Salve a tutti! Era da un po' che avevo in testa di pubblicare qualcosa su questa coppia che amo alla follia. Spero che questa piccola cosa vi piaccia.
^_^ Buona lettura!
-Tu la ami?-
Certo
che l’amava.
Poteva
essere solo amore quello che sentiva ogni volta che la vedeva
allontanarsi dal
covo con la voglia di seguirla per chiederle cosa avrebbe fatto quella
sera, cosa
avrebbe mangiato, chi avrebbe incontrato, a chi avrebbe sorriso. Era
amore
quello che provava dopo tutto il tempo passato insieme a dare la caccia
ai
criminali, a rendere Starling City una città migliore, a
combattere ogni notte
fianco a fianco. Era amore, certo, perché tirava sempre un
sospiro di sollievo
ogni volta che dopo aver messo piede nel covo il sorriso di lei rendeva
quel
luogo un posto migliore, tanto da fargli pensare “eccomi,
sono a casa”.
Da
tempo sapeva di amarla e lo sapeva anche in quel momento, che se ne
stava con
Laurel ferma, davanti a lui, in attesa di una risposta.
Laurel,
che aveva preso il posto di Sarah già da tempo come Black
Canary e che, come
lui, frequentava il covo, viveva insieme a lui ogni missione e che,
proprio
cinque minuti prima, gli aveva chiesto di riprovare a stare insieme.
Oliver
si era ritrovato a fissarla come un pesce lesso senza riuscire a dire una parola.
Nella sua testa, una vocina insistente gli impediva di
rispondere.
E
così, davanti alla donna che aveva amato per metà
della sua vita, la donna che
aveva imparato ad apprezzare anche in battaglia, si era ritrovato con
il cuore
in fibrillazione e senza una risposta da darle. In verità
non era la risposta
in se a fargli paura, Oliver temeva di più la reazione che
avrebbe avuto. Non
voleva che Laurel scivolasse di nuovo nel tunnel buio dal quale era
uscita con
tanta fatica.
In
quanto donna forse lei aveva la vista più lunga, o forse lei
non aveva paura ad
ammettere quello che lui si teneva dentro da tempo.
Davanti
alla scena muta di Oliver, si era resa conto del perché del
suo rifiuto, e per
quanto le facesse male, non poteva esimersi dall’ammetterlo
apertamente davanti
a lui.
Se
non altro per mettere le cose in chiaro, una volta per tutte.
-Sai,
chissà perché mi aspettavo una reazione del
genere- aveva detto cominciando a
camminare su e giù, cercando di trattenere le lacrime -
anzi, mi stupisce che
non l’abbia capito prima. Se una donna confessa il proprio
amore ad un’altra
persona ci sono solo due motivi perché l’altro
rimanga fermo a fissarla senza
dire niente, facendole fare la figura dell’idiota. Il primo,
è perché non
ricambia il suo amore. Il secondo, è perché
c’è un’altra donna nella sua vita
che ha già preso posto nel suo cuore. Nel tuo caso, penso
che siano entrambi
dei validi motivi-
-Di
cosa stai parlando?- le aveva risposto a quel punto Oliver fermo nelle
sue
convinzioni. Aveva la voce roca; riuscire a parlare si era rivelato
più
difficile del previsto.
-Sto
parlando di una biondina, alta quasi quanto me. Occhi azzurri,
parlantina
vivace e incredibilmente brava con i computer. Sto parlando dei tuoi
sentimenti
per Felicity. Sto parlando del fatto che da quando ti ha detto che
avrebbe
lasciato la città per sempre sei cambiato. Sei diventato
più ombroso e negli
occhi hai una fitta di sofferenza perenne-
Si
era fermata per riprendere fiato, per lasciargli il tempo di capire ed
elaborare le sue parole, tuttavia c’era una domanda che aveva
bisogno di porgli
e alla quale sperava che Oliver rispondesse con sincerità.
-Tu
la ami?-
“Ecco,
lo ha capito”
pensò Oliver per un breve momento e se fosse stato un
codardo forse le avrebbe
anche risposto di no. Ma nel tempo intercorso dalla domanda, aveva
capito che
non poteva mettere a tacere i sentimenti che provava per lei,
neanche per il fragile equilibrio psichico di Laurel.
