e chilometri di terra desolata che hai bruciato tu con le tue mani.
Certo che, nemmeno tutto l’affetto provato, potranno garantire la tua lealtà a qualcuno.
Perché il marcio cerca il marcio.
Ed è un effetto a calamita.
Si affonda più velocemente nel fango se si è in due ma almeno si ha qualcuno a cui stringere la mano per farsi forza.
Non certo qualcuno a cui aggrapparsi.
Ho sempre saputo che lui mi avrebbe trascinata a fondo, come un’ancora ma senza la salvezza.
L’ho sempre saputo eppure non ho esitato un solo istante a mordere la mano che mi nutriva per lui.
Perché il marcio cerca il marcio.
E valeva la pena essere la causa della fine di Dressrosa per sentire il suo calore e sapere che bastava voltarsi nel letto per trovare amore proprio accanto a me.
Ne è valsa la pena, sì.
Mi ripeteva di amarmi così com’ero, le sue braccia mi facevano sentire a casa ma nemmeno lui è mai riuscito a cancellare quella sensazione, la certezza di essere sbagliata.
Perché non è che due mezze mele marce ne formano una sana.
Ma almeno ne formano una intera.
E in fondo era lui la soluzione, la via di fuga da questa vita che non voglio più.
Perché solo per lui sarei potuta morire.
E solo la morte può darmi la pace.