30/11/2014
1 recensioniQuel pezzo di carne..
“Una storia?” chiese Rebecca stupita dalla richiesta dei due bambini seduti di fronte a lei.“Vogliamo una storia!” risposero seccati i bambini.
“Non se ne parla proprio, non sono brava con questo genere di cose” disse di rimando Rebecca quasi offesa da quei due marmocchi.
* Oh no..* Il labbro inferiore dei bambini aveva iniziato a tremare e non ci volle molto prima che i marmocchi iniziassero a frignare..
“E va bene, d’accordo.” Si rassegnò Rebecca. “Vi racconterò una storia, ma soltanto una chiaro? E se non vi piace non rimettetevi a frignare!”
Detto questo Rebecca iniziò il suo racconto. “C’erano una volta due bamb-.... ehm no, cioè volevo dire… Oh ci sono!”
“RUFY” gridò un bambino dai capelli corvini palesemente arrabbiato.
“VIENI FUORI, LO SO CHE SEI QUI”. La voce tremante per la rabbia.
* A questo punto penso proprio che dovrei dirvi chi sono Rufy e il bambino che grida come uno scellerato. Rufy e ‘il bambino urlante’, che si chiama Ace, sono fratelli (ma non di sangue), sono cresciuti insieme e hanno rispettivamente sette e dieci anni. Ma adesso ritorniamo alla storia..”
“ALLORA VUOI VENIRE FUORI?” Ace stava ancora urlando pazzesco..
Rufy era accucciato sotto il suo letto cercando di farsi piccolo piccolo, era sicuro che questa volta Ace lo avrebbe ucciso.
“Rufy se non vieni fuori chiamo il nonno e gli racconto tutto” non lo avrebbe mai fatto perché sapeva quanto Rufy fosse spaventato da suo nonno..
Sentendo ciò Rufy iniziò a sudare freddo fin quando decise di affrontare Ace..
Dopo pochi attimi una testolina fece capolino da sotto il letto.
“ECCOTI QUA” ringhiò Ace afferrando il fratellino e costringendolo davanti a sé.
Rufy era terrorizzato, sentiva le lacrime pulsargli agli angoli degli occhi ma si rifiutò di farle uscire.
“Allora Rufy..” iniziò Ace dolcemente vedendo il fratello così spaventato.. “Sai che non si toccano né tanto meno si prendono le cose altrui.. Tu hai
“Mi dispiace Ace, ma avevo ancora fame” rispose Rufy con un filo di voce.
Ace sospirò prima di tirare il fratellino sul suo grembo e assestargli due sculacciate. Rufy gridò e scoppiò in lacrime, quelle lacrime che aveva trattenuto per troppo tempo, ora uscivano incontrollabilmente. Piangeva per il dolore al suo sedere ma piangeva soprattutto perché era consapevole che quello che aveva fatto era sbagliato. Sapeva di aver fatto arrabbiare il suo fratellone e questo non gli piaceva, non gli piaceva per niente.
Ace sollevò il bambino e lo tirò in un forte abbraccio.
“M-mi dispiace A-Ace” riuscì a dire fra le lacrime.
“E’ tutto ok piccolo, va tutto bene”
“Sei ancora arrabbiato?” chiese timidamente Rufy con uno sguardo da cucciolo davvero irresistibile.
“Certo che no” si affrettò a rispondere Ace, voleva che il suo fratellino sapesse che fra loro era tutto ok, di nuovo.
I due rimasero abbracciati fin quando non si addormentarono l’uno nelle braccia dell’altro…