Nella
sua mente avevano preso a vorticare i ricordi del passato. I momenti
del loro
primo incontro e quelli successivi nella Arrow cave. Gli ultimi due
anni
passati a lavorare fianco a fianco senza che nessuno dei due avesse mai
trovato
il coraggio di farsi avanti. Sapeva che Felicity aveva avuto una cotta
per lui
in passato e che per la sua sicurezza era stato meglio non incoraggiare
il loro
legame, ma era stata una scelta che aveva fatto soffrire entrambi.
Forse molto
di più lei che Oliver, che a quel tempo pensava solo di non
essere degno per
nessuno, tantomeno per una ragazza dal cuore puro come Felicity. Aveva
pensato
solo alle sue missioni, ad acciuffare il cattivo di turno e a tenere
nascosto
tutto ciò che quella biondina, entrata come un uragano nella
sua vita, gli
faceva sentire ogni volta che parlava con lui.
Fel
aveva dovuto sopportare le ragazze con cui si era “intrattenuto”, sia che si
trattasse di Helena, Isabel, Sara o
Laurel, e ogni volta il suo sguardo ferito faceva più male
di un proiettile al
curaro.
Gli
indizi c’erano tutti. Gli apparvero nitidi davanti agli occhi
come se fossero
scritti su un tabellone. Nonostante questo, nessuno dei due aveva avuto
la
forza di fare un passo nella direzione dell’altro.
Quando
aveva lasciato che Slade rapisse Felicity, si era sentito talmente
lacerato dal
dolore e dalla paura che si era ripromesso di proteggerla sempre, e che
non
avrebbe mai permesso a niente e a nessuno di farle del male.
Volutamente nel
gruppo dei ‘nessuno’ c’era finito pure
lui. Ecco perché quando le aveva chiesto
di uscire e il loro appuntamento si era rivelato disastroso,
nonché pericoloso
per la vita di entrambi, soprattutto per Felicity, alla fine si era
tirato
indietro.
-Allora?
Rispondimi- lo aveva incalzato Laurel. Non ce la faceva più
a guardarlo
corrodersi dentro – merito una risposta. Merito di sapere
perché me ne sto qui
in attesa di sapere se sei interessato ad un’altra donna e
non hai nemmeno il
coraggio di dirmelo guardandomi in faccia-
Era
vero, Oliver non la stava più guardando in viso. Sapeva che
se l’avesse fatto avrebbe
dovuto dirle la verità e a quel punto la paura che sentiva
dentro sarebbe
raddoppiata. Ma non poteva lasciarla così, Laurel meritava
una riposta e il
prezzo da pagare per la sua sincerità sarebbe stato il suo
cuore spezzato. Non
poteva più preoccuparsi per lei, doveva smetterla di farlo.
-Te
lo chiederò un’ultima volta Oliver. Sei innamorato
di lei? Rispondimi!-
-Sì!
- aveva sbottato liberandosi di un peso enorme – è
così. È la verità. La amo-
la sua voce si fece sempre di più un sussurro fino ad
esaurirsi del tutto.
L’intensità di quelle parole lo travolse come
un’onda lasciandolo senza fiato.
Vedendo
il viso scioccato di Laurel si rese conto che, dopotutto, lei non
voleva
saperla la verità.
Ma ormai aveva messo
le carte in tavola e non poteva più tirarsi indietro.
-Credo…
credo che sia sempre stato così. Avevo solo paura di dirtelo
e francamente non
so neanche perché te lo sto dicendo: noi non abbiamo un
futuro. Ho accettato da
tempo il fatto che non possiamo stare insieme-
Laurel
lo guardò impietrita ancora per un po’, poi parve
riprendersi o almeno ci
provò.
-Credo
che sia scattato qualcosa in te quando ti ha detto che sarebbe partita.
Il tuo
cuore si è chiuso a riccio sui sentimenti che ha sempre
provato per lei e
questa volta ha prevalso sulla tua mente- Oliver la guardò,
mentre la luce del
tramonto la avvolgeva completamente. L’uomo che aveva appena
rubato un diamante
prezioso era stato relegato in un angolino della sua testa, ora non
aveva la
forza per pensarci. Davanti ai suoi occhi apparve il volto di Felicity
mentre scompariva
dietro le porte scorrevoli di un
treno che l’avrebbe per sempre allontanata da lui.
Non
aveva avuto nemmeno la forza per salutarla, o meglio, era letteralmente
scappato dal covo con la scusa di dover acciuffare il ladro e
riprendere il diamante.
Sapeva che il suo treno sarebbe partito tra circa mezz’ora e
che non avrebbe
avuto il tempo di tornare alla base per i saluti. Anche se aveva
cominciato a dirle
addio già da una settimana; ogni volta che la guardava e che
le stava accano,
cercava di imprimersi a fuoco nella mente ogni più piccolo
dettaglio del suo
viso, del suo sorriso, del suo corpo e del suo profumo.
Aveva
ragione Laurel, era diventato un’altra persona in quella
settimana e solo in
quel momento si rese conto di averlo fatto volontariamente. In un
tacito
accordo con il suo cuore aveva stabilito che non avrebbe lasciato campo
libero
alla disperazione o
alla tristezza, e
perciò si era buttato a capofitto nel
lavoro. Usciva spesso e rientrata sempre molto tardi, così
da non trovare più
nessuno ad aspettarlo al suo rientro.
Sapeva
che se l’avesse vista forse avrebbe trovato il coraggio di
chiederle di restare
e questo non poteva farlo. Non poteva privare la sua Felicity della
felicità
che tanto meritava.
Ricordava
ancora quanto fosse al settimo cielo la sera in cui si
presentò al covo con la
notizia che aveva vinto un importante premio informatico per la sua
collaborazione con le industrie Holt.
Gonfio
d’orgoglio l’aveva abbracciata stretta e aveva
inspirato a lungo il suo
profumo.
-Sono
felice per te, lo meritavi- poi guardando verso John aveva aggiunto
– abbiamo
sempre creduto in te e sapevamo che ce l’avresti fatta-
-Lo
so e non potevo desiderare degli amici migliori di voi. Solo
che…- Felicity si
interruppe; nella sua voce un velo di dispiacere. Si
allontanò da Oliver mentre
i due la guardavano straniti.
-Che
ti prende ora?- le chiese John avvicinandosi.
-E’
che non so come dirvelo-
-Dirci
cosa?- le chiese a quel punto Oliver. Dentro di se aveva cominciato ad
avvertire una brutta sensazione.
-Il
signor Holt mi ha chiesto di trasferirmi a Central City, nella sede
distaccata
delle sue industrie, per seguire il reparto di sviluppo delle
tecnologie
informatiche-
-
E tu cosa gli hai risposto?- le chiese Oliver con lo stomaco chiuso in
una
morsa. Non poteva giurarlo ma sicuramente il suo volto aveva perso
qualche
tonalità di rosa.
Il
cuore di Felicity perse qualche battito mentre gli rispondeva.
-Io…
io ho accettato-
Oliver
incassò le spalle e abbassò lo sguardo.
-Ti
prego, dì qualcosa- sussurrò Felicity con il
cuore in gola. Dentro di se
sperava solo che Oliver trovasse il coraggio di chiederle di restare,
di non
andare, di non partire.
Come
quella volta in cui gli confessò della sua cena con Palmer e
aveva sperato fino
all’ultimo minuto che lui si presentasse e la portasse via
dal ristorante.
Ma,
in entrambi i casi, non successe niente di tutto ciò.
Oliver aspettò
qualche secondo prima di tornare
a guardarla, i loro occhi si scontrarono e, prima che lasciasse la
stanza, le augurò
solo buona fortuna e poi si richiuse la porta alle spalle.
Era
un codardo? Sì, e ormai aveva imparato a convivere con quel
sentimento. Se
c’era un pericolo ci si buttava dentro a capofitto, senza
neanche pensarci, ma
con Felicity, o meglio, con i suoi sentimenti, era tutta
un’altra storia. Non
aveva il coraggio di allungare la mano e prendere quello che desiderava
così tanto,
così ardentemente, tanto da non riuscire a dormire la notte.
Ma non poteva! Lui
le aveva fatto capire in molti modi che la loro era una storia finita
ancora
prima di cominciare. I suoi timori e le sue paure non sarebbero
scomparsi nel
nulla, così, per magia.
Eppure…
in quel momento sentiva che se non avesse fatto qualcosa
l’avrebbe persa per
sempre.
Laurel
continuava a guardarlo, era come se riuscisse a vedere la lotta
interiore che
Oliver aveva ingaggiato contro il suo cuore e la sua mente. Nonostante
fosse
appena stata rifiutata, era dispiaciuta per lui. I sentimenti di Oliver
erano
così limpidi che voleva solo che lui provasse un poco di
felicità.
-Va
da lei- gli disse semplicemente. Oliver la guardò sorpreso.
-Se
stai soffrendo così tanto vuol dire che è quella
giusta. Quella per cui vale la
pena tentare il tutto e per tutto. Va da lei, fermala, impediscile di
partire-
-Non
posso- disse lui stringendo le mani attorno al suo arco.
-Credi
che questo sia una buona ragione per lasciarti sfuggire la donna che
ami?- afferrò
l’arco di Oliver e lo strappò via
dalle sue mani – c’è un uomo sotto quel
cappuccio. TU non sei solo quel
cappuccio. Anche noi possiamo essere felici, meritiamo di essere felici-
-L’ho
già fatta soffrire troppe volte-
-E
lo farai ancora se le permetti di partire senza averle detto quello che
provi
per lei-
-A
quest’ora sarà già andata via-
-No,
se ti sbrighi e la raggiungi alla Stazione-
Ci
mise due secondi a prendere una delle decisioni più
importanti della sua vita e
non poteva che essere più felice in quel momento; finalmente il suo cuore
aveva vinto l’eterna
lotta corto la ragione e ora lo guidava in una corsa frenetica in
direzione
della Stazione: aveva un treno da fermare.
Felicity
era appena scesa dal taxi e con la valigia stretta in una mano, la
borsa
nell’altra e un macigno di proporzioni megalitiche sul cuore,
si apprestava a
raggiungere il suo treno. Credeva di essere in ritardo, aveva aspettato
oltre
il limite consentito al covo, in attesa del ritorno di Oliver ma lui
non si era
presentato. Aveva salutato John e Roy e con le lacrime agli occhi era
salita
sul taxi con la morte nel cuore. Si guardava attorno come se si
aspettasse di
vedere da un momento all’altro un volto famigliare, ma era
circondata solo da
sconosciuti. Già sentiva la mancanza di quella che per lei
era diventata a
tutti gli effetti la sua famiglia e aveva cominciato a chiedersi se
partire
fosse la scelta migliore. Era contenta
dell’opportunità lavorativa che aveva
ottenuto, ma dentro di lei sapeva che se avesse messo piede su quel
treno non
avrebbe mai più avuto la possibilità di essere
felice come lo era stata fino a
quel momento, con le persone che amava di più al mondo,
facendo qualcosa di
veramente importante.
La
missione di Arrow aveva dato un senso alla sua vita. Il team era la sua
famiglia. Poteva stare senza la sua famiglia? Poteva fare a meno del
supporto
fraterno di John? Poteva vivere senza Oliver?
La
risposta era No. No, non poteva, non ci sarebbe mai riuscita. Lo amava
troppo per
rinunciare a lui.
Eppure
lui continuava a rinunciare a lei…
Fu
quel pensiero razionale a ridestarla da quel momento di nostalgia.
Oliver era
il fulcro di tutto, Oliver le dava e le toglieva la
felicità. Non poteva
rimanere o avrebbe continuato solo a farsi del male.
Il
treno era pronto a partire e lei stava per salirci sopra quando una
voce la
fece congelare sul posto e il suo cuore riprese a battere forsennato
nel petto.
-Felicity!-
urlò ancora e credette di avere le allucinazioni
perché non riusciva a vederlo
nella fiumana di gente che affollava la Stazione dei treni a
quell’ora. Si
convinse che la voce di Oliver fosse solo frutto della sua fantasia e
riprese
da dove si era interrotta fino a quando una mano non la
afferrò dal braccio e
le impedì di salire.
Impaurita,
si lasciò sfuggire un urlo, ma quando vide il viso di Oliver
la sorpresa prese
il posto dello spavento.
-Oliver-
-Non
partire- le disse tirandola giù dal treno.
-Co…come?-
balbettò lei frastornata.
-Hai
sentito: non partire-
-Dovrai
impegnarti di più se vuoi convincermi a restare e poi
perché dovrei starti a
sentire, non hai nemmeno voluto salutarmi. E ora vieni a dirmi di non
partire?-
-Sì-
-Perché?-
Si
guardarono intensamente mentre il treno per Central City sfrecciava via
proprio
accanto a loro.
Arrabbiata
più per il fatto che ancora una volta Oliver la stesse
tenendo appesa a un filo
che per aver perso il treno, si voltò e cominciò
a camminare lasciandolo indietro
sbigottito.
-Stupido…
testone… arrogante…
presuntuoso di un Queen- sussurrava
Felicity mentre camminava intenzionata a prendere il treno successivo.
Era
sempre la stessa storia con lui, perché non riusciva ad
essere onesto?
-Felicity,
ti prego aspetta- urlava lui mentre lei camminava spedita verso la sua
destinazione.
-Perché
dovrei aspettare? Se vuoi farmi perdere anche il prossimo treno ti
conviene
trovare una scusa migliore della precedente-
-Non
era una scusa, ti sto chiedendo di restare-
-E
ancora una volta ti sto domandando perché?-
C’era un sacco di
gente attorno a loro due,
eppure sembrava che fossero da soli. Felicity continuava a camminare e
lui la
inseguiva, fino a che non si fermò e chiaro e deciso disse:
-Perché
non posso vivere senza di te-
Fu
come se un secchio di acqua gelata le finisse addosso. Per qualche
secondo le
mancò il respiro e non fu più capace di fare un
solo passo.
Si
voltò verso di lui e aspettò che la raggiungesse.
-Non
hai appena detto quello che hai appena detto-
-E
invece l’ho detto-
-E
cosa ti aspetti che faccia adesso?-
-Restare-
Felicity
deglutì a fatica il macigno che aveva piantato in mezzo alla
gola e riprese a
parlare.
-Sai,
poco prima che tu arrivassi stavo pensando esattamente la stessa cosa.
Mi sono
detta: posso vivere senza di lui? La mia risposta è stata:
No, non posso.
Eppure stavo per salire lo stesso su quel treno-
-È
perché non sapevi che sarei venuto a chiederti di rimanere-
-No,
è perché volevo smettere di soffrire-
In
una falcata Oliver le prese il viso tra le mani e appoggiò
la sua fronte su
quella di lei.
-Perdonami,
ti prego… perdonami-
-Oliver
non mi bastano le tue scuse, voglio di più di questo- si
staccò da lui e
guardandolo negli occhi decise di essere sincera una volta per tutte -
Io ti
amo. Ti amo così tanto che mi sembra di impazzire. Ti amo da
sempre, ma sei un
tale egoista… pensi che insieme non possiamo essere felici.
Che mi farai solo
del male e che soffrirò, perché credi di non
essere capace di amare. Ma io lo
so che non è così. Lo so per il modo in cui mi
guardi, per il modo in cui mi
sorridi, per il modo in cui mi tiri sempre fuori dai guai. Lo so per il
modo in
cui litighiamo e per la luce che vedo nei tuoi occhi.
Oliver…lo so, perché mi
rendi felice. Ma se non metti le paure da parte, se non ti lasci
andare… tutto
questo non ha alcun senso. Il mio amore per te non ha alcun senso- a
quel punto
i suoi occhi si riempirono di lacrime mentre lo guardava con il cuore
in mano.
Lui era fermo e immobile, come una statua. Sperava che si svegliasse e
le
dicesse qualcosa.
Al
contrario, Oliver preferì agire: colmò la
distanza che li separava e la strinse
tra le sue braccia schiantando le sue labbra su quelle di lei. Presa
alla sprovvista rimase immobile per qualche secondo prima di decidersi
a ricambiare.
Oliver le prese il viso tra le mani e la scostò appena,
giusto il tempo di
dirle – mi avevi già convinto al primo ti amo- lei
rise, con il cuore colmo di
gioia e lo strinse ancora più forte- non dire mai
più che il tuo amore per me
non ha senso, mi hai riportato alla vita Felicity. Anche io ti amo da
impazzire
e non voglio più negarlo-
-Bene,
ne sono felice-
-Dici
che ora possiamo andarcene? Ci stanno guardando tutti- disse
rivolgendosi a un
capannello di persone che si era fermato ad osservarli.
-Sì-
rispose lei ridendo prendendolo per mano - Sì andiamo-
-Smettila
di guardarmi così- disse Oliver. Aveva il volto di Felicity
a meno di venti centimetri
di distanza, erano stesi sul letto di lei, e Fel continuava a fissarlo
con il
mento appoggiato sul suo petto mentre lui giocava con una ciocca dei
suoi
capelli attorcigliandosela intorno al dito.
-Così
come?-
-Come
se fossi la persona migliore di questo mondo o la più
importante per te-
-Ma
lo sei. Lo sei, anche se è difficile per te da credere. Lo
sei sempre stato-
-Davvero
mi vedi così?-
-Assolutamente.
Sei quello che sei grazie a quello che fai e questo ti rende migliore
di tutti
gli altri, ma è quello che sei, non quello che fai, a
renderti la persona più
importante per me-
Oliver
si alzò e con uno scatto le strinse il viso tra le mani
grandi invertendo le
posizioni. La baciò intensamente, così tanto che
le fece mancare il respiro.
-Dio,
se ti amo- la baciò di nuovo, questa volta senza staccare
gli occhi dai suoi –
sei così bella-
Cominciò
ad accarezzarle il viso delicatamente e poi scese a lambirle tutto il
corpo.
Felicity si inarcò sotto quelle carezze e non fu
più tanto sicura di riuscire a
domare le sue emozioni. Da quando si erano stesi su quel letto non
faceva altro
che pensare ad un modo per trattenersi dal saltargli addosso e
l’alcool che
aveva in circolo non aiutava. Erano arrivati dalla Stazione che era
già buio e
non potevano nemmeno consumare una cena decente. In casa non
c’era più niente,
dopotutto lei stava per lasciare la città. L’unica
cosa a loro disposizione si
trovava in uno degli scatoloni che aveva imballato e che John avrebbe
dovuto
spedirle il giorno dopo: una bottiglia di vino rosso. Tra una
chiacchiera e
l’altra avevano finito per cenare solo con quella.
-Ti
amo- le diceva lui tra un bacio e l’altro.
-Anche
io- rispondeva lei inarcandosi sempre di più. Gli aveva
infilato la mano sotto
la maglietta e aveva preso ad accarezzargli la schiena in modo
così sensuale da
mandarlo in estasi. Non ci volle molto prima che le sue mani si
spostassero sul
fondoschiena, invitandolo ad accostare il bacino al suo. Sentire il suo
desiderio attraverso la stoffa dei Jeans le strappò un
gemito di lascivia che
per Oliver su impossibile non sentire.
Si
staccò a malincuore dalla sua bocca e la fissò
attentamente :
-Non
voglio rovinare tutto facendo le cose di fretta-
-Oh
credimi, non rovineresti nulla, le miglioreresti semmai. Ti desidero da
così tanto,
troppo tempo-
Oliver
credette di potersi rompere in mille pezzi tanta era
l’emozione che provava in
quel momento. Felicity gli sfilò la maglietta e
iniziò a lasciargli piccoli
baci umidi sul collo, sul petto, sui muscoli torniti delle braccia. La
sua
pelle era di fuoco e aveva la stessa consistenza della seta. Il suo
profumo era
così intenso che credette di impazzire. Ribaltò
le posizioni mettendosi a
cavalcioni su di lui e guardandolo decisa negli occhi iniziò
a sfilarsi la
camicetta.
-Mi
credi se ti dico che aspetto questo momento da molto tempo?-
-Signor
Queen… mi stai dicendo che vedermi nuda era in cima alla
lista dei tuoi
desideri?- lo provocò Felicity. Si abbassò a
baciarlo e lui corse subito a
slacciarle il reggiseno. Si perse a guardarla e ad accarezzarla, era
perfetta.
-“Averti”
era in cima alla lista dei miei desideri – la smania di
averla prevalse sulla
dolcezza che lo aveva dominato fino a quel momento e allora
cominciò a toccarle
i seni e a baciarle i capezzoli intirizziti. Felicity si
inarcò lasciandosi
sfuggire un gridolino e si aggrappò alla sua nuca. Poco dopo
gli slacciò i
jeans e in men che non si dica Oliver fu nudo davanti a lei.
Delicatamente la
fece stendere sulla schiena e le tolse i pantaloni e gli slip con una
sola
mossa. Risalì dalla caviglia fino alla vita e al seno con
una scia infuocata di
baci e poi si perse a guardare nei suoi occhi blu, agitati come il mare
in
tempesta. I capelli biondi sparpagliati sul cuscino, le lebbra sensuali
e
gonfie per i baci che si erano appena scambiati… era
bellissima.
Le
alzò la gamba destra e la passò sul suo bacino
mentre con decisione entrò in
lei facendola urlare di piacere, riempiendola completamente.
-Oh
Dio…- sussurrò Felicity non riuscendo a
trattenersi. Questo strappò un sorriso
a Oliver che cominciò a spingere in lei facendole sentire
quanto la desiderasse.
Si scambiarono baci pieni di passione, mescolando il sapore
dell’una e
dell’altro, lasciando che fossero i loro istinti a guidarli.
Si strinsero forte
e si amarono come non mai. Si unirono con il corpo e con la mente in
maniera
così profonda che quando il piacere li travolse li
lasciò senza fiato.
Rimasero
uniti per un tempo infinito, quando si staccarono si persero entrambi
nel mare
calmo dei loro occhi. All’improvviso, la risata calda di
Felicity ruppe il
silenzio che si era creato e fece voltare Oliver che
cominciò a guardarla
stranito.
-Che
c’è?- le chiese girandosi sul fianco, il braccio a
sorreggergli la testa.
-Sono
felice- rispose con un sorriso radioso - felice, come non mi capitava
da
tempo. Ed è tutto merito tuo-
Il
telefono di Felicity cominciò a squillare proprio in quel
momento. Si girò
verso il comodino per afferrarlo e Oliver cominciò a
baciarle la schiena,
spostandole i capelli da un lato, arrivando fino all’orecchio.
-È
John- disse Felicity ridacchiando per colpa dei brividi
–Oliver devo
rispondere-
-Okay-
disse sbuffando tornandosene al suo posto.
Felicity
si schiarì la gola prima di accettare la chiamata, come se John avesse potuto capire solo dalla
voce quello che avevano appena fatto.
Quel pensiero la fece arrossire – Pronto?-
-Fel,
tutto bene? Sei arrivata a destinazione?-
“Metti
il vivavoce” mimò Oliver e Felicity lo
accontentò.
-Emhh,
no John. In realtà non sono partita-
-Che
cosa? E come mai? Non dirmi che c’entra quel testone-
“Cosa?”
sussurrò Oliver indignato, questo fece ridere Felicity e
John capì che c’era
qualcosa che non andava.
-Aspetta,
non dirmi che…-
-Sì,
è qui, con me-
-Ciao
John!- lo salutò con calore Oliver.
-Ragazzi,
ma che sta succedendo?-
-Succede
che ci amiamo- riprese Felicity- come potevo andare via?-
-Mi
prendi in giro? Vuoi dire che finalmente vi siete decisi entrambi a
darvi una
possibilità?-
-Sì,
è così- rispose Oliver depositando un bacio
delicato sul naso di Feliciy -se
avessi saputo che era questo quello che mi stavo perdendo, avrei
mollato già da
tempo-
-
Oliver!- urlarono sia John che Fel scioccati.
-Che
c’è?- rispose Oliver- ti amo da morire, non potevo
dirlo?-
Felicity
lo guardò con gli occhi lucidi – John devo
riattaccare- stava per scoppiare dal
desiderio di fare di nuovo l’amore con lui.
-No,
ei aspetta!-
-Ciao,
John- disse lapidaria Felicity.
-Addio
John- aggiunse Oliver. Detto questo chiuse la chiamata e
lanciò il telefono sul
comodino. Si buttarono di nuovo l’una sulle labbra
dell’altro in un bacio
mozzafiato che ben presto li condusse di
nuovo sulla via della perdizione.
-Fel?-
-Che
c’è?- rispose lei impaziente di continuare.
-Anche
tu mi rendi felice-
Grazie per essere arrivati fino
in fondo! Sarei tanto felice se lasciaste un pensiero per dirmi cosa ne
pensate, se è stata di vostro gradimento, se devo darmi
all'ippica xD o se in futuro posso cimentarmi in qualcosa di nuovo.
Sempre Olicity, ovvio! ;)